Quella che si è svolta venerdì 13 febbraio, all'Ateneo
Libertario di Milano, sulla rivolta in Grecia, è stata una
serata di ottimo livello che, grazie a Franco Bertolucci, ci ha
permesso di approfondire la nostra conoscenza, ricca di riflessioni, su
tale situazione. Un incontro che ha trattenuto, il pubblico che
riempiva la sala, fino alla fine.
E' stata descritta una situazione economica fortemente contrastante,
dove accanto ad un rapido sviluppo economico convivono sacche di
arretratezza in certi settori, come quello agricolo. La presenza di una
forte repressione poliziesca, ereditata dal regime dittatoriale dei
colonnelli, è diventata ricettacolo degli elementi più
reazionari. Una economia sovietizzata, nel senso che spesso le aziende
sono proprietà dello Stato, anche se tentativi di
liberalizzazione non sono mancati. Le strutture ospedaliere e dei
trasporti sono molto arretrate. I salari dei lavoratori sono molto
bassi, dai 700 – 800 euro mensili, tenendo conto che il livello di vita
è molto simile al nostro. Siamo in presenza di una forte
immigrazione che raggiunge il 10% della popolazione, comprendendo
immigrati di seconda generazione, con una forte repressione nei loro
confronti, che arriva fino a minare il territorio di confine con la
Turchia, provocando molte vittime e proteste a livello internazionale.
Infine il Paese è attraversato da una pesante crisi che produce
molta precarizzazione e forte disoccupazione.
In questo quadro è molto interessante il forte sviluppo che ha
avuto il movimento anarchico, diffuso sull'intero territorio e
particolarmente concentrato in alcune aree, come il quartiere Exarchia,
da dove è partita la rivolta. Un movimento molto giovane, dai 15
ai 28 anni di media. I compagni di una certa età sono pochi. Il
movimento è cresciuto fortemente dopo la caduta del regime dei
colonnelli, con il ritorno degli studenti che negli anni 70 si erano
rifugiati in Italia e altri paesi europei, formandosi con le idee di
ribellione libertaria. Attualmente in Grecia, nella situazione sociale
che si vive, o si ha come punto di riferimento i partiti istituzionali
(tra i quali anche quello comunista molto ortodosso), sempre più
screditati, sia quelli di governo che di opposizione, oppure si fa
riferimento all'alternativa rappresentata dagli anarchici. Non
c'è un'area extraparlamentare al di fuori degli anarchici. Essi
non aderiscono a organizzazioni ufficiale, ma hanno spesso una
dimensione solo locale oppure coordinati in correnti di affinità
o di pensiero teorico: lotta contro la repressione, lotte studentesche,
dei lavoratori, per la difesa del territorio e dell'ambiente. Vanno
dalle posizioni più estremiste a quelle più moderate,
dentro un ambito in cui si cerca sempre l'unitarietà. Ci sono
molte pubblicazioni, alcune delle quali hanno una vasta diffusione.
Sono spesso legati alle lotte sociali e questo spiega il motivo per cui
quando, a seguito della uccisone da parte del poliziotto del giovane
Aleksis, gli anarchici hanno risposto con la rivolta, questa si
è allargata in modo imprevisto, anche per le condizioni di
estremo disagio che vive la popolazione, in particolare i giovani.
Spesso sono stati scavalcati dagli stessi rivoltosi, senza che questo
abbia costituito mai alcun problema. Diversamente il KKE (partito
comunista stalinista), che ha un 10% di consensi elettorali, non solo
non ha partecipato alla rivolta, ma ne ha attribuito la
responsabilità a "provocatori".
Non ci sono stati solo momenti di conflittualità distruttiva, ma
anche azioni importanti di riappropriazione e di alternativa sociale,
dal saccheggio nei negozi con la distribuzione delle merci,
all'autogestione di ospedali garantendo servizi sanitari gratuiti,
all'autogestione di università, fino ad occupazioni di Comuni,
assicurando i servizi pubblici attraverso la pratica autogestionaria.
Iniziative di lotta importanti continuano tutt'ora, anche se spesso non
se ne parla.
Attualmente sono in prigione una settantina di compagni (che si
aggiungono a quelli già precedentemente arrestati). Un numero
sicuramente non elevato rispetto all'ampiezza della rivolta. Questo
è dovuto alla scelta della repressione poliziesca che, quando ci
sono dei movimenti di ampia proporzione, si preferisce intervenire con
durezza contro i manifestanti piuttosto che arrestare. Comunque, per i
compagni in carcere le accuse sono pesantissime e le condizioni di
trattamento dei detenuti sono durissime, tra le peggiori d'Europa.
L'indicazione uscita dall'incontro è stata quella di sostenere
una campagna di solidarietà, anche economica, per i compagni in
carcere e di continuare con le iniziative di approfondimento sulla
situazione greca, anche finalizzata ad una comunicazione esterna
corretta e reale.
E.M.