Umanità Nova, n.7 del 22 febbraio 2009, anno 89

Ecstasy da cavalli


Il professor David Nutt, capo dell'Advisory council on the misuse of drugs (ACMD) che riunisce esperti e consulenti sulle droghe del governo britannico, ha pubblicato un articolo sull'ultimo numero del Journal of Psychopharmacology, in cui a messo ha confronto i danni causati dall'ecstasy con quelli... dell'equitazione. Secondo i dati raccolti da Nutt, andare a cavallo causa ogni anno 10 morti e piu' di 100 feriti gravi (molti dei quali con invalidità permanenti) sulle strade. I decessi causati dall'ecstasy, fa notare il professore, sono stati invece una trentina negli ultimi 20 anni.
L'articolo di Nutt in Italia è stato citato solo da Indymedia e da altri siti di controinformazione, ma in Gran Bretagna ha suscitato un ampio dibattito, anche perché proprio nelle prossime settimane l'ACMD sara' chiamato a ad esprimersi sull'eventuale declassamento dell'ecstasy da droga di classe A a sostanza stupefacente di livello B, quindi comunque proibita, ma meno sanzionata di eroina e cocaina. Se l'ACDM ha subito preso le distanze da Nutt, chiarendo che la posizione del professore è personale e non rappresenta l'intero gruppo, molti altri studiosi hanno invece apprezzato la sua ricerca. Secondo lo psichiatra Kenneth Drake, "lo studio di Nutt è l'ennesima dimostrazione di quanto siano enfatizzati i danni delle droghe illegali (...) usare sostanze come l'MDMA può essere certamente pericoloso, ma sono pericolose anche molte altre attività umane che non sono proibite dalla legge". Drake ha anche sottolineato che "le leggi contro le droghe aumentano il danno", favorendo la circolazione di sostanze impure e tagliate con sostanze tossiche e l'esistenza di un mercato nero controllato dalla criminalità organizzata.
Il proibizionismo sulle droghe è un mostro che ha prodotto solo morte, sofferenza ed emarginazione, ma che continua a tenersi in piedi grazie al lavoro di un immenso apparato di propaganda e disinformazione. Una prova di quanto possa essere potente questa macchina l'abbiamo avuta in questi ultimi mesi in Italia con la campagna sugli incidenti stradali. Il Governo Berlusconi (che nella sua prima minifinanziaria del maggio scorso ha ridotto dell'80% i fondi destinati alla messa in sicurezza delle strade italiane ed ha azzerato del tutto quelli per piste ciclabili ed aree pedonali) ha inasprito enormemente le pene per chi è sorpreso alla guida di un veicolo sotto l'effetto di alcool o di droghe proibite, sostenendo che più di metà degli incidenti sono causati "da ubriachi e da drogati". In realtà, secondo l'ultimo Annuario Istat (che utilizza come fonte le ricerche della Polizia Stradale) in meno del 5% dei casi "le condizioni psicofisiche del conducente dovute ad abuso di alcol e droghe" sono uno dei fattori che determina un incidente, mentre tra la cause più frequenti ci sono invece l'alta velocità dei veicoli, il loro peso e il cattivo stato delle strade.
Tra i giornali e le televisioni (che devono gran parte parte dei loro introiti pubblicitari alle reclame di macchine iperveloci e iperpesanti), però, trova subito una facile sponda la campagna di disinformazione ed ecco che appena il malcapitato responsabile di un incidente risulta positivo ai test antialcool e antidroga diventa un caso nazionale. Ogni giorno decine di persone muoiono in incidenti stradali, ma le vittime hanno l'onore delle prime pagine, magari accompagnate dalle dichiarazioni del Bugiardo Professionista Carlo Giovanardi (il macabro gerarca fascista attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, Droga e Servizio civile). In pochi mesi così sono state denunciate centinaia di persone, sono state ritirate migliaia di patenti e sono stati confiscati (cioè rubati legalmente dallo Stato) centinaia di veicoli.
La letteratura scientifica è piena di falsi positivi e falsi negativi che inficiano la validità degli alcoltest, la quasi totalità dei positivi ai narcotest sono in realtà positivi solo alla cannabis (che può essere rilevata nelle urine anche 50-60 giorni dopo l'ultima assunzione e di cui decine di studi dagli anni '40 in poi hanno dimostrato che non ha effetti negativi sulla guida). Gli stessi esperti concordano sul fatto che per vedere se uno è in grado di stare alla guida erano sicuramente più indicativi i vecchi test sui riflessi che venivano effettuati un tempo e che accertavano la prontezza mentale dei guidatori (mentre gli alcoltest e i narcotest rilevano solo la presenza di sostanze chimiche in un campione) Nessuno, però, protesta, il lavaggio del cervello dei media di regime ha funzionato e tutti sembrano contenti di sapere che le strade sono piene di sbirri che possono rovinarti la vita se solo hai bevuto un bicchierino di troppo o ti sei fumato una canna qualche settimana prima.
Un paio d'anni fa l'allora Ministro degli Interni Amato rivelò che solo dal 1991 alla fine del 2005 più di 600mila cittadini italiani erano stati segnalati alle prefetture e sottoposti a sanzioni amministrative (ritiro della patente, del passaporto etc) per la semplice "detenzione" di sostanze proibite.
Erano le cifre di una vera e propria persecuzione di massa, ma a parte questo nostro piccolo giornale e pochi altri non si scandalizzò nessuno.
Oggi, a tre anni dall'approvazione della Legge Fini (la sola in Europa che, in barba ad ogni logica, mette sullo stesso piano droghe leggere e droghe pesanti e che ha prodotto come unico risultato che le piazze della Penisola sono invase di cocaina ed eroina a prezzi bassissimi) le sole voci che si sentono sulle droghe sono quelle del Bugiardo Professionista Giovanardi e dei suoi tristi accoliti. In questo clima, tra qualche settimana avrà luogo a Trieste – presumibilmente dal 12 al 14 marzo – la prossima 'Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze'. La parola d'ordine del Governo Berlusconi in quell'occasione sarà molto semplice, "sempre più proibizionismo" (magari con l'introduzione obbligatoria dei cosiddetti "narcotest professionali" che negli ultimi anni negli USA hanno causato il licenziamento di milioni di lavoratori). Sarebbe bene che si riuscisse a risentire anche la voce di chi non si è arreso alle sadiche strategie di "aumento del danno" del proibizionismo.

robertino

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