A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
La Waterford Crystal, i cui impianti si trovano a Kilbarry nella
Contea irlandese di Waterford, vantava una fama a livello mondiale
quale produttrice di preziose cristallerie addirittura sin dal 1783. Ma
dopo essere passata attraverso mani e vicissitudini diverse, ha
definitivamente chiuso i battenti il 30 gennaio scorso, strangolata
dalla competizione con i produttori asiatici e dalla crisi economica.
Immediata la risposta di centinaia di lavoratori che, in un'Irlanda la
cui economia già versa in serie condizioni di salute, hanno
immediatamente risposto all'appello dei sindacati locali che chiamavano
all'occupazione degli impianti, avvenuta nottetempo e nonostante
l'opposizione del servizio di sicurezza privato, con il quale sono
scoppiate alcune scazzottate.
Mentre il governo invita a mantenere la calma nell'attesa che nuovi
investitori si facciano avanti per rilevare l'azienda, l'occupazione
prosegue tra l'ira degli occupanti: "siamo inferociti, qui la gente
sente di essere stata tradita", dato che si va incontro, nel migliore
dei casi, al dimezzamento dei dipendenti in un'area dove l'occupazione
già langue.
Ennesimo episodio di deindustrializzazione nella verde terra di Padania.
Alla ripresa delle attività dopo le feste natalizie il consiglio
di amministrazione della tintoria Cromos Srl di Cerro Maggiore (Mi) ha
comunicato ai rappresentanti sindacali che l'azienda non avrebbe
riaperto i battenti causa cessata attività. Sbigottiti sono
rimasti i lavoratori, dato che l'azienda già nel 2007 aveva
subito una pesante ristrutturazione che aveva ridotto il personale da
150 a 90 dipendenti; inoltre, una speranza nella prosecuzione
dell'attività era stata fornita proprio dalla nuova
proprietà che da 18 mesi aveva preso in mano le redini
dell'azienda.
"Siamo all'oscuro di tutto, non ci è ancora arrivata la paga di
dicembre e non sappiamo cosa sarà di noi. Il colmo è che
di lavoro ce ne sarebbe ancora; abbiamo nei magazzini almeno 80
tonnellate di materiale grezzo da finire".
Anche una delegazione di lavoratori della Cromos che si era recata
presso gli uffici amministrativi della società è dovuta
tornare indietro a mani vuote in quanto la proprietà non si
è nemmeno degnata di riceverla.
Prosegue nel frattempo l'occupazione dell'azienda intrapresa dai dipendenti sin dalle prime voci di chiusura.
Tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004 molti di noi guardarono con
grande rispetto e ammirazione ai lavoratori dell'Atm (l'azienda di
trasporti milanese) che, nei cinque giorni di sciopero indetti nel
trasporto pubblico, in ogni occasione si astennero dal lavoro per
l'intera giornata, violando così il rispetto delle cosiddette
"fasce protette", previste dal regolamento sullo sciopero.
In quei giorni Milano fu letteralmente paralizzata e l'impatto di
quello sciopero sulla pubblica opinione enorme. Nei mesi e negli anni
successivi la reazione dell'Atm fu molto pesante con oltre 4000 denunce
per interruzione di pubblico servizio. Non sempre, però, allo
stato e ai padroni le cose riescono perfettamente. In questo caso, ad
esempio, di fronte alla richiesta di condanna del Pm (15 giorni di
reclusione convertiti in 720 euro), il tribunale ha decretato che non
si tratta di reato penale, ma solo di illecito amministrativo. Al di
là delle motivazioni del giudice (non certo un sostegno alla
lotta quanto un cavillo giuridico) una bella notizia per quei
lavoratori coraggiosi e determinati.
Una forma di lotta da ritentare...alla prossima occasione.
Carlo Caron, lavoratore presso la Marcegaglia Buildtech di Milano,
dopo nove mesi di contratto interinale con la promessa di una sicura
assunzione a tempo indeterminato, si è visto interrompere
all'improvviso il rapporto di lavoro, senza un valido motivo.
L'azienda non ha inteso dare ascolto né alle richieste della
RSU, né alla volontà esplicita espressa dai lavoratori
nella propria assemblea. A distanza di un anno, la sentenza del
magistrato disponeva il reintegro del lavoratore, con contratto a tempo
indeterminato e il pagamento di tutte le mensilità arretrate.
L'azienda ha provato ugualmente a lasciarlo fuori offrendogli dei
soldi, ricevendo un netto rifiuto. Ma l'azienda non si è arresa
a questa sconfitta e ha giocato la carta del trasferimento del
lavoratore presso lo stabilimento di Gaffignana. I legali di Carron
hanno immediatamente fatto ricorso contro il ricattatorio
trasferimento, e, cosa importante, i lavoratori sono scesi in lotta
solidali.
E' stato effettuato un'ora di sciopero articolato durante l'intera
giornata del 3 febbraio, con presidio ai cancelli della azienda,
affinché anche la Marcegaglia Buildtech rispetti i diritti dei
lavoratori.
La scorsa settimana l'Inghilterra è stata attraversata da
un'ondata di scioperi spontanei in 20 stabilimenti, con migliaia di
lavoratori che hanno sfidato le leggi antisindacali.
Il governo ne è stato scosso, preoccupato dell'allargarsi di questa forma di protesta.
"Lo sciopero non è contro i lavoratori stranieri come è
stato riportato dalla stampa e dai media" scrivono in un volantino il
Comitato di Sciopero Improvviso LOR. "Lottiamo per difendere il lavoro
e fermare le gare al ribasso". Quelle delle "gare al ribasso" è
un sistema normalmente utilizzato negli appalti in Italia, e in Europa,
per aumentare sempre maggiormente i livelli di sfruttamento. Continua
ancora il volantino: "Il padronato, i banchieri e il governo ci hanno
messo nei guai dal punto di vista economico. Adesso vogliono che
paghiamo noi la crisi, attaccando il nostro lavoro, i salari e le
condizioni lavorative. Non se ne parla neanche!...Scioperiamo contro i
padroni, come quelli di Alstom e Irem, che rifiutano di assumere i
lavoratori locali. Facciamo sciopero contro le leggi europee, che
favoriscono il padronato e contro le decisioni giudiziari che rendono
legale lo sfruttamento della manodopera a basso costo per massimizzare
i profitti dei padroni".
Il comunicato del Comitato inizia con un "Appello ai lavoratori
italiani: partecipate al nostro sciopero per salari e lavoro a
condizioni sindacali".
Va anche rimarcato che al momento la vertenza si è conclusa con
un accordo che prevede l'assunzione di un centinaio di lavoratori
locali.
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