In attesa di leggere con ApARTe una sintesi sul movimento che nella
sua prima espressione attirò l'attenzione e coinvolse un
discreto numero di anarchici e libertari, e per sgombrare il campo da
molti equivoci che ancora ruotano attorno al Futurismo, mi preme,
ancorché stringatamente, tratteggiare l'effettiva qualità
e adesione a tale movimento, onde evitare facili equazioni.
Il Futurismo nasce nel 1909, prima quindi della Guerra Mondiale e molto
lontano dal fascismo nel quale forzosamente sarà condotto.
All'inizio del Novecento il movimento anarchico, accoglieva numerosi
nietzschiani e stirneriani che sentirono attrazione, ricambiata, verso
il Futurismo.
Probabilmente la lotta al passatismo (…), l'impatto eversore, l'amore
per la violenza, il disgusto per il parlamentarismo, inducono i
futuristi a cercare convergenze con l'anarchismo (Masini), ed il
pensiero di Nietzsche e Stirner facilitò l'incontro ormai noto
come anarco-futurismo. L'adesione anarchica al futurismo fu
caratterizzata dal rifiuto del marinettismo, mentre Marinetti cercava
contatti proprio in campo anarchico. Ad esempio, nel processo a carico
di Governato ('24), esprime solidarietà come aveva già
fatto verso Malatesta ('20), a nome di tutti i futuristi.
In precedenza, prima della Guerra, e come è ampiamente noto, fin
dal Manifesto di fondazione, la specifica richiesta di contatti e
rapporti con l'anarchismo viene praticata abbondantemente (Lucini,
Carrà, Buzzi, Ceccardi), e poesia, pittura, letteratura, verso
libero, legano persone a luoghi e testate. Il collante maggiore, al di
là delle diverse metodiche espressive (poesia, pittura ecc.),
continua ad essere costituito dalle correnti filosofiche individualiste.
La nascita del cosiddetto anarco-individualismo, si ha nel periodo in
cui esce «Vir» (1907) e interessa ampi strati di
intellettuali che civetteranno con esso, primo fra tutti Giovanni
Papini. Il fermento pre-futurista semina nel biennio che precede la
fondazione ufficiale e raccoglie i frutti fra '09 e '23.
Boccioni, pervaso da fermenti anarchici è il continuatore
dell'opera simbolista di Munch e divisionista di Pellizza Da Volpedo
così come il simbolismo di Marinetti del Roi Bombance fa breccia
nell'ambiente socialista e anarchico.
Carrà, anarchico e futurista, illustrerà una
quantità di testate di movimento. Da la «Sciarpa
Nera» a «La Rivolta» a «La Barricata» ed
altre. Incontri fra anarchici e futuristi avvengono su
«Vir» (Monanni, S. Benelli, Papini), «Poesia»
(Lucini, Buzzi), «La Folla» (Valera, Papini, Prezzolini,
Provinciali, Corridoni), «Quartiere Latino» (Ugo Tommei,
Lucini), «Apua Giovane» (Ceccardi e, attraverso il
Manifesto apuano: Viani, Papini, Lucini), «La Donna
Libertaria» (Giglioli). Poesia sociale anarco-futurista è
ben visibile in Buzzi, Cavacchioli, Cardile.
Per far chiarezza e puntualizzare posizioni, sarà determinante
il manifesto Anarchia e Futurismo pubblicato su «La
Barricata» (Carrà, Rafanelli) di Parma del 1912, da parte
di Provinciali. «La Barricata», sarà lo strumento
attraverso il quale si determinerà lo specifico significato del
futurismo anarchico, sia attraverso il citato manifesto, sia in maniera
militante, fra il folto gruppo di universitari futuristi di sinistra
del parmense, mentre «Demolizione» (Milano,1910) del
discusso Dinale, costituisce un altro tassello di questo mosaico
(Marinetti, Buzzi, Lucini, Belli). Notizie, attenzione e
disponibilità verso gli anarco-futuristi, si hanno anche su
«Rovente» di Illari e Soggetti a Pavia e su «La Testa
di Ferro» di Mario Carli a Fiume (Novatore e Tintino Rasi),
mentre «La Tempra» di Pistoia, già nella
'Dichiarazione', esprime l'interesse per il futurismo militante. Tratta
quindi di Papini, Russolo, Magri, Lucini, Tommei, Buzzi. Anche Attilio
Vella, pittore, coniuga futurismo e anarchismo così come
l'anarchico Cesare Cavanna, sarà amato tipografo futurista.
L'eversione linguistica sarà altro elemento comune, la parola
che si fa azione come in Bellezza e necessità della violenza di
Marinetti, non a caso verrà introdotta nella Parma di
Provinciali e degli studenti di sinistra del locale Circolo Libertario
di Studi Sociali nel 1911. Buzzi, Cavacchioli, Cangiullo, usano tale
strumento con Il canto dei reclusi (Buzzi), 7 Scaricatori di carbone
(Cavacchioli) e Monumento alla fiamma (Cangiullo). Stessi temi e
tecniche su «La Folla», «Il Proletario
Anarchico», «Iconoclasta!», «Fede»,
«Vita», «Il Proletario», «Vertice»
ecc.
E' talmente evidente il rapporto diretto fra futurismo e anarchismo,
che gli storici devono aver sudato molte camicie per occultarlo per
così tanti decenni. Ricordiamo, per terminare, che Marinetti,
nella prefazione a Revolverate di Lucini, riconosce in lui l'inventore
del verso libero.
Insomma futuristi e anarchici davvero molto spesso insieme! Notevoli
sono le sperimentazioni in tipografia e sui testi teatrali da parte di
Virgilio Gozzoli con una serie di numeri unici creati a Pistoia dal
1911 al 1915. Così come Parole in libertà, e tavole
parolibere, oltreché in alcune testate di Gozzoli, si trovano in
Buzzi su «L'Italia Futurista» ed in Cantarelli e Jannelli
su «La Folgore Futurista».
La presa di distanze da Marinetti e dai suoi programmi politici aumenta
nel dopoguerra, quando, come nel caso di Pietro Illari e Vinicio
Paladini, si insorgerà contro il Programma Politico del 1923. Da
Lucini a Paladini, quindi, gran parte della sinistra libertaria prende
le distanze dal futurismo ufficiale, mentre altri, come il gruppo di La
Spezia (Ferrari, Rasi, Governato) e Provinciali, percorreranno un
futurismo spesso parallelo, ma senza collusioni con Marinetti né
tantomeno col fascismo. Il futurismo nasce anarchico, libero, creatore.
Quando muterà pelle, gli anarchici lo abbandoneranno.
Alberto Ciampi