Nella sera di lunedì 9/2, nella sede dell'USI-AIT di via
Bligny, si è tenuta un'assemblea cittadina molto partecipata
promossa dall'area sociale che si oppone agli sgomberi degli spazi
autogestiti. In questo momento a Milano quelli a maggior rischio, oltre
a Cox 18, sono l'Ambulatorio Popolare di Via dei Transiti e il circolo
anarchico "Malfattori" di Via Torricelli. La proposta principale
lanciata dai rappresentanti dei Cox 18 è stata quella di
rispondere alle politiche securitarie e alla chiusura degli spazi
autogestiti con una manifestazione nazionale da tenersi a Milano sabato
28 febbraio.
Come è noto Cox 18, che ospita anche la libreria Calusca e
l'archivio "Primo Moroni", era stato provvisoriamente chiuso la mattina
del 22/01/09 quando alle 7 del mattino la polizia interveniva
senza preavviso e senza mandato. Dietro la mobilitazione immediata del
passaparola e l'intervento degli avvocati che contestavano
l'illegalità della procedura, si è arrivati a un
compromesso che prevedeva il congelamento dell'operazione in
corso con la "custodia" dei locali da parte del Comune, senza sgombero
o sequestro fino al pronunciamento del giudice. Nell'udienza che si
è tenuta venerdì 13 il Comune ha scaricato le
responsabilità del sequestro dei locali di Cox 18 sul Prefetto e
la Questura, mentre il Prefetto, in un'intervista precedente, sosteneva
che era stato il Comune ha chiedere alla Questura di intervenire. In
questo rimpallo di responsabilità il giudice si è
riservato di decidere nei prossimi giorni. Nella stessa sera di
venerdì, alle ore 20, duecento compagni si sono riappropriati
del Centro Sociale Cox 18 e, al momento non è seguita nessuna
risposta o azione da parte delle Istituzioni. Per la manifestazione
nazionale del 28 febbraio a Milano gli anarchici milanesi si stanno
attivando per uno "spezzone" rosso/nero che dia voce e
visibilità al nostro movimento.
RedM
Arresto di un abusivo
Torino, dove la crisi macina le vite e dove il ritmo quotidiano – per
molti, per troppi – è segnato dal timore di essere intercettati
da una pattuglia, spediti al CIE, deportati.
È il 12 febbraio, una di quelle giornate che le alpi si
stagliano tra le case e le strade sono spazzate da un aria tersa,
azzurra, gelida. Per uno dei tanti abusivi che campano spacciando pane
ai margini del mercato di Porta Palazzo, un giorno di merda: la polizia
l'ha preso e se l'è portato via.
Medici non spie
La serata del 12 il freddo diventa implacabile. All'ingresso delle
Molinette, l'ospedale più grande del Piemonte, la gente passa in
fretta, stringendosi nei cappotti, tuttavia qualcuno si ferma al punto
info della FAI Torinese per dare un'occhiata alla mostra sulle nuove
leggi razziste, al banchetto informativo, altri leggono il volantino,
qualcuno chiede informazioni.
Sono passati pochi giorni dall'approvazione in Senato del "pacchetto
sicurezza". Se la legge sarà approvata anche dalla Camera non ci
saranno più cure né medicine per i senza documenti,
perché ai pazienti che non li hanno non sarà garantito
l'anonimato: medici e infermieri potranno denunciarli. Già oggi
a Torino sono diminuiti del 50% gli stranieri che si rivolgono alle
strutture sanitarie: solo l'annuncio della nuova legge è bastato
a creare panico, nonostante molti medici ed infermieri abbiano
dichiarato pubblicamente la loro opposizione ad una legge che contrasta
con il nucleo etico della loro professione, quella che vincola a curare
tutti senza distinzione.
In alcuni ospedali molti lavoratori della sanità portano il
cartellino "siamo infermieri e medici, non spie". L'auspicio è
che cresca l'obiezione, perché altrimenti un giorno qualcuno
starà male nell'androne di una casa, dietro ad un albero dei
giardinetti, nascosto dentro una vecchia auto. Forse morirà.
Morirà per una legge razzista, perché il parlamento ha
tracciato una linea tra uomini e no, tra chi ha diritti, compreso
quello di vivere, e chi no. In qualsiasi momento, anche ora, una donna
partorirà senza assistenza, stringendo i denti e sperando che il
suo bambino ce la faccia da solo. Un bambino clandestino,
un'umanità clandestina. Clandestina diverrà la
dignità di un'intera società se si permetterà che
ciò accada in mezzo a noi.
Una mano solidale
Siamo a S. Salvario, quartiere multietnico alle spalle della stazione
Porta Nuova, una compagna antirazzista, armata di scotch e manifesti
contro le ronde, li sta affiggendo. È sempre il 12 febbraio e il
freddo morde le chiappe. Una pattuglia di carabinieri intercetta la
compagna, che tiene i manifesti dietro la schiena. Un ragazzo
maghrebino sconosciuto, rapido e invisibile glieli sfila di mano
passandole accanto. I carabinieri se ne vanno e i manifesti, recuperati
in un locale poco distante, finiscono sui muri della zona. Non sempre
una giornata che comincia di merda finisce peggio.
R. Em.
Luna park antirazzista
Sabato 14 febbraio. Il "Giornale" di lunedì 9 febbraio aveva
riportato le dichiarazioni di alcuni esponenti leghisti, che, nel
commentare esultanti la legalizzazione delle ronde razziste, avevano
annunciato la loro presenza a Porta Palazzo per il sabato successivo.
Gli antirazzisti non potevano certo mancare all'appuntamento. Il retro
del Palafuksas, già teatro dei tornei di "Calcio all'Alpino",
nonché spazio conquistato, metro dopo metro, dal mercato abusivo
della domenica mattina, si trasforma in un Luna park antirazzista, per
"Fionda la ronda! Giochi senza frontiere contro il pacchetto
sicurezza", un'iniziativa condivisa all'interno dell'Assemblea
Antirazzista torinese. Tra le attrazioni più gettonate il
classico gioco del lancio delle palle contro le teste che escono dalle
sagome in legno vede l'appassionata partecipazione di una piccola
folla, che fa a gara a colpire Borghezio, Berlusconi, Maroni, Bossi,
Carossa. Proprio Carossa, esponente di spicco della Lega piemontese, ad
un certo punto compare di persona alla fermata del tram, ben coperto da
un nugolo di digos. Forse sperava che qualcuno ci cascasse e lo usasse
come bersaglio, ma ha dovuto accontentarsi di qualche sberleffo, prima
che la polizia lo trascinasse lontano dagli sghignazzi antirazzisti.
Intanto la piazza si anima per una serie di partite di calcio
all'alpino, allo stand di "fionda la ronda!" in molti si cimentano a
colpire con il fucile ad elastici gli squadristi/barattolo, altri
cercano lo strike con birilli di plastica in divisa.
Contro le ronde e il pacchetto sicurezza
Nel pomeriggio di sabato 14 ai giardini Lamarmora, in pieno centro
cittadino, viene allestito il punto info della FAI torinese contro le
ronde e il pacchetto sicurezza. Musica, distro, volantini, suscitano
attenzione e curiosità. Un antirazzista a passeggio con la sua
bambina passa e porta bugie al cioccolato e alla ricotta, altri
prendono il fazzoletto rosso contro le retate. Un compagno racconta che
quella mattina nel supermercato dove lavora ha respinto la richiesta
del suo capo di cacciare dal parcheggio gli asiatici che vendevano
fiori. Un piccolo, importante, gesto di resistenza quotidiana.
Fuochi al CIE
La giornata non è finita. In serata alcuni antirazzisti decidono
di andare al CIE di Corso Brunelleschi. Battitura di ferri, fuochi
d'artificio, "liberi tutti". Anche lo "spacciatore" di pane portato via
dalla polizia giovedì mattina forse adesso sta al di là
di quel muro. Un muro che, pietra dopo pietra, va tirato giù.
R. Em.
Le giornate del 13 e del 14 febbraio resteranno a lungo nella nostra
memoria. Due giornate per festeggiare i 40 anni della sede del Gruppo
Anarchico Germinal in via Mazzini 11, due giornate per salutare
degnamente quelle mura che per così tanto tempo hanno dato
spazio ai sogni, alle speranze e alla rabbia di tantissime persone. Si
parte il venerdì sera con l'incontro pubblico "Tutto ciò
che avreste voluto sapere sull'anarchismo e non avete mai osato
chiedere" con Massimo Varengo della Federazione Anarchica Milanese. Il
salone della sede viene affollato da una 60ina di persone fra cui
tantissime facce nuove e giovani (un gruppone di studenti medi
verrà prontamente identificato dalla digos poi in strada). Oltre
tre ore di discussione che ha toccato molti punti: dall'autogestione al
rifiuto della delega, dal ruolo della chiesa alla coerenza fra mezzi e
fini. Una serata importante che fa vedere come vi sia un diffuso
interesse su questi temi. Il giorno seguente la vera e propria festa.
Dalle 8 di sera fino alle 5 della mattina almeno 200 persone hanno
partecipato ai festeggiamenti con un ricco buffet (secondo il motto
"porta ciò che vorresti trovare"), una divertentissima asta
tosta con cimeli benefit per la nostra nuova sede, musica dal vivo e dj
set che hanno trascinato nelle danze i presenti (fra cui tanti al loro
primo ingresso in sede) fino a notte inoltrata.
Un saluto caloroso e collettivo che ci sprona ancora di più a
darci da fare per l'apertura della nuova sede e a moltiplicare le
iniziative. Intanto portiamo nel cuore queste giornate.
Ciao via mazzini 11...sempre avanti!
Germinalts.noblogs.org
Un compagno
«L'alunno possiede conoscenze e competenze esaurienti in
relazione alle proprie capacità. Obiettivi raggiunti in modo
personale». Recitano così le pagelle di tutti gli alunni
delle Scuole Elementari Longhena di Bologna, tra le più attive
nelle mobilitazioni di questo autunno del mondo della scuola contro le
riforme Gelmini. Mobilitazioni che nel capoluogo emiliano hanno
costituito un movimento diffuso, forte e radicale come forse da nessun
altra parte in Italia.
Con un giudizio unico per tutti gli alunni, accompagnato da un 10
politico che suscita lontane memorie, i consigli di tredici classi su
quindici dell'istituto bolognese hanno espresso un netto rifiuto
alla decisione della dirigente scolastica di finamai anticipare la
reintroduzione del voto in decimi, voluta dalla ministra
dell'istruzione ma non ancora entrata legalmente in vigore.
«Valutare non vuol dire classificare», ha dichiarato una delle insegnanti.
Prevedibilmente da destre e governo alte sono state le grida di sdegno
per il piccolo sabotaggio che una esasperata e battagliera scuola dei
colli bolognesi ha osato fare alla macchina della formazione permenente
allo sfruttamento. Prevedibilmente l'Ufficio Scolastico Provinciale ha
annullato i tredici scrutini in questione.
Noi, che voti, classificazioni, gerarchie e meritocrazie non le abbiamo
mai potute soffrire, non possiamo che sottoscrivere la conclusione a
cui giunge il quotidiano locale online Zic.it, definendo quella di
maestre e maestri delle Longhena «una brillante iniziativa che
unisce protesta simbolica e prassi educativa quotidiana in un unico,
semplice gesto: 10 per tutti.»
bzK
Sabato 14 febbraio c'è stato l'annunciato evento per il ciclo
"5 incontri con l'anarchismo" al Prefabbrikato di Pordenone a cura del
Circolo Libertario E. Zapata.
Questa seconda iniziativa, preceduta il sabato prima dalla proiezione
di "non son l'un per cento" già recensito su Uenne, era
dedicata alla "pedagogia libertaria" e sottotitolata "storia e
attualità di un altro imparare". Oltre 50 persone hanno
partecipato all'incontro con Francesco Codello, storico che da
anni si occupa della relazione fra educazionismo e anarchia (oltre che
dirigente scolastico di Treviso), che ha raccontato per oltre un'ora in
modo appassionato e puntuale storie, esperienze e situazioni che dalla
fine dell'800 ai giorni nostri persistono nel mondo nel tentativo di
sottrarre spazi al potere e a quelle pedagogie autoritarie che da
sempre accompagnano bambini e bambine nell'infausto arruolamento
all'età del "bravo e obbediente" cittadino. L'interesse per gli
argomenti di F. Codello si è subito evidenziato nel dibattito
successivo che ha tenuto banco per molto tempo e che ha visto
confrontarsi punti di vista diversi, esperienze concrete di genitori e
insegnanti e una varietà di riflessioni a cui lo stesso relatore
ha preso parte in modo stimolante.
La serata è poi proseguita con una cena sociale e musica al BARabba caffè.
Invitiamo tutti al prossimo incontro con "l'ecologia della
libertà" dove, dopo un'introduzione generale sul federalismo
libertario e l'ecologia sociale, interverrà Marinella Bragagnini
delle Dumbles (feminis furlanis libertaris) che ci racconterà
dell'esperienza ecofemminista.
An Arres