Umanità Nova, n.39 del 7 dicembre 2008, anno 88

informAzione -2


Mestre: contro il razzismo

Sabato 29/11, in contemporanea con la manifestazione di Parma, anche a Mestre si è svolta una manifestazione contro il razzismo e le politiche (sia nazionali che locali) che discriminano e perseguitano i migranti, siano essi regolari o non. L'iniziativa promossa dalla Rete Antirazzista di Venezia ha visto un presidio in piazza Ferretto e un breve corteo nel centro a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone, in maggior parte immigrati. Il corteo, partito urlando Fuori i razzisti dalla città e Siamo tutti clandestini, è stato salutato da un applauso degli studenti, insegnanti e genitori presenti ad un presidio anti-Gelmini. Presenti anche attivisti di varie realtà politiche solidali (Zona Bandita spa, Slaicobas, Pac, Sinistra Critica). Diffuso un volantino della Fai-Venezia contro le Leggi razziali, dal titolo: 1938-2008 Un passato che non passa.
redVE

Bologna: tensioni con i fascisti

Dopo il grave pestaggio del quindici novembre, diversi altri episodi confermano come anche nel capoluogo emiliano i fascisti stiano avanzando in maniera inquietante. Nella notte del 26 CasaPound ha incappucciato, come in diverse città italiane, alcuni monumenti in centro città. Volenterosi antifascisti hanno provveduto a vanificare l'azione. Giovedì 27 un militante dei Giovani Comunisti è stato minacciato con un coltello da un tale autodefinitosi fascista, poi identificato dalla questura come l'autore di diverse aggressioni nei mesi scorsi, tra cui un accoltellamento su un treno e il pestaggio di un clochard. Venerdì 28 un buttafuori della mensa universitaria, noto da tempo come simpatizzante neofascista, ha aggredito e spintonato alcuni studenti colpevoli di aver attaccato un adesivo su una bottiglia d'olio che recitava il famoso slogan "Noi la crisi non la paghiamo". Sabato ventinove  il cenacolo intellettuale dell'Associazione Edera ha tenuto un convegno in una sala civica, blindato dalla Polizia a seguito della denuncia pubblica di alcuni compagni indignati.
L'antifascismo bolognese, pur con notevoli difficoltà di coordinamento, non sta a guardare: il 20 gli studenti No-Gelmini hanno raggiunto in corteo le Due Torri e lì proiettato Nazirock, il giorno dopo si sono tenuti volantinaggi e una denuncia pubblica dell'ANPI. Genera sempre più insofferenza la presenza settimanale del banchetto di Azione Universitaria (ovvero AN) nella centrale Piazza Verdi: la mattina del 20 è stato veementemente contestato da una ventina di compagni, poi fermati dalla Polizia, accorsa con cinque volanti e Digos, e identificati in questura (ventidue le denunce per vari capi d'accusa). Dopo il loro rilascio, un corteo spontaneo di oltre un centinaio di studenti ha fatto ritorno in zona universitaria. Il 27 lo stesso banchetto è stato bersagliato di fischi e uova dagli studenti che tornavano in corteo dalla contestazione di una conferenza su istruzione e università.
Infine è in cantiere un corteo antirazzista e antifascista per l'anniversario della strage di Piazza Fontana che si terrà nel pomeriggio del 13 dicembre nel quartiere Barca.
Fin qui un breve resoconto dell'evolversi della situazione negli ultimi giorni, stiamo preparando un approfondimento sul prossimo numero su come Bologna stia diventando il nuovo laboratorio dell'estrema destra.
Bzk

Parma: contro la carta securitaria e il razzismo

Sabato 29 novembre si è tenuta la manifestazione contro il razzismo e la Carta di Parma, che altro non è se non la formalizzazione - da parte di sindaci di centro destra e centrosinistra - dell'ideologia securitaria, in base alle quale, con la scusa della sicurezza, ogni spazio di effettiva libertà è limitato o represso.
Scaturita in particolare dal pestaggio razzista di una squadraccia di vigili urbani contro un ragazzo ghanese (come ha sancito persino la giustizia borghese, data l'enormità del fatto), la manifestazione è stata il  culmine di un percorso intrapreso da circa due mesi a questa parte da un composito elenco di gruppi, associazioni e individualità, tra cui il Gruppo Anarchico Cieri e l'USI Sez. Parma.
Un lungo corteo di circa 1000 persone si è snodato per le vie della città, e tra queste anche uno spezzone libertario (composto da USI, FAI e altre realtà emiliane) di più di un centinaio persone. Il corteo  è stato molto buono dal punto di vista qualitativo (interventi, striscioni, ecc) e numerico, non altrettanto dal  punto di vista della comunicatività e del rispetto degli obbiettivi iniziali, a causa soprattutto della tensione causata da episodi e atteggiamenti che si sono sovrapposti allo stesso, spaventando di fatto la presenza migrante, contrariamente a quanto avvenuto al presidio - poi diventato corteo - d'inizio ottobre ben diversamente caratterizzato.
La manifestazione ha dimostrato quanto sia importante continuare la lotta antirazzista senza alcun indulgenza verso le false paure alimentate dal Potere, e allo stesso tempo quanto siano deleterie, rispetto all'obbiettivo, le espressioni apparentemente ribellistiche, in realtà solo "estetiche" e autoreferenziali.
max

Firenze: sui fatti di lunedì 17 novembre

Lunedì 17 novembre, un migliaio di studenti hanno partecipato al corteo indetto nella giornata di mobilitazione studentesca mondiale, disertando le lezioni e portando nelle piazze quella che è la nostra idea di scuola, anni luce distante da quella imposta dalle leggi del mercato e dall'autoritarismo. Vista l'opera di falsificazione e criminalizzazione dei fatti messa in atto dai giornali, e le probabili denunce contro alcuni manifestanti già annunciate dalla questura, sentiamo la necessità di chiarire ciò che realmente accaduto ed il suo significato.
Fin dalla prima mattinata, la sbirraglia si è contraddistinta per il suo atteggiamento particolarmente provocatorio: il corteo, che la questura si era rifiutata nei giorni precedenti di autorizzare, una volta partito da piazza D'Azeglio, seguito da uno spropositato numero di mezzi ed uomini blu, viene bloccato in piazza San Marco, dove dei nutriti cordoni di poliziotti bloccavano l'imbocco di via Lamarmora. Con l'uso dell'antisommossa la Digos cerca di costringere la manifestazione a prendere via Cavour, facendola scadere nel solito breve corteo per il centro, non incisivo nè fastidioso alla sfrenata circolazione cittadina.
Come è sempre stato in queste giornate, abbiamo reputato necessario non ridurre le nostre dimostrazione ad atti puramente simbolici, ma trasformarle in azioni reali di lotta, capaci di alterare la normalità ed incidere in città: con determinazione non ci siamo dati per vinti, fino a che la stessa polizia s'è vista costretta a permettere il proseguimento del corteo.
Degno di nota anche il cordone di poliziotti davanti all'ingresso del liceo Michelangiolo... probabilmente il ricordo di quel 10 ottobre in cui gli studenti dello Spezzone Autorganizzato deviavano il corteo e occupavano la scuola continua a fargli paura!
Lo striscione d'apertura "Per una scuola autogestita: autorganizzazione, antifascismo, lotta!" ha pensato ad esplicitare quelle che sono le nostre chiare, determinate e irrevocabili parole d'ordine. Le azioni realizzate durante il corteo, invece, hanno pensato a concretizzare quest'ultime.
Arrivati sotto il liceo Castelnuovo, ignoti facinorosi "appartenenti all'ala dura del movimento" (da repubblica), oscuravano le telecamere all'ingresso della scuola, e lasciavano sul muro la scritta "videosorvegliateci sto c***o!": abbiamo espresso così la nostra opposizione a tutte le politiche securitarie e repressive che rendono le nostre scuole sempre più simili a dei penitenziari. La scuola che vogliamo è un luogo di cultura, e non certo di controllo.
A quel punto il corteo occupa i "viali" e arriva in piazza della Libertà, passando accanto al Caffè Decò, che ospita l'associazione pseudo-culturale Giorgio Almirante (vicino alla Nuova Destra Sociale), oltre che numerose iniziative di chiaro stampo fascista ( non è certo un caso se, come apprendiamo dai giornali, in quel momento si trovava al suo interno il coordinatore regionale del Lazio della Nuova Destra Sociale). Proprio sabato scorso si svolgeva nel bar il concerto del gruppo musicale neonazista "Hobbit", che ha richiamato a Firenze naziskin e infami di mezz'italia: quella che abbiamo sentito è stata la necessità di chiarire che a Firenze non c'è posto per queste merde. E' così che i soliti ignoti "bersagliavano" il bar con dei fumogeni, e lo abbellivano con la scritta "Fasci Infami!" (senza nessuna stella a cinque punte, come riferisce La Nazione, che pur si contraddice pubblicando la stessa foto del muro...).
Il corteo prosegue su Viale Don Minzoni, e incrocia via Maruffi, dove ha sede quello che Azione Giovani spaccia per "centro sociale" (di destra): Casaggì. Lì una decina di fasci, protetti dalla polizia (!) e a debita distanza dai manifestanti, provocano il corteo e si impostano in ridicole pose da "machi italici" dell'ultima ora e filmano tutto a mò di Digos. A fatti accaduti, non contenti della figuraccia, gridano allo scandalo per un fantomatico "tentato assalto contro la sede di Azione Giovani [...] con tanto di nuovo lancio di petardi, fumogeni, bottiglie e lattine di birra" e chiedendo di nuovo l'intervento di chi come loro da sempre svolge il ruolo di servo dei servi: la polizia. Ma com'è che quelli che tanto amano definirsi ribelli e non-conformi ora si appellano alla legalità?
E' questa la nostra risposta a chi crede che a Firenze possano esistere zone franche per gli antifascisti e a chi dietro "nè rossi né neri" nasconde un piano di sdoganamento dei nuovi fascismi, che oggi riescono a far passare i propri contenuti razzisti anche nell'istruzione scolastica, che da quest'anno si macchierà della vergogna della classi divise per italiani e stranieri.
Al termine della manifestazione, conclusasi in piazza Savonarola, diverse persone sono state fermate da Digos e polizia, confermando l'accanimento della questura contro questa giornata e le lotte studentesche.
Non possiamo tollerare che cinque o sei persone vengano prese, come al solito, come capri espiatori, nel tentativo di frenare un movimento collettivo.
Chi preferisce le dissociazioni alla solidarietà di fronte a fatti di tale gravità non fa altro che stare al gioco di chi ci vuole zitti ed obbedienti.
Rete dei collettivi studenteschi fiorentini

Fabriano: circolo libertario Attilio Franca

Com'è noto Fabriano (provincia di Ancona) fu una delle culle dell'internazionalismo italiano, ai tempi di uomini come Napoleone Papini, Sisto Spuri, Luigi Fabbri, Virgilio Virgili, Cesare Stazi, Giuseppe e Comunardo Vedova, Attilio Franca. Dopo un tentativo, fallito, di far rinascere un gruppo anarchico nel 1984, nella primavera scorso ci abbiamo riprovato ed abbiamo fondato il Circolo Libertario Attilio Franca di Fabriano. Perchè abbiamo scelto di chiamarci così? Perchè Attilio Franca (1889-1960) è, a tutt'oggi, l'ultimo anarchico militante socialmente attivo nella nostra realtà. Perchè Attilio visse da protagonista la settimana rossa del 1914, l'antifascismo e la Resistenza, cioè i momenti della nostra storia di cui noi andiamo più fieri. La collaborazione con i compagni del Luigi Fabbri e della Fai di Jesi è stato determinante per il nostro circolo. Proprio con loro abbiamo partecipato al corteo in occasione dello sciopero fabrianese del 7 novembre , quando abbiamo diffuso il volantino di cui riportiamo il testo. "Come nel 1949. Quasi sessant'anni fa da questo territorio partì per Ancona la marcia della fame. Oggi come allora. Certe dinamiche sociali sono rimaste le stesse. Anzi sono peggiorate. Il capitalista conosce soltanto il proprio guadagno e i lavoratori sono ancor più precari e deboli nei confronti dei padroni, completamente in balia di questo osceno liberismo globalizzato. Nel 1951 la famiglia iniziò a regnare su Fabriano, che si consegnò via via sempre più nelle mani dei Merloni. Operaio-contadino, basso costo del lavoro, assenza di conflittualità nelle relazioni aziendali, consenso elettorale al partito della famiglia, la Dc: questo furono le caratterizzanti il modello fabrianese di sviluppo. In cambio della piena occupazione i fabrianesi diedero pieni poteri (a parte i soli tre anni della giunta Castagnari) a tempo indeterminato alla famiglia. I più confidavano nel capitalismo buono dei loro padroni e nel legame indissolubile tra i Merloni e Fabriano...Ed ora? In cosa bisogna confidare? Noi lo diciamo ora come l'abbiamo sempre detto, anche nel 1949: confidiamo nella lotta. Solo la lotta paga. La lotta per la nostra vita, per la nostra dignità, per affrancarci sempre più da padroni e padroncini, dalle cosiddette leggi del mercato, dallo sfruttamento per il profitto di lor signori. Servi di nessuno, padroni di nulla! questo è l'indirizzo del nostro blog:
http://libertarifabriano.blogspot.com

 

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