Quella che segue è l'intervista che abbiamo fatto, nei locali del "Conchetta" rioccupato, al compagno Pino che fin dall'inizio ha partecipato alla vicenda storica del C.S.O.A. ed è tutt'ora molto attivo al suo interno.
Quando è stato occupato il Conchetta e quale era la composizione sociale?
L'occupazione di tutto lo stabile è avvenuta nel luglio/agosto
del 1976. Fu una occupazione doppia, perché venne fatta assieme
a quella dello stabile di via Torricelli, dove attualmente ha sede il
circolo anarchico dei "Malfattori". All'occupazione parteciparono
individualità anarchiche, studenti e lavoratori della
sanità, della scuola, qualche operaio metalmeccanico, ecc.
Inoltre presero parte dei nuclei familiari che avevano necessità
dell'alloggio vista la crisi che c'era in quel periodo. Quindi
l'iniziativa derivava sia da una esigenza abitativa che dalla
necessità di uno spazio sociale che servisse da punto di
aggregazione nella zona sud di Milano. C'erano all'interno varie
componenti, fra le quali anche quella del collettivo libertari per la
sanità, che ebbe un ulteriore sviluppo.
Da qui è partita anche l'occupazione di via Correggio?
Questa occupazione, diciamo, non fu fatta tanto dai compagni del
Conchetta, quanto dal "coordinamento di lotta per la casa
ticinese/genova" che aveva la sede in via Conchetta e che si fece
promotrice di tantissime altre occupazioni come in via Madonnina, in
Corso San Gottardo, in via de Amicis, ecc. Però, più che
altro, erano i nuclei abitativi ad avere maggior espansione. C'erano
proprio delle "graduatorie" di attesa e, appena si liberavano spazi,
venivano prontamente occupati. Rispetto al problema abitativo
l'occupazione del Conchetta e del Torricelli fu un'esperienza che
si concluse positivamente, nel senso che sia gli occupanti del
Conchetta che del Torricelli, ebbero, in attesa che gli stabili
venissero ristrutturati, delle case parcheggio in San Eustorgio, in
Corso Ticinese e in via Laghetto. Molti poi sono rimasti in questi
posti, ma molti altri, finita la ristrutturazione, sono ritornati
indietro.
All'epoca la proprietà di chi era?
All'epoca sia per il Torricelli che per il Conchetta le
proprietà erano dei privati. Nel caso del Torricelli il
proprietario, non avendo possibilità di ristrutturare,
preferì regalarlo al Comune. Nel caso del Conchetta lo stabile
fu acquistato all'asta dal Comune nel 1981/1982.
Quali attività sociali venivano svolte?
I collettivi presenti all'epoca lavoravano intensamente e furono
impegnati in tante iniziative: mi ricordo quella della stagione
dell'antinuclerare, dove da qui partirono numerosi compagni che
andarono a Comiso, ci fu il lancio del boicottaggio per bloccare le
macchinette per timbrare i biglietti della Atm, contro il carovita e
varie altre iniziative.
Questa attività che sviluppo ha avuto?
Si proseguì nel tempo fino alla crisi dei primi anni "80, quando
la repressione si fece sentire pesantemente: molti compagni furono
arrestati, tanti fuggirono all'estero e molti altri preferirono
ritirarsi a vita privata, se non diventare vittime dell'eroina, che in
quel tempo faceva più di un morto al giorno. Dopo questo periodo
di crisi negli anni "80, il "centro" sembrava quasi abbandonato. Verso
l'85/86, dopo lo sgombero del "virus" di via Correggio, quegli
occupanti fecero tappa prima in via Piave poi in piazza Bonomelli,
successivamente molti confluirono qui. Si approfittò del
ristorante che c'era nel lato destro di questo stabile, quando si
liberò, per cui ci fu un allargamento dell'occupazione che vide
assieme i vecchi occupanti, quelli delle nuove generazioni del "virus",
più vari compagni sparsi per Milano e il "coordinamento di lotta
per la casa". Si andò avanti così per oltre un anno.
Quando nel 1989, si arrivò al primo sgombero, molto violento da
parte della Questura, gli occupanti furono ospiti dello "Scaldatole",
da dove fu fatta una occupazione temporanea "all'Acquario", l'ex Dazio
nella zona di "Porto Genova".
Dopo 6/7 mesi si organizzò la rioccupazione dello stabile del
Conchetta, visto che i lavori di ristrutturazione andavano molto a
rilento e da parte del comune non c'era molta volontà a
mantenere gl'impegni presi. Ci fu una specie di delibera in cui si
affidava lo spazio agli occupanti. Da allora con il Comune non ci fu
più nessun contatto e ci lasciò tranquilli fino a oggi.
Fino a quando, senza comunicare niente a nessuno e senza nessuna
avvisaglia il 22 gennaio la polizia fece un blitz, sgomberando questo
Centro Sociale.
Come si è arrivati all'operazione di sgombero da parte della polizia?
Proprio questo estate, nel giugno/luglio 2008, ci è stata
notificata dalla avvocatura del Comune un procedimento civile di
risarcimento danni che ci chiedevano in quanto occupanti il reintegro
dello stabile, attraverso una causa civile. Noi ci siamo opposti,
impugnando il tutto, sostenendo, invece, che questo posto è
degli occupanti, in quanto sono passati più di venti anni di
permanenza, come prevede la regola dell'usucapione. Il vicesindaco De
Corato (AN), definito lo sceriffo di Milano, ha dichiarato che lo
sgombero c'è stato per interrompere proprio l'usucapione. Invece
di aspettare l'esito della causa civile, si è preferito fare
questo blitz militare, con centinaia di poliziotti che hanno all'alba
invaso la zona., minacciando di buttar fuori persone e cose dal Centro
Sociale. Mentre stavano procedendo alla rimozione del materiale
dell'archivio e della libreria, ci siamo opposti fermamente, e, grazie
al passaparola, numerosissimi compagni sono confluiti al centro. Al
momento, si è congelato tutto il materiale di archivio e della
libreria, saldando le porte di accesso e consegnando le chiavi al
Comune di Milano.
Quali sono state le iniziative dopo lo sgombero?
Nella mattinata stessa si sono formati due cortei autonomi che hanno
paralizzato il traffico a Milano, e nel primo pomeriggio ci siamo
diretti tutti davanti al Palazzo Comunale, dove si è svolto un
primo presidio di protesta, in concomitanza al Consiglio Comunale.
Tantissime sono state le iniziative che sono state fatte e più
volte si è tornati sotto il Palazzo Comunale. Le iniziative
pubbliche sono state tutte autonome e spontanee, senza mai chiedere
l'autorizzazione in Questura, fino ad arrivare all'imponente
manifestazione del 24 gennaio, dove più di 10 mila persone hanno
sfilato in modo deciso per le vie centrali di Milano. Una
manifestazione che non si vedeva dal '94, quando ci fu lo sgombero
violento del Leoncavallo. Una manifestazione che ha dato impulso e
vigore alle molte anime del movimento che si sono attivate
spontaneamente, creando le condizioni di sostegno unitario e
solidarietà cha hanno permesso la rioccupazione del Conchetta. A
conclusione delle iniziative svolte, ci siamo ritrovati in piazza 24
maggio con spettacoli e musiche.
Adesso c'è la manifestazione del 28 febbraio: che aspettative avete e cosa pensate di fare?
La manifestazione è stata lanciata sull'entusiasmo di quella del
24 gennaio. C'è maggior fervore in giro, tutte le situazioni
sono impegnate, anche con numeri abbastanza qualificanti, per cui si
pensa sarà una grossa manifestazione. La caratterizzeremo con i
temi che abbiamo sostenuto fino ad ora che non riguardano solo gli
spazi sociali, ma anche la mancanza dei diritti, della sanità,
della educazione, della riduzione della libertà, ben oltre il
semplice spazio sociale, di fronte alla deriva del nostro paese sempre
più a destra, che ci rende sempre meno padroni della nostra
esistenza e ci vuole mantenere in condizioni quasi di schiavitù.
Loro che rubano a man bassa ci voglio far passare per criminali per un
lucchetto rotto o un cestino rovesciato. Anch'io penso che sarà
una manifestazione molto partecipata, perché la
solidarietà che ci viene espressa è tanta, a qualsiasi
livello, anche a livello internazionale.
Enrico Moroni
(Nel prossimo numero la seconda parte dell'intervista)