Quello che segue è la presentazione di un lavoro culturale e
sociale che nasce dalla collaborazione di donne e uomini di "movimento".
"L'accettazione del femminicidio parte da un contesto culturale che
autorizza il maschio a considerare di sua proprietà la femmina
nel momento in cui ha consumato un rapporto sessuale con lei
("possedere"). Tanto è vero che in 7 omicidi su 10, la vittima
è una donna; in 8 casi su 10, l'omicida è un uomo. Ma il
peggio è che la maggior parte dei femminicidi avvengono in
famiglia, e l'assassino di solito è il partner, o l'ex partner
che rifiuta di essere lasciato. "
(Michela Zucca, "Ammazzare le donne: il contesto antropologico e la cultura della violenza di genere")
"Odgovornost: è questa la parola che le donne sopravvissute, fuggite e salvate dal massacro
scrivono su manifesti e gridano a gran voce tutti i mesi da anni a Tuzla. Odgovornost significa
giustizia, perché quello che è successo, le stragi, i
soprusi, le violenze subite dalle donne ha bisogno di chiarezza. A 12
anni da quel terribile luglio del '95, ancora non si sa con esattezza
il nome, il numero preciso delle vittime coinvolte e soprattutto che
cosa è successo realmente in quelle zone in
quei terribili 3 anni."
(Donne di Srebrenica)
Le donne sono vittime di violenza, ma non è un destino naturale.
Sebbene storici reazionari, preti vescovi e il clero tutto, e quindi
"pensatori" e filosofi opinionisti cattofascisti e cattocomunisti,
abbiano cercato per anni, anzi per secoli, di creare il mito della
donna "debole per sua stessa natura", quindi "inferiore" e destinata ad
essere vittima da proteggere, oggi sappiamo che non è
così. Sappiamo che le società matriarcali sono esistite,
sappiamo che amazzoni e donne guerriere hanno saputo opporsi e
contrastare milizie organizzate e orde barbariche, anche con il
sacrificio della propria vita. Così come, in tempi più
recenti, coraggiose partigiane hanno combattuto al fianco degli uomini
per distruggere il fascismo e difendere la libertà.
Sappiamo che l'autodeterminazione è un diritto da difendere e
che non esistono ruoli ritagliati sul "genere", e che quindi una donna
vittima di violenza è vittima due volte, della violenza in
sé in primo luogo e dei luoghi comuni che la rendono una
"predestinata al martirio", in secondo luogo.
Gli organi di informazione per anni hanno accennato solo vagamente ai
molteplici e innumerevoli episodi di violenza che avevano per
protagoniste le donne, in primis per quanto riguarda gli stupri, poi la
violenza domestica in genere, riservando l'onore delle cronache solo ai
fatti più eclatanti. Al contrario negli ultimi tempi radio,
giornali, telegiornali, programmi di informazione politica, ecc
dedicano ampio spazio al "problema sicurezza", e non passa giorno in
cui non ci venga raccontato un femminicidio, uno stupro,
un'aggressione, ecc. Casualmente i protagonisti di queste vicende, i
carnefici, sono nel 90% dei casi di origine estera (o meglio "extra"),
casualmente questo tamtam informativo si scatena proprio quando
l'attuale governo di destra si prepara a varare un pacchetto di leggi
repressive in materia di immigrazione. Ma le statistiche ci danno
un'altra verità, guardiamo per esempio i dati relativi agli
stupri: "ogni giorno in media sono sette le italiane che subiscono una
violenza sessuale. Ciò significa che nelle ultime due settimane
le vittime sono state105, per un totale di 2744 stupri l'anno. Stiamo
parlando di casi denunciati alla polizia, perchè nel 92% delle
volte le vittime non osano farsi vedere nei commissariati (dicono
«per paura di essere giudicate male», «per
vergogna», o per difendere chi le ha brutalizzate). Le vittime
reali invece sono molte, molte di più: 520mila le italiane dai
14 ai 59 anni che hanno subito uno stupro o un tentato stupro nella
loro vita.
Spulciando tra tabelle, grafici e percentuali si giunge ad una semplice
conclusione: per una italiana venire violentata da un extracomunitario
che non conosce - maghrebino, rumeno, nigeriano che sia - in un parco o
in luogo pubblico è un'eventualità minima. Il
perché è chiaro: venire assalite e violentate in un
giardino pubblico accade solo nell'8,6% dei casi. Normalmente la
violenza avviene a casa propria (31,2%), in automobile (25,4%) o a casa
dell'aggressore (10%). Il motivo: il violentatore nella stragrande
maggioranza dei casi è un uomo che la vittima conosce molto
bene. E' il marito o convivente (20,2%), un amico (23,8%), il fidanzato
(17,4%), un conoscente (12,3%). Solo il 3,5% dei violentatori non ha
mai visto la donna che si accinge a stuprare." (fonte Liberazione). E
questo è solo un esempio.
E' chiaro quindi quanto il problema sia ben più vasto, e che per
risolverlo non basta fare del facile allarmismo e vendere qualche
migliaio in più di bombolette spray al peperoncino. Le origini
di questa forma di violenza sono ataviche, risiedono nel patrimonio
culturale dell'era industriale, e sono proliferate nelle catechesi e
nelle parrocchie; gli strumenti per contrastarla risiedono nella difesa
del diritto all'autodeterminazione, nel rifiuto della costrizione al
ruolo di "vittima" del patriarcato e dello Stato/Chiesa padrone.
Ci incontriamo il 22 Marzo al Teatro dei due Mondi, via G. Oberdan 7/A,
a Faenza (RA). Una giornata insieme per capire come e dove nasce la
violenza e per celebrare e commemorare tutte le donne vittime di abusi
e sevizie, delle guerre e del patriarcato.
In Ricordo dei Giorni di Srebrenica. Rappresentazione teatrale di danza
in cinque atti; esprime la drammatica figura della donna all interno di
uno dei tanti scenari di guerra e dei suoi conflitti, vittima delle sue
violenze e schiava dei suoi soprusi dettati dalla ferocia dell'uomo e
dal suo bisogno di controllo. Donne e insieme madri vittime dei lager,
donne e insieme mogli che subiscono il peso di determinate condizioni
psicologiche per impotenza o incapacità, analizzando in
particolare la delicata fragilità dell'equilibrio femminile in
un certo modo violato e alterato dalla costante tensione che crea la
paura.
Lo spettacolo dura 50 minuti; è una variazione coreografica neo
contemporanea liberamente creata ed ideata sul dramma in pantomimica ed
espressa in musica.