Viviamo momenti difficili. La nostra difficoltà –
relativamente alle condizioni di vita degli italo-europei – è
sostanziata dall'incertezza.
Di fronte a noi abbiamo una crisi conclamata, dai caratteri – lo dicono a Davos – epocali.
Di fronte a noi abbiamo un sistema – soprattutto quello dei "pigs" (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) – decadente.
Nella penisola iberica i governi socialisti sembrano contenere le
manifestazioni della crisi, in Italia e Grecia le convulsioni sono
evidenti.
In ognuno di questi paesi si intrecciano le questioni nazionali e le
suggestioni che provengono dal vicino e lontano "estero". Gli echi
degli scioperi francesi, il nazionalismo degli operai inglesi dei
settori energetici, l'ampia rivolta greca, i movimenti studenteschi e
accanto oppure di fronte a questi, i licenziamenti, la cassa
integrazione, lo stato autoritario, il sostegno delle opinioni pubblica
alle nefandezze dei regimi; poi ancora il "possiamo" che viene dagli
states. Convulse contraddizioni verrebbe da dire.
Parafrasando: grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima.
In effetti di fronte a noi abbiamo delle vere opportunità.
Conviene citare il programma anarchico: <<Noi crediamo che la
più gran parte dei mali che affliggono gli uomini dipende dalla
cattiva organizzazione sociale, e che gli uomini volendo e sapendo,
possono distruggerli.>>
Se non ora, quando?
L'anarchismo è in auge. Ne sono testimonianza le ricorrenti
veline ministeriali-questurinesche che additano al pubblico il pericolo
anarchico; ne sono testimonianza le ricorrenti iniziative
giornalistiche che cercano di banalizzare il contenuto delle nostre
proposte; ne sono testimonianza la diffusione delle nostre simbologie,
degli slogan, delle pratiche, dei metodi.
Non vi è qui il tempo e lo spazio per affrontare con maggiore
profondità il senso della giovinezza dell'anarchismo. Ci basti
prendere atto che molti dei movimenti che si pongono "dall'altra parte
della barricata" rispetto alle innumerevoli configurazioni del potere,
si autodefiniscono e si autopercepiscono come libertari.
Il mondo è sull'orlo di una guerra mondiale; secondo la nostra
datazione: la quinta. La crisi epocale determinata dal crash della
finanza (è di particolare evidenza che il sistema finanziario
rappresentasse nel 2007 il 65% del prodotto interno lordo mondiale)
ridisegna le coordinate del sistema: un nuovo impianto fascista o a
pianificazione socialista sembra essere il risultato del WEF di Davos;
gli USA nel caso, improbabile, in cui salveranno la loro consistenza,
dovranno diventare seconde linee di altre superpotenze (la Cina? la
Russia? L'Europa?); la crisi ecologica ed energetica che si protrae
dagli anni '70 del secolo scorso, si trasforma in catastrofe. Pensiamo,
seriamente, che questi sconvolgimenti saranno "governati"? Ovviamente e
scaramanticamente siamo portati a salvaguardare l'esistente, ma, mai
come oggi, il pessimismo della ragione vede nero.
Nei prossimi mesi saremo chiamati come uomini, donne, operai,
disoccupati, immigrati, non-lavoristi, anarchici a confrontarci con
problemi "nuovi", con scenari inusuali, anche se le permute che si
manifestano nella società hanno significative persistenze.
Le riflessione che in queste righe stiamo sviluppando, ognuno per la
sua parte, si sviluppano anche in altri contesti (sotto altre egide):
uno dei movimenti più attrezzati, di fronte all'attuale
contingenza è quello fascista. Statalismo, dittatura di classe,
corporativismo, protezionismo e imperialismo sono i tratti
caratteristici delle ricette "economiche" e politiche che emergono dai
bollettini governativi. Il fascismo, come ben sappiamo, può
rivestire i colori bruni, rossi o neri. Nel fascismo si possono
riciclare tutte le avanguardie (soprattutto chi si percepisce come
elite). Due dei contendenti il ruolo egemone che è stato degli
states hanno la forma e la sostanza del fascismo. In Europa e,
soprattutto, nel suo "ventre molle" mediterraneo le istanze
oscurantiste sono forti.
Vorranno gli uomini e le donne di questo pianeta imboccare una strada
nuova e, pertanto, ignota? Sapranno gli uomini e le donne di questo
pianeta dare risposte concrete alle sfide ed alle conseguenze che si
porranno loro di fronte?
A noi il compito di dare il nostro contributo e, se possiamo, l'esempio e le opportune indicazioni.
Afone Oscar