Umanità Nova, n.6 del 15 febbraio 2009, anno 89

Il futurismo anarchico


In attesa di leggere con ApARTe una sintesi sul movimento che nella sua prima espressione attirò l'attenzione e coinvolse un discreto numero di anarchici e libertari, e per sgombrare il campo da molti equivoci che ancora ruotano attorno al Futurismo, mi preme, ancorché stringatamente, tratteggiare l'effettiva qualità e adesione a tale movimento, onde evitare facili equazioni.
Il Futurismo nasce nel 1909, prima quindi della Guerra Mondiale e molto lontano dal fascismo nel quale forzosamente sarà condotto. All'inizio del Novecento il movimento anarchico, accoglieva numerosi nietzschiani e stirneriani che sentirono attrazione, ricambiata, verso il Futurismo.
Probabilmente la lotta al passatismo (…), l'impatto eversore, l'amore per la violenza, il disgusto per il parlamentarismo, inducono i futuristi a cercare convergenze con l'anarchismo (Masini), ed il pensiero di Nietzsche e Stirner facilitò l'incontro ormai noto come anarco-futurismo. L'adesione anarchica al futurismo fu caratterizzata dal rifiuto del marinettismo, mentre Marinetti cercava contatti proprio in campo anarchico. Ad esempio, nel processo a carico di Governato ('24), esprime solidarietà come aveva già fatto verso Malatesta ('20), a nome di tutti i futuristi.
In precedenza, prima della Guerra, e come è ampiamente noto, fin dal Manifesto di fondazione, la specifica richiesta di contatti e rapporti con l'anarchismo viene praticata abbondantemente (Lucini, Carrà, Buzzi, Ceccardi), e poesia, pittura, letteratura, verso libero, legano persone a luoghi e testate. Il collante maggiore, al di là delle diverse metodiche espressive (poesia, pittura ecc.), continua ad essere costituito dalle correnti filosofiche individualiste.
La nascita del cosiddetto anarco-individualismo, si ha nel periodo in cui esce «Vir» (1907) e interessa ampi strati di intellettuali che civetteranno con esso, primo fra tutti Giovanni Papini. Il fermento pre-futurista semina nel biennio che precede la fondazione ufficiale e raccoglie i frutti fra '09 e '23.
Boccioni, pervaso da fermenti anarchici è il continuatore dell'opera simbolista di Munch e divisionista di Pellizza Da Volpedo così come il simbolismo di Marinetti del Roi Bombance fa breccia nell'ambiente socialista e anarchico.
Carrà, anarchico e futurista, illustrerà una quantità di testate di movimento. Da la «Sciarpa Nera» a «La Rivolta» a «La Barricata» ed altre. Incontri fra anarchici e futuristi avvengono su «Vir» (Monanni, S. Benelli, Papini), «Poesia» (Lucini, Buzzi), «La Folla» (Valera, Papini, Prezzolini, Provinciali, Corridoni), «Quartiere Latino» (Ugo Tommei, Lucini), «Apua Giovane» (Ceccardi e, attraverso il Manifesto  apuano:  Viani, Papini, Lucini), «La Donna Libertaria» (Giglioli). Poesia sociale anarco-futurista è ben visibile in Buzzi, Cavacchioli, Cardile.
Per far chiarezza e puntualizzare posizioni, sarà determinante il manifesto Anarchia e Futurismo pubblicato su «La Barricata» (Carrà, Rafanelli) di Parma del 1912, da parte di Provinciali. «La Barricata», sarà lo strumento attraverso il quale si determinerà lo specifico significato del futurismo anarchico, sia attraverso il citato manifesto, sia in maniera militante, fra il folto gruppo di universitari futuristi di sinistra del parmense, mentre «Demolizione» (Milano,1910) del discusso Dinale, costituisce un altro tassello di questo mosaico (Marinetti, Buzzi, Lucini, Belli). Notizie, attenzione e disponibilità verso gli anarco-futuristi, si hanno anche su «Rovente» di Illari e Soggetti a Pavia e su «La Testa di Ferro» di Mario Carli a Fiume (Novatore e Tintino Rasi), mentre «La Tempra» di Pistoia, già nella 'Dichiarazione', esprime l'interesse per il futurismo militante. Tratta quindi di Papini, Russolo, Magri, Lucini, Tommei, Buzzi. Anche Attilio Vella, pittore, coniuga futurismo e anarchismo così come l'anarchico Cesare Cavanna, sarà amato tipografo futurista.
L'eversione linguistica sarà altro elemento comune, la parola che si fa azione come in Bellezza e necessità della violenza di Marinetti, non a caso verrà introdotta nella Parma di Provinciali e degli studenti di sinistra del locale Circolo Libertario di Studi Sociali nel 1911. Buzzi, Cavacchioli, Cangiullo, usano tale strumento con Il canto dei reclusi (Buzzi), 7 Scaricatori di carbone (Cavacchioli) e Monumento alla fiamma (Cangiullo). Stessi temi e tecniche su «La Folla», «Il Proletario Anarchico», «Iconoclasta!», «Fede», «Vita», «Il Proletario», «Vertice» ecc.
E' talmente evidente il rapporto diretto fra futurismo e anarchismo, che gli storici devono aver sudato molte camicie per occultarlo per così tanti decenni. Ricordiamo, per terminare, che Marinetti, nella prefazione a Revolverate di Lucini, riconosce in lui l'inventore del verso libero.
Insomma futuristi e anarchici davvero molto spesso insieme! Notevoli sono le sperimentazioni in tipografia e sui testi teatrali da parte di Virgilio Gozzoli con una serie di numeri unici creati a Pistoia dal 1911 al 1915. Così come Parole in libertà, e tavole parolibere, oltreché in alcune testate di Gozzoli, si trovano in Buzzi su «L'Italia Futurista» ed in Cantarelli e Jannelli su «La Folgore Futurista».
La presa di distanze da Marinetti e dai suoi programmi politici aumenta nel dopoguerra, quando, come nel caso di Pietro Illari e Vinicio Paladini, si insorgerà contro il Programma Politico del 1923. Da Lucini a Paladini, quindi, gran parte della sinistra libertaria prende le distanze dal futurismo ufficiale, mentre altri, come il gruppo di La Spezia (Ferrari, Rasi, Governato) e Provinciali, percorreranno un futurismo spesso parallelo, ma senza collusioni con Marinetti né tantomeno col fascismo. Il futurismo nasce anarchico, libero, creatore. Quando muterà pelle, gli anarchici lo abbandoneranno.

Alberto Ciampi

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