Lunedì 5 gennaio 2009, alcune decina di persone si sono
ritrovate nella storica piazza di movimento, nel centro di Cosenza,
dove ad attenderli hanno trovato un enorme bandierone palestinese, ed
uno striscione con su scritto "Le pietre contro le bombe, il coraggio
contro la viltà, in Palestina l'intifada vincerà." Nel
mentre si preparava l'amplificazione per gli interventi, veniva
volantinato: vita, terra e libertà, per il popolo palestinese,
fermiamo il massacro a Gaza, a firma del cpoa Rialzo, Radio Ciroma, e
settori Ultrà, quali Rebel Fans e Cosenza Vecchia. La Cosenza
sociale e politica si ritrova in piazza in una sera di
solidarietà internazionalista, assente la sinistra
istituzionale, sindacati di stato, buoni solo per lo sciopero a
"comando" come il 12 dicembre, presente qualcuno del prc, ma
proveniente dall'antagonismo. In alcuni interventi si ode: "stanno
trasformando Gaza nel più grande cimitero del Mediterraneo, non
possiamo permettere che uno stato possa agire impunito in questo modo,
per questo anche l'Italia dovrebbe rompere ogni complicità con
Israele", e "la rappresaglia sionista ha i numeri delle proporzioni
naziste". I partecipanti decidono di partire per un corteo spontaneo
verso un'altra piazza lungo la passeggiata dei saldi del corso
principale, in una città che il sindaco democristiano, votato
dalla sinistra, già difensore della Marlane, avvelenatrice di
operai e terreni nel nord Calabria, vorrebbe normalizzata. Lungo il
corteo: interventi al megafono, accesi fumogeni e vengono scanditi
slogan anche sulla crisi, attirando la partecipazione di qualcuno che
non era presente al sit-in. Fra le fila si ragiona contro la
costruzione dell'inceneritore in provincia
(www.difendilacabria.org) e l'appello chiesto dal pm nel processo dei
13 no global. Arrivati nell'altra piazza, fra un ipocrita albero di
natale e un mesto presepe, si decide di andare al teatro dell'Acquario,
dove alcuni artisti sono impegnati in uno spettacolo di cronaca storica
e storie di vita palestinese: lo spettacolo pur montato velocemente, ha
alta intensità drammaturga, riesce bene, il teatro è
già quasi pieno, ma ci si arrangia fra le fila e a terra. Serata
intensa e partecipata, si sono raccolti fondi per la Luna Rossa,
assente la provincia.
Estero
Per sabato 10 gennaio, "la Destra" (quella di F. Storace) aveva
indetto una iniziativa contro la privatizzazione dell'acqua da tenersi
in una piazza centrale di Pisa, città dove negli ultimi due mesi
ci sono state diverse provocazioni di chiara matrice fascista che hanno
avuto come obiettivo le sedi di gruppi e partiti antifascisti.
Visti anche questi precedenti c'era da aspettarselo che il passaparola
scattato poche ore prima avrebbe funzionato e così, in mattinata
e ben prima dell'inizio della manifestazione programmata, la piazza era
presidiata da un centinaio di compagni e compagne. Favorito -
nonostante il freddo - dalla giornata di sole, il presidio è
andato avanti in modo assolutamente tranquillo e pacifico fino al
tramonto, quando è arrivata la notizia che i fascisti calati in
città anche da altre località, dopo essere stati
confinati in un parcheggio periferico dalle forze del disordine, erano
stati scortati ai caselli autostradali. Il giorno seguente notizie
comparse sui giornali e su internet hanno raccontato anche di alcuni
fascisti che sarebbero stati malmenati e della "minaccia" lanciata dal
capo del partito di "tornare tutti insieme a Pisa" con o senza
l'autorizzazione del Ministro degli Interni.
Caotico-info (Pisa)
E' attivo da alcuni mesi un coordinamento di iniziativa e di lotta
sulla questione della casa. Di questo coordinamento fanno parte diverse
realtà a cominciare da ASIA (RdB/CuB), passando per famiglia
Bresci, il coordinamento migranti della provincia di Bologna, per
arrivare ad alcuni collettivi dell'università.
All'indirizzo http://bolognaprendecasa.noblogs.org/ troverete altro
materiale. A questi compagni e compagne abbiamo chiesto un filo
comunicativo per Umanità Nova sulla questione casa; per Bologna
in prima istanza ma anche per la regione visto che questa realtà
collettiva si coordina con altre realtà come Modena, Reggio
Emilila e Parma. Il primo contributo che ci hanno inviato è il
documento che pubblichiamo di seguito che si riferisce alla vertenza
sulla "spesa sociale" con il comune di Bologna.
redb
Casa e bilancio del Comune di Bologna: l'eterno scaricabarile tra stato-regione-comune, e a pagare sono sempre gli inquilini...
Il 19-12-2008 si è concluso il confronto tra Amministrazione
Comunale e OOSS, che ha visto l'RdB/CUB bocciare in toto il bilancio,
definendolo "il peggiore del mandato Cofferati". AS.I.A, Associazione
Inquilini Assegnatari federata all'RdB/CUB, ha partecipato e condiviso
la scelta.
AS.I.A. ritiene insufficienti le risposte del Comune in merito alle
richieste sul problema abitativo all'interno della discussione sul
bilancio. Siamo di fronte ad una montante sofferenza rispetto alla
condizione abitativa, che si manifesta a tutti i livelli: da chi ha
acceso un mutuo, a chi deve pagare l'affitto ad un privato fino ad
arrivare a chi dalla sofferenza passa all'emergenza vera e propria ed
è quindi senza casa o rischia di perderla. C'è un aumento
vertiginoso di richieste di case popolari, di contributi per l'affitto
e di interventi dell'assistenza sociale, sommersa dalle richieste di
aiuto per la casa. Il Comune trova soluzioni non solo parziali, ma
anche controproducenti, di fatto ancora una volta depotenziando
l'edilizia pubblica e il diritto alla casa rispetto agli interessi
della rendita privata. Le politiche del Comune di Bologna sono
ovviamente condizionate dalla scelte e dal bilancio regionale. In tutta
l'Emilia Romagna sono pervenute 52.000 richieste di contributo per
l'affitto, che aumentano di più di 4000 unità all'anno, e
circa 30.000 richieste di accesso ad un alloggio di edilizia popolare.
Sia Comune che Regione imputano questa situazione al Piano Casa emanato
dal Governo con la legge 133, che di fatto blocca i fondi destinati
alla ristrutturazione, circa 2000 alloggi in Emilia Romagna.
Sicuramente la legge 133 è un passo ulteriore verso lo
smantellamento dell'edilizia pubblica e si inserisce in un percorso che
è già in atto da anni. I numeri che abbiamo di fronte
sono il risultato di almeno dieci anni di attacchi al diritto alla
casa, in cui l'amministrazione comunale di Bologna e della regione
Emilia Romagna sono stati agenti attivi, legiferando e investendo in
politiche sempre meno rivolte al pubblico. Il teatrino dello
scaricabarile delle responsabilità tra Stato-Regione-Comune
è evidente se si analizzano le scelte politiche bipartisan. Da
una parte le amministrazioni locali criticano fortemente le scelte del
governo centrale, lo stesso presidente della Regione Emilia Romagna
Errani chiede impegni per le politiche abitative direttamente al
governo Berlusconi, dall'altra si prevede di cominciare ad applicare la
133. E si discute proprio di applicarla nei suoi aspetti più
discriminatori, che vanno ad alimentare una guerra tra poveri, come nel
caso del problema abitativo dei migranti. E' paradossale che si discuta
di requisiti sempre più restrittivi di accesso all'ERP, quando
le case non ci sono e non c'è la volontà politica di
ampliare il patrimonio pubblico. Come AS.I.A. riteniamo che oggi sia
necessario un sostanziale cambio di passo nel ruolo pubblico, è
imprescindibile un finanziamento regionale permanente indipendente
dalle risorse governative e destinato alle politiche abitative,
recuperando l'edilizia sovvenzionata rispetto all'agevolata.
Gli inquilini non vogliono pagare questo teatrino politico, è
ora di rimettere al centro il diritto alla casa a tutti i livelli dal
governo agli enti locali.
Per ASIA-RdB/CUB
Lidia Triossi
1. "Non pagheremo noi i vostri errori"
Per la prima volta i lavoratori dell'amministrazione provinciale di
Bologna sono scesi in sciopero. Dopo oltre due mesi di iniziative
(presidi ogni martedì pomeriggio durante le sedute del Consiglio
Provinciale), comunicati stampa inviati ai giornali, volantinaggi nei
luoghi di lavoro, i lavoratori della Provincia di Bologna, per la prima
volta nella storia dell'Ente, sono scesi in sciopero il 5 dicembre
2008. L'astensione dal lavoro ha avuto un ottimo risultato: oltre 300
lavoratori hanno incrociato le braccia. Punte molto alte di adesione
(oltre il 60%) si sono avute nelle sedi di via Zamboni, via Malvasia e
Strada Maggiore. Lo sciopero è stato indetto per protestare
contro il licenziamento di decine di lavoratori precari, la diminuzione
del 50% del salario accessorio, il blocco delle progressioni di
carriera fino al 2011, l'aumento dei carichi di lavoro. Uno sciopero
indetto dalle sole Rappresentanze di Base, in sintonia con quanto
richiesto dai lavoratori. La Giunta presieduta dalla Presidente
Draghetti (PD) ha sostanzialmente fallito dal punto di vista economico
gli obiettivi di mandato (basti pensare che il bilancio 2009 prevede un
"buco" di oltre 14 milioni di euro), ma gli unici a pagare le
conseguenze di questa politica disastrosa saranno i lavoratori.
Com'è già successo nel caso di tanti managers pubblici
che hanno portato allo sfascio e alla bancarotta grandi aziende per poi
andarsene con liquidazioni d'oro, anche la Provincia di Bologna
vorrebbe addossare ai più deboli il costo di scelte avventate e
irresponsabili. Dopo lo sciopero, i lavoratori e i delegati aziendali
RdB hanno inviato una lettera aperta a tutti i Gruppi Consiliari
chiedendo un voto contrario al Bilancio 2009, in quanto conteneva linee
di indirizzo molto negative per i lavoratori. Nonostante questa
richiesta esplicita, il 19 dicembre il Bilancio 2009 è stato
approvato con i voti favorevoli di PD, IDV, SD, VERDI e l'astensione
del PRC (contrari FI e AN). I lavoratori hanno dichiarato di volere
proseguire le mobilitazioni: la partita per quanto li riguarda non
è affatto conclusa. Chi ha creduto di liquidare la questione
approvando il Bilancio per l'anno 2009, troverà una
conflittualità crescente tra i lavoratori.
2. Licenziamento alle Coop.
A fine dicembre Babacar Ndiaye è stato licenziato dalla Coop
adriatica. La ragione è evidentemente il suo attivismo sul
luogo di lavoro. Babacar non è un caso isolato: chi "dà
fastidio" viene licenziato dalle Coop. Da un comunicato del
Coordinamento migranti di Bologna: "Poche parole sono bastate per
dichiarare che tre ritardi – sempre annunciati, sempre dovuti a
circostanze eccezionali – sono sufficienti a chiudere le porte in
faccia a un lavoratore (...) Alla direzione della Coop Adriatica, in
poche parole, noi diciamo che questo non ci piace affatto. Non ci piace
affatto, e per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà a
Babacar Ndiaye, oggi impegnato in una battaglia legale contro la Coop,
determinato a demolire il mito per cui 'la Coop non perde mai una
causa'. Non ci piace affatto, e per questo con Babacar siamo
determinati a denunciare quello che non può rimanere in
silenzio. La Coop non può nascondere dietro a tre ritardi un
gesto apertamente razzista."
La Coop da parte sua ha provato a smentire ogni accusa, in primo luogo
quella di razzismo, con un comunicato postato direttamente sul
nodo locale di Indymedia (!). Ma la lotta in sostegno di Babacar
è iniziata: a essa dà la propria solidarietà
l'USI, da anni attiva all'interno del coordinamento migranti, che si
propone di muoversi in maniera unitaria con gli altri sindacati di
base, subito contattati, e con tutte le realtà sociali che
risponderanno anche a questo appello alla lotta, che si
caratterizzerà con dimostrazioni e presidi di fronte agli uffici
e ai punti vendita delle Coop.
Per info:http://www.coordinamentomigranti.splinder.com/
Redb
Sabato 13 dicembre 2008, a dare il benvenuto al Presidente della
regione Lombardia Formigoni, alla sindaco Moratti, al vicepresidente
della Commissione Europea Tajani e al sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio Letta per l'inaugurazione della linea ad alta
velocità Milano – Bologna, c'erano oltre un centinaio di
pendolari, di cittadini raccolti sotto le bandiere di alcune
associazioni di pendolari e utenti e di alcune organizzazioni del
sindacalismo di base.
Quello che segue è il comunicato che hanno distribuito in
centinaia di copie ai passanti molto solidali con le cause della
protesta
P.M.
No alla ferrovia per pochi privilegiati!
Più del 90% dei viaggiatori usa il treno su piccole-medie
distanze, cioè non usa l'alta velocità; per quel 10% che
la userà si sono spese cifre enormi (oltre 50 miliardi di euro)
per attrezzare le linee e comprare nuovi treni.
Affari per la gola di banche/finanza ed ex-industriali" (es.
Montezemolo e Della Valle con NTV) che, dopo aver delocalizzato e
smantellato il patrimonio industriale italiano e fatto affari con gli
immobili, ora si avventano sulla torta ferroviaria per accaparrarsi
lauti guadagni e lasciando i debiti ai cittadini e ai lavoratori come
già fatto con Alitalia.
Per quel 90% di viaggiatori e pendolari si è fatto ben poco per
modernizzare e velocizzare le linee ferroviarie tradizionali, rimaste
più o meno quelle di 30 anni fa.
In alcuni casi, anzi, si è anche peggiorato con:
1) eliminazione dei binari per incroci e precedenze;
2) disabilitazione di molte stazioni causando solo degrado;
3) molte vetture e locomotive obsolete e insufficienti a garantire un servizio adeguato;
4) ridotta manutenzione e scarsa pulizia completano il quadro.
I treni sono sporchi perché la pulizia viene assegnata con gare
di appalto al massimo ribasso con ampio ricorso a subappalti, offrendo
minima qualità, con sempre meno personale, più sfruttato,
precario e sottopagato e con sempre meno tempo per pulirli.
I pendolari e lavoratori delle ferrovie, questo stato di quasi
abbandono e precarietà del trasporto ferroviario fatto di
continui ritardi, disservizi e soppressioni, lo vivono ogni giorno
sulla propria pelle.
Da anni si è privatizzato e desternalizzato le attività
produttive riducendo di 120mila i ferrovieri a spese della
collettività. Con quale risultato?
UNA FERROVIA PER POCHI E... PREMI e SUPERLIQUIDAZIONI PER I DIRIGENTI!
Sono stati spesi tanti soldi pubblici per poi sentir dire
dall'amministratore delegato delle FS Mauro Moretti(ex sindacalista
CGIL) che le FS faranno la concorrenza al trasporto aereo. Nello stesso
tempo si danno tanti soldi pubblici all'Alitalia per far concorrenza
alle FS!
E dopo il danno anche la beffa: dal 14 dicembre, per far partire
l'AV, si tagliano i servizi per i pendolari e si allungano i
tempi di percorrenza: bel risultato!!!
Mentre si continua imperterriti a finanziare i progetti faraonici della
TAV, si lasciano le linee tradizionali ancora indietro (soprattutto sui
grandi nodi metropolitani) e si trasformano (sulla carta) le categorie
dei treni facendoli diventare tutti eurostar. Si mascherano così
aumenti dei biglietti ed abbonamenti, si impedisce di fatto ai
pendolari di utilizzare nelle ore di punta treni sui quali viaggiano da
anni, si opera per eliminare altre migliaia di ferrovieri e lavoratori
delle pulizie, si cerca di imporre un macchinista solo alla guida dei
treni.
Alla faccia della sicurezza, della funzionalità e dell'efficienza del servizio!
Diciamo BASTA A QUESTO SCEMPIO!!!
Dopo l'attacco al presidio NoTav di Borgone, avvenuto ai primi
di dicembre, dopo la riuscitissima tre giorni di Lotta NoTav, ora a
bersaglio dei provocatori SiTav è toccato al Presidio di
Bruzolo, dove hanno tentato di dargli fuoco e solo una coincidenza, del
passaggio da quelle parti di amici NoTav che l'incenerimento del
presidio, per fortuna non è avvenuto. Noi da Torino diamo
la Nostra Solidarietà. Del presidio di Bruzolo, come in
quel di Borgone abbiamo avuto ottimi e
piacevoli trascorsi, dove insieme ai presidianti della Valle
abbiamo organizzato alcune iniziative con cene di condivisione, senza
l'uso del denaro. Quella che Noi chiamiamo BellaVita. In particolare
nell'estate del 2005, prima dell'arresto di Tobia e gli altri
antirazzisti, del corteo 18 Giugno, organizzammo una
piacevole iniziativa, proprio al presidio di Bruzolo con la
presentazione del libro di Tobia Imperato, "Le scarpe dei
suicidi". E' con grande e sincera Solidarietà che salutiamo i
presidianti di Borgone e Bruzolo e l'intera ValSusa.
Saluti NoTav.
Osservatorio Ecologico Volante
Torino Squatter
Alleghiamo comunicato dei presidianti NoTav di Bruzolo
Comunichiamo che venerdì 19 Dicembre alle prime ore della
sera (18.00) si è sviluppato un principio di incendio nella
scarpata a fianco del Presidio.
Oggi abbiamo verificato con l'aiuto di amici dell'AIB e dei Vigili del Fuoco la dinamica dell'evento.
Senza ombra di dubbio si tratta di un incendio doloso.
I soliti "ignoti" coperti come sempre dalle tenebre hanno appiccato il fuoco in almeno tre punti diversi.
Le fiamme avrebbero raggiunto la casetta e procurato i danni che ognuno può immaginare.
Per fortuna il tempestivo intervento di alcuni NO-TAV di passaggio ha evitato il peggio.
Ringraziando di cuore gli "spegnitori", denunciamo l'ennesimo atto provocatorio nei confronti del movimento NO-TAV.
In un momento particolarmente delicato della vicenda, dopo la grande
manifestazione del 06 di Dicembre che ha dimostrato che il movimento
è vivo e assolutamente determinato ad opporsi alla realizzazione
dell'opera al di là dei tavoli di concertazione, dopo le scritte
NO-Mafia che tanto hanno turbato i sonni dei "normalizzatori", dopo le
celebrazioni di Venaus, le intimidazioni hanno colpito più volte
il movimento.
Naturalmente i metodi sono quelli dell'anonimato e dei gesti simbolicamente inquietanti.
Pensano che ci sia divisione e debolezza.
Non è così, chi è NO-TAV continuerà la
battaglia con determinazione e in questi mesi il movimento è
cresciuto sia in termini di numero sia in termini di capacità di
auto organizzazione nonostante tutti i tentativi di creare confusione
ed incertezza.
Così come per il danneggiamento del Presidio di Borgone, i
Volantini SI-TAV anonimi e deliranti, il tentativo di criminalizzazione
per le scritte No-Mafia ed altri episodi che hanno colpito singoli
esponenti NO-TAV, anche in questo caso respingiamo l'intimidazione e la
provocazione con il solo modo che
conosciamo :
"Continuare la lotta come abbiamo fatto negli ultimo 15 anni"
Ora e Sempre Resistenza
Per il Presidio NO-TAV di Bruzolo
Luigi
Sabato 13 dicembre. Il fogliaccio fascista Torino Cronacaqui aveva
annunciato una ronda padana al mercato di Porta Palazzo. Avrebbe dovuto
esserci anche Borghezio, uno che di ronde se ne intende: si è
fatto le ossa anni addietro appiccando fuoco ai giacigli di due senza
casa sotto il Ponte Mosca, in corso Giulio Cesare.
Non potevano mancare gli antirazzisti, che hanno organizzato un gara di
insulto al leghista. Appuntamento alle 11 del mattino in piazza Statuto
e da lì, attraverso il centro, distribuendo ed affiggendo sui
muri miniflier con moccoli diretti ai leghisti. A zig zag, facendo a
gara ad eludere le numerose volanti di polizia, carabinieri e vigili
urbani sino al mercato in piazza della Repubblica. Ma Borghezio e le
sue ronde padane non si sono fatti vedere: la ronda era una bufala
mediatica. Ben presenti erano invece i soliti alpini di pattuglia, che
sono stati tampinati per tutta la piazza dagli antirazzisti.
Il giorno dopo la pioggia non ha dato tregua: il consueto mercato
domenicale degli abusivi non si è tenuto. Nei giorni successivi
i giornali hanno riportato con enfasi la notizia dell'introduzione,
nella via Cottolengo ripulita dai commerci illeciti, di un parcheggio a
pagamento, un dissuasore per gli illegali. Chi sa che ne diranno ora i
commercianti "in regola" di questa strada triste: cominceranno a
lamentarsi che il parchimetro gli sottrae clienti? Chi è causa
del suo mal...
Il presidente del Coordinamento Comitati spontanei di Torino, Carlo
Verra, ha dichiarato che l'opposizione di "pochi anarchici dei centri
sociali" era stata vinta dalle forze dell'ordine che per due mesi hanno
pattugliato la via. Peccato che Verra, i giornali e la polizia mentano
sapendo di mentire. Il mercato abusivo della domenica, quello gestito
dagli immigrati del quartiere, non è affatto sparito. In tre
mesi di lotta, settimana dopo settimana, il mercato si è preso
un altro spazio, più grande, più bello e più
visibile nel bel mezzo della piazza, davanti al Palafuksas. Per ora la
polizia chiude un occhio. Anzi. Due. Forse il timore di una rivolta che
cova sotto le ceneri induce la questura ad una certa prudenza.
R. Em.
Sabato sera 30 novembre allo spazio liberato ex Breda Est era in
corso un'iniziativa di solidarietà con gli antifascisti
condannati per i fatti di Milano dell'11 Marzo 2006, quando alcuni
fascisti, tra i sei e gli otto, si sono presentati all'ingresso della
palazzina con cinghie, catene, tirapugni e coltelli; un compagno, al
quale esprimiamo massima solidarietà, si è subito
lanciato a fronteggiarli ed è stato colpito con una catena alla
testa (quattro punti all'arcata sopraccigliare e due dietro la nuca);
subito sono sopraggiunti altri compagni, che dopo un breve parapiglia
hanno messo in fuga i neofascisti.
Diversi solidali si sono lanciati all'inseguimento e giunti alla
"barriera" (noto incrocio pistoiese) hanno trovato ad attenderli
carabinieri, polizia e un'auto della digos (si trovavano casualmente a
passare di li? mah). In tutto sono stati fermati quattro fascisti
(alcuni sono riusciti a fuggire), cinque compagni e un passante (!) che
si era fermato per capire cosa stesse succedendo.
La serata è terminata alle 3 di notte davanti alla caserma dei
carabinieri, dove un centinaio di solidali hanno chiesto il rilascio
dei compagni.
Domenica pomeriggio alla palazzina si è tenuta un'assemblea
molto partecipata (un'ottantina di persone) nella quale sono state
decise le iniziative successive da mettere in atto per denunciare
l'inasprimento della violenza fascista in città. Al termine
dell'assemblea, una cinquantina di convenuti hanno organizzato un
corteo che ha attraversato la città fino a terminare in piazza
del globo, dove sono stati attaccati due striscioni ("aggressione
fascista allo spazio liberato ex Breda Est" e "Pistoia ripudia il
fascismo") e distribuiti numerosi volantini.
Da un comunicato delle anarchiche/i pistoiesi