Umanità Nova, n.9 dell'8 marzo 2009, anno 89

A mezzanotte va la ronda del... padano


Questa delle ronde sarebbe una farsa tutta italiana se non si inserisse in un contesto che mostra segni inquietanti di deriva autoritaria di stampo gellista. Silvio Berlusconi ha studiato bene la teoria di Gelli sullo Stato come supremo regolatore di tutti i processi economici, politici e sociali della società italiana. In estrema sintesi il percorso gelliano conduce alla subordinazione di tutti i poteri separati, il legislativo e il giudiziario, all'esecutivo, il quale deve a sua volta semplificarsi nella forma presidenziale per ricondurre ad una sola persona la potestà decisionale.
Si tratta, come è evidente, di una dittatura senza alcuna sfumatura di legittimità rappresentativa, che pretende di azzerare ogni forma di dissenso e di creare le condizioni per la propria autoriproduzione indefinita.
La strategia di Berlusconi per attuare il disegno sin qui delineato è evidente in ogni atto del suo governo, formato non a caso da Yesmen  che assecondano acriticamente ogni sua decisione, con la ripetitività ossessiva delle sue affermazioni volgarmente gridate sui giornali o in televisione.
Così il Parlamento, privo di un'opposizione credibile e per di più frammentata, è ridotto a bivacco per semiavvinazzati nullafacenti in attesa di trasformare in legge ogni ignominia proposta dal loro Padrone. Con la loro necessaria complicità e con i silenzi degli oppositori istituzionali, si sono azzerate tutte le garanzie a favore del mondo del lavoro, con il tentativo, riuscito, di rendere conflittuali i rapporti tra i maggiori sindacati italiani, criminalizzare gli scioperi, rendendoli difficilmente praticabili e militarizzando gli spazi della manifestazione del dissenso (clamoroso il divieto di assembramenti in prossimità di monumenti e luoghi di culto, il che, considerati gli assetti urbani delle città italiane e il loro ricco patrimonio artistico, equivale a impedire ogni manifestazione che non siano le celebrazione, civili e militari, delle gesta del governo). A questo punto siamo giunti, con un ministro degli interni che si bagna nelle acque del Po, ma non esita poi a rotolarsi nella melma delle leggi razziste, della ghettizzazione degli immigrati e delle istigazioni xenofobe più vili. A tutto questo bisogna aggiungere la copertura manifesta che gli organi repressivi dello Stato offrono al ritorno di rigurgiti nazifascisti, come è avvenuto a Bergamo il 28 febbraio scorso in occasione dell'inaugurazione provocatoria di una sede di Forza Nuova, nel corso della quale sono stati caricati brutalmente dalla polizia aderenti a centri sociali, anarchici e semplici cittadini, i quali, con la loro presenza in quella circostanza volevano manifestare la loro opposizione al fascismo e riaffermare i valori della Resistenza.
Cinquanta di loro sono stati fermati e non sappiamo ancora quali sono i reati a loro contestati. Sappiamo invece che, tempestivamente, a Milano, Torino e in molte altre città, si è scesi in piazza per manifestare ampia e attiva solidarietà ai compagni arrestati e la determinazione a non lasciarsi intimidire dalle provocazioni qualunque sia la loro provenienza.
Ma al disegno berlusconiano si presta anche il comportamento ondivago della magistratura, che è sempre timida e benevola nei riguardi dei potenti, prestandosi al gioco di avvocati lautamente pagati e spesso presenti in Parlamento nelle file del Popolo delle Libertà. Giocheranno certamente anche la preoccupazione – non del tutto infondata – di perdere un potere sin qui esercitato (spesso con scandalosa parzialità), ma anche l'urgenza di non dispiacere al potere politico, il quale, dal canto suo, sta pensando di modificare strutturalmente la composizione del CSM, riducendo il numero dei giudici togati a vantaggio di laici nominati dal Parlamento.
Quasi non bastassero le dense nuvole che si addensano sul panorama politico e sociale del Paese che qui abbiamo sommariamente descritte, occorre in aggiunta rilevare la pesante ingerenza della Chiesa, una metastasi cancerosa che debilita ulteriormente l'esistenza della comunità nazionale e che, per tradizione consolidata, addiziona, con il suo universalismo astorico e l'ottusa opposizione ad ogni progresso della scienza, la sua natura conservatrice, irrazionalmente integralista, alle istanze demenziali di un neo-nazifascismo di ritorno, funzionale al compimento del disegno dittatoriale.
E ritorniamo così alla legittimazione, per legge, delle ronde. Come è del tutto evidente, la loro costituzione non ha nulla a che vedere con la sicurezza delle nostre città: risponde soltanto al bisogno di prefigurare una sorta di milizia parallela, affrancata da ogni regola, che completi il controllo capillare del territorio e ne neutralizzi ogni tentativo di cambiamento più o meno radicale.
Sarà da ridere quando individui irreggimentati in ronde improvvisate e velleitarie si scontreranno con i picciotti delle mafie che già controllano il territorio di oltre la metà della Penisola.
A quel punto, questi individui, inventati dalla mente niente affatto lucida di bovari padani, avranno due possibilità: o ritirarsi in buon ordine o integrarsi nell'esercito della criminalità organizzata, così che avremo per le nostre strade manovalanza criminale legittimata da tesserini di pubblica sicurezza.

Antonio Cardella

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