Umanità Nova, n.1 dell'11 gennaio 2009, anno 89

Autobiografia di un sindacalista libertario


Tomaso Marabini, Giorgio Sacchetti, Roberto Zani,  Attilio Sassi detto Bestione, ZiC, 2008.

L'ultima uscita della collana "anarchici e movimento operaio" di Zero in Condotta non è solo un'autobiografia di Attilio Sassi, sindacalista libertario di primo piano nel panorama del movimento operaio di lingua italiana: è uno studio, composito e dalle diverse sfaccettature, sul personaggio, ma anche sui tempi e i luoghi che questi ha attraversato. Ancora, è una ricerca storica, ricchissima di note e riferimenti, che utilizza metodi e fonti diverse le quali permettono di legare storia locale e storia del movimento operaio, con una precisione non del tutto frequente nei "normali" lavori accademici.
Perché questo, se è frutto di passione militante, tuttavia ha la serietà dello studio storico ben fatto e rappresenta un completamento e un passo in avanti rispetto al volume della stessa collana Il sindacalismo rivoluzionario in Italia che raccoglieva gli scritti di uno dei maggiori protagonisti delle lotte operaie a cavallo del primo ventennio del Novecento, A. Giovannetti.1
Un' "avvertenza" tuttavia: non è un libro facile, né immediato: del resto a un'analisi così approfondita di fatti e situazioni difficilmente poteva corrispondere un libricino agile.
E però possibile leggere le diverse parti a se stanti, decidendo quale "forma di scrittura storica" si preferisce. Le prime pagine sono infatti costituite dalla trascrizione di un manoscritto autobiografico dello stesso Sassi, rivelatore nel contenuto e brillante nella prosa, schietta e operaia.
La natia Castel Guelfo, il padre internazionalista, le figure di Andrea Costa e Amilcare Cipriani segnano la gioventù di Attilio che a dieci inizia le proprie "attività", di muratore e sovversivo. Sono proprio l'ammonizione al padre per associazione di malfattori e la conseguente visita dei carabinieri a influire su Attilio che comincia a partecipare colla cravatta rossa ai primi Primi Maggi imolesi.
Da lì in avanti la lotta lo porterà nel 1895 a emigrare in Brasile, dove, prima a Belo Horizonte e poi nelle miniere di manganese del Minais Girais il sindacalismo d'azione diretta comincia a essere un potente strumento nelle mani dei lavoratori. Quando ritorna in pianura padana lo si trova capofila di tutte le più importanti agitazioni tra Castel Guelfo e Imola: inquilini, muratori, manovali, braccianti lottano in prima persona contro i padroni e per i propri diritti, Sassi è agitatore potente e instancabile. Tra il 1906 e il 1907 emigra in Svizzera, lavorando come muratore e guidandone il locale sindacato. Quando torna in Italia partecipa al Comitato Nazionale dell'Azione Diretta, primo embrione del sindacalismo rivoluzionario e partecipa alla fondazione dell'USI nel 1912. E' un anarchico conosciuto e stimato a livello nazionale. Fa lavoro sindacale a Imola, Crevalcore, Piacenza, dove partecipa attivamente alla Settimana Rossa. Allo scoppio della guerra si schiera con gli antimilitaristi e si scontra in piazza con gli interventisti. Partecipa con grande energia all'attività dell'USI negli anni del dopoguerra, anche quando, allontanato dalle autorità da Piacenza, si stabilisce nel Valdarno dove rappresenta 5000 tra minatori e operai. Nel 1919 sono proprio i minatori del Valdarno a conquistare la giornata di sei ore e mezza, primi al mondo insieme ai cavatori di Marmo di Carrara. Due anni più tardi i minatori si sollevano contro padroni e fascisti sino ad appiccare il fuoco alla direzione. Al processo Sassi è condannato, così come altri cinquantacinque operai, a sedici anni.
Scarcerato per indulto nel 1925, tre anni più tardi viene mandato al confino a Ponza e  successivamente rimane vigilato fino alla caduta del fascismo.
Nel 1945 contribuisce alla ricostruzione della CGIL e da segretario della Federazione Italiana Minatori e Cavatori difende la pratica sindacalista libertaria, in particolare l'indipendenza dai meccanismi e dai partiti politici e l'azione diretta. Nonostante le sue idee considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno alla CGIL, sino alla morte che avviene nel 1957.
Nella seconda parte del volume Marabini e Zani indagano il rapporto tra Sassi e l'Emilia Romagna.  In questo contesto i due autori scrivono un'accurata ricostruzione storica della dimensione storica e sociale di Castel Guelfo prima e di Imola e Piacenza poi.
Un vasto e interessante complesso di note permettono veramente al lettore di "andare in profondità" nella dimensione locale e non solo: infatti vengono trattate le "parentesi" all'estero tanto in Brasile quanto in Svizzera e soprattutto è analizzata in modo esaustivo la scissione dell'USI di fronte alla guerra, così come l'atteggiamento dei singoli militanti sindacalisti di fronte a essa.
Ancora, la trascrizione dell'intervista alla figlia di Sassi, Edera e al nipote Cesare Cremonini svela lati altrimenti difficilmente conoscibili e – se ce ne fosse ancora bisogno- permette di cogliere l'importanza delle fonti orali nella ricostruzione della storia del movimento operaio.
Venticinque pagine sono poi dedicate alla raccolta di alcune poesie in Italiano e dialetto romagnolo dello stesso Sassi; una scheda bibliografica chiude il volume. Infine allegato è un cd rom che contiene un video in cui scorrono immagini di Castel Guelfo, Imola, Minais Girais, Cavriglia, di De Ambris e Di Vittorio ecc. e la trascrizione degli interventi di Sassi nei Comitati Direttivi della CGILrtra il 1945 e il 1954, trascritti e commentati da Giorgio Sacchetti.

Hugo


home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti