Tomaso Marabini, Giorgio Sacchetti, Roberto Zani, Attilio Sassi detto Bestione, ZiC, 2008.
L'ultima uscita della collana "anarchici e movimento operaio" di Zero
in Condotta non è solo un'autobiografia di Attilio Sassi,
sindacalista libertario di primo piano nel panorama del movimento
operaio di lingua italiana: è uno studio, composito e dalle
diverse sfaccettature, sul personaggio, ma anche sui tempi e i luoghi
che questi ha attraversato. Ancora, è una ricerca storica,
ricchissima di note e riferimenti, che utilizza metodi e fonti diverse
le quali permettono di legare storia locale e storia del movimento
operaio, con una precisione non del tutto frequente nei "normali"
lavori accademici.
Perché questo, se è frutto di passione militante,
tuttavia ha la serietà dello studio storico ben fatto e
rappresenta un completamento e un passo in avanti rispetto al volume
della stessa collana Il sindacalismo rivoluzionario in Italia che
raccoglieva gli scritti di uno dei maggiori protagonisti delle lotte
operaie a cavallo del primo ventennio del Novecento, A. Giovannetti.1
Un' "avvertenza" tuttavia: non è un libro facile, né
immediato: del resto a un'analisi così approfondita di fatti e
situazioni difficilmente poteva corrispondere un libricino agile.
E però possibile leggere le diverse parti a se stanti, decidendo
quale "forma di scrittura storica" si preferisce. Le prime pagine sono
infatti costituite dalla trascrizione di un manoscritto autobiografico
dello stesso Sassi, rivelatore nel contenuto e brillante nella prosa,
schietta e operaia.
La natia Castel Guelfo, il padre internazionalista, le figure di Andrea
Costa e Amilcare Cipriani segnano la gioventù di Attilio che a
dieci inizia le proprie "attività", di muratore e sovversivo.
Sono proprio l'ammonizione al padre per associazione di malfattori e la
conseguente visita dei carabinieri a influire su Attilio che comincia a
partecipare colla cravatta rossa ai primi Primi Maggi imolesi.
Da lì in avanti la lotta lo porterà nel 1895 a emigrare
in Brasile, dove, prima a Belo Horizonte e poi nelle miniere di
manganese del Minais Girais il sindacalismo d'azione diretta comincia a
essere un potente strumento nelle mani dei lavoratori. Quando ritorna
in pianura padana lo si trova capofila di tutte le più
importanti agitazioni tra Castel Guelfo e Imola: inquilini, muratori,
manovali, braccianti lottano in prima persona contro i padroni e per i
propri diritti, Sassi è agitatore potente e instancabile. Tra il
1906 e il 1907 emigra in Svizzera, lavorando come muratore e guidandone
il locale sindacato. Quando torna in Italia partecipa al Comitato
Nazionale dell'Azione Diretta, primo embrione del sindacalismo
rivoluzionario e partecipa alla fondazione dell'USI nel 1912. E' un
anarchico conosciuto e stimato a livello nazionale. Fa lavoro sindacale
a Imola, Crevalcore, Piacenza, dove partecipa attivamente alla
Settimana Rossa. Allo scoppio della guerra si schiera con gli
antimilitaristi e si scontra in piazza con gli interventisti. Partecipa
con grande energia all'attività dell'USI negli anni del
dopoguerra, anche quando, allontanato dalle autorità da
Piacenza, si stabilisce nel Valdarno dove rappresenta 5000 tra minatori
e operai. Nel 1919 sono proprio i minatori del Valdarno a conquistare
la giornata di sei ore e mezza, primi al mondo insieme ai cavatori di
Marmo di Carrara. Due anni più tardi i minatori si sollevano
contro padroni e fascisti sino ad appiccare il fuoco alla direzione. Al
processo Sassi è condannato, così come altri
cinquantacinque operai, a sedici anni.
Scarcerato per indulto nel 1925, tre anni più tardi viene
mandato al confino a Ponza e successivamente rimane vigilato fino
alla caduta del fascismo.
Nel 1945 contribuisce alla ricostruzione della CGIL e da segretario
della Federazione Italiana Minatori e Cavatori difende la pratica
sindacalista libertaria, in particolare l'indipendenza dai meccanismi e
dai partiti politici e l'azione diretta. Nonostante le sue idee
considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno
alla CGIL, sino alla morte che avviene nel 1957.
Nella seconda parte del volume Marabini e Zani indagano il rapporto tra
Sassi e l'Emilia Romagna. In questo contesto i due autori
scrivono un'accurata ricostruzione storica della dimensione storica e
sociale di Castel Guelfo prima e di Imola e Piacenza poi.
Un vasto e interessante complesso di note permettono veramente al
lettore di "andare in profondità" nella dimensione locale e non
solo: infatti vengono trattate le "parentesi" all'estero tanto in
Brasile quanto in Svizzera e soprattutto è analizzata in modo
esaustivo la scissione dell'USI di fronte alla guerra, così come
l'atteggiamento dei singoli militanti sindacalisti di fronte a essa.
Ancora, la trascrizione dell'intervista alla figlia di Sassi, Edera e
al nipote Cesare Cremonini svela lati altrimenti difficilmente
conoscibili e – se ce ne fosse ancora bisogno- permette di cogliere
l'importanza delle fonti orali nella ricostruzione della storia del
movimento operaio.
Venticinque pagine sono poi dedicate alla raccolta di alcune poesie in
Italiano e dialetto romagnolo dello stesso Sassi; una scheda
bibliografica chiude il volume. Infine allegato è un cd rom che
contiene un video in cui scorrono immagini di Castel Guelfo, Imola,
Minais Girais, Cavriglia, di De Ambris e Di Vittorio ecc. e la
trascrizione degli interventi di Sassi nei Comitati Direttivi della
CGILrtra il 1945 e il 1954, trascritti e commentati da Giorgio
Sacchetti.
Hugo