Umanità Nova, n.3 del 25 gennaio 2009, anno 89

Elefanti rosa e bacherozzi neri


Sempre tra le pieghe della cronaca una notiziola che i mass-media e la passione del volgo per le futilità stanno facendo assurgere all'importanza del terribile massacro di Gaza o dei prossimi provvedimenti  anticrisi del bell'Obama. In buona sostanza l'UAAR (Unione Atei Agnostici e Razionalisti) ha cercato di comprare uno spazio pubblicitario su due autobus della nostra città d'adozione. La scritta che vi avrebbe dovuto comparire era: "La cattiva notizia è che dio non esiste, quella buona è che non ne avete bisogno". L'intento può essere condiviso ma la frase è opinabile. In primo luogo, perché dovrebbe essere una cattiva notizia che dio non esiste? Questa insopportabile entità che vi vede anche quando siete seduti sul water. Oppure, di converso, chi ha detto che non ne hanno bisogno? Certo che ne hanno necessità i credenti. E' una magnifica coperta di Linus con cui si rimuovono incertezze, dubbi, paure, ecc. Oppure che consente di sciacquarsi la coscienza quando si tortura, si perseguita, si ammazza in suo nome. Dio è con noi, Gott mit uns. Noi, provocazione per provocazione, avremmo preferito qualcosa come: "Una buona notizia per i credenti: dio esiste. Una cattiva: li odia".
Detto questo dobbiamo dire che non abbiamo mai capito molto la pulsione degli atei, o di molti di loro, a cercare prove (scientifiche o filosofiche) dell'inesistenza di dio. A che pro? E soprattutto perché? L'onere della prova spetta a chi afferma l'esistenza di un ente improbabile e non a chi la nega per semplice buon senso. Questo direbbe il nostro maestro Guglielmo di Occam. Se qualcuno ti dice che esistono elefanti rosa che volano o un'altra assurdità del genere, non sarai certo tu a dover dimostrare il contrario, perché immaginiamo che tu abbia cose più interessanti da fare.
Archiviato dunque l'irrilevante problema dell'esistenza di un entità superiore, considerato che i credenti di ogni sorta hanno diritto alla loro debolezza mentale e che se schiavi oltre che materialmente vogliono essere anche intellettualmente, di altre ben più materiali esistenze vorremmo occuparci. Parliamo dei bacherozzi vestiti di nero (o con la berretta rossa) che con i loro consimili (rabbini, muezzin, imam, pastori e sciamani moderni d'ogni sorta) avvelenano molto materialmente l'aria che respiriamo.
Odiano la vita, ne hanno una visione penitenziale (per gli altri) e la difendono ipocritamente nei casi in cui diventa un peso insostenibile e intriso di dolore (vorremmo solo ricordare l'ignobile speculazione fatta su Piergiorgio Welby ed ora su Eluana Englaro).
Non gliene frega niente del loro dio, né dell'aldilà. Il paradiso l'hanno trovato in terra e dio è, al massimo, un ipotetico datore di lavoro o uno stendardo da agitare per subornare i gonzi.
Sono ipocriti al di là di ogni decenza; fingono tolleranza nei confronti di chi non la pensa come loro e mandano avanti i loro scagnozzi a fare il lavoro sporco. A proposito, sapete come è finita la storia dei bus?
La pubblicità è stata rifiutata per non offendere le credenze religiose dei più. Quod erat demostrandum avrebbe esclamato Gugliemo.
Ma basta parlare di questa rumenta. L'intelletto regge ancora, ma lo stomaco è diventato debole...
Solo una modesta proposta agli amici dell'UAAR: la prossima volta lo slogan potrebbe essere: "Cari pretozzi et similia, la buona notizia è che dio esiste; la cattiva è che se è un giusto quando schiatterete troverete nell'al di là un bel mare di merda in cui sprofondare".

Lady Skimmington e Captain Pouch 


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