Umanità Nova, n.4 del 1 febbraio 2009, anno 89

informAzione


Saronno. Sgomberato il TeLOS

Nella mattinata del 15 Gennaio un imponente schieramento di forze dell'ordine (PS, Digos, CC e Polizia Locale) ha provveduto a blindare via Concordia a Saronno, dove si trova il TeLOS (Territorio Libero Saronnese), uno stabile disabitato da anni che era stato occupato sin dallo scorso mese di settembre da un gruppo di giovani libertari (vedi U.N. n. 39).
Evidentemente, "chi di dovere" si era da tempo dovuto arrendere all'evidenza dei fatti: a nulla infatti erano valsi tutti i tentativi messi in atto per costringere gli occupanti ad arrendersi ed abbandonare lo stabile.
Non erano stati sufficienti i primi tentativi di sgombero da parte dei locali C.C. nell'immediatezza dell'occupazione come non erano bastati i successivi attacchi messi in atto nel mese di novembre direttamente dai sedicenti "proprietari" dello stabile, assistititi moralmente e fisicamente dal loro nume tutelare, un ben noto personaggio saronnese dedito ad affari e politica, che avevano bloccato il cancello di ingresso con una barriera di cemento, murato la porta di ingresso e divelto il portone del locale dove si tenevano i concerti.
Né avevano convinto gli occupanti la serie di attacchi mediante l'irruzione notturna per distruggere tutto quello che si trovava nei locali, arrivando a provocare danni anche al tetto pur di rendere inagibile l'immobile, oppure, ultimamente il tentativo di provocare un incendio.
Il 15 mattina, dopo avere completamente isolato via Concordia dal resto della cittadina, un manipolo di operai, protetti dalle forze del sedicente Ordine, ha provveduto a rendere completamente inutilizzabili i locali, arrivando anche a sigillare le finestre con lastre di ferro ed a cancellare i murales che nel tempo avevano portato un minimo di colore  nel grigiore cittadino.
A completamento dell'opera, infine, sui muri del TeLOS sono stati affissi avvisi secondo i quali lo stabile è ora sottoposto a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, espediente già utilizzato nei confronti del cantiere TAV in Val di Susa..
Si potrebbe disquisire sul fatto che tanta solerzia venga riservata all'unico spazio effettivamente autogestito della zona mentre di ben altri fatti che avvengono quotidianamente nel basso Varesotto la suddetta Autorità se ne fotte altamente ma sarebbe fiato sprecato.
Né è nostra abitudine meravigliarci di avvenimenti di questo genere in quanto sappiamo perfettamente che la forza dello Stato viene comunemente esercitata per reprimere qualsiasi atto contrario alla morale comune "Vivi, Produci, Crepa" e che quindi esempi come il TeLOS non devono esistere in quanto sostanzialmente sovvertitori della suddetta morale.
Abbiamo però la speranza se non la certezza che un altro TeLOS nascerà dalle ceneri del primo, la cui pur breve vita ha dimostrato come sia possibile creare uno spazio all'interno del quale possono svilupparsi relazioni e valori concretamente alternativi a quelli correnti..

Crazy Cat

Modena. L'ipocrisia della "partecipazione"

L'attività dei compagni e delle compagne di Libera, dopo mesi dallo sgombero procede: dal 21 al 23 gennaio tra l'altro hanno volantinato all'incontro farsa organizzato dal comune con tema "la partecipazione" ottenendo la solidarietà di molti e l'ennesimo muro di arroganza da parte di istituzioni e polizia.
In un comunicato Libera, dando tutta la propria solidarietà al Cox 18 di Milano sotto sgombero, ribadisce il suo punto di vista e mette sotto accusa i politici locali:
"Dopo 5 mesi dallo sgombero l'area di Libera è ancora deserta. Hanno sgomberato senza avere ancora tutte le autorizzazioni e  noi potevamo continuare le nostre attività. Era l'ultimo agosto disponibile prima delle elezioni di giugno 2009 e se non lo avessero fatto ad agosto avevano paura di non riuscirci più. Frieri il giorno dello sgombero invece di mettersi tra Libera e la polizia, come più volte annunicato, era al mare, o meglio a partecipare al mare. Mezzetti dica se sulla faccenda autodromo la Modena partecipata ha detto la sua. Mezzetti dica se sulla decisioni che riguardavano l'inceneritore è stata richiesta la partecipazione dei cittadini. Mezzetti dica se sull'ex AMCM chi voleva partecipare è stato ascoltato. Fare una 3 giorni sulla Modena capitale della partecipazione è una provocazione, non a noi ma all'intelligenza delle persone. Loro picchiano e noi siamo i violenti, loro mentono e noi siamo affetti da 'pseudologia fantastica', loro sono arroganti e noi dovremo stare zitti. La lotta di Libera continua".

redb

Roma. Lavoratrici in sommovimento

Presso la casa occupata "Lucha y Siesta" di Roma, sabato 24 gennaio si sono riunite le donne aderenti al Tavolo 4 (lavoro/precarietà/reddito) del movimento femminista delle Sommosse, con una presenza di collettivi, delegate sindacali, studentesse e lavoratrici da Bologna, Trieste, Milano, Roma, Perugia, Palermo, Taranto.
Oltre a una prima valutazione delle iniziative fatte in questi ultimi mesi, è emersa la consapevolezza dell'aprirsi di una nuova fase storica, segnata da una crisi economica generalizzata, con un attacco sempre più devastante alle condizioni di lavoro e, in particolare, a quelle delle lavoratrici, marginalizzate, flessibilizzate, precarie, schiacciate tra il lavoro gratuito in famiglia e un salario in calo e a rischio.
Tuttavia, oggi si va verso un'espansione della sfera del lavoro. L'agenda di Lisbona, rilanciata nel 2005, afferma che entro il 2010 l'occupazione dovrà raggiungere in Europa il 70% della popolazione, coinvolgendo il 60% delle donne, alzando l'età pensionabile, elevando i livelli dell'istruzione giovanile, controllando più attentamente la salute dei cittadini. Il lavoro diventa non solo sfruttamento, ma luogo di controllo, di ricatto, di discriminazione sociale. Anche per questo una lotta femminista che non attraversi le tematiche del lavoro rischia di non incidere sulle strutture materiali della subordinazione femminile.
A Roma si è cominciato anche a delineare un manifesto/programma, basato sulle inchieste fatte, da cui dovrà venire un'analisi chiara e una forte denuncia complessiva della condizione delle donne lavoratrici e precarie, indicando forme di lotta possibili da attuare a livello locale e nazionale. Una doppia lotta: contro lo sfruttamento e contro il patriarcato. A questo fine le compagne attive in vari settori lavorativi hanno costituito gruppi di contatto per stendere documenti relativi ai loro specifici campi professionali.
All'ordine del giorno vi era anche la volontà di organizzare uno sciopero autonomo delle donne lavoratrici, precarie, studentesse, disoccupate, contro gli attacchi dei padroni e del governo. Per aggiornamenti e contatti si veda il blog http://femminismorivoluzionario.blogspot.com

Cassandre felsinee

Torino. Condannati due No Tav

Venerdì 23 gennaio si è concluso il processo contro Luca e Giorgio, due No Tav che il 6 dicembre del 2005, come altre migliaia e migliaia di persone in quei giorni, parteciparono alla resistenza contro la devastazione del territorio e il saccheggio delle risorse.
La giudice, accogliendo tutte le richieste del PM Tatangelo, li ha condannati ad un anno di reclusione e a 600 euro di multa.
Era una sentenza già scritta. Durante le due udienze del 10 e del 14 novembre i quattro poliziotti che testimoniavano per l'accusa hanno fatto dichiarazioni palesemente reticenti e contraddittorie. La giudice ha più volte soccorso i poliziotti in evidente difficoltà, quasi suggerendo le risposte più congrue. Ben diverso l'atteggiamento verso i testimoni della difesa.
A tre anni dalla rivolta della Val Susa il governo si prepara a rimettere in moto l'opera e una giudice condanna due No Tav per resistenza e furto.
In questo paese la sola parola che conti è quella del potere e di chi lo serve. La giudice ha fatto sua la tesi del PM Tatangelo: i poliziotti non mentono mai mentre chi manifesta per la libertà e per il futuro di tutti non è attendibile. Persino i testimoni rischiano oggi un'incriminazione, perché il Pm ha annunciato l'intenzione di trasmettere gli atti alla procura.
Condannando Luca e Giorgio hanno condannato tutti i No Tav che in quei giorni bloccarono treni ed autostrade, migliaia e migliaia di persone che non si chiesero se quello che facevano fosse legale perché sapevano che era legittimo.
L'8 dicembre, dopo tre giorni di blocchi, scioperi e barricate una grande marcia popolare riprese i terreni di Venaus: la polizia distribuì un po' di manganellate ma nessuno si fermò. Lungo i sentieri impervi e ghiacciati si aggirarono gli uomini in divisa e si scese al cantiere. La rete arancio venne giù, la polizia sparò lacrimogeni che il vento disperse, poi, con la coda tra le gambe, andarono via.
Un presidio solidale si è tenuto in occasione dell'udienza: in aula durante la lettura della sentenza ci sono state proteste e sono state aperte due bandiere No Tav.
In serata scritte solidali sono comparse di fronte alla sede di LTF - Lyon Turin ferroviarie, il general contractor della linea ad alta velocità tra Torino e Lione.
Il giorno successivo si è tenuto un presidio di protesta in piazza Castello: nonostante la nevicata i No Tav sono partiti per un giro informativo, distribuendo volantini e attuando brevi blocchi stradali agli incroci con via Roma, via Cernaia e al centro della piazza.
Domenica al presidio di Borgone, uno tre presidi No Tav oggi sotto attacco della sindaca voltagabbana, si è svolta un'affollata assemblea.

R. Em.

Carrara. Il mercato ortofrutticolo

24 gennaio 2009, sotto una pioggia battente, di fronte al Mercato Coperto locale, siamo lì che diciamo:
"Siamo decisamente contrari all'insediamento dell'ennesimo centro commerciale, le cui sedi uniformi e omologate priverebbero questo mercato della sua identità cittadina, distruggendo ogni forma di creatività e spirito di iniziativa locali"
Dopo più di trent'anni di attività, oramai ridotta ai minimi termini dalla società che ha preso in gestione dal Comune la struttura, il Mercato Ortofrutticolo Coperto locale rischia di essere definitivamente alienato per fare posto a una qualche catena internazionale.
Ci opponemmo anche nel 1996 quando, a seguito della ristrutturazione, la sua superficie venne ridotta dei due terzi per fare posto a un supermercato Conad.
Dodici anni di conduzione delinquenziale da parte della società gerente, con la solita complicità dell'amministrazione comunale, che hanno visto via via scemare il numero di operatori presenti, messi in fuga dalla condizione di abbandono in cui è stato lasciato il locale, ha ridotto oggi l'edificio a una struttura quasi fatiscente anche nella memoria dei cittadini, ieri frequentatori del mercato.
La tecnica è sempre quella, oramai consolidata da decenni di pratica: ridurre un edificio o un'area pubblica a uno stato di degrado tale che, pur di non vedere più la schifezza che sta attorno, molti sono pronti ad accettare passivamente qualsiasi soluzione tolga quell'orrore, anche se questo va a discapito della collettività e a beneficio dei soliti pochi.
Noi a questo gioco non ci stiamo, non ci siamo mai stati e non ci staremo mai. Oggi il Gruppo Germinal-FAI di Carrara è lì, pur se piove, con il suo gazebo, a dire no a questa ennesima speculazione, a dire no all'ennesimo centro commerciale, a dire che vogliamo una vita più a misura d'uomo, che riconosca e rispetti l'individuo nella sua peculiarità e  contro la massificazione e l'omologazione.
No alla gestione privatistica di beni della collettività e sì a un progetto di autogestione municipale della struttura.

Redc

Jesi. In solidarietà al popolo palestinese

Sabato 24 gennaio scorso, organizzata dalle comunità resistenti delle Marche, c'è stata una manifestazione contro la guerra in Palestina. I compagni del gruppo FAI di Jesi e Chiaravalle, assieme ad alcuni compagni dell'USI di Ancona hanno partecipato all'iniziativa distribuendo un volantino sulla questione, a firma Assemblea anarchica marchigiana, e formando uno spezzone anarchico con diverse bandiere dietro allo striscione "No alla guerra". Buona la presenza di immigrati, specie di area magrebina, con molte bandiere palestinesi. Quasi simbolica la presenza di "italiani di sinistra e pacifisti" delle varie associazioni aderenti.

L'incaricato

Benevento. Prima udienza processo per vilipendio delle forze armate italiane

Venerdì 30 Gennaio 2009 si terrà presso il Tribunale di Benevento la prima udienza del processo per Vilipendio delle Forze Armate contro 5 anarchici. I reati imputati ai 5 compagni si riferiscono ad un'iniziativa antimilitarista svoltasi in città il 4 Novembre 2006 (giornata delle forze armate), quando in via vittime di Nassirya furono esposti striscioni contro la guerra ed il militarismo e distribuiti volantini che spiegavano il motivo per cui la suddetta via veniva simbolicamente ribattezzata in memoria di Augusto Masetti, anarchico, disertore. Ai compagni, oltre ad alcune frasi, ritenute vilipendiose,  contenute nel volantino – che alleghiamo di seguito – viene anche imputata la comparsa di alcuni manifesti irriverentemente antimilitaristi, "raffiguranti i militari dell'esercito con scritta del tipo "Meglio nudi che in divisa" ", comparsi la notte precedente.
Naturalmente quel che si processa non è qualche frase ritenuta vilipendiosa, ma l'idea stessa che esistano individui e collettivi che non aspettano che gli sia concesso dalle leggi e dallo Stato (o da alcuni suoi apparati) la possibilità di agire, ma la libertà – in questo caso di esprimersi e di manifestare -  se la prendono quando, dove e come più gli aggrada.
VIVA MASETTI, ABBASSO L'ESERCITO!
La storia ufficiale, si sa, la fanno i padroni; non ci sorprende per ciò che nel giorno della fine del primo conflitto mondiale, se ne approfittino ancora una volta per riproporre la loro propaganda militarista e patriottica su cui in parte fondano il loro potere (...)
Quel sanguinoso conflitto di cui "lor signori" si vantano e che costò la vita a 8 milioni e mezzo di uomini in nome dello Stato e del Capitale si è concluso, ma con lui purtroppo non si è estinta l'idea stessa della guerra. Oggi sono cambiate le armi, è cambiata l'epoca, sono cambiate le facce dei padroni che invitano ancora a combattere, casomai con la scusa delle "missioni di pace", ma la guerra esiste ancora. E' una guerra combattuta sul fronte interno contro chi non accetta che ci sia qualcuno che, seduto in poltrona, possa decidere della vita di tanti altri, contro chi non vuole sottomettersi alle regole del "produci-consuma-crepa", contro chi pensa che sia possibile vivere senza padroni che quotidianamente ti derubano dei prodotti del tuo lavoro; è una guerra combattuta sul fronte esterno per spartirsi il mondo, accaparrarsi le zone ricche di materie prime utili a far affari, impossessarsi di forza lavoro a basso costo che possa produrre tanto ed a costo zero (...).
Proprio perché siamo contro tutti gli eserciti, contro la violenza legale degli Stati, contro l'autoritarismo e la gerarchia abbiamo deciso di sostituire in questo giorno la targa presente nella nostra città intitolata ai mercenari italiani morti a Nassirya in una delle ultime guerre imperialiste,  guerra che in questo caso puntava alla conquista di qualche pozzo di petrolio spacciandosi per guerra umanitaria. L'abbiamo sostituita con una targa in memoria di Augusto Masetti, muratore, anarchico che il 30 ottobre 1911, nella caserma Cialdini di Bologna costretto alla partenza per la guerra di Libia espresse il suo netto rifiuto esplodendo un colpo col suo fucile contro il tenente colonnello cavalier Stroppa, incitando i suoi commilitoni a ribellarsi e a vendicare i compagni caduti in Africa. Masetti rappresenta per noi uno dei più alti esempi di diserzione, il soldato che disse no alla guerra!
Contro la patria, contro lo Stato, abbasso l'esercito, viva l'Anarchia!

Gruppo Antagonista Antiautoritario

Milano. Sgomberato COX 18

Partiamo dall'inizio: giovedi mattina ore 6.30, poliziotti in tenuta antisommossa blindano le vie attigue al centro sociale COX18 in via Conchetta a Milano. Il centro sociale è chiuso, la sera prima c'era stata una iniziativa, tutto era calmo. Alcuni compagni della zona vedono il movimento delle forze del disordine e avviene il tam tam: in poche ore centinaia di persone si ritrovano davanti al centro;  nel frattempo alcuni compagni di COX18 con gli avvocati riescono a bloccare l'asporto del materiale. L'idea di questi vandali in divisa era quella solita: mettere fuori alcune cose e poi demolire. Nel frattempo un corteo spontaneo e molto arrabbiato di alcune centinaia di persone sfila nel quartiere, bloccando il traffico in diversi punti. Il primo pomeriggio è stato denso di iniziative; alle 3.00 è partito un corteo incazzato in direzione del luogo di malaffare della città da dove partono gli ordini di sgombero del centro sociale: Palazzo Marino. Palazzo Marino è presieduto da una signora di nome Brachetto per conto del petroliere Moratti: per par condicio, anche l'opposizione ha un'altra signora della stessa famiglia di petrolieri. Non ci facciamo mancare nulla.
Alla prima si aggiunge un fascista di lungo corso: il vice sindaco Riccardo De Corato che sta facendo la campagna elettorale per la Provincia a suon di appelli contro gli "stranieri, i centri sociali, puttane, barboni" e chi più ne ha, più ne metta. Insomma un vero gentiluomo.
Legati agli affari dell'Expo questi signori tentano di mettere i loro tentacoli in tutti i punti della città cercando di far fuori ogni luogo di opposizione sociale e culturale che non si assoggetta all'idea di una città in mano a petrolieri, palazzinari, politici mafiosi e camorristi.
500/600 persone sono arrivate sotto Palazzo Marino gridando tutta la rabbia possibile e finendo, sempre in corteo per la città, in un'assemblea pubblica dove si decide la manifestazione di sabato pomeriggio. L'appello a riprendersi il centro aveva "centrato" l'obiettivo. "Un oceano rosso di cinquemila persone che ha paralizzato le vie del centro fino a tarda sera", detto da un quotidiano non certo vicino a noi, anzi il contrario. Dal colpo d'occhio delle foto scattate dall'alto potremmo essere almeno il doppio, ma questa è un'altra storia. Due compagni vengono fermati sotto casa loro mentre si accingevano a venire in corteo e vengono rilasciati alcune ore dopo. L'idea di arrivare almeno nelle vicinanze del centro sociale si fa verosimile, però il quartiere ticinese è assediato.
Centinaia di poliziotti in assetto di guerra sono pronti a tutto pur di difendere gli interessi di fascisti, petrolieri e palazzinari. Il corteo ormai enorme e rabbioso, ma compatto, entra nel cuore della Milano dello shopping, disarticola il traffico cittadino, manda in tilt tutta l'organizzazione tranviaria pur rimanendo in una situazione tranquilla. Forse lo sceriffo De Corato ha sbagliato a fare i conti.
Questa città, nonostante da una quantità di anni sia governata dai peggiori individui sulla faccia della terra, (dai Craxi, Pillitteri, Formentini, Albertini fino ai petrolieri e palazzinari e fascisti di vecchio e nuovo conio) ha ancora un'anima di dignità da difendere e vendere cara. La Milano vera, quella dei luoghi liberati dal denaro, dove si curano le persone per quello che sono e non per il conto in banca, la Milano proletaria e solidale dove il rapporto con l'altro è un elemento della vita: non carità cristiana, ma normalità quotidiana. Questa Milano sarà pronta a ributtare indietro le logiche reazionarie e affaristiche. Lo sceriffo De Corato ha proprio sbagliato a fare i conti.

L'incaricato

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