Umanità Nova, n.40 del 14 dicembre 2008, anno 88

informAzione


Bologna: se non è lama è manganello

Che il clima in città sia pesante è evidente. Alle aggressioni fasciste si accompagna una crescente repressione di ogni atto di contestazione. Innumerevoli sono le denunce e i procedimenti giudiziari aperti nei confronti di compagni e compagne negli ultimi anni e mesi. Luoghi di aggregazione vengono presi di mira: prima le piazze, poi i bar, sempre i centri sociali. Di fronte a tutto ciò sconcerto e rabbia, la sensazione che la "Bologna degli studenti" – gaia e contestatrice, almeno a volte - stia diventando un ricordo del passato. Sintomatica è la vicenda del centro sociale, di area "autonoma", Crash!, protagonista negli anni di svariate occupazioni: il 22 novembre un'occupazione dell'ex cinema Embassy in centro città – subito prima di un corteo cittadino – viene subito vanificata dall'intervento delle forze di polizia. Quattro giorni dopo vengono posti i sigilli al capannone occupato da Crash! il 6 ottobre 2007. Al che gli attivisti rispondono con una nuova occupazione di uno stabile in disuso in quartiere Bolognina. Neanche il tempo di riprendere fiato e il 3 dicembre nuovo sgombero con manganellate. Si noti che il collettivo di occupanti  ha chiesto ripetutamente l'apertura di un tavolo con l'amministrazione cittadina: al di là della giustezza o meno di tale scelta, la risposta del sindaco è sempre stata una sola: il manganello. Gli avvenimenti degli ultimi giorni sono stati denunciati pubblicamente con presidi e blocchi del traffico nei giorni successivi: l'intenzione del collettivo è di trovare una nuova casa da togliere alla speculazione edilizia prima di natale.
La questione è seria e il segnale chiarissimo, nazionale e applicato con grande diligenza a livello locale: nessuno spazio per le voci dissonanti! Così dopo i migranti cacciati dal lungo Reno e ovunque trovassero un riparo (e spediti in galera o nei CPT-CIE), è la volta degli studenti e dei precari. Luoghi di ritrovo e socialità vengono chiusi e prontamente rimpiazzati da un presidio di polizia, nel tentativo di far diventare Bologna una città-vetrina, più di quanto già non sia. 

Redb

Ragusa: libertà dai simboli religiosi

Che la polemica scoppiata in questi giorni a Ragusa sui crocifissi negli edifici pubblici sia pretestuosa, è dimostrato dal fatto che sono già passati tre anni dal provvedimento del giudice Duchi, che li ha tolti dalle aule dei tribunali di Ragusa e Vittoria senza nessun clamore paragonabile a quello odierno. Il caso è tornato d'attualità solo perché un giudice, Tosti, che da anni è in polemica su questo tema, e che ha subito varie sanzioni per non aver voluto insediarsi in aule con il crocifisso, ha reso pubblica la situazione ragusana.
Ma dietro c'è senz'altro la decisione del magistrato di Valladolid (Spagna) di eliminare da un istituto scolastico il crocifisso, dopo un ricorso di un'associazione per la scuola laica. Questo ha preoccupato il mondo cattolico, soprattutto quello più integralista e moralista, dato che vi sono altri cattolici che da tempo sostengono non solo il ritiro dei loro simboli dai luoghi pubblici, ma anche l'abolizione del finanziamento pubblico alla Chiesa e dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica.

Riteniamo che continuare ad esporre il simbolo della religione cattolica violi i diritti dei non credenti, degli agnostici e degli aderenti ad altre fedi religiose. Non importa se siano una minoranza rispetto alla "stragrande maggioranza" cattolica: una società è tollerante e solidale quando tutela i diritti delle minoranze.
I cattolici possono dire che il crocifisso è simbolo di "tolleranza, rispetto reciproco e della persona, solidarietà umana e rifiuto di ogni discriminazione", è un loro diritto credere in ciò. Ma non possono imporre questo loro pensiero a chi non è del loro stesso parere, e pensa, magari, che il crocifisso, nelle mani della Chiesa cattolica, è stato il simbolo delle guerre crociate, dello sterminio degli indios delle americhe, di innumerevoli guerre di religione, della caccia alle streghe, dei roghi degli eretici e dei liberi pensatori, delle stragi dei dissidenti e degli oppositori al potere temporale dei papi, della discriminazione delle donne e degli omosessuali, dentro e fuori la Chiesa, e ancora oggi rappresenta le posizioni del Vaticano contro i disabili, le libere unioni, gli omosessuali, l'autodeterminazione delle donne, l'utilizzo delle cellule staminali, ecc.
Come si vede i simboli vanno osservati da tutti i punti di vista, non da uno solo. Poi ognuno è libero di adorare e venerare quello che gli piace, ma a casa sua o nei luoghi di culto specifici, senza pretendere di imporlo anche chi non condivide le sue idee.

Siamo o no in una società laica? E' vero o no che la religione cattolica non è più religione di Stato? Per quanto i cattolici si sforzino di ignorare questa verità, essa è una e incontrovertibile. Libertà di culto si, ma anche libertà dai simboli religiosi, nei luoghi pubblici.

Gruppo Anarchico di Ragusa
Via G. B. Odierna, 212 – 97100 Ragusa

Imola: studenti contro la Gelmini

A Imola tornano vivi i movimenti di protesta contro la politica di governo e i nuovi decreti firmati Gelmini. In seguito alla forte richiesta di genitori, docenti, personale ATA e studenti il 27 novembre si è svolto un consiglio comunale straordinario. In questo spazio ancora una volta sono stati gli studenti a fare sentire la propria voce in modo più chiaro e deciso. Il Pdl ha approfittato della situazione per cercare di deridere e insultare il movimento studentesco, che anche a Imola rifiuta le logiche di partito dimostrando una volta di più di non essere un movimento di fannulloni "facilmente manipolabili" e indottrinati, come invece il vicepresidente del consiglio comunale Mirri ha più volte sostenuto. A questo si aggiungano le dichiarazioni su carta stampata dello stesso, che ha ingiuriato l'intero movimento tentando di minarne la credibilità. I presenti in platea hanno comunque espresso pieno appoggio ai pochi studenti impegnati nella protesta, condannando le posizioni provocatorie del Pdl. In questa ottica il movimento si sta impegnando nella fondazione di un proprio sindacato e di un collettivo, progetti ai quali alcuni compagni stanno lavorando. Gli studenti continuano la loro protesta contro chi vuole decidere, neanche su basi meritocratiche ma solo sul parametro della ricchezza, uccidendo ogni forma di libertà e uguaglianza.
Nonostante tutto questo all'interno del Liceo Scientifico, i cui ragazzi si sono fin da subito distinti nella protesta, è accaduta una vera ignominia: durante un consiglio di istituto era stata presentata una mozione d'ordine in cui si dichiarava la contrarietà del consiglio a molti dei punti presi in esame da questi decreti. Una mozione per altro ricca di soli dati e priva di ogni aspetto politico o ideologico: solo analisi oggettiva dei fatti. La mozione non è stata nemmeno votata adducendo a una "non competenza" del consiglio e giustificando il fatto come una mancanza di chiarezza del documento, vanificando di fatto ore e ore di lavoro degli studenti, ai quali è rimasta l'indignazione verso chi, a parole, si rende disponibile voltando la faccia all'ultimo momento per non andare contro i consueti giochi di potere e di partito. In città al movimento si oppone una schiera di genitori, presidi e professori dichiaratamente guidata da Cl che antepone l'ordine dei loro piani alti e il bene dei potenti a quello dell'intera collettività e ai diritti di ogni persona, cioè senza che sia fatta alcuna distinzione di patrimonio, nazionalità, provenienza sociale, orientamento sessuale o posizioni politiche.
La lotta continua.

Samu

Brescia: solidarietà ai lavoratori di ikea in lotta contro il precariato

Dopo tre mesi di lotta, stiamo continuando la presenza sotto ikea di brescia.
Sino ad ora, sono stati distribuiti 30000 volantini, sono stati fatti 24 presidi, e uno sciopero contro la ristrutturazione aziendale e per la riassunzione dei sette lavoratori espulsi.
Continuiamo a ricevere la solidarietà dei clienti, di cui molti hanno scelto di boicottare ikea.
Recentemente, abbiamo chiesto un incontro come sezione dell'USI Commercio all'azienda e  sino ad ora non abbiamo ricevuto risposte.
Pensiamo comunque che ikea sia sempre in maggior difficoltà viste le grosse pressioni-minacce di licenziamenti per i lavoratori che si avvicinano al presidio, diminuzione delle ore di lavoro agli stessi per ritorsione, e clima sempre più pesante con alcuni lavoratori che subiscono la presenza dei capireparto per tutta la durata del turno. Ma sono proprio le difficoltà di ikea che ci spingono a continuare la nostra presenza di fronte al loro negozio, continuando la lotta.
Non solo, ma consideriamo che la solidarietà ricevuta a livello nazionale e internazionale ci mostra chiaramente la bontà della lotta intrapresa. Continua inoltre la grossa pressione della CGIL per fermare la lotta dei lavoratori, tanto da fare un volantino distribuito tra i lavoratori di ikea contro di noi, ma crediamo che oggi questo sia l'unico percorso reale di una lotta al precariato diffuso.
Poi, la scelta di azione diretta ci ha dato grossa visibilità tra i lavoratori all'interno e anche una grossa credibilità nella difesa degli interessi dei lavoratori stessi.
Tanto che, nelle ultime settimane siamo riusciti a costituire una r.s.a. all'interno e ci diamo come prospettiva di costituire una sezione.
Stiamo lavorando contro la ristrutturazione aziendale perché essa venga discussa anche coi lavoratori e non solo calata dall'alto, per il rispetto delle norme di protezione antinfortunistiche e per intervenire nella vertenza che si aprirà a breve per il rinnovo del contratto integrativo aziendale.
A stesso lavoro, stessa paga è la parola d'ordine sulla quale stiamo costruendo la vertenza per il contratto integrativo, vista la realtà oggettiva che in ogni grossa azienda si sta sempre più formando, a causa del lavoro interinale: situazioni in cui a stesso lavoro corrisponde paga diversa.
Crediamo che la parola d'ordine di cui ci facciamo portatori sia altamente qualificante per l'unità dei lavoratori e ancora una volta per la rottura della logica del precariato, in quanto l'uso di agenzie interinali e di lavoratori precari, oltre allo sfruttamento per i singoli lavoratori, ha portato solo grosse divisioni fra gli stessi.
Invitiamo tutte/i a solidarizzare con i lavoratori espulsi e con chi li sostiene, inviano fax di protesta a:    Ikea Brescia  030/2788207 e a Ikea Italia  02/92927330 o mail a: rpit@memo.ikea.com

Collettivo senzatemponedenaro-usi commercio

Nel frattempo sabato 6 dicembre sono entrati in agitazione 150 dipendenti ikea in Val-d'Oise, Francia, trovando la solidarietà di altri colleghi nel resto del paese (ndr)



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