1- Lo Stato...
Venerdi 20 febbraio Prefettura e Giunta comunale hanno stabilito che
non è più consentito manifestare né tenere
presidi, banchetti, sit-in nelle principali vie del centro né
sabato né domenica. Così come non è possibile
sfilare di fronte a lughi di culto, centri commerciali ecc, ovvero
tutti quei luoghi che, in modo del tutto discrezionale, saranno
considerato "obiettivi sensibili" (?). Ciliegina sulla torta: il
divieto non riguarda manifestazioni a carattere storico e religioso:
insomma, la madonna di S. Luca potrà tranquillamente farsi le
sue passeggiate in città...
Così è stata accolta e subito utilizzata la direttiva del
pacchetto Maroni a Bologna: c'è da scommetterci che a ruota
seguiranno le altre città.
Un divieto fascista a tutti gli effetti, contro cui i movimenti
bolognesi stanno organizzando una risposta adeguata. E' indubbio
comunque che a questo ulteriore giro di vite sino ad ora ha risposto...
un silenzio quasi generale. Come accadde – su un piano meno "pesante" -
per le ordinanze "antialcol" e "antibivacco" al Pratello (vedi UN 2008
nn.37-38), una risposta singola e non continuativa, per quanto
riuscita, non sposta la questione. La protesta, la disobbedienza alla
legge dovrà essere pratica costante, variegata, determinata fino
a che non saranno costretti a ingoiarsi tutte le loro leggi liberticide.
2- ...e i suoi servi
Come già il 7 febbraio, anche sabato 21 il centro sociale TPO,
Antagonismogay e l'Assemblea antifascista permanente hanno percorso le
strade del quartiere S. Stefano di Bologna per segnalare la presenza di
una sede fascista come quella di CasaPound e rendere noto quali siano i
metodi e le finalità dei «fascisti del terzo
millennio». Nel quartiere vi è simpatia per gli ideali
antifascisti e molte persone hanno accolto il volantinaggio con favore.
Intanto, dalla sede di CasaPound sono usciti alcuni fascisti con
cinghie e catene e si sono parati davanti a un gruppo che volantinava
gridando: «Questo quartiere è nostro!». È una
tecnica mediatica collaudata: prima provocano e poi cercano di farsi
passare per vittime. Così, quella che era un'intimidazione
fascista sui giornali è diventata una «rissa» tra
fazioni opposte.
Del resto, alle prime luci dell'alba del 21 febbraio, alcuni ragazzi
erano stati picchiati con cinture e catene al grido di
«meridionali di merda!» e altri insulti razzisti. Sempre
più frequenti sono a Bologna le intimidazioni, le minacce, le
aggressioni a sfondo razzista e fascista.
A riprova dell'attivismo neofascista a Bologna, domenica 22 febbraio
Forza Nuova aveva indetto una manifestazione xenofoba in periferia dopo
lo stupro di una ragazza quindicenne per mano di un immigrato. Nel
manifesto – uguale a quello usato in altre città – si leggeva
«E se accadesse a tua figlia?», sotto la foto di una donna
bianca stuprata e alla fine «Basta immigrazione!».
L'Assemblea antifascista ha convocato un presidio ottenendo così
che a Forza Nuova fosse vietato di muoversi in corteo. Un centinaio di
compagni si è ritrovato in un vialone deserto, chiusa la
circolazione, rari i passanti, ma per lo più solidali con le
ragioni della protesta. Una quarantina i neofascisti, giunti per
metà da fuori.
Va segnalato che tra i residenti vi era grande indignazione per la
presenza dei fascisti in quartiere. Anche perché il giorno
prima, nel luogo dello stupro, si era tenuto un presidio di amici e
amiche della ragazza a carattere multietnico e, implicitamente,
antirazzista. L'iniziativa di Forza Nuova è stata percepita
dunque come una prevaricazione rispetto a quello che già gli
abitanti avevano liberamente espresso.
Le iniziative antifasciste in città continueranno con un'assemblea cittadina mercoledì sera presso il c.s. TPO.
Redb
Continuano con successo gli "incontri con l'anarchismo" proposti dal
Circolo Libertario E. Zapata presso il Prefabbrikato a Villanova di
Pordenone.
Lo scorso sabato (21/02/2009) c'è stata l'inziativa che,
partendo dal federalismo anarchico, tramite un excursus storico,
poneva l'accento sull'ecologia sociale - così come proposta da
Murray Bookchin - per arrivare al fulcro dell'incontro con la presenza
di Marinella Bragagnini delle Dumbles (collettivo femminista friulano)
che è intervenuta sull'ecofemminismo: un percorso della bassa
friulana.
Un intervento che è partito dagli eventi attuali, sia quelli
mediatici, sia quelli taciuti, per riflettere sull'urgenza di mettere
al centro del dibbattito e dell'azione politica lo scempio sul corpo
delle donne (stupri, volenze, accanimento ecc.) e sulla loro coscienza
come paradigma di una diffusa concezione gerarchica, strutturata
attraverso secoli di divisione in classi, in ruoli e annientamento
delle diversità e di sfruttamento e devastazione delle fonti di
ricchezze naturali del pianeta.
Molti gli argomenti, tanto da aver tenuto banco per oltre due ore di dibattito e confronto con gli oltre 40 intervenuti.
L'appuntamento con il 4° incontro è per sabato 7 marzo
sempre alle 18.00 e sempre al Prefabbrikato per parlare di
anarcosindacalismo e sindacalismo rivoluzionario, della questione
sociale vista dagli anarchici tentando di conoscere la storia e le
esperienze passate per capire quali strumenti e modalità oggi
gli anarchici abbiano per far fronte alla lotta di classe contro stato
e padroni.
Nestor
Sabato 17 gennaio dalle ore 15,00 fino alle ore 19,00 nella
città di Alessandria si è svolta una manifestazione. Due
i presidi simultanei nella via centrale della città, dove si
esponeva una mostra contro il carcere e i CPT, in solidarietà ai
detenuti in sciopero della fame; contro l'ergastolo e contro le
condizioni disumane in cui si vive all'interno del carcere.
L'iniziativa promossa dalle varie realtà del nord Italia era
articolata con un banchetto di libri, musica e speakeraggio dove si
denunciavano le condizioni dei detenuti e si diffondevano comunicati e
lettere provenienti dai carceri fra i quali quello redatto dai detenuti
della sezione EIV del carcere di Alessandria-S.Michele.
I presidi erano stati organizzati per informare i cittadini che il
sabato successivo 24/01, davanti al carcere di S. Michele, ci sarebbe
stata una manifestazione con lo scopo di appoggiare le lotte dei
detenuti, ed esprimere la nostra solidarietà con la presenza
fisica davanti alle mura del carcere.
Nella mattina del 17 e in quella del 24 sono stati distribuiti
volantini davanti ai cancelli d'entrata del carcere per avvisare i
parenti dei detenuti dell'iniziativa e per invitarli a unirsi a noi il
24.
Così il 24 una settantina di compagni, anarchici e non,
provenienti da Milano, Torino e altre città del nord insieme
ovviamente a noi di Alessandria, con alcuni parenti e amici dei
detenuti, abbiamo inscenato un presidio con fuochi d'artificio, musica,
petardi, slogan e speaker-aggio fuori dalle mura del carcere. Purtroppo
le vicende di Milano (sgombero del centro sociale COX 18) e la condanna
ai NO-TAV a Torino hanno condizionato la presenza numerica dei compagni.
Durante l'iniziativa i parenti hanno salutato al microfono i detenuti,
mentre loro esponevano alle finestre un lenzuolo con la scritta grazie,
sventolavano sciarpe e indumenti, ci salutavano e bruciavano dalle
finestre delle stoffe: rompendo così l'isolamento e
l'incomunicabilità che il potere vuole ci sia fra chi è
in prigione e chi sta fuori. Alcuni momenti di tensione si sono
verificati quando, ad opera dei signori in divisa, gli indumenti
esposti sono stati tolti e le finestre chiuse; solo le nostre grida
hanno sbloccato la situazione e il dialogo fra chi era dentro e chi era
fuori è ripreso.
Neanche a dirlo, la zona era presidiata da un numero impressionante di
servi in divisa dello stato, malgrado ciò i numerosi interventi
fatti al microfono hanno espresso chiaramente il concetto che guidava
la protesta: chi pensa di risolvere i problemi sociali con il carcere
si sbaglia di grosso, il 90% dei crimini sono commessi alla
proprietà privata e/o al concetto del possesso delle persone:
sfruttamento, violenza sessuale e non, omicidi in famiglia ecc.
Dunque il problema è cambiare cultura! Abolire la proprietà privata, abbattere i soprusi!
Il carcere non redime nessuno e le statistiche dicono chiaramente che
chi è "ospite" di quelle celle difficilmente una volta uscito
non ci rientra più. L'ergastolo poi, è ancora peggio:
sepolti a vita!
Una condizione che ha il solo scopo di allontanare le cosiddette "mele
marce", senza analizzare le ragioni, senza porsi il problema di
risolvere le cause sociali che generano il "crimine".
I criminali sono tra gli affaristi che pur di arricchirsi passano sopra
l'umanità, sono i politici colpevoli di guerre, corruzioni,
connivenze mafiose, ecc.
Con questo scenario non solo ricordo un celebre detto popolare "il
pesce puzza sempre dalla testa", ma ricordo che buona parte delle
carceri pullulano di persone delle categorie più povere e, come
ha ricordato il compagno Urbano, di emigranti braccati e condannati
principalmente per non essere conformi alle leggi di questo stato
(spesso basta non avere il permesso di soggiorno), questo stesso stato
colpevole con le altre nazioni occidentali di devastazione,
sfruttamento e furto ai danni dei popoli e delle terre dai quali i
migranti provengono. In più non contenti, gli stessi stati
ricchi, hanno fatto opera di propaganda disegnando le proprie nazioni
come il paradiso terrestre allo scopo di avere bassa manodopera,
sottopagata e sottomessa.
Salvatore
del Laboratorio Anarchico PerlaNera
"Dovremmo imparare a non distogliere l'attenzione dai nostri veri
nemici: Settani, Bagnardi & C. La misura della loro determinazione
ad andare avanti: circa 150 € a metro cubo ciò che pagano le
imprese alle discariche per seppellire i rifiuti pericolosi, da
moltiplicare per i 2'200'000 metri cubi del terzo lotto, quelli dei
primi due lotti, quelli di un futuro quarto lotto, più tutti gli
ampliamenti che ci saranno, più eventuali "extra" derivanti
all'impossibilità di controllare tutto ciò che di volta
in volta viene sversato". Il documento, di cui abbiamo citato solo un
brano, redatto dalla comune libertaria salentina di Urupia dal titolo
"Divide et impera", riassume l'intera vicenda del massacro culturale e
del disastro territoriale che si sta perpetrando tra Grottaglie e
S.Marzano di S.Giuseppe, in un'area che abbraccia due province:
Brindisi e Taranto. I signori delle discariche, dei rifiuti tossici e
nocivi, dell'arricchimento facile e senza scrupoli hanno dichiarato
guerra a intere comunità pacifiche, al territorio e al futuro
stesso di questa meravigliosa terra.
Anni ed anni di battaglie legali per evitare la proliferazione dei
lotti da destinare a discarica, l'impegno contro le innumerevoli
discariche abusive disseminate in tutta la Puglia (nei primi otto mesi
del 2007 i militari hanno sequestrato addirittura un milione di metri
quadri adibiti a discariche abusive, e denunciato 167 responsabili) non
sono serviti a fermare i saccheggiatori del territorio. E allora
l'unica strada che rimane è quella dell'interposizione pacifica
delle popolazioni per evitare l'afflusso continuo di autotreni pieni di
rifiuti non meglio identificati. Sembra di rivedere le stesse scene di
Gaza dove i pacifisti cercano di difendersi dalle ruspe israeliane che
avanzano per demolire case e campi coltivati. La polizia che strattona
i manifestanti sdraiati per terra, qualcuno si sente male, arrivano le
ambulanze e con esse le denunce, i fermi, le indagini, la persecuzione
in nome di una legge che, alla fine, garantisce gli speculatori, gli
avventurieri, i mestieranti della politica. La presenza di giornalisti
e reporter ha fatto si che l'intera vicenda fosse continuamente
documentata. Le televisioni locali hanno riservato grande attenzione
alle manifestazioni ed alle azioni dei vari presidi, nati dal basso, e
alcuni filmati sono stati postati su youtube.
Visualizzando alcuni di questi filmati si vedono festosi cortei
accompagnati dalle musiche di bande musicali improvvisate e dalle
performance degli artisti di strada che divertono bambini e ragazzi
delle scuole di ogni ordine e grado alla loro prima esperienza di lotta.
Urlare il proprio no in una terra che vive di agricoltura e che da
millenni è stata il crocevia di culture e di popoli (Normanni,
Svevi, Aragonesi, Spagnoli) è un dovere morale a cui questi
cittadini vogliono assolvere. Ma insieme ai video che riprendono cortei
rumorosi, festosi e colorati ve ne sono altri in cui si vede la forza
pubblica intervenire per rimuovere gli "ostacoli umani" che si
frappongono pacificamente all'ingresso del terzo lotto per evitare che
altri carichi di veleni, trasportati da autotreni, possano avvelenare
la loro terra. Quella terra che ha garantito loro un lavoro libero e
liberato e che costituisce l'unica fonte di reddito. Anziani, donne,
uomini del Salento che si abbracciano formando una catena umana,
sdraiati al suolo forti come Anteo grazie a questo contatto quotidiano
con la madre terra. Prima che ogni speranza muoia, un appello ai
giudici: concluse le indagini, conferite ai fermati, ai denunciati, ai
vessati, il giusto riconoscimento per l'alto valore morale di questa
resistenza pacifica, per il senso di responsabilità dimostrato
nel difendere il territorio e quindi la salute dei loro e dei vostri
figli!
Angelo Pagliaro
La mattina del 20 febbraio si è svolto a Firenze un corteo
studentesco regionale che partendo dalla stazione SMN ha riportato in
piazza la lotta degli studenti per una scuola libera ed autogestita,
concludendosi con l'occupazione della palestra del liceo Castelnuovo.
Nei locali occupati si è svolta una assemblea regionale con
interventi principalmente da Prato, Livorno e Firenze, ossia da quelle
realtà che avevano lanciato il corteo con l'assemblea del 17
gennaio scorso, ma anche da Empoli e Pisa.
Il bilancio della giornata è sicuramente positivo, pur in un
momento di riflusso si è riuscito a portare in piazza un corteo
combattivo e a mettere in atto la pratica dell'occupazione,
appropriandosi degli spazi in cui svolgere l'assemblea. Purtroppo
c'è stata una partecipazione piuttosto bassa che, se in parte ci
deve spingere a lavorare per sviluppare questa cooperazione regionale,
d'altra parte ci pone di fronte alla difficoltà di mobilitazione
degli studenti in questo periodo dell'anno scolastico, particolarmente
pesante, nel quale il ruolo repressivo della scuola è più
forte. C'è da notare anche che sul corteo del 20 febbraio
c'è stato da parte delle organizzazioni studentesche
istituzionali un vero e proprio boicottaggio. Un'opera di
disinformazione per danneggiare il corteo che rende chiaro come risulti
scomodo che realtà studentesche autoorganizzate costruiscano un
percorso di cooperazione regionale per rilanciare dal basso la
mobilitazione, mentre loro calano dall'alto della loro direzione
nazionale date e iniziative, come la giornata del 27 febbraio promossa
dall'UDS.
Ed è proprio sull'importanza dell'autogestione delle lotte,
della costruzione di un percorso autorganizzato, sulla necessità
della pratica dell'occupazione e della conquista di spazi autogestiti
nelle scuole e nelle facoltà, che si sono soffermati molti
interventi nell'assemblea svoltasi dopo il corteo.
L'assemblea si è protratta fino nel pomeriggio, i presenti hanno
dunque chiuso questa intensa giornata di mobilitazione raggiungendo in
corteo la facoltà di Lettere.
Dario Antonelli