Umanità Nova, n.6 del 15 febbraio 2009, anno 89

Vicenza. Tutto come previsto


Il tempo dei rinvii tecnici, dei ricorsi legali, dei cavilli amministrativi, del mercato delle compensazioni, è finito.
Così come è scaduto il tempo delle interrogazioni parlamentari, delle proteste simboliche, delle manifestazioni oceaniche, delle iniziative di sensibilizzazione, dei festival, delle petizioni, dei referendum, degli appelli pacifisti, delle preghiere, dei training, delle illusioni elettorali, delle mediazioni istituzionali e dei giochi politici.
Nonostante il pressoché totale silenzio dell'informazione, al vecchio aeroporto Dal Molin, da due settimane sono decisamente ripresi i lavori per la costruzione della Ederle 2: la base strategica destinata ad ospitare, per intero, la 173ª brigata aerotrasportata Usa, uno dei principali bracci armati della politica di guerra statunitense, con precedenti operativi in Irak e Afghanistan.
La costruzione è iniziata con la demolizione delle strutture pre-esistenti e della vecchia pista.
Seppure con un ritardo considerevole sulla prevista tabella di marcia, il progetto è entrato quindi nella fase esecutiva.
La notizia del progetto, coperto da accordi e intese top secret, emerse nel dicembre del 2005, anche se con ogni probabilità aveva avuto una lunga incubazione, e da subito venne intuita la rilevanza strutturale dell'opera, con ricadute devastanti per l'ambiente, e l'importanza militare che aggravava ulteriormente la già pesante militarizzazione del territorio vicentino. E per mantenere ed "onorare" i protocolli stipulati tra Usa e stato italiano, si sono impegnati ben tre governi - i due presieduti da Berlusconi e quello di Prodi - causando peraltro divergenze e rotture sul piano locale a destra, al centro e a sinistra.
I governi -tutti parimenti "atlantici" e fedeli alla Nato- si sono quindi scaricati vicendevolmente la responsabilità della decisione definitiva, ma è apparso chiaro che quelli di centrodestra non hanno contraddetto l'operato di quello di centrosinistra così come quello di centrosinistra non ha messo in discussione quello del centrodestra.
Così come avviene per ogni colonizzazione, gli occupanti hanno fin dall'inizio provveduto a comprare il consenso alla loro invadente presenza. Infatti, dopo qualche iniziale titubanza, l'allora sindaco di centro-destra Hullweck, iniziò a sostenere che la nuova base sarebbe stato "un vantaggio economico per tutta la città" e "una prospettiva di ulteriore crescita, con volume di investimenti notevole", facendo intravedere che l'investimento di circa 400 milioni di euro avrebbe pure portato nuovi posti di lavoro, da aggiungersi ai circa 700 dipendenti civili presso l'esistente caserma Ederle. Un business che conquistò il favore unanime e trasversale del potere economico, da Zonin a Calearo. Inoltre, la stampa riferì di uno stanziamento di 40 milioni di euro al Comune di Vicenza da parte del governo Usa per realizzare collaterali opere di viabilità.
Ma anche, sul versante sinistro, gli Stati Uniti hanno assicurato gli appalti per la costruzione della base a due cooperative legate al centrosinistra e in particolare agli ex Ds: la Cmc di Ravenna e la Ccc di Bologna, note cooperative "rosse" con lunga esperienza in grandi opere.
Per coprire e tutelare questo intreccio di profitti e complicità, i partiti parlamentari hanno per anni cercato di disorientare il variegato movimento contro il Dal Molin, producendo sistematicamente disinformazione e disorientamento, nel tentativo indirizzare su un innocuo terreno fatto di richieste alle istituzioni, manovre politicanti e dissenso etico quello che era un rilevante potenziale d'opposizione sociale. Un'operazione a cui in molti, in buona o cattiva fede, si sono prestati, anche tra quanti si dichiaravano contrari alla base facendo di tutto per alimentare disarmanti illusioni, come l'iniziativa d'inviare tremila cartoline ad Obama affinché rinunciasse al Dal Molin. Lo stesso Obama che, appena eletto presidente, non ha tardato ad annunciare un'escalation bellica in Afghanistan.
Tra le innumerevoli dichiarazioni vale la pena riportarne alcune, a futura memoria.
Nel marzo 2003, all'inizio della guerra contro l'Irak, il premier Berlusconi assicurò formalmente il parlamento che l'impiego dei paracadutisti Usa partiti da Vicenza, via Aviano, escludeva "l'attacco diretto a obiettivi irakeni", sostenendo spudoratamente che sarebbero stati impegnati in "azioni umanitarie". A smentirlo fu lo stesso vicepresidente Dick Cheney, l'anno seguente, quando durante una visita a Vicenza, informò le truppe che quella missione era stato ufficialmente classificata come "azione di combattimento".
Il sottosegretario alla difesa del governo Prodi, Emidio Casula, ebbe invece ad affermare: "Non siamo favorevoli a una espansione delle basi Usa in città come Vicenza (…) la nostra politica estera ha basi decisamente diverse. Conosco molto bene le forze politiche dell'Unione per poter anticipare che non rientra nelle nostre idee un progetto come questo di Vicenza". Solo pochi mesi dopo, il 18 maggio 2007, Prodi scriveva a Bush: "desidero confermarTi la decisione del mio Governo di dare il proprio assenso all'allargamento della base USA di Vicenza, attraverso l'utilizzazione dell'aeroporto Dal Molin della stessa città".
Il sindaco Variati, del Pd, eletto anche grazie ai voti di tanti cittadini contrari alla Ederle 2 va invece ricordato per la seguente profezia, risalente al giugno 2008: "Vogliono decidere di imporre la nuova base militare al Dal Molin a suon di manganelli? Sarebbe meglio un po' di buonsenso, ma va bene: vedremo cosa succederà".
Cosa sta succedendo è ora davanti a tutti.

Karl Valentin


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