Questa delle ronde sarebbe una farsa tutta italiana se non si
inserisse in un contesto che mostra segni inquietanti di deriva
autoritaria di stampo gellista. Silvio Berlusconi ha studiato bene la
teoria di Gelli sullo Stato come supremo regolatore di tutti i processi
economici, politici e sociali della società italiana. In estrema
sintesi il percorso gelliano conduce alla subordinazione di tutti i
poteri separati, il legislativo e il giudiziario, all'esecutivo, il
quale deve a sua volta semplificarsi nella forma presidenziale per
ricondurre ad una sola persona la potestà decisionale.
Si tratta, come è evidente, di una dittatura senza alcuna
sfumatura di legittimità rappresentativa, che pretende di
azzerare ogni forma di dissenso e di creare le condizioni per la
propria autoriproduzione indefinita.
La strategia di Berlusconi per attuare il disegno sin qui delineato
è evidente in ogni atto del suo governo, formato non a caso da
Yesmen che assecondano acriticamente ogni sua decisione, con la
ripetitività ossessiva delle sue affermazioni volgarmente
gridate sui giornali o in televisione.
Così il Parlamento, privo di un'opposizione credibile e per di
più frammentata, è ridotto a bivacco per semiavvinazzati
nullafacenti in attesa di trasformare in legge ogni ignominia proposta
dal loro Padrone. Con la loro necessaria complicità e con i
silenzi degli oppositori istituzionali, si sono azzerate tutte le
garanzie a favore del mondo del lavoro, con il tentativo, riuscito, di
rendere conflittuali i rapporti tra i maggiori sindacati italiani,
criminalizzare gli scioperi, rendendoli difficilmente praticabili e
militarizzando gli spazi della manifestazione del dissenso (clamoroso
il divieto di assembramenti in prossimità di monumenti e luoghi
di culto, il che, considerati gli assetti urbani delle città
italiane e il loro ricco patrimonio artistico, equivale a impedire ogni
manifestazione che non siano le celebrazione, civili e militari, delle
gesta del governo). A questo punto siamo giunti, con un ministro degli
interni che si bagna nelle acque del Po, ma non esita poi a rotolarsi
nella melma delle leggi razziste, della ghettizzazione degli immigrati
e delle istigazioni xenofobe più vili. A tutto questo bisogna
aggiungere la copertura manifesta che gli organi repressivi dello Stato
offrono al ritorno di rigurgiti nazifascisti, come è avvenuto a
Bergamo il 28 febbraio scorso in occasione dell'inaugurazione
provocatoria di una sede di Forza Nuova, nel corso della quale sono
stati caricati brutalmente dalla polizia aderenti a centri sociali,
anarchici e semplici cittadini, i quali, con la loro presenza in quella
circostanza volevano manifestare la loro opposizione al fascismo e
riaffermare i valori della Resistenza.
Cinquanta di loro sono stati fermati e non sappiamo ancora quali sono i
reati a loro contestati. Sappiamo invece che, tempestivamente, a
Milano, Torino e in molte altre città, si è scesi in
piazza per manifestare ampia e attiva solidarietà ai compagni
arrestati e la determinazione a non lasciarsi intimidire dalle
provocazioni qualunque sia la loro provenienza.
Ma al disegno berlusconiano si presta anche il comportamento ondivago
della magistratura, che è sempre timida e benevola nei riguardi
dei potenti, prestandosi al gioco di avvocati lautamente pagati e
spesso presenti in Parlamento nelle file del Popolo delle
Libertà. Giocheranno certamente anche la preoccupazione – non
del tutto infondata – di perdere un potere sin qui esercitato (spesso
con scandalosa parzialità), ma anche l'urgenza di non dispiacere
al potere politico, il quale, dal canto suo, sta pensando di modificare
strutturalmente la composizione del CSM, riducendo il numero dei
giudici togati a vantaggio di laici nominati dal Parlamento.
Quasi non bastassero le dense nuvole che si addensano sul panorama
politico e sociale del Paese che qui abbiamo sommariamente descritte,
occorre in aggiunta rilevare la pesante ingerenza della Chiesa, una
metastasi cancerosa che debilita ulteriormente l'esistenza della
comunità nazionale e che, per tradizione consolidata, addiziona,
con il suo universalismo astorico e l'ottusa opposizione ad ogni
progresso della scienza, la sua natura conservatrice, irrazionalmente
integralista, alle istanze demenziali di un neo-nazifascismo di
ritorno, funzionale al compimento del disegno dittatoriale.
E ritorniamo così alla legittimazione, per legge, delle ronde.
Come è del tutto evidente, la loro costituzione non ha nulla a
che vedere con la sicurezza delle nostre città: risponde
soltanto al bisogno di prefigurare una sorta di milizia parallela,
affrancata da ogni regola, che completi il controllo capillare del
territorio e ne neutralizzi ogni tentativo di cambiamento più o
meno radicale.
Sarà da ridere quando individui irreggimentati in ronde
improvvisate e velleitarie si scontreranno con i picciotti delle mafie
che già controllano il territorio di oltre la metà della
Penisola.
A quel punto, questi individui, inventati dalla mente niente affatto
lucida di bovari padani, avranno due possibilità: o ritirarsi in
buon ordine o integrarsi nell'esercito della criminalità
organizzata, così che avremo per le nostre strade manovalanza
criminale legittimata da tesserini di pubblica sicurezza.
Antonio Cardella