La rivoluzione verde venne applicata in suolo indiano a partire
dalla fine degli anni '60. Tale riforma prevedeva l'introduzione di
nuovi semi ad alto rendimento di produttività, che dovevano
sostituire le sementi tradizionalmente usate, cambiando anche tutto il
modo di fare e concepire il lavoro agricolo. Grazie a numerose
politiche di propaganda adottate dal governo, questa riforma era vista
di buon occhio da parte dei contadini che la attendevano con molta
speranza. La rivoluzione verde arrivò cosi a toccare anche le
montagne himalayane, dove i contadini locali hanno provato e vissuto in
prima persona i problemi enormi dovuti alla pratica della nuova
tecnica agricola. La monocultura e l'inclusione rurale nel sistema di
mercato, di acquisto di semi e vendita di cereali, non poteva
soddisfare la fame dei contadini. In Uttarakhand essi si sono dunque
uniti in un movimento, il Beej Bachao Andolan, determinato nell'impresa
di salvare le varietà tradizionali di sementi, e così la
loro autonomia.
Nella stessa regione himalayana dell'India, è emersa anche
un'altra voce in reazione a questa rivoluzione verde. Navdanya è
un'organizzazione non governativa impegnata nella salvaguardia della
biodiversità locale, alla cui testa troviamo Vandana Shiva,
militante piuttosto conosciuta all'interno dei movimenti
alter-mondialisti.
Queste due reazioni, sviluppatesi in seguito all'arrivo della
rivoluzione verde sulle montagne, esprimono certamente l'inadeguatezza
di una tale riforma in ambiente rurale. Ma non solo.
Entrambe sembrano porre gli stessi argomenti in opposizione a questa
riforma economica, le stesse parole e sementi vengono poste al centro
della loro protesta. Ma due percorsi diversi vedono gli stessi semi
elevarsi al centro dei loro discorsi ed esperienze.
Navdanya ha costruito una banca dei semi dove conserva le
varietà di sementi tradizionali che poi può distribuire
ai contadini, i quali diventeranno così suoi associati. Un
contadino associato a Navdanya cederà il surplus della sua
produzione a Navdanya stessa, che si occuperà di rimettere
questi prodotti con marchio biologico sul mercato, attraverso i suoi
punti vendita a Dehra Dun, New Delhi e Mumbay. Essa ha dunque edificato
quello che in termini economici è conosciuto come monopsonio (un
mercato caratterizzato dalla presenza di un solo acquirente). Le
sementi emergono in Navdanya quale strumento di rivendicazione che
trova nella banca di semi l'immagine della sua istituzionalizzazione.
Si tratta di una forma di protesta in dialogo con il potere,
rivendicante dei diritti per un futuro migliore, per un nuovo mondo da
costruire.
Il Beej Bachao Andolan è un collettivo di contadini
auto-organizzatisi orizzontalmente per non perdere le loro sementi e
tecniche agricole tradizionali. Essi non hanno una vera banca di semi,
perché, come dicono, ogni contadino ne ha una nei suoi campi, e
alle riunioni annuali e mensili scambiano i semi tra loro. Essi
praticano da sempre un'agricoltura di sussistenza che li porta d essere
autonomi a livello alimentare. Si tratta poi di un movimento dalle
radici Gandhiane, con quindi una forte aspirazione all'autonomia anche
spirituale. Nel Beej Bachao Andolan le sementi emergono dunque al
centro del processo di soggettivazione dei contadini: esse sono al
centro della loro costruzione di sé come soggetti delle loro
vite. Le sementi qui non sono uno strumento di rivendicazione per
qualche diritto, ma l'elemento alla base della loro possibilità
di continuare a esistere, come contadini. Le sementi sono il simbolo e
la chiave dell'autonomia, concreta possibilità di continuare a
praticare lo stile di vita desiderato.
Navdanya si vorrebbe l'erede istituzionale di questo movimento, ma
invero ne è il tradimento. La sua azione ha elevato le sementi
ad un livello di rivendicazione sociale che traspone l'immediata
necessità di autonomia dei contadini sul piano istituzionale
della rivendicazione di diritti per un futuro migliore, ma un futuro
lontano. Nel presente, il mondo migliore non emerge dalla struttura di
un'organizzazione verticale e gerarchica come Navdanya.
L'autonomia alimentare invece praticata dal Beej Bachao Andolan
sembrerebbe la sola via possibile e praticabile per costruire un mondo
diverso, lontano dalle imposizioni esterne. Un mondo che,
semplicemente, corrisponda alle proprie necessità e ai propri
desideri. Un mondo che parta dal presente, e oggi si opponga alle
strutture del potere, costruendo se stesso. Una realtà infine
che vede i contadini di queste montagne opporsi al sistema odierno di
gestione economica e politica della società grazie a delle
semplici ma concrete azioni quotidiane, al raggiungimento della
completa autonomia alimentare, veicolo e medium necessario per una
totale autonomia. È solo grazie a queste piccole pratiche
quotidiane, e non alla rivendicazione di diritti per un lontano futuro,
che questi contadini sono essi stessi ribelli. Navdanya emerge invece
come voce istituzionale di questa ribellione; voce che se nelle parole
sembra portare lo stesso messaggio, nei fatti lo anestetizza
trasponendolo ad un livello lontano, astratto, istituzionale.
MGCammelli