Il professor David Nutt, capo dell'Advisory council on the misuse of
drugs (ACMD) che riunisce esperti e consulenti sulle droghe del governo
britannico, ha pubblicato un articolo sull'ultimo numero del Journal of
Psychopharmacology, in cui a messo ha confronto i danni causati
dall'ecstasy con quelli... dell'equitazione. Secondo i dati raccolti da
Nutt, andare a cavallo causa ogni anno 10 morti e piu' di 100 feriti
gravi (molti dei quali con invalidità permanenti) sulle strade.
I decessi causati dall'ecstasy, fa notare il professore, sono stati
invece una trentina negli ultimi 20 anni.
L'articolo di Nutt in Italia è stato citato solo da Indymedia e
da altri siti di controinformazione, ma in Gran Bretagna ha suscitato
un ampio dibattito, anche perché proprio nelle prossime
settimane l'ACMD sara' chiamato a ad esprimersi sull'eventuale
declassamento dell'ecstasy da droga di classe A a sostanza stupefacente
di livello B, quindi comunque proibita, ma meno sanzionata di eroina e
cocaina. Se l'ACDM ha subito preso le distanze da Nutt, chiarendo che
la posizione del professore è personale e non rappresenta
l'intero gruppo, molti altri studiosi hanno invece apprezzato la sua
ricerca. Secondo lo psichiatra Kenneth Drake, "lo studio di Nutt
è l'ennesima dimostrazione di quanto siano enfatizzati i danni
delle droghe illegali (...) usare sostanze come l'MDMA può
essere certamente pericoloso, ma sono pericolose anche molte altre
attività umane che non sono proibite dalla legge". Drake ha
anche sottolineato che "le leggi contro le droghe aumentano il danno",
favorendo la circolazione di sostanze impure e tagliate con sostanze
tossiche e l'esistenza di un mercato nero controllato dalla
criminalità organizzata.
Il proibizionismo sulle droghe è un mostro che ha prodotto solo
morte, sofferenza ed emarginazione, ma che continua a tenersi in piedi
grazie al lavoro di un immenso apparato di propaganda e
disinformazione. Una prova di quanto possa essere potente questa
macchina l'abbiamo avuta in questi ultimi mesi in Italia con la
campagna sugli incidenti stradali. Il Governo Berlusconi (che nella sua
prima minifinanziaria del maggio scorso ha ridotto dell'80% i fondi
destinati alla messa in sicurezza delle strade italiane ed ha azzerato
del tutto quelli per piste ciclabili ed aree pedonali) ha inasprito
enormemente le pene per chi è sorpreso alla guida di un veicolo
sotto l'effetto di alcool o di droghe proibite, sostenendo che
più di metà degli incidenti sono causati "da ubriachi e
da drogati". In realtà, secondo l'ultimo Annuario Istat (che
utilizza come fonte le ricerche della Polizia Stradale) in meno del 5%
dei casi "le condizioni psicofisiche del conducente dovute ad abuso di
alcol e droghe" sono uno dei fattori che determina un incidente, mentre
tra la cause più frequenti ci sono invece l'alta velocità
dei veicoli, il loro peso e il cattivo stato delle strade.
Tra i giornali e le televisioni (che devono gran parte parte dei loro
introiti pubblicitari alle reclame di macchine iperveloci e
iperpesanti), però, trova subito una facile sponda la campagna
di disinformazione ed ecco che appena il malcapitato responsabile di un
incidente risulta positivo ai test antialcool e antidroga diventa un
caso nazionale. Ogni giorno decine di persone muoiono in incidenti
stradali, ma le vittime hanno l'onore delle prime pagine, magari
accompagnate dalle dichiarazioni del Bugiardo Professionista Carlo
Giovanardi (il macabro gerarca fascista attuale sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, Droga e Servizio
civile). In pochi mesi così sono state denunciate centinaia di
persone, sono state ritirate migliaia di patenti e sono stati
confiscati (cioè rubati legalmente dallo Stato) centinaia di
veicoli.
La letteratura scientifica è piena di falsi positivi e falsi
negativi che inficiano la validità degli alcoltest, la quasi
totalità dei positivi ai narcotest sono in realtà
positivi solo alla cannabis (che può essere rilevata nelle urine
anche 50-60 giorni dopo l'ultima assunzione e di cui decine di studi
dagli anni '40 in poi hanno dimostrato che non ha effetti negativi
sulla guida). Gli stessi esperti concordano sul fatto che per vedere se
uno è in grado di stare alla guida erano sicuramente più
indicativi i vecchi test sui riflessi che venivano effettuati un tempo
e che accertavano la prontezza mentale dei guidatori (mentre gli
alcoltest e i narcotest rilevano solo la presenza di sostanze chimiche
in un campione) Nessuno, però, protesta, il lavaggio del
cervello dei media di regime ha funzionato e tutti sembrano contenti di
sapere che le strade sono piene di sbirri che possono rovinarti la vita
se solo hai bevuto un bicchierino di troppo o ti sei fumato una canna
qualche settimana prima.
Un paio d'anni fa l'allora Ministro degli Interni Amato rivelò
che solo dal 1991 alla fine del 2005 più di 600mila cittadini
italiani erano stati segnalati alle prefetture e sottoposti a sanzioni
amministrative (ritiro della patente, del passaporto etc) per la
semplice "detenzione" di sostanze proibite.
Erano le cifre di una vera e propria persecuzione di massa, ma a parte
questo nostro piccolo giornale e pochi altri non si scandalizzò
nessuno.
Oggi, a tre anni dall'approvazione della Legge Fini (la sola in Europa
che, in barba ad ogni logica, mette sullo stesso piano droghe leggere e
droghe pesanti e che ha prodotto come unico risultato che le piazze
della Penisola sono invase di cocaina ed eroina a prezzi bassissimi) le
sole voci che si sentono sulle droghe sono quelle del Bugiardo
Professionista Giovanardi e dei suoi tristi accoliti. In questo clima,
tra qualche settimana avrà luogo a Trieste – presumibilmente dal
12 al 14 marzo – la prossima 'Conferenza nazionale sulle
tossicodipendenze'. La parola d'ordine del Governo Berlusconi in
quell'occasione sarà molto semplice, "sempre più
proibizionismo" (magari con l'introduzione obbligatoria dei cosiddetti
"narcotest professionali" che negli ultimi anni negli USA hanno causato
il licenziamento di milioni di lavoratori). Sarebbe bene che si
riuscisse a risentire anche la voce di chi non si è arreso alle
sadiche strategie di "aumento del danno" del proibizionismo.
robertino