Leggendo le ultime interessanti riflessioni di Massimiliano Ilari
(1) sull'attuale situazione sindacale in Italia e, in
particolare, sul rapporto fra anarchici e sindacalismo di base, la
memoria mi è immediatamente tornata alla mia fanciullezza.
I toni, lo stile, il modo di porsi (2) del compagno Ilari,
infatti, mi ricordano singolarmente alcuni rimproveri, dei quali molti
con ogni certezza meritati, che mi faceva mia nonna, donna più
severa assai di mia madre.
Ovviamente l'essere rimproverati non può che fare a me, e
suppongo anche agli altri compagni di orientamento libertario che
militano nei sindacati di base, molto piacere. Se compagni di tanta
coerenza e rigore si scomodano per ricordarci le nostre molte
manchevolezze (3) vuol dire che qualcuno si occupa di noi, il che non
può che compiacerci, e che spera persino di ricondurci sulla
retta via, il che è un po' inquietante.
Detto ciò, forse vale la pena di fornire su alcune delle
questioni che appassionano gli Smeraldologi (e, per soprammercato, gli
Smeraldofobi) qualche valutazione che speriamo possa essere di una
qualche utilità.
L'argomento forte della Smeraldologia, quello che in qualche misura
è alla radice della sua stessa nascita come specifico campo di
studi, è noto: l'assemblea dello Smeraldo è stata
convocata da tre sindacati (Confederazione Cobas, CUB e SdL
Intercategoriale) ed altri tre sindacati (Slai Cobas, Unicobas ed USI
AIT) non sono stati coinvolti. Gli Smeraldologi fanno rilevare che:
1. questa scelta non è simpatica e da un carattere verticista all'assemblea dello Smeraldo;
2. i compagni di orientamento libertario presenti nei
tre sindacati promotori non si sono spesi con adeguata vigoria, o
quantomeno efficacia, a tutela dei tre sindacati esclusi.
La prima tesi è, a mio avviso, fondata nella prima parte e non
consequenziale nella seconda. Poniamo, per amor di ragionamento, che i
promotori, in luogo dei tre effettivamente esistenti, fossero stati
sei, in che cosa la presenza di sei soggetti promotori avrebbe reso
più libertaria, democratica, spontanea, frizzante l'assemblea
dello Smeraldo?
Il carattere vitale dell'assemblea dello Smeraldo, ammesso che come
credo vi sia, sta nel fatto che i delegati ed i lavoratori ivi
convenuti erano decisi ad agire contro le scelte del padronato e del
governo e sentivano, senza magari le finezze analitiche che
caratterizzano il compagno Ilari, la necessità di un processo
unitario fra le organizzazioni promotrici. L'assemblea non poteva,
invece, esprimersi nel merito delle forme organizzative delle
organizzazioni promotrici, non aveva quest'ordine del giorno, non era
nemmeno preparata a farlo e, di conseguenza, non può essere
accusata di aver mancato ad un compito che non si era data.
Sulle critiche che il compagno Ilari ritiene di fare ai compagni di
orientamento libertario presenti nei tre sindacati di base promotori
per il loro scarso o inefficace impegno a tutela degli esclusi, credo
che una puntualizzazione, a questo punto, vada fatta.
Lo Slai Cobas, uno dei tre esclusi, ha volantinato, in occasione
dell'assemblea dello Smeraldo, e ha fatto circolare documenti
critici sull'assemblea stessa. Come sindacato si è rivolto ai
militanti ed ai delegati di altri sindacati.
Lo Slai Cobas non si è, in altri termini, rivolto ad una
componente politica presente nella Confederazione Cobas, nella CUB o in
SdL Intercategoriale ma ha esposto le sue ragioni direttamente ed a
tutti.
Non dico che ha ottenuto straordinari risultati ma ha posto un problema
da organizzazione dei lavoratori ad altre organizzazioni dei
lavoratori.
Da quando si è iniziato a parlare della questione mi è
parso strano che militanti di un sindacato proponessero a militanti di
un altro sindacato anche se della stessa area politica una sorta di
ruolo di tutoraggio.
Per di più l'assemblea prevedeva, ed ha approvato una mozione
nel merito, un Patto di Consultazione Permanente fra i sindacati
promotori, Patto di Consultazione Permanente che magari è stato
da più parti sopravvalutato ma che comunque una certa importanza
ce l'ha.
Nasce, a questo proposito, spontanea la domanda: crede il compagno
Ilari che l'USI AIT avrebbe potuto aderire ad un patto che, almeno
nelle intenzioni, allude a una forma di più stretta
unità? Io sbaglierò, ma credo di no, e di conseguenza
credo non vi sia stata alcuna effettiva esclusione almeno per quanto
riguarda l'USI.
Il fatto è che il compagno Ilari arriva a parlare, nel suo
articolo, del rischio della scomparsa del sindacalismo libertario, se
ho ben inteso, sia come USI che come componente di altri sindacati.
Sbaglierò ma il suo timore, rispettabilissimo, credo abbia poco
a che vedere con lo sciopero del 17 e con l'assemblea dello Smeraldo e
molto con le effettive difficoltà dello sviluppo di un
sindacalismo di classe, radicale, autorganizzato.
Ma se è così, credo che la questione andrebbe forse posta
diversamente sia nel confronto delle idee che nell'azione.
Francamente, e chiudo su questa considerazione, pensare che lo sciopero
del 17 ottobre non sia stato un momento di lotta, diciamo così
per non lasciarsi andare ad un enfasi che può essere sgradevole,
di una qualche importanza e dimenticare che uno sciopero nazionale non
può che essere indetto, in qualche misura, centralmente mi pare
singolare.
Forse l'autoesclusione di qualche compagno da questo sciopero non ha
reso un buon servizio proprio a quelle organizzazioni la cui
emarginazione viene denunciata con tanta forza.
Cosimo Scarinzi
1 Dove va il sindacalismo di base? (e gli anarchici?) in Umanità Nova n. 36/2008
2 I contenuti del suo discorso sono, questo va da sé, diversi.
3 L'articolo del quale ragioniamo è stato preceduto da un'altro,
sempre su UN, di analogo argomento e, soprattutto, da qualche mese, e
segnatamente dall'assemblea del Cinema Smeraldo di Milano del 17 maggio
2008, si è sviluppata una vera e propria letteratura
sull'argomento che potremmo definire smeraldologica.