Umanità Nova, n.39 del 7 dicembre 2008, anno 88

6 dicembre 2008. Per non dimenticare mai 


Notte di dicembre 2007 a Torino. Le vie splendono per le luminarie natalizie. Allo stabilimento della ThyssenKrupp si lavora così di sera come di notte e di giorno. Il ciclo produttivo è di 24 ore su 24. Uno schianto, un lampo, un rogo ed è strage: 7 operai muoiono, sette vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione.
Da quella tragica notte ne sono trascorse altre 365, le luci dei riflettori mass-mediatici sono andate via via affievolendosi per illuminare ben diverse agende politiche dei Palazzi del potere.
E così invece di "sicurezza" nel mondo del lavoro - che oggi altro non significa che sperare di tornare a casa sano e salvo dopo 10, 12, 14 ore di fabbrica o di cantiere - è stata montata ad arte un'altra "sicurezza", ritenuta necessaria e invocata a gran voce, quella dell'italico cittadino. Capri espiatori di turno sono l'immigrato, il povero accattone, il "diverso" in quanto tale contro i quali la repressione statale si scatena invadendo le nostre città di reparti militari, squadre di polizia (locale o meno fa ancora differenza?) con relativa copertura legislativa ad hoc.
Ad oggi, dopo un anno dalla strage alla Thyssen, si continua a essere uccisi di lavoro: mediamente una persona ogni otto ore non fa più ritorno a casa. Una strage continua sancita anche dal punto di vista giuridico. Come considerare altrimenti leggi e decreti come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell'INPS (settembre 2008) e, ultimo solo in ordine di tempo, il ddl 1441 quater, attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe fermare i processi e legare le mani ai giudici del lavoro?
Da anarchiche ed anarchici lo sappiamo e lo ribadiamo da sempre: non esistono poteri buoni, né governi amici, né tribunali e giudici dalla nostra parte. Lo Stato e il Capitale non si processano! Anzi, i loro imperativi sono ben altri: massima condizione di redditività e profitti per le aziende a scapito di salute e sicurezza per il lavoratore. Aumento direttamente proporzionale tra precarietà e ricattabilità della forza lavoro in una situazione generale di vivibilità - nelle nostre città sempre più inquinate da fabbriche nocive, devastate da speculazioni edilizie o infrastrutturali come il TAV-  che accomuna sempre più il destino dei lavoratori autoctoni con i lavoratori migranti.
Ecco perché, il 6 dicembre 2008, stanchi di restare a guardare, spettatori/vittime di una macabra rappresentazione che coinvolge, direttamente o indirettamente tutti noi, sarà necessario ed importante essere per le strade di Torino a rivendicare con determinazione, forza e orgoglio di classe il nostro diritto ad una vita ben diversa da quella imposta da Stato e Capitale!

Paolo Masala

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