Il 22 dicembre i circa 450 operai di una società metallurgica
di medie dimensioni, la Sinter Metal di Umraniye, uno dei sobborghi di
Istanbul, si sono barricati all'interno della fabbrica per
protesta dopo l'annuncio di un pesante taglio occupazionale (a causa
della crisi economica). Il 19 dicembre infatti, tre giorni prima
dell'occupazione degli impianti, la direzione dello stabilimento aveva
licenziato ben 37 lavoratori e, per reazione, i rimanenti si erano
iscritti in massa al sindacato dei Metallurgici Birlesik-Metal.
Lunedì 22 dicembre sempre la direzione ha fatto chiudere i
cancelli della fabbrica, impedendo così l'entrata ai lavoratori
che subito hanno iniziato a lanciare grida e slogan di protesta.
Inoltre, dopo nemmeno un'ora dall'inizio della protesta, ha annunciato
i nomi di circa 400 dipendenti che dal quel momento erano a tutti gli
effetti licenziati. A questo punto tutti i lavoratori, sia i
licenziati, sia coloro che erano stati "graziati", hanno scavalcato il
cancello e occupato l'impianto, cosa che si è protratta per ben
4 giorni, al termine dei quali, di fronte alle pesanti minacce da parte
della Sinter-Metal, si è deciso di lasciare libero l'impianto,
dando inizio però al picchettaggio a tempo indeterminato al di
fuori del perimetro dell'azienda. Il picchettaggio sta andando avanti
ormai da un mese, senza che a oggi si intraveda una soluzione.
A pochi giorni della decisione dei giudici di annullare il
licenziamento di Francesco Ferrentino RSU Flmuniti–Cub, la magistratura
annulla anche quello di Donato Auria (della stessa organizzazione
sindacale) e ne dispone l'immediato reintegro. Sono passati 14 mesi dal
suo licenziamento, avvenuto assieme a quello di Michele Passannante, da
parte della Fiat – Sata di Melfi e di Vincenzo Mirando, operaio della
CEVA Logistics della terziarizzazione Fiat. Tutti e tre erano stati
licenziati per aver ricevuto un avviso di garanzia nell'ambito di
un'inchiesta per attività e propaganda a fini terroristici. Non
era stato sufficiente il provvedimento di archiviazione per tutti e
tre per completa estranietà ai fatti nel marzo 2008
opera della magistratura. In attesa anche per gli altri due lavoratori
di una rapida e analoga ordinanza di reintegro al posto di lavoro, vale
la pena osservare che la Fiat non ha tuttora ottemperato al reintegro
di Francesco Ferrentino come ordinato dal Tribunale di Melfi.
Dopo anni di bilanci in crescita senza soste, già da tempo
anche per le agenzie di lavoro interinale si fanno sentire gli effetti
della crisi. Con l'improvviso incrudelirsi della situazione economica,
la situazione è ormai infatti radicalmente cambiata anche per le
innumerevoli agenzie che della flessibilità (precarietà)
altrui hanno fatto un'occasione di lucro. Già da ottobre le
aziende avevano infatti iniziato a non rinnovare i contratti di
"somministrazione". Ora poi si assiste ad un fenomeno nuovo, la
restituzione "preventiva" di lavoratori da parte di imprese che non
possono o non vogliono continuare ad utilizzarli: «Per la prima
volta le aziende stanno valutando se conviene loro lasciare scadere i
contratti o addirittura pagare le penali e rimandare indietro i
lavoratori prima della scadenza, cosa mai avvenuta in precedenza»
dice un manager di una delle più note agenzie del settore. Da
notare infine che, in caso di mancato utilizzo del lavoratore per
mancanza di offerta, l'agenzia può tranquillamente disfarsene
per "giustificato motivo oggettivo".
La crisi avanza come un buldozer, ma colpisce soprattutto i
lavoratori dipendenti che in numero crescente rimangono disoccupati e
senza prospettiva. Il 7 gennaio è toccato ai lavoratori della
multinazionale Finlandese Ahlsrom che hanno ricevuto la comunicazione
della chiusura dello stabilimento di Gallarate (VA), con un totale di
61 lavoratori lasciati a casa nei 4 stabilimenti in Italia: gli altri 3
sono dislocati a Cressa (No), Mozzate e Carbonate. Ma la prospettiva
è di chiudere tutta la produzione in Italia. I lavoratori dello
stabilimento di Gallarate, i più colpiti in questo momento con
la chiusura immediata, il 13 gennaio hanno scioperato per l'intera
giornata, con presidio e blocco delle portinerie, invitando le RSU e i
lavoratori degli altri stabilimenti del gruppo a iniziative di lotta
concordate unitariamente. "Ci hanno lasciato a piedi senza darci
spiegazioni – dicono Antonio Ferrari dell'AL Cobas e il delegato Rsu
Massimo Sinatra -…ci avevano promesso che qui non si sarebbe mai
smantellato…prospettive di ricollocamento in questo momento di crisi
non ci sono".
Sabato 13 dicembre a Milano si è svolta una azione di
volantinaggio davanti alle principali librerie, effettuato dalla Rete
dei Redattori Precari e finalizzato a denunciare il proliferare dei
contratti precari nel mondo della carta stampata. La maggioranza delle
persone che acquistano un libro non sono infatti a conoscenza del fatto
che un prodotto editoriale, oltre ad avere bisogno di un buon autore,
necessita del lavoro di una numerosa schiera di professionisti
dell'editoria (grafici, traduttori, impaginatori, addetti alla vendita,
ecc. ecc.) che oramai – nella stragrande maggioranza - prestano la loro
opera inquadrati con contratti di lavoro a tempo determinato, partita
IVA ed ogni altro scandaloso tipo di rapporto, finalizzato al
più bieco risparmio sul costo della mano d'opera per quanto
specializzata e quindi necessaria all'uscita della pubblicazione
stessa. L'azione di volantinaggio si é quindi rivolta ai lettori
per sensibilizzarli circa la realtà odierna del mondo
dell'editoria e denunciare come anche questo settore, dietro una
facciata di presunta rispettabilità "culturale", nella
realtà dei fatti non si faccia scrupolo di sfruttare una
moltitudine di lavoratori.
Per maggiore informazione vedi www.rerepre.org
L' Argentina, come la maggior parte dell'America Latina, sta
cominciando a sentire gli effetti della crisi economica mondiale. I
lavoratori licenziati in Ottobre dalla Envases de Plata, una impresa
che produce di contenitori in alluminio, che da tempo stanno occupando
gli impianti della Envases nel sobborgo di Quilmes, Buenos Aires, hanno
recentemente istituito una mensa popolare in prossimità
dell'abitazione di Carlos Fernandez, Ministro per l'Economia. I
lavoratori licenziati, rimasti ormai senza mezzi di sussistenza,
reclamano il pagamento dei salari arretrati e chiedono di essere
riassunti.
Inoltre lamentano di non essere stati informati della perdita del posto
di lavoro mediante apposita comunicazione al personale da parte del
datore di lavoro, dato che l'annuncio era stato dato invece dallo
stesso Ministro ai loro rappresentanti sindacali.
A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org