A cura della Commissione Mondo del Lavoro della F.A.M.
La storia della Republic Windows & Doors di Chicago rappresenta
nel suo piccolo la svolta positiva di una delle tante vicende che
stanno funestando il panorama economico USA: quello delle realtà
industriali che chiudono i battenti a causa della crisi economica,
mettendo sul lastrico i dipendenti. La società, fondata nel 1965
e specializzata nella costruzione di manufatti per l'edilizia
abitativa, aveva raggiunto in questi ultimi anni degli ottimi risultati
grazie al Boom immobiliare finchè, allo sgonfiarsi della bolla
ha visto gli utili svanire improvvisamente con il risultato che il 4
dicembre scorso si è vista chiudere le linee di credito dalla
Bank of America. Ha quindi deciso di cessare le attività e ha
inviato la lettera di licenziamento ai suoi 300 operai e impiegati,
senza neppure dare loro il preavviso di 60 giorni previsto dalle leggi
federali. Forti di questa violazione e richiamando l'attenzione dei
media sul fatto che proprio la Bank of America è stata
beneficiaria di sostanziosi finanziamenti decisi dalla Casa Bianca, i
lavoratori licenziati, in maggioranza Ispanici o Afro-americani, hanno
occupato la fabbrica, affermando: "è tempo che i lavoratori
aprano gli occhi e alzino la testa". La loro azione ha avuto un buon
successo, seppure parziale. Grazie alla campagna di stampa promossa in
conseguenza della lotta, dopo 6 giorni di occupazione la Bank of
America è tornata sui suoi passi e ha concesso alla
proprietà un prestito supplementare di 1,75 milioni di Dollari,
vincolato però al pagamento ai lavoratori delle indennità
di lavoro e della retribuzione per le ferie non godute. Ciascun operaio
percepirà quindi 7.000 dollari, ma questo purtroppo non
impedirà la chiusura dello stabilimento. L'importanza risiede
però nel fatto che si tratta della prima occupazione di una
fabbrica sin dal 30 dicembre del 1936, quando gli operai della General
Motors avevano preso possesso dello stabilimento di Flint (Michigan).
I lavoratori del punto vendita di Auckland della Pack'n Save, la
principale catena di Supermarket della Nuova Zelanda, sono in sciopero
dal 17 dicembre perchè la direzione rifiuta di iniziare le
trattative sul rinnovo del contratto di lavoro. I lavoratori hanno
iniziato un picchetto davanti al negozio della Lincoln Road al grido di
"non siamo lavoratori scontati" e "pagaci Pack'n Save", dopo avere
rifiutato la magra offerta di 12,30 dollari all'ora, inferiore alla
precedente paga oraria e hanno fermamente dichiarato che il
picchetto andrà avanti per tutta la durata delle feste natalizie.
Circa 300 lavoratori migranti sin dal 24 Dicembre sono assediati
dalla polizia all'interno della Jianrong Suitcase Factory di Dongguan
(Cina) dopo tre giorni di forti manifestazioni per le strade della
città a seguito della improvvisa chiusura degli impianti. Le
autorità locali hanno dichiarato che la proprietà della
fabbrica, Giapponese, e il direttore, di Taiwan, non sono
rintracciabili e hanno offerto ai lavoratori il pagamento del 60% degli
stipendi maturati a partire dal mese di ottobre (circa 1.000 yuan al
mese), ma senza riuscire a convincere gli assediati ad abbandonare i
locali.
I lavoratori della Johnson Electric di Moncalieri (To) hanno
occupato la fabbrica che la proprietà Cinese ha deciso di
chiudere. L'azienda, produttrice di calotte per autoveicoli, fornisce
sia la Fiat che la Audi, ma da tempo si trova in difficoltà,
tanto che, inizialmente, era stata proposta la mobilità per la
metà dei dipendenti.
La settimana scorsa però, durante un incontro con la Regione
Piemonte, è stata annunciata la decisione, causa l'aggravarsi
della situazione finanziaria, di estendere la mobilità all'80%
dei dipendenti, per giungere sostanzialmente alla totale chiusura degli
impianti. Di qui la decisione dei lavoratori di occupare.
Hanno occupato l'azienda il 24 dicembre i 150 dipendenti della Blue
Boats, società di Termini Imerese che produce yachts di gran
lusso. A quanto pare, le commesse ci sarebbero ma l'azienda non ha a
oggi ancora pagato gli stipendi del mese di novembre, il cui pagamento
era slittato proprio il 24/12 insieme alle tredicesime, ed i lavoratori
a questo punto temono che anche gli stipendi di dicembre facciano la
stessa fine. Per questo motivo i dipendenti hanno passato la notte
all'interno dello stabilimento in attesa di una risposta da parte
dell'azienda, la quale, da parte sua ha fatto sapere che la banca,
verso la quale è notevolmente esposta, non ha concesso ulteriori
facilitazioni.
Quello dell'esternalizzazione di interi settori aziendali è
una pratica ormai generalizzata, causa di precarizzazione e riduzione
di diritti per i lavoratori. E' quello che stava avvenendo anche
all'istituto ospedaliero della Sacra Famiglia di Corsico (MI), facente
parte delle associazioni "Sanità Religiose" aderente all'ARIS.
L'esternalizzazione dei servizi in concessione alla ditta Intra
riguardavano lavanderia, guardaroba, cucina, centralino e manutenzione,
per un totale di 23 lavoratori. Solo la forte opposizione all'interno
della CUB ha evitato che qualcuno "fra i soliti sindacati" facesse "il
solito accordo favorevole alla esternalizzazione". La vertenza iniziata
4 anni fa si è conclusa l'11/12/08 con "un accordo tra OOSS e
Sacra Famiglia che cancella l'esternalizzazione dei servizi a Intra."
Le lotte perse, sono quelle che non si fanno!
Come già riportato sul n.36 di UN in questa rubrica, sono state attivate mobilitazione e presidi di protesta contro il licenziamento, nel giorno del ferragosto, del macchinista, delegato alla sicurezza, per aver rilasciato un'ovvia e doverosa dichiarazione sui gravi incidenti accaduti ai treni Eurostar nei mesi precedenti. Il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, per ostacolare tale mobilitazione, per ben due volte (il 26-9-08 e il 29-10-08) ha precettato del tutto pretestuosamente lo sciopero contro questo provvedimento, nonostante fosse stato proclamato nel rispetto di tutte le regole. Finalmente il 28 novembre è stato possibile effettuare lo "sciopero nazionale di tutti i ferrovieri", promosso dalla Assemblea Nazionale Ferrovieri RSU/RLS "contro un licenziamento che rappresenta un inaccettabile attacco alle libertà sindacali, alla sicurezza del lavoro..."
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