Umanità Nova, n.40 del 14 dicembre 2008, anno 88

Materiale per il dibattito. Dove va il sindacalismo di base?


Leggendo le ultime interessanti riflessioni di Massimiliano Ilari (1)  sull'attuale situazione sindacale in Italia e, in particolare, sul rapporto fra anarchici e sindacalismo di base, la memoria mi è immediatamente tornata alla mia fanciullezza.
I toni, lo stile, il modo di porsi (2)  del compagno Ilari, infatti, mi ricordano singolarmente alcuni rimproveri, dei quali molti con ogni certezza meritati, che mi faceva mia nonna, donna più severa assai di mia madre.
Ovviamente l'essere rimproverati non può che fare a me, e suppongo anche agli altri compagni di orientamento libertario che militano nei sindacati di base, molto piacere. Se compagni di tanta coerenza e rigore si scomodano per ricordarci le nostre molte manchevolezze (3) vuol dire che qualcuno si occupa di noi, il che non può che compiacerci, e che spera persino di ricondurci sulla retta via, il che è un po' inquietante.
Detto ciò, forse vale la pena di fornire su alcune delle questioni che appassionano gli Smeraldologi (e, per soprammercato, gli Smeraldofobi) qualche valutazione che speriamo possa essere di una qualche utilità.
L'argomento forte della Smeraldologia, quello che in qualche misura è alla radice della sua stessa nascita come specifico campo di studi, è noto: l'assemblea dello Smeraldo è stata convocata da tre sindacati (Confederazione Cobas, CUB e SdL Intercategoriale) ed altri tre sindacati (Slai Cobas, Unicobas ed USI AIT) non sono stati coinvolti. Gli Smeraldologi fanno rilevare che:
1.    questa scelta non è simpatica e da un carattere verticista all'assemblea dello Smeraldo;
2.    i compagni di orientamento libertario presenti nei tre sindacati promotori non si sono spesi con adeguata vigoria, o quantomeno efficacia, a tutela dei tre sindacati esclusi.
La prima tesi è, a mio avviso, fondata nella prima parte e non consequenziale nella seconda. Poniamo, per amor di ragionamento, che i promotori, in luogo dei tre effettivamente esistenti, fossero stati sei, in che cosa la presenza di sei soggetti promotori avrebbe reso più libertaria, democratica, spontanea, frizzante l'assemblea dello Smeraldo?
Il carattere vitale dell'assemblea dello Smeraldo, ammesso che come credo vi sia, sta nel fatto che i delegati ed i lavoratori ivi convenuti erano decisi ad agire contro le scelte del padronato e del governo e sentivano, senza magari le finezze analitiche che caratterizzano il compagno Ilari, la necessità di un processo unitario fra le organizzazioni promotrici. L'assemblea non poteva, invece, esprimersi nel merito delle forme organizzative delle organizzazioni promotrici, non aveva quest'ordine del giorno, non era nemmeno preparata a farlo e, di conseguenza, non può essere accusata di aver mancato ad un compito che non si era data.
Sulle critiche che il compagno Ilari ritiene di fare ai compagni di orientamento libertario presenti nei tre sindacati di base promotori per il loro scarso o inefficace impegno a tutela degli esclusi, credo che una puntualizzazione, a questo punto, vada fatta.
Lo Slai Cobas, uno dei tre esclusi, ha volantinato, in occasione dell'assemblea dello Smeraldo,  e ha fatto circolare documenti critici sull'assemblea stessa. Come sindacato si è rivolto ai militanti ed ai delegati di altri sindacati.
Lo Slai Cobas non si è, in altri termini, rivolto ad una componente politica presente nella Confederazione Cobas, nella CUB o in SdL Intercategoriale ma ha esposto le sue ragioni direttamente ed a tutti.
Non dico che ha ottenuto straordinari risultati ma ha posto un problema da organizzazione dei lavoratori ad altre organizzazioni dei lavoratori.
Da quando si è iniziato a parlare della questione mi è parso strano che militanti di un sindacato proponessero a militanti di un altro sindacato anche se della stessa area politica una sorta di ruolo di tutoraggio.
Per di più l'assemblea prevedeva, ed ha approvato una mozione nel merito, un Patto di Consultazione Permanente fra i sindacati promotori, Patto di Consultazione Permanente che magari è stato da più parti sopravvalutato ma che comunque una certa importanza ce l'ha.
Nasce, a questo proposito, spontanea la domanda: crede il compagno Ilari che l'USI AIT avrebbe potuto aderire ad un patto che, almeno nelle intenzioni, allude a una forma di più stretta unità? Io sbaglierò, ma credo di no, e di conseguenza credo non vi sia stata alcuna effettiva esclusione almeno per quanto riguarda l'USI.
Il fatto è che il compagno Ilari arriva a parlare, nel suo articolo, del rischio della scomparsa del sindacalismo libertario, se ho ben inteso, sia come USI che come componente di altri sindacati.
Sbaglierò ma il suo timore, rispettabilissimo, credo abbia poco a che vedere con lo sciopero del 17 e con l'assemblea dello Smeraldo e molto con le effettive difficoltà dello sviluppo di un sindacalismo di classe, radicale, autorganizzato.
Ma se è così, credo che la questione andrebbe forse posta diversamente sia nel confronto delle idee che nell'azione.
Francamente, e chiudo su questa considerazione, pensare che lo sciopero del 17 ottobre non sia stato un momento di lotta, diciamo così per non lasciarsi andare ad un enfasi che può essere sgradevole, di una qualche importanza e dimenticare che uno sciopero nazionale non può che essere indetto, in qualche misura, centralmente mi pare singolare.
Forse l'autoesclusione di qualche compagno da questo sciopero non ha reso un buon servizio proprio a quelle organizzazioni la cui emarginazione viene denunciata con tanta forza.

Cosimo Scarinzi


1 Dove va il sindacalismo di base? (e gli anarchici?) in Umanità Nova n. 36/2008
2 I contenuti del suo discorso sono, questo va da sé, diversi.
3 L'articolo del quale ragioniamo è stato preceduto da un'altro, sempre su UN, di analogo argomento e, soprattutto, da qualche mese, e segnatamente dall'assemblea del Cinema Smeraldo di Milano del 17 maggio 2008, si è sviluppata una vera e propria letteratura sull'argomento che potremmo definire smeraldologica.

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