Umanità Nova, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89

La Bocca della Verità


Non ho avuto il piacere di assistere, domenica 15 febbraio, alla trasmissione "Domenica In" su Rai Uno in quanto considero l'assistere a tali spettacoli ed in generale a tutti gli spettacoli televisivi una pura perdita di tempo.
Leggendo però quanto ha scritto la stampa nazionale circa il dibattito tra Agostino Megale, Segretario Confederale CGIL, il Vice Presidente della Confindustria Bombassei e gli altri incliti ospiti della suddetta trasmissione, devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla improvvisa botta di sincerità dimostrata proprio dal Bombassei.
Ed io che lo avevo sin qui considerato un astuto e ben poco affidabile rappresentante della classe imprenditoriale, teso sino allo spasimo a dimostrarci – dati alla mano – come e perché il mondo delle imprese fosse nelle peste così come lo siamo noi lavoratori dipendenti, tutti accomunati dal fatto di essere vittime di una crisi economica globale come non la si vedeva dal lontano 1929.
Questa comune condizione di vittime inconsapevoli e monde da ogni peccato (soprattutto loro, le imprese ed i loro manager), era stata la base propagandistica per convincerci che era tempo di sacrifici, per tutti ovviamente, ma soprattutto per noi.
Avevamo quindi appreso come fosse assolutamente necessario ed imprescindibile giungere ad un nuovo sistema di relazioni sindacali, ad un nuovo modello contrattuale, che tenesse conto della situazione di grave difficoltà nella quale versava la nostra economia; una situazione talmente grave che da parte nostra avremmo quindi dovuto – per il nostro bene, ovviamente – dimenticare ogni e qualsivoglia tentazione rivendicativa, chinando la schiena ancora una volta per sostenere l'onere di risollevare le sorti del Paese.
E dire che ci avevamo creduto, convinti anche dalle mielose parole di sindacalisti ben introdotti a Palazzo, che ci parlavano di nuovi sistemi per incentivare la nostra produttività... e riempirci le tasche di soldini a palate.
Tutto questo è stato improvvisamente spazzato via dalla improvvisa sincerità del Dottor Bombassei il quale, di fronte alla proposta avanzata dal rappresentante della CGIL di tassare i redditi superiori ai 150.000,00 euro per finanziare così un fondo a tutela dei lavoratori precari rimasti senza lavoro e tutele nonché di intensificare la lotta all'evasione fiscale, ha gelato la platea affermando: «Non sono d'accordo su una proposta del genere perché il risultato di questa operazione alimenterebbe la lotta di classe e porterebbe alle casse dello Stato molto molto poco».
Lì per lì non ho capito a cosa accennasse l'esimio Bombassei, che diavolo mai poteva essere questa lotta ... di classe!? Boh!!
Dopo avere a lungo rimuginato sull'arcano significato di questa parola e sull'affermazione del Bombassei, alla fine sono stato colpito da un ricordo, oramai remoto, molto ma molto remoto.
Il ricordo di quando – tanto tempo fa – il mondo del lavoro era spesso movimentato da quelle ventate improvvise che portavano migliaia di persone in piazza per chiedere (ma soprattutto per ottenere) migliori condizioni di lavoro, salari aumentati, sicurezza sul posto di lavoro ecc. ecc.
Insomma, diavolo, quando potevamo vivere una vita decente, senza fare debiti e senza vergognarci di essere semplici lavoratori e non Manager o Consulenti Finanziari, quando una parte della società, quella che aveva i soldi, temeva come la peste queste estemporanee manifestazioni di insubordinazione e si rinchiudeva in casa al nostro passare in corteo.
Proprio quando il Bombassei di turno, vedendoci passare incazzatissimi masticava amaro e, senza farsi notare, biascicava "andè a lavurà, barbùni".
Altro che le bufale di cui ci hanno riempito la testa in tutti questi anni i vari santoni della concertazione, i vari Sacconi, Brunetta, Ichino, Boeri: " La lotta di classe? – dicevano saccenti – Un residuo del passato, superato ormai dalla concertazione e dalla moderazione sindacale, gli unici strumenti che possono portare benessere e ricchezza nelle tasche dei lavoratori".
Ecco cos'era questa Lotta di classe: era proprio quella cosa lì, era il fatto di incazzarsi quando si capiva che la corda era stata tirata troppo e alla fine si era spezzata. Era il fatto di sentirsi – tutti noi lavoratori – nella medesima condizione, sfruttati dai Bombassei di turno e ben decisi a far valere la nostra forza per ribaltare la situazione senza tenere conto dei "mediatori" professionali.

Grazie Dottor Bombassei, grazie per la sua sincerità; lei ci ha fatto improvvidamente comprendere che, contrariamente a quanto finora avete strombazzato nelle nostre orecchie, la Lotta di Classe esiste, eccome se esiste !
Esiste talmente che l'avete tenuta ben nascosta negandone pure l'esistenza, l'avete tenuta tutta per voi mentre la facevate contro di noi.
Non si disperi se d'ora in avanti sapremo fare buon uso delle sue parole.

V.Nozières

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