Umanità Nova, n.40 del 14 dicembre 2008, anno 88

Barcellona: l'esempio della mobilitazione studentesca


A fine novembre diecimila studenti invadono le strade centrali della capitale catalana uniti in un corteo di protesta contro la dichiarazione europea di Bologna, la privatizzazione e la mercificazione del sapere nelle universitá che, all'adeguarsi dei propri piani di studio a tale normativa comunitaria, saranno sempre piú luoghi di plasmazione di soldatini di imprese.
In diecimila ad affermare quindi il valore di una cultura libera e autogestita, slegata dagli ingranaggi del capitale e che dia la posibilitá di sviluppare una coscienza critica e sociale in grado di autocostruire il sapere e di tornare a una sua rinnovata e rivoluzionaria condivisione.
Alla testa del corteo c'era la Fel Barcelona, la federazione degli studenti libertari vicina alla Cnt di Barcellona che, con un  suo statuto autonomo, si muove comunque slegata dalla stessa organizzazione sindacale e da ogni organizzazione politica, rappresentando un grande coordinamento studentesco dei numerosi collettivi anarchici e libertari presenti in tutte le universitá dell'ateneo cittadino.
Comprendere come funzioni questa neo-nata federazione nazionale studentesca anarchica e libertaria spagnola sará di grande aiuto perché si torni insieme ad analizzare le difficoltá vissute dalla Rete studentesca libertaria e anarchica italiana e insieme si torni a darle nuova linfa vitale e un nuovo slancio verso un possibile incontro internazionale delle due reti.
Partiti dunque, alle12.00 da Plaza Universitat, gli studenti attraversano la strada principale che lega questa piazza a Plaza Catalunya e dilagano nel cuore di Barcelona invadendo la piazza centrale della cittá.
L'elemento chiave per comprendere il movimento studentesco a Barcellona resta il coordinamento generale di ateneo  che tutti chiamano Comitato di Ateneo. É l'insieme delle due piú grandi realtá politiche presenti a Barcelona, quella comunista indipendentista catalana che é la Sepc, e quella libertaria anarchica della Fel. Tutte e due le realtá politiche contano numerosi collettivi sparsi per tutti i dipartimenti universitari di ateneo.
La decisione del comitato é stata quella di non scendere in piazza con le differenti sigle di associazioni di appartenenza, ma semplicemente come studenti in lotta. La cosa che piú impressiona é la forza dell'insorgenza spontanea che ha mobilitato tutti contro il piano di Bologna senza che si potesse vedere nemmeno l'ombra di qualche organizzazione partitica dietro che ne muovesse i fili.
In generale é incredibile quanta forza abbia qui il sentimento libertario che ha spinto tutti a scendere in piazza a fianco della bandiera indipendentista catalana e della bandiera rossa e nera dell'anarchia.
Facendo piú volte avanti e indietro lungo il corteo ci sono due elementi importanti che si potevano notare evidenti: non vi era l'ombra di un carro con musica o di tutti questi strumenti di "attrazione" che troppo hanno esasperato in Italia, ma al contrario ogni pezzo di corteo inventava slogan e cori nuovi che poi coinvolgevano tutti.Non vi era l'ombra di un partito e tutto si é mosso come insorgenza spontanea e naturale del tutto indipendente e slegata da qualsiasi forma di organizzazione gerarchica.
La stessa Sepc al suo interno si muove con l'assemblea che é l'unico organo abilitato a prendere decisioni. Tutti i movimenti studenteschi presenti a Barcellona dai comunisti agli anarchici si muovono secondo una struttura federativa assembleare e trasversale.
Infine arrivati a Plaza Universitat, dei diecimila studenti e studentesse, almeno in un migliaio dilagano dentro il rettorato per i corridoi i cortili interni e gli uffici. Un'invasione pacifica e cosciente che se si fosse arrecato qualche danno all'edificio a pagarne le conseguenze sarebbero stati tutti.
Dunque, ora piú che mai é necessario costruire un filo internazionalista e solidale con le differenti forme di insorgenza spontanea che si sviluppano dentro ogni paese, dando alla propria critica una coscienza che vada al di lá della semplice opposizione alla riforma governativa, ma che quanto piú riesce a svelare i meccanismi decisionali di Bruxelles, tanto piú riesce a mantenersi lucida sulle trasformazioni materiali ed economiche che la politica fascista e neoliberista europea vuole imporre al suo popolo. Dal lavoro, ai diritti sindacali, alle leggi sull'immigrazione, all'educazione e alla formazione, alla sanitá, all'ambiente.
In sostanza il piano di Bologna é un accordo preso da tutti i paesi della Comunitá Europea perché tutte le universitá europee si conformino a certi valori generali, cosí che un titolo preso in Italia possa essere riconosciuto in Francia o in Spagna e si possa passare da un paese all'altro senza problemi di riconoscimento esami.
I valori secondo i quali le universitá dovranno adattare i propri rispettivi piani di studio possono essere sintetizzati come un'integrazione sempre piú forte con il mercato del lavoro e di conseguenza con le imprese del territorio con le quali l'universitá si deve muovere, sfruttando la propria autonomia, costruendo una vera e propria partnership: ovvero offrendo manodopera gratuita alle imprese sottoforma di stage professionalizzanti, se non si vuole ospitare addirittura  direttamente parte dell'apparato produttivo dell'impresa dentro l'universitá.
Quale differenza con la riforma Gelmini? le linee direttive appaiono le stesse e ora piú che mai é necessario tessere una rete di solidarietá rivoluzionaria internazionalista che coordini le azioni locali in ogni cittá rafforzandone la critica e di conseguenza la possibile strategia comune.

Lafarfallaeilcarroarmato

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