Umanità Nova, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89

CGS. Gabbati ma non piegati


Ci sono, a volte, storie che riescono da sole a dare l'idea della violenza sociale della quale sono percorse le città nelle quali viviamo. Una violenza insita nello sfruttamento dei lavoratori più deboli e più ricattabili tra i tanti che affollano i settori più marginali e meno protetti della produzione. Una di queste è la storia della CGS, una cooperativa di servizi che operava a Moncalieri all'interno del capannone della ILTE.
La ILTE è un'impresa che produce due oggetti che finiscono in tutte le case del nostro paese: le Pagine Bianche e le Pagine Gialle. La ILTE, però, esplica la sua attività appaltando una parte del lavoro a cooperative e aziende che lo svolgono tenendo bassi i prezzi di produzione. Naturalmente i prezzi bassi hanno un costo che viene pagato da lavoratrici e lavoratori i cui salari superano di poco la soglia di povertà. Siccome le politiche dei bassi salari, però, non bastano a garantire costi competitivi, le cooperative appaltanti spesso ricorrono alla pratica del subappalto cedendo ad altre imprese e cooperative le lavorazioni più pesanti e costose, e lasciando a queste il compito di tagliare ulteriormente il pagamento di salari e prestazioni.
Naturalmente questa pratica seleziona al contrario le imprese, favorendo quelle formate da veri e propri pirati. Questi signori acquisiscono i subappalti garantendo prezzi di gara ridicoli, accettando qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione e costringendo i propri soci e i propri dipendenti a far loro da banca, con pagamenti ritardati, buste paga false e veri e propri furti consistenti del mancato pagamento di una o più mensilità.
I lavoratori e le lavoratrici di queste imprese e cooperative sono per lo più immigrati, con una limitata conoscenza delle leggi sul lavoro e, a volte, della stessa lingua. In questo modo con un mix di minacce, ricatti e lusinghe i padroni di queste cooperative riescono a risparmiare all'inverosimile sul costo del lavoro e ottengono un numero incredibile di appalti e commesse.
Così la ILTE subappalta alla Gesconet, una cooperativa con sede a Roma e filiali in tutta Italia, e questa a sua volta subappalta alla CGS una parte delle lavorazioni. I lavoratori sono circa 25, quasi tutti stranieri e tutti e tutte assunti con un contratto di facchinaggio e il contratto nazionale UNCI. Peccato che lavoratori e lavoratrici facciano un lavoro operaio, intervenendo sulla linea di confezionamento del prodotto, inserendo le pubblicità interne e incellophanando i volumi. Cosa c'entra questo lavoro con il facchinaggio? Inoltre il contratto UNCI è un contratto quasi fuorilegge, utilizzato solo in realtà lavorative particolarmente deboli e firmato dalla sola CONFSAL, un sindacato autonomo di nessuna rappresentatività nel settore. Il contratto di riferimento, in realtà, ci sarebbe: quello degli operai dell'industria editoriale, ma naturalmente costa troppo per i piccoli squali della CGS e non permette furbate come i pagamenti a sessanta giorni dei dipendenti.
Come se non bastasse, questi eroi del nostro tempo, assumono i loro soci a part time piuttosto che con contratti di somministrazione, in modo da abbassare ulteriormente i loro salari. Naturalmente, però, gli orari di lavoro non c'entrano nulla con quanto scritto sulla carta ma sono ben superiori.
Nonostante questi accorgimenti la CGS inizia a non pagare i suoi dipendenti fin da quest'estate. Con mille scuse rimanda il pagamento fino ad arrivare a dicembre quando improvvisamente la Gesconet perde l'appalto ILTE che passa all'HDL. I dipendenti e soci Gesconet ottengono quanto stabilito dalla legge, e cioè il passaggio diretto alla nuova cooperativa con mantenimento del posto di lavoro. I soci e dipendenti CGS, no! Non vengono nemmeno considerati, come se non fossero mai esistiti. La CGS chiude la sede e sparisce, anche se l'amministratrice delegata continua a dare appuntamenti farsa ai propri dipendenti per pagamenti che poi non effettua. A gennaio infine comunica con un pezzo di carta scritto a mano, lasciato nelle buche delle lettere dei propri lavoratori, che il lavoro non c'è più. Nemmeno un licenziamento che avrebbe permesso un ricorso e, nel frattempo, l'ottenimento del sussidio di disoccupazione.
Una vera e propria vicenda ignobile i cui responsabili sono nell'ordine: la ILTE che appalta a prezzi irresponsabili lavorazioni che hanno ben altri costi, la Gesconet che ha effettuato un subappalto che puzza lontano un miglio di caporalato vero e proprio, e naturalmente i piccoli squali di CGS che, come nel film di Woody Allen hanno preso i soldi e sono scappati.
Con una ventina di lavoratrici e lavoratori di questa cooperativa abbiamo iniziato un complicato percorso per il riconoscimento dei loro diritti; all'iniziativa legale, necessaria per ottenere il riconoscimento del loro diritto a rientrare su di un posto di lavoro che hanno effettivamente occupato, abbiamo aggiunto una prima iniziativa pubblica che ci ha portato a presidiare un solarium di via Arsenale a Torino risultato di proprietà degli stessi dirigenti della cooperativa. Per ora la situazione non si sblocca, ma abbiamo iniziato a muoverci con un buon gruppo dei "fregati da CGS" e non abbiamo nessuna intenzione di mollare.

Jaime Pez

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