Umanità Nova, n.7 del 22 febbraio 2009, anno 89

La libertà di tutti


Qui di seguito una breve intervista a due compagni del Coordinamento migranti di Bologna e provincia da anni attivo nelle lotte sociali e di cui più volte abbiamo già avuto modo di scrivere.
In un momento come quello attuale, segnato da cambiamenti profondi e altrettanti punti interrogativi, ansie e speranze si alternano: sui nostri territori uomini e donne resistono e reclamano dignità e libertà per tutti.
"Il guaio è che quando la libertà è limitata per alcuni, o in parte, è la via aperta per la limitazione completa e per tutti", questo scriveva l'8 maggio 1933 da Montevideo - alla vigilia dell'instaurarsi della dittatura di Terra - Luigi Fabbri a Nello Garavini. Oggi come allora proviamo a dare voce a chi agisce e lotta in prima persona. 

RedB

Da quando esiste il Coordinamento migranti?

Il primo numero di "Senza chiedere il permesso", che è il nostro foglio periodico, risale al novembre del 2004, ma già da un paio di anni le compagne e i compagni si incontravano assembleamente per approfondire la discussione sui mezzi più idonei a combattere lo stato di oppressione politica e sociale che ci colpisce.

Quali sono le sue caratteristiche in quanto a organizzazione interna e quali le tematiche che sta portando avanti? Quale ancora l'atteggiamento verso le istituzioni e i maggiori sindacati?

Le caratteristiche della nostra organizzazione interna sono le più semplici e orizzontali possibili, non siamo delegati da nessuno e nessuno deleghiamo per portare avanti le nostre rivendicazioni; i membri più attivi del coordinamento migranti si incontrano tutti i mercoledì alle 19.30 allo spazio sociale di via Fioravanti XM 24 per discutere (a volte anche animatamente) su come allargare e approfondire la nostra azione diretta contro le istituzioni del potere economico e politico che rendono impossibili le nostre vite. Da queste assemblee sono lanciate quelle cittadine e provinciali che dettano le linee d'azione generale e particolare. Rivendichiamo la nostra autonomia da tutte le forze politiche e sociali e ci scontriamo o ci confrontiamo con esse a seconda delle necessità del momento. Non abbiamo preclusioni o simpatie aprioristiche per nessuno: ciò che conta per noi sono i contenuti, oltre che il modo con cui vengono proposti.

Una delle "parole d'ordine" del Coordinamento è il "protagonismo" dei migranti. Questo sembra implicare una assunzione di responsabilità in prima persona e il tentativo di sgombrare il campo da logiche paternalistiche. É così?

Un anarchico dovrebbe già conoscere la risposta a questa domanda: chi meglio del lavoratore stesso può agire per la propria emancipazione? Chi meglio dell'oppresso? Chi meglio del migrante?

Uno dei punti centrali del Coordinamento è la solidarietà di classe. Rafforzarla significa anche superare i tradizionali raggruppamenti etnici e interclassisti in cui spesso si organizzano le comunità migranti nei paesi "ospitanti". Quali difficoltà incontrate in questo progetto?

Le difficoltà ci sono per essere superate: al coordinamento migrante partecipano lavoratrici e lavoratori di ogni provenienza, con differenze religiose e culturali svariatissime; noi cerchiamo di lasciare ciò che ci divide fuori dalla porta, per discutere di ciò che ci unisce: la necessità di combattere per conquistare libertà e dignità alle nostre vite.

Sappiamo che venite da una serie di mobilitazioni, l'ultima delle quali è stata una prova di solidarietà concreta a un vostro compagno licenziato dalle coop (vedi "Umanità Nova", n. 2 e n.5). Quali i prossimi obiettivi?

Stiamo preparando, attraverso le consuete forme assembleari, una decisa mobilitazione contro l'aggravarsi del razzismo istituzionale, legandolo alla situazione di crisi internazionale. Non è esclusa una mobilitazione a carattere nazionale.


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