Come riportato negli ultimi numeri di U.N. la città di Milano
rappresenta la punta di diamante delle nuove politiche sicuritarie,
autoritarie e parafasciste dello stato versione 2009.
Come era ben prevedibile, a ricerca di nuovi capri espiatori, dopo i
"sempreverdi" migranti, rom, ecc. l'attacco si è diretto ai
più "autoctoni", ma non per questo meno "pericolosi", spazi
sociali.
Con modalità dalle sfumature diverse, ma identiche nel fine
ultimo: cancellare fisicamente questa esperienza sociale, politica e
culturale che ha contraddistinto la sinistra antagonista e
rivoluzionaria milanese e non solo.
Gli avvisi di sfratto e sgombero si susseguono quotidianamente e nel
mirino della giunta leghilfascistaitaliota occupante Palazzo Marino ci
sono finiti l'Ambulatorio Medico Popolare Autogestito di Via dei
Transiti, la sede sindacale dell'U.S.I.-A.I.T. di Viale Bligny, il
circolo anarchico "Malfattori" di Via Torricelli, la Cascina
Autogestita "Torchiera" Senzacqua e anche la storica sede della
Federazione Anarchica Milanese di Viale Monza 255.
Ma ad un simile attacco non sì e rimasti inermi a subire.
La presenza di centinaia di compagne e compagni ne ha impedito per tutti l'esecuzione.
Dalle prove generali alle grandi manovre in stile militare però
si è passati, nella mattinata del 22 gennaio 2009, con lo
sgombero e la messa sotto sequestro dello "storico" c.s.o.a. COX 18
sede anche della Libreria Calusca e dell'Archivio Primo Moroni.
Colmo il vaso la goccia tracima e così, in oltre 10.000, si
è subito sfilato per la città di Milano con un corteo
forte e determinato a cui ha fatto seguito, venerdì 13 febbraio,
la riconquista di ciò che veniva autoritariamente tolto: Cox 18
tornava a vivere ed essere spazio libero e autonomo a disposizione del
quartiere e della città tutta.
Milano sarà malauguratamente sede expò 2015 e gli
appetiti voraci dei soliti noti palazzinari sopravvissuti alle loro
varie tangentopoli (Ligresti & co.) sono tornati prepotentemente
alla ribalta con vecchi e nuovi padrini.
Una nuova stagione di speculazione edilizia è alle porte e tutto
ciò che può arrecare disturbo va emarginata, azzittita e,
se necessario, eliminata fisicamente.
La loro metropoli "vetrina", ripulita da ogni emarginazione da essa
stessa creata, ben si guarda dal solo "tollerare" spazi sociali
autogestiti in grado di fornire momenti di socializzazione e di
ricomposizione dal basso di tanti segmenti sociali privi di riferimenti
politici e sindacali, motore di molteplici forme di iniziativa
libertaria o comunque autonoma.
L'attacco deve essere diretto, definitivo, non vi devono essere
mediazioni o deroghe all'esistenza di questo tipo di esperienze di
autorganizzazione territoriale.
E così, nella metropoli desertificata, popolata e attraversata
notte facendo da ronde parafasciste con autorizzazione statale,
rimangono a disposizione luoghi di aggregazione mercificata e
culturalmente omologati al pensiero unico di regime.
Ma come ben siamo soliti dire…si son fatti i conti senza l'oste!!!
Noi anarchiche e anarchici, strenui lottatori contro l'oppressione
statale e capitalista, inguaribili amanti della libertà non
saremo certo spettatori lobotomizzati del loro teatrino da incubo.
Non ci incutono paura scomuniche a divini, fogli di via e di confino, ronde in camicie di vario colore, sgomberi e ruspe.
Il nostro desiderio di una vita libera da Stato, capitale e da
qualsiasi forma di oppressione fa sì che la nostra schiena non
si pieghi, la nostra testa e il nostro sguardo siano rivolti al futuro
e le nostre braccia sventolino bandiere rossonere sulle loro macerie di
morte.
Paolo Masala