Non ho avuto il piacere di assistere, domenica 15 febbraio, alla
trasmissione "Domenica In" su Rai Uno in quanto considero l'assistere a
tali spettacoli ed in generale a tutti gli spettacoli televisivi una
pura perdita di tempo.
Leggendo però quanto ha scritto la stampa nazionale circa il
dibattito tra Agostino Megale, Segretario Confederale CGIL, il Vice
Presidente della Confindustria Bombassei e gli altri incliti ospiti
della suddetta trasmissione, devo dire che sono rimasto piacevolmente
sorpreso dalla improvvisa botta di sincerità dimostrata proprio
dal Bombassei.
Ed io che lo avevo sin qui considerato un astuto e ben poco affidabile
rappresentante della classe imprenditoriale, teso sino allo spasimo a
dimostrarci – dati alla mano – come e perché il mondo delle
imprese fosse nelle peste così come lo siamo noi lavoratori
dipendenti, tutti accomunati dal fatto di essere vittime di una crisi
economica globale come non la si vedeva dal lontano 1929.
Questa comune condizione di vittime inconsapevoli e monde da ogni
peccato (soprattutto loro, le imprese ed i loro manager), era stata la
base propagandistica per convincerci che era tempo di sacrifici, per
tutti ovviamente, ma soprattutto per noi.
Avevamo quindi appreso come fosse assolutamente necessario ed
imprescindibile giungere ad un nuovo sistema di relazioni sindacali, ad
un nuovo modello contrattuale, che tenesse conto della situazione di
grave difficoltà nella quale versava la nostra economia; una
situazione talmente grave che da parte nostra avremmo quindi dovuto –
per il nostro bene, ovviamente – dimenticare ogni e qualsivoglia
tentazione rivendicativa, chinando la schiena ancora una volta per
sostenere l'onere di risollevare le sorti del Paese.
E dire che ci avevamo creduto, convinti anche dalle mielose parole di
sindacalisti ben introdotti a Palazzo, che ci parlavano di nuovi
sistemi per incentivare la nostra produttività... e riempirci le
tasche di soldini a palate.
Tutto questo è stato improvvisamente spazzato via dalla
improvvisa sincerità del Dottor Bombassei il quale, di fronte
alla proposta avanzata dal rappresentante della CGIL di tassare i
redditi superiori ai 150.000,00 euro per finanziare così un
fondo a tutela dei lavoratori precari rimasti senza lavoro e tutele
nonché di intensificare la lotta all'evasione fiscale, ha gelato
la platea affermando: «Non sono d'accordo su una proposta del
genere perché il risultato di questa operazione alimenterebbe la
lotta di classe e porterebbe alle casse dello Stato molto molto
poco».
Lì per lì non ho capito a cosa accennasse l'esimio
Bombassei, che diavolo mai poteva essere questa lotta ... di classe!?
Boh!!
Dopo avere a lungo rimuginato sull'arcano significato di questa parola
e sull'affermazione del Bombassei, alla fine sono stato colpito da un
ricordo, oramai remoto, molto ma molto remoto.
Il ricordo di quando – tanto tempo fa – il mondo del lavoro era spesso
movimentato da quelle ventate improvvise che portavano migliaia di
persone in piazza per chiedere (ma soprattutto per ottenere) migliori
condizioni di lavoro, salari aumentati, sicurezza sul posto di lavoro
ecc. ecc.
Insomma, diavolo, quando potevamo vivere una vita decente, senza fare
debiti e senza vergognarci di essere semplici lavoratori e non Manager
o Consulenti Finanziari, quando una parte della società, quella
che aveva i soldi, temeva come la peste queste estemporanee
manifestazioni di insubordinazione e si rinchiudeva in casa al nostro
passare in corteo.
Proprio quando il Bombassei di turno, vedendoci passare incazzatissimi
masticava amaro e, senza farsi notare, biascicava "andè a
lavurà, barbùni".
Altro che le bufale di cui ci hanno riempito la testa in tutti questi
anni i vari santoni della concertazione, i vari Sacconi, Brunetta,
Ichino, Boeri: " La lotta di classe? – dicevano saccenti – Un residuo
del passato, superato ormai dalla concertazione e dalla moderazione
sindacale, gli unici strumenti che possono portare benessere e
ricchezza nelle tasche dei lavoratori".
Ecco cos'era questa Lotta di classe: era proprio quella cosa lì,
era il fatto di incazzarsi quando si capiva che la corda era stata
tirata troppo e alla fine si era spezzata. Era il fatto di sentirsi –
tutti noi lavoratori – nella medesima condizione, sfruttati dai
Bombassei di turno e ben decisi a far valere la nostra forza per
ribaltare la situazione senza tenere conto dei "mediatori"
professionali.
Grazie Dottor Bombassei, grazie per la sua sincerità; lei ci ha
fatto improvvidamente comprendere che, contrariamente a quanto finora
avete strombazzato nelle nostre orecchie, la Lotta di Classe esiste,
eccome se esiste !
Esiste talmente che l'avete tenuta ben nascosta negandone pure
l'esistenza, l'avete tenuta tutta per voi mentre la facevate contro di
noi.
Non si disperi se d'ora in avanti sapremo fare buon uso delle sue parole.
V.Nozières