Umanità Nova, n.9 dell'8 marzo 2009, anno 89

Donne e scuola


L'argomento "donne e scuola" può essere visto da molti punti di vista differenti: la formazione scolastica, la presenza delle donne nella scuola, il ruolo e il valore che ad esse viene attribuito, il ruolo ed il valore che esse stesse si attribuiscono.
Partiamo dal mettere in chiaro che, per me, le donne non sono né una categoria, né una questione sociale, ma un soggetto e come tali hanno portato e portano nella scuola le loro peculiarità  profonde, influenzandola, talvolta nel male, spesso nel bene.
La formazione scolastica.
Non è più vero il dato che le donne hanno meno possibilità di accesso alla scuola superiore: anzi,   quasi l'80% delle donne diplomate si iscrive all'università, contro il 72,5% dei maschi diplomati. Tra i laureati del 2006  più del 57% era rappresentato da donne (dati ISFOL - Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori).
Il dato su cui invece può valere la pena soffermarsi è che tra i laureati del settore umanistico l'80% sono donne. Ciò significa che la maggior parte di queste compie una scelta universitaria che prevede come sbocco più probabile l'insegnamento.
Anche nelle facoltà scientifiche il numero di donne è molto cresciuto negli ultimi anni, ma la maggior parte di esse continua poi l'attività nel settore scientifico come ricercatrice o insegnante (50%).
Perché?
La presenza delle donne nelle scuole.
La scuola è uno dei pochi settori in cui le donne, a parità di tempo di lavoro, anzianità e qualifica percepiscono lo stesso stipendio degli uomini: cosa questa che sembrerebbe ovvia, ma non lo è affatto e ognuna lo ha sicuramente sperimentato più volte.
Nelle scuole italiane, dalla materna alla superiore , la percentuale di donne tra  gli insegnanti è, rispettivamente, del 97% (infanzia), 95% (primaria), 73% (secondaria inferiore), 59% (secondaria superiore).
Anche in questo caso è bene chiedersi perché e allo stesso tempo domandarsi che cosa abbia portato nella scuola questa forte presenza femminile.
Il lavoro delle donne nella scuole è, come spesso accade per tutti i lavori svolti da donne, sottostimato e sottopagato. E' stato considerato per anni (e molti ancora lo pensano), un modo per conciliare il lavoro "esterno", con le molteplici attività di cura.
Il ruolo e il valore che alle donne, nelle scuole, viene attribuito.
Da sempre il tentativo del potere è stato quello di attribuire alla donna nelle scuole il ruolo di seconda mamma, ma in questi ultimi mesi la situazione sta drammaticamente peggiorando.
Con la riforma attualmente in atto, si tenta di riconfermare con forza la figura dell'insegnante non come persona cui è affidata la crescita personale e culturale dei bambini, ma come persona rassicurante, materna, che si deve porre al loro servizio e da questi essere riconosciuta come figura di servizio e di tutela: il capo buono che aiuta a imparare l'obbedienza.  La reintroduzione della maestra unica (o prevalente) nella scuola primaria va proprio in questa direzione.  Poco importa se i ragazzi non sapranno risolvere problemi complessi, se non avranno una formazione scientifica e sperimentale. Ciò che conta è la pesante riproposizione di stereotipi culturali  che tenteranno di ricacciare le donne in un ruolo subordinato e  faranno crescere bambini dipendenti e non autonomi. Come conseguenza accessoria le maestre disoccupate potranno occuparsi dei figli, dei vecchi, dei malati, gratuitamente.
Se  poi si osservano i libri di testo della scuola primaria si potrà vedere a colpo d'occhio che gli stereotipi non sono mai cambiati: la donna lava, stira, cucina, al massimo fa la dottoressa (ma viene chiamato medico, nome maschile). Il papà lavora (non si sa mai bene né come, né dove) e quando torna a casa legge il giornale o, se è molto democratico, gioca con i figli.
Il ruolo ed il valore che le donne, nelle scuole, si attribuiscono.
E ora posso parlare della mia esperienza.
Io, in molti anni di insegnamento, ho sempre cercato di vedermi come persona e non come maestra, o peggio ancora come maestra-mamma. E siccome sono una donna e questo non è un accidente, o un segno di debolezza,  ma un fatto che non può essere negato, ho sempre cercato di fare il mio lavoro riconoscendo il mio vissuto personale di donna e perciò anche il vissuto personale, il ruolo e l'unicità di ogni bambino.
E posso dire, senza timore di essere smentita, che la forte presenza di donne ha fatto sì che la scuola fosse attenta alle relazioni, che considerasse l'altro come persona e non come suddito.
Certo nella scuola, così come nella famiglia e in ogni angolo della società, il tentativo di considerare la donna come figura ambigua di "serva-padrona", indispensabile ed unica, ma allo stesso tempo, paradossalmente, poco importante e sostituibile, ha creato e crea dei modelli di comportamento sessisti e inumani, cui anche molte donne non riescono a sottrarsi.
La migliore scuola, però,  è stata frealizzata da chi è riuscita a togliersi il ruolo di depositaria delle attività di cura e ha fatto diventare la scuola un luogo di confronto e scontro.
Molte ci sono riuscite, altre no. Perciò oggi più che mai, nella scuola, essere donne deve diventare un modo per modificare se stessi, gli altri e il mondo, nell'ostinata ricerca della libertà.

R.P.

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