L'argomento "donne e scuola" può essere visto da molti punti
di vista differenti: la formazione scolastica, la presenza delle donne
nella scuola, il ruolo e il valore che ad esse viene attribuito, il
ruolo ed il valore che esse stesse si attribuiscono.
Partiamo dal mettere in chiaro che, per me, le donne non sono né
una categoria, né una questione sociale, ma un soggetto e come
tali hanno portato e portano nella scuola le loro
peculiarità profonde, influenzandola, talvolta nel male,
spesso nel bene.
La formazione scolastica.
Non è più vero il dato che le donne hanno meno
possibilità di accesso alla scuola superiore: anzi,
quasi l'80% delle donne diplomate si iscrive all'università,
contro il 72,5% dei maschi diplomati. Tra i laureati del 2006
più del 57% era rappresentato da donne (dati ISFOL - Istituto
per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori).
Il dato su cui invece può valere la pena soffermarsi è
che tra i laureati del settore umanistico l'80% sono donne. Ciò
significa che la maggior parte di queste compie una scelta
universitaria che prevede come sbocco più probabile
l'insegnamento.
Anche nelle facoltà scientifiche il numero di donne è
molto cresciuto negli ultimi anni, ma la maggior parte di esse continua
poi l'attività nel settore scientifico come ricercatrice o
insegnante (50%).
Perché?
La presenza delle donne nelle scuole.
La scuola è uno dei pochi settori in cui le donne, a
parità di tempo di lavoro, anzianità e qualifica
percepiscono lo stesso stipendio degli uomini: cosa questa che
sembrerebbe ovvia, ma non lo è affatto e ognuna lo ha
sicuramente sperimentato più volte.
Nelle scuole italiane, dalla materna alla superiore , la percentuale di
donne tra gli insegnanti è, rispettivamente, del 97%
(infanzia), 95% (primaria), 73% (secondaria inferiore), 59% (secondaria
superiore).
Anche in questo caso è bene chiedersi perché e allo
stesso tempo domandarsi che cosa abbia portato nella scuola questa
forte presenza femminile.
Il lavoro delle donne nella scuole è, come spesso accade per
tutti i lavori svolti da donne, sottostimato e sottopagato. E' stato
considerato per anni (e molti ancora lo pensano), un modo per
conciliare il lavoro "esterno", con le molteplici attività di
cura.
Il ruolo e il valore che alle donne, nelle scuole, viene attribuito.
Da sempre il tentativo del potere è stato quello di attribuire
alla donna nelle scuole il ruolo di seconda mamma, ma in questi ultimi
mesi la situazione sta drammaticamente peggiorando.
Con la riforma attualmente in atto, si tenta di riconfermare con forza
la figura dell'insegnante non come persona cui è affidata la
crescita personale e culturale dei bambini, ma come persona
rassicurante, materna, che si deve porre al loro servizio e da questi
essere riconosciuta come figura di servizio e di tutela: il capo buono
che aiuta a imparare l'obbedienza. La reintroduzione della
maestra unica (o prevalente) nella scuola primaria va proprio in questa
direzione. Poco importa se i ragazzi non sapranno risolvere
problemi complessi, se non avranno una formazione scientifica e
sperimentale. Ciò che conta è la pesante riproposizione
di stereotipi culturali che tenteranno di ricacciare le donne in
un ruolo subordinato e faranno crescere bambini dipendenti e non
autonomi. Come conseguenza accessoria le maestre disoccupate potranno
occuparsi dei figli, dei vecchi, dei malati, gratuitamente.
Se poi si osservano i libri di testo della scuola primaria si
potrà vedere a colpo d'occhio che gli stereotipi non sono mai
cambiati: la donna lava, stira, cucina, al massimo fa la dottoressa (ma
viene chiamato medico, nome maschile). Il papà lavora (non si sa
mai bene né come, né dove) e quando torna a casa legge il
giornale o, se è molto democratico, gioca con i figli.
Il ruolo ed il valore che le donne, nelle scuole, si attribuiscono.
E ora posso parlare della mia esperienza.
Io, in molti anni di insegnamento, ho sempre cercato di vedermi come
persona e non come maestra, o peggio ancora come maestra-mamma. E
siccome sono una donna e questo non è un accidente, o un segno
di debolezza, ma un fatto che non può essere negato, ho
sempre cercato di fare il mio lavoro riconoscendo il mio vissuto
personale di donna e perciò anche il vissuto personale, il ruolo
e l'unicità di ogni bambino.
E posso dire, senza timore di essere smentita, che la forte presenza di
donne ha fatto sì che la scuola fosse attenta alle relazioni,
che considerasse l'altro come persona e non come suddito.
Certo nella scuola, così come nella famiglia e in ogni angolo
della società, il tentativo di considerare la donna come figura
ambigua di "serva-padrona", indispensabile ed unica, ma allo stesso
tempo, paradossalmente, poco importante e sostituibile, ha creato e
crea dei modelli di comportamento sessisti e inumani, cui anche molte
donne non riescono a sottrarsi.
La migliore scuola, però, è stata frealizzata da
chi è riuscita a togliersi il ruolo di depositaria delle
attività di cura e ha fatto diventare la scuola un luogo di
confronto e scontro.
Molte ci sono riuscite, altre no. Perciò oggi più che
mai, nella scuola, essere donne deve diventare un modo per modificare
se stessi, gli altri e il mondo, nell'ostinata ricerca della
libertà.
R.P.