Umanità Nova, n.9 dell'8 marzo 2009, anno 89

Ancora su futurismo e dintorni


ALBERTO MAGRI, pittore (1880-1939)

Settanta anni dalla morte di Magri. Di lui  si sono interessati in pochi: più volte Alessandro Parronchi, quindi Viani, Boccioni, Ojetti, Carrà. Più recentemente, Umberto Sereni. Ventiduenne è vignettista a Parigi. Refrattario alle lusinghe del nuovo (Art Noveau), percorre una propria strada rifuggendo la maniera del periodo. Boccioni scriverà che Magri ha un arte antifotografica, antiaccademica che ci riporta agli elementi primordiali, ci fa dimenticare la ferraginosa complicata virtuosità della Pittura di tutti i giorni.
Nato a Fauglia (Pisa) nel 1880,  fra il 1902 e 1903 a Parigi collabora a «Le Caricature»; «La vie pour vivre»; «Le journal pour tous». Rientrato in Italia nel 1914 espone al «Lyceum» di Firenze opere che rappresentano appieno la propria terra. Qui presenta il trittico in dieci pannelli,  La vita dei campi composto da La Vendemmia, La Casa Colonica, Il Bucato. Quest'opera sarà riproposta alla «Famiglia Artistica» di Milano nel 1916, con l'aggiunta del  dittico La Casa in Ordine e La Casa in Disordine, selezionato dalla giuria. Magri è figura dalle molte sfaccettature e dai vasti interessi. Dal 1918 al 1922 insegna prima a Novara, quindi a Barga (i genitori ne erano originari), dove per vivere e dipingere in seguito trova precario lavoro presso una banca al fine di ricevere quanto basta per sopravvivere. La fine giunge repentina nel 1939. Per Parronchi, Magri, pur rappresentando l'arte primitivista, accende e influenza il miglior Viani.
Il suo primo dipinto, escluse caricature e vignette, è del 1908 (Ferimento di una bambina). Ormai vive a Barga, e nel paese d'adozione  si immerge completamente al punto di dipingerne l'intera quinta (La Casa Colonica).
Boccioni, su «Gli Avvenimenti» del 14 maggio 1916, poco prima di morire al fronte, pur dichiarando di essere agli antipodi di Magri sul piano formale, lo riconosce come coltissimo rievocatore della maniera, del gusto, dello stile di un epoca rivoluzionaria e sapientissima, qual'è quella del medioevo e che gli storici chiamano "dei primitivi", elevandolo d'un colpo dalla mischia di passatisti e tradizionalisti, antitradizionale e antimoderno: al di là e al di sopra di essi .
Magri, con lo pseudonimo di D'Aliroc su «La Fiamma» (dic. 1914), afferma: per me il futurismo non è che rappresentazione in altra forma. Si seguita a rappresentare con più tecnica,  con canoni diversi: è raffinatezza, in quanto ritiene che il senso di rappresentazione deve sparire dalla pittura ed essere sostituito dalla poesia del reale, è quindi esattamente a metà strada tra questo puro sogno e il vitalismo e determiniamo dei futuristi, ed è qui che si collocano i Pannelli del "Diario" del Magri degli anni 19l6-18.
Prima a Radda (Siena) nel 1984, poi a Lucca nel 1990, Sereni ricorda l'artista inappartenente, riportandolo al clima dell'Apua Mater di Ceccardi: qui, nelle Apuane, anarchici, libertari e spiriti liberi credono nella possibilità di "ritagliarsi" un angolo  di mondo, nel quale vivere  la propria anarchia: come si nota in «Versilia», sul quale Viani pubblica il 6 giugno 1914, Battaglie d'arte. Alberto Magri, che qui troviamo assieme ai figli apuani De Ambris, Nomellini, Ungaretti, Magri.  
Viani gli è sincero amico e compagno riconoscendo in lui l'esaltatore più forte e universale dell'apuanità. Sereni, nella nota 81 (p. 58) del catalogo del 1990, rammenta che, a suggello dell'impegno in tal senso si determina la Progettazione di una rivista, "Apua Ferox" come diretta espressione della 'fratellanza' di cui Ceccardo e Salvatori erano i redattori e i collaboratori erano Carlo Fontana, Lorenzo Viani [...] AIberto Magri ...
Siamo quindi in presenza di  un artista militante, nel senso di uomo libero da schemi, che aspira ad una società che non chiede e non impone, nemmeno nell'arte.
L'autonomia dello spirito libero di Magri incute rispetto e attenzione. Agli occhi delle avanguardie, Magri non è né appare un passatista, ma un artista che persegue un suo personalissimo percorso, al di fuori di parrocchie, congreghe, circoli. I cani sciolti fanno sempre paura, o si scansano o si rinchiudono, solo la sensibilità di pochi riesce a cogliere nella interiore libertà di un anarchico, l'autonomia formale non confondibile con la tradizione.
Non potevano non intuirne il valore Viani e Boccioni, quando, ne La Strada - prova fatta nel gennaio del 1915 - e nella definitiva La Strada n. 5  dello stesso anno (entrambe distrutte), riconoscono i temi e  i mezzi coevi già di Carrà e di parte del Futurismo. Lo stesso Parronchi ricorda che "Le Strade" recano l'impressione evidente di spunti futuristi (le figure dell'automobile rese con un tratto ripetuto per dare l'impressione del movimento, il gusto dei caratteri di stampa).
Ancora più forte e marcato nel 1916  è  Diario: Torino, (Piazza  Stazione), dove rappresenta una persona assorta e un giardino, di chiara matrice balliana. Ancora più incrinato, rotto è Diario: Viareggio (molo  di Viareggio, 1916) e specialmente Diario: Il Farmacista. L'intera compagine pare essere di Giacomo Balla, con l'aggiunta di scritte che ne rimarcano la grafica (personalissima) di tipo futurista e cubista. Le opere successive, riportano Magri a certo primitivismo, agli sky-line di Barga, con il cerchietto con inclusa la stella, ma sempre con la massima libertà stilistica che non è eclettismo, ma rigore della ricerca personale, senza cedere ai richiami delle sirene commerciali o per dirla con Gian Pietro Lucini, del bataclan meetingaio.
Autore individualista, controcorrente, il quale non ha bisogno di dimostrare nulla. Comunica, non cerca consensi,  né cerca contrasti,  segue solo se stesso. Non mi pare davvero poco.

Per saperne di più:
A. Parronchi, Artisti ltaliani del primo novecento, Firenze 1958.
Z. Birolli (a cura   di), Umberto Boccioni scritti editi ed inediti, Feltrinelli, Milano 1971.
A. Parronchi (a cura di), Alberto Magri, in «Novecento inedito», Galleria Falsetti, Prato 1972.
P. C. Santini - U. Sereni, Alberto Magri, catalogo, Radda  in Chianti, 1984;
U. Sereni, Il sogno del "liberato mondo", in, AA. VV., Fra il Tirreno e le Apuane, catalogo, Artificio, Firenze 1990.

Alberto Ciampi

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