Il 27 novembre dell'anno scorso, tre militanti operai dello Stato di
Aragua in Venezuela sono stati vigliaccamente assassinati. Non è
questo un caso isolato.
In Venezuela tra l'ottobre del 2006 ed il settembre del 2008 sono stati
registrati ben 77 casi di sindacalisti assassinati. Questi crimini
hanno avuto come vittime militanti legati ai settori della costruzione
e del petrolio e hanno avuto origine, nella loro quasi totalità,
nella lotta per il 'controllo' del rispettivo settore, che in grosse
percentuali (75 per cento nel caso della costruzione) è nelle
mani del sindacato, per cui chi ne 'governa' la direzione ne ricava i
benefici legati alla vendita dei posti di lavoro. E' da sottolineare
che in questa lotta per il controllo dell'apparato non vi è
alcuna differenza politica perché tutti i contendenti sono
'interni' alle istituzioni.
Il risultato è che, dopo la Colombia, il Venezuela è il
paese al mondo dove l'attività sindacale si presenta come la
più pericolosa. E non è neanche un caso che, come
denunciano a Caracas gli organismi di difesa dei diritti umani, su i 52
più recenti casi di assassinio di sindacalisti solo 3 sono stati
risolti con la condanna per i colpevoli.
Le centrali sindacali, da parte loro, tacciono; sia che siano di
opposizione, come la CTV, o affini al governo, come la UNT o la FSBT,
non hanno dato vita ad alcuna campagna, ad alcuna denuncia pubblica di
queste atrocità. In quanto ai settori legati allo 'chavismo',
cioè al presidente Chàvez, essi liquidano la scomoda
faccenda attribuendone la responsabilità ai complotti
dell'imperialismo alleato ai padroni autoctoni, dimenticando la
realtà che fa dei settori della costruzione e del petrolio
quelli più connessi con l'apparato statale, sia in rapporto
diretto che indiretto. Per quanto riguarda poi il governo esso ha dato
la classica risposta di facciata, promuovendo nel 2007 un Tavolo di
alto livello contro la violenza sindacale, che si è prontamente
arenato nel nulla.
Nel caso specifico dei tre sindacalisti assassinati, Richard Gallardo,
Luis Hernàndez e Carlos Requena, si è trattato
chiaramente di un omicidio politico. I tre erano militanti di un gruppo
trozkista che ha alcuni punti di forza nella zona; per esempio
Hernàndez era segretario generale del sindacato nello
stabilimento della Pepsi di Villa de Cura, eletto dai suoi compagni con
3.816 voti. Le circostanze nelle quali è avvenuto il massacro
rendono chiaro che siamo di fronte ad una progressione nell'uso dei
sistemi criminali nella lotta sindacale. I familiari e i compagni dei
tre, fin dal primo momento, hanno accusato burocrati di apparato e
leader politici vicini all'ufficialità chavista di esserne i
mandanti. E con evidenti ragioni: da tre anni il gruppo di appartenenza
dei tre ha sviluppato una critica politica che li ha distanziati dallo
chavismo il che, unito alle denunce e alle azioni contro la mafia
dominante nella regione, li ha posti nel mirino dei potentati locali.
Chavez ha tentato di dirottare le responsabilità dell'omicidio
verso indefinite imprese straniere e verso misteriose formazioni
paramilitari, giocando sul fatto che i tre assassinati avevano portato,
poco prima, la loro solidarietà ai lavoratori di un'impresa di
proprietà colombiana.
Questa versione è stata poi modificata allorquando il ministro
dell'Interno ha annunciato la cattura dell'autore materiale
dell'omicidio, sostenendo che la causa del tragico fatto risiedeva
nella lotta per il controllo del contratto collettivo dell'industria
delle gassose. Una versione che ha indignato i molti che si erano
mobilitati contro questo episodio di gangsterismo: inaccettabile
mistificare il significato di un omicidio politico ridotto ad un
aggiustamento di conti, ma anche trovare un capro espiatorio in un
lavoratore della Pepsi che, secondo diversi testimoni, era al suo posto
di lavoro al momento del massacro. Per chiudere loro definitivamente la
bocca il nuovo governatore chavista di Aragua ha dichiarato che non
avrebbe più permesso proteste intorno alla versione ufficiale
dei fatti, in quanto aveva informazioni precise che tale proteste erano
funzionali ad un piano di destabilizzazione del regime. Ciliegina sulla
torta: una nuova Commissione d'inchiesta è stata
istituzionalmente insediata.
"In rivoluzione, i sindacati debbono sparire. I sindacati nacquero con
lo stesso veleno dell'autonomia. I sindacati non possono essere
autonomi, dobbiamo finirla con questo."
Hugo Chàvez (dal discorso tenuto in occasione del lancio del PSUV, Caracas, 24 marzo 2007).
M.V.
liberamente tratto da "El libertario" di Caracas.