Sempre tra le pieghe della cronaca
una notiziola che i mass-media e la passione del volgo per le
futilità stanno facendo assurgere all'importanza del terribile
massacro di Gaza o dei prossimi provvedimenti anticrisi del
bell'Obama. In buona sostanza l'UAAR (Unione Atei Agnostici e
Razionalisti) ha cercato di comprare uno spazio pubblicitario su due
autobus della nostra città d'adozione. La scritta che vi avrebbe
dovuto comparire era: "La cattiva notizia è che dio non esiste,
quella buona è che non ne avete bisogno". L'intento può
essere condiviso ma la frase è opinabile. In primo luogo,
perché dovrebbe essere una cattiva notizia che dio non esiste?
Questa insopportabile entità che vi vede anche quando siete
seduti sul water. Oppure, di converso, chi ha detto che non ne hanno
bisogno? Certo che ne hanno necessità i credenti. E' una
magnifica coperta di Linus con cui si rimuovono incertezze, dubbi,
paure, ecc. Oppure che consente di sciacquarsi la coscienza quando si
tortura, si perseguita, si ammazza in suo nome. Dio è con noi,
Gott mit uns. Noi, provocazione per provocazione, avremmo preferito
qualcosa come: "Una buona notizia per i credenti: dio esiste. Una
cattiva: li odia".
Detto questo dobbiamo dire che non
abbiamo mai capito molto la pulsione degli atei, o di molti di loro, a
cercare prove (scientifiche o filosofiche) dell'inesistenza di dio. A
che pro? E soprattutto perché? L'onere della prova spetta a chi
afferma l'esistenza di un ente improbabile e non a chi la nega per
semplice buon senso. Questo direbbe il nostro maestro Guglielmo di
Occam. Se qualcuno ti dice che esistono elefanti rosa che volano o
un'altra assurdità del genere, non sarai certo tu a dover
dimostrare il contrario, perché immaginiamo che tu abbia cose
più interessanti da fare.
Archiviato dunque l'irrilevante
problema dell'esistenza di un entità superiore, considerato che
i credenti di ogni sorta hanno diritto alla loro debolezza mentale e
che se schiavi oltre che materialmente vogliono essere anche
intellettualmente, di altre ben più materiali esistenze vorremmo
occuparci. Parliamo dei bacherozzi vestiti di nero (o con la berretta
rossa) che con i loro consimili (rabbini, muezzin, imam, pastori e
sciamani moderni d'ogni sorta) avvelenano molto materialmente l'aria
che respiriamo.
Odiano la vita, ne hanno una visione
penitenziale (per gli altri) e la difendono ipocritamente nei casi in
cui diventa un peso insostenibile e intriso di dolore (vorremmo solo
ricordare l'ignobile speculazione fatta su Piergiorgio Welby ed ora su
Eluana Englaro).
Non gliene frega niente del loro dio,
né dell'aldilà. Il paradiso l'hanno trovato in terra e
dio è, al massimo, un ipotetico datore di lavoro o uno stendardo
da agitare per subornare i gonzi.
Sono ipocriti al di là di ogni
decenza; fingono tolleranza nei confronti di chi non la pensa come loro
e mandano avanti i loro scagnozzi a fare il lavoro sporco. A proposito,
sapete come è finita la storia dei bus?
La pubblicità è stata
rifiutata per non offendere le credenze religiose dei più. Quod
erat demostrandum avrebbe esclamato Gugliemo.
Ma basta parlare di questa rumenta. L'intelletto regge ancora, ma lo stomaco è diventato debole...
Solo una modesta proposta agli amici
dell'UAAR: la prossima volta lo slogan potrebbe essere: "Cari pretozzi
et similia, la buona notizia è che dio esiste; la cattiva
è che se è un giusto quando schiatterete troverete
nell'al di là un bel mare di merda in cui sprofondare".
Lady Skimmington e Captain Pouch