Umanità Nova, n.4 del 1 febbraio 2009, anno 89

Attacco alla classe


Sicuramente l'accordo quadro firmato dalla Cisl,Uil e Ugl sulla riforma del modello contrattuale è una nuova e pesante tegola sulla testa dei lavoratori.
Con esso si sancisce il passaggio dal modello "concertativo", che negli ultimi decenni ha caratterizzato le politiche del sindacalismo confederale producendo disastri enormi sui lavoratori (riduzione dei salari, precarizzazione del lavoro, ecc.), al modello "collaborazionista", in cui il rapporto di subordinazione alle esigenze del profitto aziendale è ulteriormente accentuato.
Si va a completare il progetto autoritario e regressivo contro i diritti dei lavoratori, per cui gli effetti della crisi saranno scaricati in modo sempre più pesante sulle loro spalle.
Il Contratto Nazionale viene liquidato definitivamente. Infatti l'accordo dice:
"per la dinamica degli effetti economici si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo assumendo per il triennio – in sostituzione del tasso di inflazione programmata – un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell'IPCA (l'indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia), depurato della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L'elaborazione della previsione sarà affidata a un soggetto terzo".
Quindi da un punto di vista salariale non c'è più niente da contrattare tra le parti, neanche quel poco di verifica tra inflazione programmata e quella reale prevista fin'ora e che ha portato i salari alla miseria che sono attualmente. Adesso il recupero dell'inflazione salariale sarà affidato a un "soggetto terzo" che sicuramente sarà un arbitro al servizio del governo, delle banche, delle imprese. L'unica cosa sicura nel valutare l'indicizzazione salariale sarà quella della "depurazione" dagli effetti dei "prezzi dei beni energetici importati" (elettricità e petrolio si presume) che incidono per circa la metà sui processi inflazionistici.
E' un processo di autoritarismo con il superamento di fatto della titolarità negoziale delle categorie, annullando definitivamente l'autonomia del sindacato.
L'intesa prevede fra l'altro che i contratti abbiano scadenza triennale, ritardando il recupero salariale attualmente previsto ogni due anni.
L'altra perla dell'accordo è quella del salario variabile legato alla contrattazione decentrata, affidato al secondo livello, che costituirebbe l'unica possibilità di aumento salariale effettivo. Sarà ancor più subordinato, rispetto agli accordi del 23 luglio, ai risultati di produttività, redditività, recupero efficienza delle imprese, in quanto viene esplicitamente condizionato ad una azione di Governo che eroga corrispondenti sgravi fiscali e risparmi contributivi a favore delle imprese (cioè a carico della collettività).
Questi meccanismi già utilizzati nel "periodo concertativo" hanno solo una funzione ideologica, al fine di aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, con la falsa illusione che possano ricavarne dei benefici.
L'intesa, tra gli effetti negativi, riduce ulteriormente il diritto allo sciopero, particolarmente nei servizi pubblici locali e relativamente al secondo livello di contrattazione, e riduce l'autonomia sindacale nel poter dichiarare sciopero, facendo ricorso all'arbitrato.
C'è anche un preoccupante richiamo a scrivere regole comuni per la rappresentanza, entro tre mesi, che potrebbero portare a una ulteriore stretta antidemocratica per escludere i lavoratori e i sindacati di base dalle decisioni.
Da notare infine che il punto 16 dell'accordo prevede che in caso di crisi aziendale o per favorire un non meglio identificato "sviluppo economico o occupazionale" si potrà andare ad intese specifiche finalizzate alla modifica "in tutto o in parte, anche in via sperimentale e temporanea" dei singoli istituti economici o normativi dei contratti collettivi nazionali di categoria. Questo singolo punto apre la porta allo scardinamento totale del contratto nazionale di categoria, superandolo, in modo peggiorativo, con il contratto aziendale.
Bonanni della Cisl, Angeletti della Uil e la Polverini della Ugl, che evidentemente hanno dimenticato la questione "emergenza salariale",da loro stessi tanto declamata a parole, considerano l'intesa (dichiarazione della Polverini) "un contributo che le organizzazioni dei lavoratori danno alla soluzione della crisi" …cioè la devono pagare i lavoratori stessi. Pertanto dichiarano la fine del "sindacalismo conflittuale" (non certo da parte loro) e cantano vittoria, perché il risultato vero ottenuto è quello di essere i principali interlocutori del Governo, a discapito della Cgil. Sicuramente la mancata firma della Cgil all'accordo è soprattutto la risposta alla discriminazione del Governo nei propri confronti, più che una vera e propria differenza nei contenuti. Lo si deduce sia dal suo preventivo accordo sull'impianto generale della proposta in discussione, sia perché non ha fin'ora espresso con chiarezza i motivi di contrasto sui contenuti dell'intesa.
Prevediamo un breve periodo di formali proteste, anche per dare un contentino alla propria base delusa, dopo di che un rientro nei ranghi dell'unità confederale, "andando a Canossa", come già avvenuto nell'accordo con l'Alitalia. Anche perché nel PD, il suo partito di riferimento, si è espressa una forte spaccatura sul comportamento della Cgil.
Sicuramente la Cgil, in questa fase di pseudo opposizione, la utilizzerà per il recupero del malcontento della propria base, grazie anche alle sirene della "sinistra sindacale".
Da parte nostra, che abbiamo necessità di contrastare fortemente l'accordo con la mobilitazione e la lotta, senza concedere niente a queste false illusioni, dobbiamo utilizzare il vantaggio di un minor controllo, che purtroppo ancora hanno i confederali su larga parte dei lavoratori, grazie alla momentanea, pur parziale, rottura del loro fronte.

La Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese


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