Il 31 gennaio scorso, per circa un’ora, i risultati forniti dal
più noto e grande motore di ricerca della Rete sono stati tutti
marcati come “potenzialmente pericolosi per il vostro computerâ€, una
formula che Google usa per avvertire i suoi utenti che i link che
vedono potrebbero portare ad un sito infettato da virus o da altro. La
cosa ha suscitato un certo fermento, non solo su Internet, visto che il
motore di ricerca è quotidianamente usato da milioni di persone
anche solo per cercare la ricetta della torta della nonna.
Dopo un paio d’ore, quando tutto era già rientrato nella
normalità, è arrivata la spiegazione ufficiale del
problema: tutto sarebbe stato causato da un “errore umano†di uno degli
operatori della società esterna che fornisce periodicamente a
Google l’elenco dei siti “pericolosiâ€.
L’errata interpretazione di una semplice barra (/) avrebbe fatto
etichettare come “potenzialmente pericolosi†tutti i siti elencati
sulle pagine di risposta alla ricerca. Passano solo poche ore e arriva
la smentita dell’organizzazione non-profit additata come colpevole, il
che costringe la dirigenza di Google a modificare la loro versione dei
fatti con una nuova che non tira più in ballo altri, ma che
insiste sull’â€errore umanoâ€.
Un capro espiatorio che, anche nel mondo dell’informazione elettronica,
viene spesso utilizzato per nascondere il fatto che pure un sistema
famoso e di successo ha le sue inevitabili falle.
Questo episodio è un ottimo spunto per ricordare che i motori di
ricerca (non solo Google) hanno assunto un ruolo importantissimo per
tutti coloro che usano Internet e che quindi sarebbe opportuno
conoscere, almeno in linea generale, se non il loro funzionamento, i
loro limiti. Questo perché spesso si corre il rischio di
considerare questi strumenti come degli infallibili oracoli moderni,
piuttosto che come degli aiuti, che hanno i loro pregi e difetti.
Per prima cosa bisogna sapere che il funzionamento dei motori di
ricerca è tenuto segreto, gli algoritmi che permettono di
pescare dai miliardi di pagine archiviate i risultati che ci compaiono
davanti sono a conoscenza solo di pochi addetti ai lavori.
In secondo luogo, va tenuto presente che tutte le ricerche che vengono
fatte sono archiviate, per un tempo più o meno lungo, e
utilizzate a fini commerciali e che l’ordine di comparsa degli
indirizzi sulle pagine di risposta non è certamente casuale, ma
risponde ad una logica sulla quale noi non abbiamo alcun controllo.
Inoltre ci sono dei modi sia per evitare che un motore di ricerca (o
anche tutti) inserisca nel suo archivio l’indirizzo di un sito, sia per
far comparire fra i primi risultati della ricerca una particolare
pagina web piuttosto che un’altra. In altre parole i risultati delle
ricerche non sono sicuramente completi né, tanto meno, neutrali.
Tutti gli strumenti, quando diventano un po’ troppo potenti ed
importanti, come è nel caso di Google, diventano anche – per
certi versi – altrettanto pericolosi. Affidarsi, anche solo per una
ricerca sul web, esclusivamente ad uno strumento fuori dal nostro
controllo significa rinunciare ad un parte delle nostre capacità
critiche, delegandole a qualcun altro.
Pepsy