Umanità Nova, n.6 del 15 febbraio 2009, anno 89

L'altra Internet. Errare humanum est?


Il 31 gennaio scorso, per circa un’ora, i risultati forniti dal più noto e grande motore di ricerca della Rete sono stati tutti marcati come “potenzialmente pericolosi per il vostro computer”, una formula che Google usa per avvertire i suoi utenti che i link che vedono potrebbero portare ad un sito infettato da virus o da altro. La cosa ha suscitato un certo fermento, non solo su Internet, visto che il motore di ricerca è quotidianamente usato da milioni di persone anche solo per cercare la ricetta della torta della nonna.
Dopo un paio d’ore, quando tutto era già rientrato nella normalità, è arrivata la spiegazione ufficiale del problema: tutto sarebbe stato causato da un “errore umano” di uno degli operatori della società esterna che fornisce periodicamente a Google l’elenco dei siti “pericolosi”.
L’errata interpretazione di una semplice barra (/) avrebbe fatto etichettare come “potenzialmente pericolosi” tutti i siti elencati sulle pagine di risposta alla ricerca. Passano solo poche ore e arriva la smentita dell’organizzazione non-profit additata come colpevole, il che costringe la dirigenza di Google a modificare la loro versione dei fatti con una nuova che non tira più in ballo altri, ma che insiste sull’”errore umano”.
Un capro espiatorio che, anche nel mondo dell’informazione elettronica, viene spesso utilizzato per nascondere il fatto che pure un sistema famoso e di successo ha le sue inevitabili falle.
Questo episodio è un ottimo spunto per ricordare che i motori di ricerca (non solo Google) hanno assunto un ruolo importantissimo per tutti coloro che usano Internet e che quindi sarebbe opportuno conoscere, almeno in linea generale, se non il loro funzionamento, i loro limiti. Questo perché spesso si corre il rischio di considerare questi strumenti come degli infallibili oracoli moderni, piuttosto che come degli aiuti, che hanno i loro pregi e difetti.
Per prima cosa bisogna sapere che il funzionamento dei motori di ricerca è tenuto segreto, gli algoritmi che permettono di pescare dai miliardi di pagine archiviate i risultati che ci compaiono davanti sono a conoscenza solo di pochi addetti ai lavori.
In secondo luogo, va tenuto presente che tutte le ricerche che vengono fatte sono archiviate, per un tempo più o meno lungo, e utilizzate a fini commerciali e che l’ordine di comparsa degli indirizzi sulle pagine di risposta non è certamente casuale, ma risponde ad una logica sulla quale noi non abbiamo alcun controllo.
Inoltre ci sono dei modi sia per evitare che un motore di ricerca (o anche tutti) inserisca nel suo archivio l’indirizzo di un sito, sia per far comparire fra i primi risultati della ricerca una particolare pagina web piuttosto che un’altra. In altre parole i risultati delle ricerche non sono sicuramente completi né, tanto meno, neutrali.
Tutti gli strumenti, quando diventano un po’ troppo potenti ed importanti, come è nel caso di Google, diventano anche – per certi versi – altrettanto pericolosi. Affidarsi, anche solo per una ricerca sul web, esclusivamente ad uno strumento fuori dal nostro controllo significa rinunciare ad un parte delle nostre capacità critiche, delegandole a qualcun altro.

Pepsy

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