Umanità Nova, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89

Gli anarchici nella rivolta greca


Quella che si è svolta venerdì 13 febbraio, all'Ateneo Libertario di Milano, sulla rivolta in Grecia, è stata una serata di ottimo livello che, grazie a Franco Bertolucci, ci ha permesso di approfondire la nostra conoscenza, ricca di riflessioni, su tale situazione. Un incontro che ha trattenuto, il pubblico che riempiva la sala, fino alla fine.
E' stata descritta una situazione economica fortemente contrastante, dove accanto ad un rapido sviluppo economico convivono sacche di arretratezza in certi settori, come quello agricolo. La presenza di una forte repressione poliziesca, ereditata dal regime dittatoriale dei colonnelli, è diventata ricettacolo degli elementi più reazionari. Una economia sovietizzata, nel senso che spesso le aziende sono proprietà dello Stato, anche se tentativi di liberalizzazione non sono mancati. Le strutture ospedaliere e dei trasporti sono molto arretrate. I salari dei lavoratori sono molto bassi, dai 700 – 800 euro mensili, tenendo conto che il livello di vita è molto simile al nostro. Siamo in presenza di una forte immigrazione che raggiunge il 10% della popolazione, comprendendo immigrati di seconda generazione, con una forte repressione nei loro confronti, che arriva fino a minare il territorio di confine con la Turchia, provocando molte vittime e proteste a livello internazionale. Infine il Paese è attraversato da una pesante crisi che produce molta precarizzazione e forte disoccupazione.
In questo quadro è molto interessante il forte sviluppo che ha avuto il movimento anarchico, diffuso sull'intero territorio e particolarmente concentrato in alcune aree, come il quartiere Exarchia, da dove è partita la rivolta. Un movimento molto giovane, dai 15 ai 28 anni di media. I compagni di una certa età sono pochi. Il movimento è cresciuto fortemente dopo la caduta del regime dei colonnelli, con il ritorno degli studenti che negli anni 70 si erano rifugiati in Italia e altri paesi europei, formandosi con le idee di ribellione libertaria. Attualmente in Grecia, nella situazione sociale che si vive, o si ha come punto di riferimento i partiti istituzionali (tra i quali anche quello comunista molto ortodosso), sempre più screditati, sia quelli di governo che di opposizione, oppure si fa riferimento all'alternativa rappresentata dagli anarchici. Non c'è un'area extraparlamentare al di fuori degli anarchici. Essi non aderiscono a organizzazioni ufficiale, ma hanno spesso una dimensione solo locale oppure coordinati in correnti di affinità o di pensiero teorico: lotta contro la repressione, lotte studentesche, dei lavoratori, per la difesa del territorio e dell'ambiente. Vanno dalle posizioni più estremiste a quelle più moderate, dentro un ambito in cui si cerca sempre l'unitarietà. Ci sono molte pubblicazioni, alcune delle quali hanno una vasta diffusione.
Sono spesso legati alle lotte sociali e questo spiega il motivo per cui quando, a seguito della uccisone da parte del poliziotto del giovane Aleksis, gli anarchici hanno risposto con la rivolta, questa si è allargata in modo imprevisto, anche per le condizioni di estremo disagio che vive la popolazione, in particolare i giovani. Spesso sono stati scavalcati dagli stessi rivoltosi, senza che questo abbia costituito mai alcun problema. Diversamente il KKE (partito comunista stalinista), che ha un 10% di consensi elettorali, non solo non ha partecipato alla rivolta, ma ne ha attribuito la responsabilità a "provocatori".
Non ci sono stati solo momenti di conflittualità distruttiva, ma anche azioni importanti di riappropriazione e di alternativa sociale, dal saccheggio nei negozi con la distribuzione delle merci, all'autogestione di ospedali garantendo servizi sanitari gratuiti, all'autogestione di università, fino ad occupazioni di Comuni, assicurando i servizi pubblici attraverso la pratica autogestionaria. Iniziative di lotta importanti continuano tutt'ora, anche se spesso non se ne parla.
Attualmente sono in prigione una settantina di compagni (che si aggiungono a quelli già precedentemente arrestati). Un numero sicuramente non elevato rispetto all'ampiezza della rivolta. Questo è dovuto alla scelta della repressione poliziesca che, quando ci sono dei movimenti di ampia proporzione, si preferisce intervenire con durezza contro i manifestanti piuttosto che arrestare. Comunque, per i compagni in carcere le accuse sono pesantissime e le condizioni di trattamento dei detenuti sono durissime, tra le peggiori d'Europa. L'indicazione uscita dall'incontro è stata quella di sostenere una campagna di solidarietà, anche economica, per i compagni in carcere e di continuare con le iniziative di approfondimento sulla situazione greca, anche finalizzata ad una comunicazione esterna corretta e reale.

E.M.

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