Che il clima in città sia pesante è evidente. Alle
aggressioni fasciste si accompagna una crescente repressione di ogni
atto di contestazione. Innumerevoli sono le denunce e i procedimenti
giudiziari aperti nei confronti di compagni e compagne negli ultimi
anni e mesi. Luoghi di aggregazione vengono presi di mira: prima le
piazze, poi i bar, sempre i centri sociali. Di fronte a tutto
ciò sconcerto e rabbia, la sensazione che la "Bologna degli
studenti" – gaia e contestatrice, almeno a volte - stia diventando un
ricordo del passato. Sintomatica è la vicenda del centro
sociale, di area "autonoma", Crash!, protagonista negli anni di
svariate occupazioni: il 22 novembre un'occupazione dell'ex cinema
Embassy in centro città – subito prima di un corteo cittadino –
viene subito vanificata dall'intervento delle forze di polizia. Quattro
giorni dopo vengono posti i sigilli al capannone occupato da Crash! il
6 ottobre 2007. Al che gli attivisti rispondono con una nuova
occupazione di uno stabile in disuso in quartiere Bolognina. Neanche il
tempo di riprendere fiato e il 3 dicembre nuovo sgombero con
manganellate. Si noti che il collettivo di occupanti ha chiesto
ripetutamente l'apertura di un tavolo con l'amministrazione cittadina:
al di là della giustezza o meno di tale scelta, la risposta del
sindaco è sempre stata una sola: il manganello. Gli avvenimenti
degli ultimi giorni sono stati denunciati pubblicamente con presidi e
blocchi del traffico nei giorni successivi: l'intenzione del collettivo
è di trovare una nuova casa da togliere alla speculazione
edilizia prima di natale.
La questione è seria e il segnale chiarissimo, nazionale e
applicato con grande diligenza a livello locale: nessuno spazio per le
voci dissonanti! Così dopo i migranti cacciati dal lungo Reno e
ovunque trovassero un riparo (e spediti in galera o nei CPT-CIE),
è la volta degli studenti e dei precari. Luoghi di ritrovo e
socialità vengono chiusi e prontamente rimpiazzati da un
presidio di polizia, nel tentativo di far diventare Bologna una
città-vetrina, più di quanto già non sia.
Redb
Che la polemica scoppiata in questi giorni a Ragusa sui crocifissi
negli edifici pubblici sia pretestuosa, è dimostrato dal fatto
che sono già passati tre anni dal provvedimento del giudice
Duchi, che li ha tolti dalle aule dei tribunali di Ragusa e Vittoria
senza nessun clamore paragonabile a quello odierno. Il caso è
tornato d'attualità solo perché un giudice, Tosti, che da
anni è in polemica su questo tema, e che ha subito varie
sanzioni per non aver voluto insediarsi in aule con il crocifisso, ha
reso pubblica la situazione ragusana.
Ma dietro c'è senz'altro la decisione del magistrato di
Valladolid (Spagna) di eliminare da un istituto scolastico il
crocifisso, dopo un ricorso di un'associazione per la scuola laica.
Questo ha preoccupato il mondo cattolico, soprattutto quello più
integralista e moralista, dato che vi sono altri cattolici che da tempo
sostengono non solo il ritiro dei loro simboli dai luoghi pubblici, ma
anche l'abolizione del finanziamento pubblico alla Chiesa e
dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica.
Riteniamo che continuare ad esporre il simbolo della religione
cattolica violi i diritti dei non credenti, degli agnostici e degli
aderenti ad altre fedi religiose. Non importa se siano una minoranza
rispetto alla "stragrande maggioranza" cattolica: una società
è tollerante e solidale quando tutela i diritti delle minoranze.
I cattolici possono dire che il crocifisso è simbolo di
"tolleranza, rispetto reciproco e della persona, solidarietà
umana e rifiuto di ogni discriminazione", è un loro diritto
credere in ciò. Ma non possono imporre questo loro pensiero a
chi non è del loro stesso parere, e pensa, magari, che il
crocifisso, nelle mani della Chiesa cattolica, è stato il
simbolo delle guerre crociate, dello sterminio degli indios delle
americhe, di innumerevoli guerre di religione, della caccia alle
streghe, dei roghi degli eretici e dei liberi pensatori, delle stragi
dei dissidenti e degli oppositori al potere temporale dei papi, della
discriminazione delle donne e degli omosessuali, dentro e fuori la
Chiesa, e ancora oggi rappresenta le posizioni del Vaticano contro i
disabili, le libere unioni, gli omosessuali, l'autodeterminazione delle
donne, l'utilizzo delle cellule staminali, ecc.
Come si vede i simboli vanno osservati da tutti i punti di vista, non
da uno solo. Poi ognuno è libero di adorare e venerare quello
che gli piace, ma a casa sua o nei luoghi di culto specifici, senza
pretendere di imporlo anche chi non condivide le sue idee.
Siamo o no in una società laica? E' vero o no che la religione
cattolica non è più religione di Stato? Per quanto i
cattolici si sforzino di ignorare questa verità, essa è
una e incontrovertibile. Libertà di culto si, ma anche
libertà dai simboli religiosi, nei luoghi pubblici.
Gruppo Anarchico di Ragusa
Via G. B. Odierna, 212 – 97100 Ragusa
A Imola tornano vivi i movimenti di protesta contro la politica di
governo e i nuovi decreti firmati Gelmini. In seguito alla forte
richiesta di genitori, docenti, personale ATA e studenti il 27 novembre
si è svolto un consiglio comunale straordinario. In questo
spazio ancora una volta sono stati gli studenti a fare sentire la
propria voce in modo più chiaro e deciso. Il Pdl ha approfittato
della situazione per cercare di deridere e insultare il movimento
studentesco, che anche a Imola rifiuta le logiche di partito
dimostrando una volta di più di non essere un movimento di
fannulloni "facilmente manipolabili" e indottrinati, come invece il
vicepresidente del consiglio comunale Mirri ha più volte
sostenuto. A questo si aggiungano le dichiarazioni su carta stampata
dello stesso, che ha ingiuriato l'intero movimento tentando di minarne
la credibilità. I presenti in platea hanno comunque espresso
pieno appoggio ai pochi studenti impegnati nella protesta, condannando
le posizioni provocatorie del Pdl. In questa ottica il movimento si sta
impegnando nella fondazione di un proprio sindacato e di un collettivo,
progetti ai quali alcuni compagni stanno lavorando. Gli studenti
continuano la loro protesta contro chi vuole decidere, neanche su basi
meritocratiche ma solo sul parametro della ricchezza, uccidendo ogni
forma di libertà e uguaglianza.
Nonostante tutto questo all'interno del Liceo Scientifico, i cui
ragazzi si sono fin da subito distinti nella protesta, è
accaduta una vera ignominia: durante un consiglio di istituto era stata
presentata una mozione d'ordine in cui si dichiarava la
contrarietà del consiglio a molti dei punti presi in esame da
questi decreti. Una mozione per altro ricca di soli dati e priva di
ogni aspetto politico o ideologico: solo analisi oggettiva dei fatti.
La mozione non è stata nemmeno votata adducendo a una "non
competenza" del consiglio e giustificando il fatto come una mancanza di
chiarezza del documento, vanificando di fatto ore e ore di lavoro degli
studenti, ai quali è rimasta l'indignazione verso chi, a parole,
si rende disponibile voltando la faccia all'ultimo momento per non
andare contro i consueti giochi di potere e di partito. In città
al movimento si oppone una schiera di genitori, presidi e professori
dichiaratamente guidata da Cl che antepone l'ordine dei loro piani alti
e il bene dei potenti a quello dell'intera collettività e ai
diritti di ogni persona, cioè senza che sia fatta alcuna
distinzione di patrimonio, nazionalità, provenienza sociale,
orientamento sessuale o posizioni politiche.
La lotta continua.
Samu
Dopo tre mesi di lotta, stiamo continuando la presenza sotto ikea di brescia.
Sino ad ora, sono stati distribuiti 30000 volantini, sono stati fatti
24 presidi, e uno sciopero contro la ristrutturazione aziendale e per
la riassunzione dei sette lavoratori espulsi.
Continuiamo a ricevere la solidarietà dei clienti, di cui molti hanno scelto di boicottare ikea.
Recentemente, abbiamo chiesto un incontro come sezione dell'USI
Commercio all'azienda e sino ad ora non abbiamo ricevuto risposte.
Pensiamo comunque che ikea sia sempre in maggior difficoltà
viste le grosse pressioni-minacce di licenziamenti per i lavoratori che
si avvicinano al presidio, diminuzione delle ore di lavoro agli stessi
per ritorsione, e clima sempre più pesante con alcuni lavoratori
che subiscono la presenza dei capireparto per tutta la durata del
turno. Ma sono proprio le difficoltà di ikea che ci spingono a
continuare la nostra presenza di fronte al loro negozio, continuando la
lotta.
Non solo, ma consideriamo che la solidarietà ricevuta a livello
nazionale e internazionale ci mostra chiaramente la bontà della
lotta intrapresa. Continua inoltre la grossa pressione della CGIL per
fermare la lotta dei lavoratori, tanto da fare un volantino distribuito
tra i lavoratori di ikea contro di noi, ma crediamo che oggi questo sia
l'unico percorso reale di una lotta al precariato diffuso.
Poi, la scelta di azione diretta ci ha dato grossa visibilità
tra i lavoratori all'interno e anche una grossa credibilità
nella difesa degli interessi dei lavoratori stessi.
Tanto che, nelle ultime settimane siamo riusciti a costituire una
r.s.a. all'interno e ci diamo come prospettiva di costituire una
sezione.
Stiamo lavorando contro la ristrutturazione aziendale perché
essa venga discussa anche coi lavoratori e non solo calata dall'alto,
per il rispetto delle norme di protezione antinfortunistiche e per
intervenire nella vertenza che si aprirà a breve per il rinnovo
del contratto integrativo aziendale.
A stesso lavoro, stessa paga è la parola d'ordine sulla quale
stiamo costruendo la vertenza per il contratto integrativo, vista la
realtà oggettiva che in ogni grossa azienda si sta sempre
più formando, a causa del lavoro interinale: situazioni in cui a
stesso lavoro corrisponde paga diversa.
Crediamo che la parola d'ordine di cui ci facciamo portatori sia
altamente qualificante per l'unità dei lavoratori e ancora una
volta per la rottura della logica del precariato, in quanto l'uso di
agenzie interinali e di lavoratori precari, oltre allo sfruttamento per
i singoli lavoratori, ha portato solo grosse divisioni fra gli stessi.
Invitiamo tutte/i a solidarizzare con i lavoratori espulsi e con chi li
sostiene, inviano fax di protesta a: Ikea
Brescia 030/2788207 e a Ikea Italia 02/92927330 o mail a:
rpit@memo.ikea.com
Collettivo senzatemponedenaro-usi commercio
Nel frattempo sabato 6 dicembre sono entrati in agitazione 150
dipendenti ikea in Val-d'Oise, Francia, trovando la solidarietà
di altri colleghi nel resto del paese (ndr)