Umanità Nova, n.8 del 1 marzo 2009, anno 89

informAzione - 2


Bologna

1- Lo Stato...

Venerdi 20 febbraio Prefettura e Giunta comunale hanno stabilito che non è più consentito manifestare né tenere presidi, banchetti, sit-in nelle principali vie del centro né sabato né domenica. Così come non è possibile sfilare di fronte a lughi di culto, centri commerciali ecc, ovvero tutti quei luoghi che, in modo del tutto discrezionale, saranno considerato "obiettivi sensibili" (?). Ciliegina sulla torta: il divieto non riguarda manifestazioni a carattere storico e religioso: insomma, la madonna di S. Luca potrà tranquillamente farsi le sue passeggiate in città...
Così è stata accolta e subito utilizzata la direttiva del pacchetto Maroni a Bologna: c'è da scommetterci che a ruota seguiranno le altre città.
Un divieto fascista a tutti gli effetti, contro cui i movimenti bolognesi stanno organizzando una risposta adeguata. E' indubbio comunque che a questo ulteriore giro di vite sino ad ora ha risposto... un silenzio quasi generale. Come accadde – su un piano meno "pesante" - per le ordinanze "antialcol" e "antibivacco" al Pratello (vedi UN 2008 nn.37-38), una risposta singola e non continuativa, per quanto riuscita, non sposta la questione. La protesta, la disobbedienza alla legge dovrà essere pratica costante, variegata, determinata fino a che non saranno costretti a ingoiarsi tutte le loro leggi liberticide.

2- ...e i suoi servi

Come già il 7 febbraio, anche sabato 21 il centro sociale TPO, Antagonismogay e l'Assemblea antifascista permanente hanno percorso le strade del quartiere S. Stefano di Bologna per segnalare la presenza di una sede fascista come quella di CasaPound e rendere noto quali siano i metodi e le finalità dei «fascisti del terzo millennio». Nel quartiere vi è simpatia per gli ideali antifascisti e molte persone hanno accolto il volantinaggio con favore. Intanto, dalla sede di CasaPound sono usciti alcuni fascisti con cinghie e catene e si sono parati davanti a un gruppo che volantinava gridando: «Questo quartiere è nostro!». È una tecnica mediatica collaudata: prima provocano e poi cercano di farsi passare per vittime. Così, quella che era un'intimidazione fascista sui giornali è diventata una «rissa» tra fazioni opposte.
Del resto, alle prime luci dell'alba del 21 febbraio, alcuni ragazzi erano stati picchiati con cinture e catene al grido di «meridionali di merda!» e altri insulti razzisti. Sempre più frequenti sono a Bologna le intimidazioni, le minacce, le aggressioni a sfondo razzista e fascista.
A riprova dell'attivismo neofascista a Bologna, domenica 22 febbraio Forza Nuova aveva indetto una manifestazione xenofoba in periferia dopo lo stupro di una ragazza quindicenne per mano di un immigrato. Nel manifesto – uguale a quello usato in altre città – si leggeva «E se accadesse a tua figlia?», sotto la foto di una donna bianca stuprata e alla fine «Basta immigrazione!». L'Assemblea antifascista ha convocato un presidio ottenendo così che a Forza Nuova fosse vietato di muoversi in corteo. Un centinaio di compagni si è ritrovato in un vialone deserto, chiusa la circolazione, rari i passanti, ma per lo più solidali con le ragioni della protesta. Una quarantina i neofascisti, giunti per metà da fuori.
Va segnalato che tra i residenti vi era grande indignazione per la presenza dei fascisti in quartiere. Anche perché il giorno prima, nel luogo dello stupro, si era tenuto un presidio di amici e amiche della ragazza a carattere multietnico e, implicitamente, antirazzista. L'iniziativa di Forza Nuova è stata percepita dunque come una prevaricazione rispetto a quello che già gli abitanti avevano liberamente espresso.
Le iniziative antifasciste in città continueranno con un'assemblea cittadina mercoledì sera presso il c.s. TPO.

Redb
 

Pordenone. Incontri con l'anarchismo

Continuano con successo gli "incontri con l'anarchismo" proposti dal Circolo Libertario E. Zapata presso il Prefabbrikato a Villanova di Pordenone.
Lo scorso sabato (21/02/2009) c'è stata l'inziativa che, partendo dal federalismo anarchico, tramite un excursus storico,  poneva l'accento sull'ecologia sociale - così come proposta da Murray Bookchin - per arrivare al fulcro dell'incontro con la presenza di Marinella Bragagnini delle Dumbles (collettivo femminista friulano) che è intervenuta sull'ecofemminismo: un percorso della bassa friulana.
Un intervento che è partito dagli eventi attuali, sia quelli mediatici, sia quelli taciuti, per riflettere sull'urgenza di mettere al centro del dibbattito e dell'azione politica lo scempio sul corpo delle donne (stupri, volenze, accanimento ecc.) e sulla loro coscienza come paradigma di una diffusa concezione gerarchica, strutturata attraverso secoli di divisione in classi, in ruoli e annientamento delle diversità e di sfruttamento e devastazione delle fonti di ricchezze naturali del pianeta.
Molti gli argomenti, tanto da aver tenuto banco per oltre due ore di dibattito e confronto con gli oltre 40 intervenuti.
L'appuntamento con il 4° incontro è per sabato 7 marzo sempre alle 18.00 e sempre al Prefabbrikato per parlare di anarcosindacalismo e sindacalismo rivoluzionario, della questione sociale vista dagli anarchici tentando di conoscere la storia e le esperienze passate per capire quali strumenti e modalità oggi gli anarchici abbiano per far fronte alla lotta di classe contro stato e padroni.

Nestor

Alessandria. Contro il carcere

Sabato 17 gennaio dalle ore 15,00 fino alle ore 19,00 nella città di Alessandria si è svolta una manifestazione. Due i presidi simultanei nella via centrale della città, dove si esponeva una mostra contro il carcere e i CPT, in solidarietà ai detenuti in sciopero della fame; contro l'ergastolo e contro le condizioni disumane in cui si vive all'interno del carcere. L'iniziativa promossa dalle varie realtà del nord Italia era articolata con un banchetto di libri, musica e speakeraggio dove si denunciavano le condizioni dei detenuti e si diffondevano comunicati e lettere provenienti dai carceri fra i quali quello redatto dai detenuti della sezione EIV del carcere di Alessandria-S.Michele.
I presidi erano stati organizzati per informare i cittadini che il sabato successivo 24/01, davanti al carcere di S. Michele, ci sarebbe stata una manifestazione con lo scopo di appoggiare le lotte dei detenuti, ed esprimere la nostra solidarietà con la presenza fisica davanti alle mura del carcere.
Nella mattina del 17 e in quella del 24 sono stati distribuiti volantini davanti ai cancelli d'entrata del carcere per avvisare i parenti dei detenuti dell'iniziativa e per invitarli a unirsi a noi il 24.
Così il 24 una settantina di compagni, anarchici e non, provenienti da Milano, Torino e altre città del nord insieme ovviamente a noi di Alessandria, con alcuni parenti e amici dei detenuti, abbiamo inscenato un presidio con fuochi d'artificio, musica, petardi, slogan e speaker-aggio fuori dalle mura del carcere. Purtroppo le vicende di Milano (sgombero del centro sociale COX 18) e la condanna ai NO-TAV a Torino hanno condizionato la presenza numerica dei compagni.
Durante l'iniziativa i parenti hanno salutato al microfono i detenuti, mentre loro esponevano alle finestre un lenzuolo con la scritta grazie, sventolavano sciarpe e indumenti, ci salutavano e bruciavano dalle finestre delle stoffe: rompendo così l'isolamento e l'incomunicabilità che il potere vuole ci sia fra chi è in prigione e chi sta fuori. Alcuni momenti di tensione si sono verificati quando, ad opera dei signori in divisa, gli indumenti esposti sono stati tolti e le finestre chiuse; solo le nostre grida hanno sbloccato la situazione e il dialogo fra chi era dentro e chi era fuori è ripreso.
Neanche a dirlo, la zona era presidiata da un numero impressionante di servi in divisa dello stato, malgrado ciò i numerosi interventi fatti al microfono hanno espresso chiaramente il concetto che guidava la protesta: chi pensa di risolvere i problemi sociali con il carcere si sbaglia di grosso, il 90% dei crimini sono commessi alla proprietà privata e/o al concetto del possesso delle persone: sfruttamento, violenza sessuale e non, omicidi in famiglia ecc.
Dunque il problema è cambiare cultura! Abolire la proprietà privata, abbattere i soprusi!
Il carcere non redime nessuno e le statistiche dicono chiaramente che chi è "ospite" di quelle celle difficilmente una volta uscito non ci rientra più. L'ergastolo poi, è ancora peggio: sepolti a vita!
Una condizione che ha il solo scopo di allontanare le cosiddette "mele marce", senza analizzare le ragioni, senza porsi il problema di risolvere le cause sociali che generano il "crimine".
I criminali sono tra gli affaristi che pur di arricchirsi passano sopra l'umanità, sono i politici colpevoli di guerre, corruzioni, connivenze mafiose, ecc.
Con questo scenario non solo ricordo un celebre detto popolare "il pesce puzza sempre dalla testa", ma ricordo che buona parte delle carceri pullulano di persone delle categorie più povere e, come ha ricordato il compagno Urbano, di emigranti braccati e condannati principalmente per non essere conformi alle leggi di questo stato (spesso basta non avere il permesso di soggiorno), questo stesso stato colpevole con le altre nazioni occidentali di devastazione, sfruttamento e furto ai danni dei popoli e delle terre dai quali i migranti provengono. In più non contenti, gli stessi stati ricchi, hanno fatto opera di propaganda disegnando le proprie nazioni come il paradiso terrestre allo scopo di avere bassa manodopera, sottopagata e sottomessa.

Salvatore
del Laboratorio Anarchico PerlaNera

Salento sole, mare, vento e… monnezza

"Dovremmo imparare a non distogliere l'attenzione dai nostri veri nemici: Settani, Bagnardi & C. La misura della loro determinazione ad andare avanti: circa 150 € a metro cubo ciò che pagano le imprese alle discariche per seppellire i rifiuti pericolosi, da moltiplicare per i 2'200'000 metri cubi del terzo lotto, quelli dei primi due lotti, quelli di un futuro quarto lotto, più tutti gli ampliamenti che ci saranno, più eventuali "extra" derivanti all'impossibilità di controllare tutto ciò che di volta in volta viene sversato". Il documento, di cui abbiamo citato solo un brano, redatto dalla comune libertaria salentina di Urupia dal titolo "Divide et impera", riassume l'intera vicenda del massacro culturale e del disastro territoriale che si sta perpetrando tra Grottaglie e S.Marzano di S.Giuseppe, in un'area che abbraccia due province: Brindisi e Taranto. I signori delle discariche, dei rifiuti tossici e nocivi, dell'arricchimento facile e senza scrupoli hanno dichiarato guerra a intere comunità pacifiche, al territorio e al futuro stesso di questa meravigliosa terra.
Anni ed anni di battaglie legali per evitare la proliferazione dei lotti da destinare a discarica, l'impegno contro le innumerevoli discariche abusive disseminate in tutta la Puglia (nei primi otto mesi del 2007 i militari hanno sequestrato addirittura un milione di metri quadri adibiti a discariche abusive, e denunciato 167 responsabili) non sono serviti a fermare i saccheggiatori del territorio. E allora l'unica strada che rimane è quella dell'interposizione pacifica delle popolazioni per evitare l'afflusso continuo di autotreni pieni di rifiuti non meglio identificati. Sembra di rivedere le stesse scene di Gaza dove i pacifisti cercano di difendersi dalle ruspe israeliane che avanzano per demolire case e campi coltivati. La polizia che strattona i manifestanti sdraiati per terra, qualcuno si sente male, arrivano le ambulanze e con esse le denunce, i fermi, le indagini, la persecuzione in nome di una legge che, alla fine, garantisce gli speculatori, gli avventurieri, i mestieranti della politica. La presenza di giornalisti e reporter ha fatto si che l'intera vicenda fosse continuamente documentata. Le televisioni locali hanno riservato grande attenzione alle manifestazioni ed alle azioni dei vari presidi, nati dal basso, e alcuni filmati sono stati postati su youtube.
Visualizzando alcuni di questi filmati si vedono festosi cortei accompagnati dalle musiche di bande musicali improvvisate e dalle performance degli artisti di strada che divertono bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado alla loro prima esperienza di lotta.
Urlare il proprio no in una terra che vive di agricoltura e che da millenni è stata il crocevia di culture e di popoli (Normanni, Svevi, Aragonesi, Spagnoli) è un dovere morale a cui questi cittadini vogliono assolvere. Ma insieme ai video che riprendono cortei rumorosi, festosi e colorati ve ne sono altri in cui si vede la forza pubblica intervenire per rimuovere gli "ostacoli umani" che si frappongono pacificamente all'ingresso del terzo lotto per evitare che altri carichi di veleni, trasportati da autotreni, possano avvelenare la loro terra. Quella terra che ha garantito loro un lavoro libero e liberato e che costituisce l'unica fonte di reddito. Anziani, donne, uomini del Salento che si abbracciano formando una catena umana, sdraiati al suolo forti come Anteo grazie a questo contatto quotidiano con la madre terra. Prima che ogni speranza muoia, un appello ai giudici: concluse le indagini, conferite ai fermati, ai denunciati, ai vessati, il giusto riconoscimento per l'alto valore morale di questa resistenza pacifica, per il senso di responsabilità dimostrato nel difendere il territorio e quindi la salute dei loro e dei vostri figli!

Angelo Pagliaro

Firenze. Corteo studentesco

La mattina del 20 febbraio si è svolto a Firenze un corteo studentesco regionale che partendo dalla stazione SMN ha riportato in piazza la lotta degli studenti per una scuola libera ed autogestita, concludendosi con l'occupazione della palestra del liceo Castelnuovo. Nei locali occupati si è svolta una assemblea regionale con interventi principalmente da Prato, Livorno e Firenze, ossia da quelle realtà che avevano lanciato il corteo con l'assemblea del 17 gennaio scorso, ma anche da Empoli e Pisa.
Il bilancio della giornata è sicuramente positivo, pur in un momento di riflusso si è riuscito a portare in piazza un corteo combattivo e a mettere in atto la pratica dell'occupazione, appropriandosi degli spazi in cui svolgere l'assemblea. Purtroppo c'è stata una partecipazione piuttosto bassa che, se in parte ci deve spingere a lavorare per sviluppare questa cooperazione regionale, d'altra parte ci pone di fronte alla difficoltà di mobilitazione degli studenti in questo periodo dell'anno scolastico, particolarmente pesante, nel quale il ruolo repressivo della scuola è più forte. C'è da notare anche che sul corteo del 20 febbraio c'è stato da parte delle organizzazioni studentesche istituzionali un vero e proprio boicottaggio. Un'opera di disinformazione per danneggiare il corteo che rende chiaro come risulti scomodo che realtà studentesche autoorganizzate costruiscano un percorso di cooperazione regionale per rilanciare dal basso la mobilitazione, mentre loro calano dall'alto della loro direzione nazionale date e iniziative, come la giornata del 27 febbraio promossa dall'UDS.
Ed è proprio sull'importanza dell'autogestione delle lotte, della costruzione di un percorso autorganizzato, sulla necessità della pratica dell'occupazione e della conquista di spazi autogestiti nelle scuole e nelle facoltà, che si sono soffermati molti interventi nell'assemblea svoltasi dopo il corteo.
L'assemblea si è protratta fino nel pomeriggio, i presenti hanno dunque chiuso questa intensa giornata di mobilitazione raggiungendo in corteo la facoltà di Lettere.

Dario Antonelli

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