Umanità Nova, n.5 dell'8 febbraio 2009, anno 89

Instabilità e oscurantismo


Viviamo momenti difficili. La nostra difficoltà – relativamente alle condizioni di vita degli italo-europei – è sostanziata dall'incertezza.
Di fronte a noi abbiamo una crisi conclamata, dai caratteri – lo dicono a Davos – epocali.
Di fronte a noi abbiamo un sistema – soprattutto quello dei "pigs" (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) – decadente.
Nella penisola iberica i governi socialisti sembrano contenere le manifestazioni della crisi, in Italia e Grecia le convulsioni sono evidenti.
In ognuno di questi paesi si intrecciano le questioni nazionali e le suggestioni che provengono dal vicino e lontano "estero". Gli echi degli scioperi francesi, il nazionalismo degli operai inglesi dei settori energetici, l'ampia rivolta greca, i movimenti studenteschi e accanto oppure di fronte a questi, i licenziamenti, la cassa integrazione, lo stato autoritario, il sostegno delle opinioni pubblica alle nefandezze dei regimi; poi ancora il "possiamo" che viene dagli states. Convulse contraddizioni verrebbe da dire.
Parafrasando: grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima.
In effetti di fronte a noi abbiamo delle vere opportunità. Conviene citare il programma anarchico: <<Noi crediamo che la più gran parte dei mali che affliggono gli uomini dipende dalla cattiva organizzazione sociale, e che gli uomini volendo e sapendo, possono distruggerli.>>
Se non ora, quando?
L'anarchismo è in auge. Ne sono testimonianza le ricorrenti veline ministeriali-questurinesche che additano al pubblico il pericolo anarchico; ne sono testimonianza le ricorrenti iniziative giornalistiche che cercano di banalizzare il contenuto delle nostre proposte; ne sono testimonianza la diffusione delle nostre simbologie, degli slogan, delle pratiche, dei metodi.
Non vi è qui il tempo e lo spazio per affrontare con maggiore profondità il senso della giovinezza dell'anarchismo. Ci basti prendere atto che molti dei movimenti che si pongono "dall'altra parte della barricata" rispetto alle innumerevoli configurazioni del potere, si autodefiniscono e si autopercepiscono come libertari.
Il mondo è sull'orlo di una guerra mondiale; secondo la nostra datazione: la quinta. La crisi epocale determinata dal crash della finanza (è di particolare evidenza che il sistema finanziario rappresentasse nel 2007 il 65% del prodotto interno lordo mondiale) ridisegna le coordinate del sistema: un nuovo impianto fascista o a pianificazione socialista sembra essere il risultato del WEF di Davos; gli USA nel caso, improbabile, in cui salveranno la loro consistenza, dovranno diventare seconde linee di altre superpotenze (la Cina? la Russia? L'Europa?); la crisi ecologica ed energetica che si protrae dagli anni '70 del secolo scorso, si trasforma in catastrofe. Pensiamo, seriamente, che questi sconvolgimenti saranno "governati"? Ovviamente e scaramanticamente siamo portati a salvaguardare l'esistente, ma, mai come oggi, il pessimismo della ragione vede nero.
Nei prossimi mesi saremo chiamati come uomini, donne, operai, disoccupati, immigrati, non-lavoristi, anarchici a confrontarci con problemi "nuovi", con scenari inusuali, anche se le permute che si manifestano nella società hanno significative persistenze.
Le riflessione che in queste righe stiamo sviluppando, ognuno per la sua parte, si sviluppano anche in altri contesti (sotto altre egide): uno dei movimenti più attrezzati, di fronte all'attuale contingenza è quello fascista. Statalismo, dittatura di classe, corporativismo, protezionismo e imperialismo sono i tratti caratteristici delle ricette "economiche" e politiche che emergono dai bollettini governativi. Il fascismo, come ben sappiamo, può rivestire i colori bruni, rossi o neri. Nel fascismo si possono riciclare tutte le avanguardie (soprattutto chi si percepisce come elite). Due dei contendenti il ruolo egemone che è stato degli states hanno la forma e la sostanza del fascismo. In Europa e, soprattutto, nel suo "ventre molle" mediterraneo le istanze oscurantiste sono forti.
Vorranno gli uomini e le donne di questo pianeta imboccare una strada nuova e, pertanto, ignota? Sapranno gli uomini e le donne di questo pianeta dare risposte concrete alle sfide ed alle conseguenze che si porranno loro di fronte?
A noi il compito di dare il nostro contributo e, se possiamo, l'esempio e le opportune indicazioni.

Afone Oscar

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