Il libro: "Il Gruppo Libertario Cetrarese" di Angelo Pagliaro, edizioni Klipper2008, pp. 117, Euro 10,00.
Tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, Cetraro,
comunità che si affaccia sul Tirreno cosentino, come tante altre
comunità calabresi, meridionali e in senso lato italiane,
conobbe un forte fenomeno migratorio verso le Americhe. In quell'epoca
"circa trecento cetraresi si trasferirono in Argentina… dopo anni ed
anni trascorsi a Cetraro tra tentativi di riscatto e ricerca disperata
di lavoro". Giunti in terra Argentina "trovarono dei gruppi di
compaesani che immediatamente offrirono loro, aiuto e
solidarietà…; insieme all'aiuto materiale gli fecero conoscere
libri e giornali che incitavano alla lotta per una società senza
sfruttati e sfruttatori, basata sui principi della solidarietà,
mutuo appoggio e libertà. Quasi tutti aderirono ai gruppi
libertari o socialisti e ai sindacati di categoria, impegnandosi, una
volta raggiunta una certa sicurezza economica, nell'aiuto solidale
verso i connazionali e verso i compagni di fede e le organizzazioni che
lottavano in ogni parte del mondo contro il fascismo". I brani
virgolettati sono tratti da "Il Gruppo Libertario Cetrarese" di Angelo
Pagliaro edizioni Klipper, un libro che ha senza dubbio il pregio di
portare alla luce, fatti e luoghi, spesso dimenticati, o non degnamente
trattati, legati al fenomeno dell'emigrazione.
Dalla ricerca di cui è oggetto il libro non solo l'anarchismo
dei meridionali d'Italia ne esce rinvigorito, ma anche l'anarchismo
tout court, perché arricchito da nomi che risultano per lo
più sconosciuti. Nomi che spesso molti di noi trattiamo come
"minori" e li lasciamo storicamente nell'anonimato, mentre andrebbero
invece rivalutati per il ruolo militante che ebbero nella diffusione
delle idee libertarie ed anarchiche in particolare e nel movimento di
emancipazione sociale in senso lato. Nomi che diedero vita a una
miriade di gruppi, come è il caso di questi "contadini cetraresi
analfabeti", che in terra argentina attivarono gruppi "che adottavano
spesso il nome dei paesi di provenienza… Nucleo Libertario cetrarese,
gruppo anarchico cetrarese, I coriglianesi uniti", ma anche nomi
più ideologicamente etichettati come "Senza Patria", "Senza
Patria e senza Dio", gruppi che esplicarono la loro attività
nell'anarcosindacalista F.O.R.A. (Federacion Obrera Regional Argentina)
e nel movimento anarchico argentino, allora interessato da una vivace
polemica tra i sostenitori della prassi dell'azione diretta
anarcosindacalista ed i sostenitori della cosiddetta prassi degli
anarchici espropriatori. Angelo Pagliaro non è un anarchico
"militante", ma è senza dubbio un libertario dedito alla ricerca
storica, è vicino all'attività che gli anarchici
svolgono oggi nel territorio del cosentino, ed è sicuramente con
grande passione che ha coltivato questo suo lavoro andando a spulciare
fra gli archivi del ministero dell'Interno, dove ha trovato i fascicoli
degli anarchici calabresi che vengono per l'appunto resi pubblici
attraverso il suo libro.
Ed è proprio grazie ad Angelo, che molti suoi conterranei,
emigrati in Argentina, non resteranno più nell'oblio della
storia e saranno invece ricordati, da chi avrà modo di leggere
il suo libro, come persone che accanto all'attività lavorativa
che svolgevano per vivere espletavano un'intensa attività
politica, la quale consentì "ai nostri emigrati", grazie allo
studio continuo e alla lettura dei numerosi giornali stampati
nell'Argentina di allora in lingua italiana, di accrescere il loro
alquanto povero bagaglio culturale.
L'anarchismo, insomma, per questi emigrati cetraresi non
rappresentò solo una scuola di lotta e di riscatto sociale per
la libertà, ma riuscì a sopperire anche alla cosiddetta
"cultura scolastica" che non avevano mai conosciuto in terra natia.
"Contadini e muratori poveri che per conquistarsi l'alfabeto hanno
pagato sudore e sangue, al punto che qualcuno di loro divenne
collaboratore delle stesse riviste che per anni aveva letto e diffuso o
divenne promotore di importanti realtà socio-culturali":
è senza dubbio questo il pensiero più bello e toccante
che Angelo Pagliaro dedica ai suoi conterranei.
D. Liguori