Stanchi di cercare una soluzione abitativa nella valle in cui
abitiamo nel sud della Francia, nel marzo 2008 abbiamo deciso di
provare a costruire una piccola casetta di paglia.
Questa é la traccia di una lavoro che speriamo possa essere
utile a chiunque cerchi una risposta creativa, autonoma, economica ed
ecologica ad uno dei bisogni più elementari della vita di uomini
e donne.
Gli attrezzi che abbiamo avuto a disposizione sono davvero molto
semplici, così come le tecniche utilizzate. Importantissima
é stata la solidarietà di tutte e tutti coloro che si
sono avvicinati qualche ora, qualche giorno, qualche settimana...
Ci sembra importante condividere il nostro lavoro, convinti che non
esista una ricetta perfetta per costruire una casa e che chiunque possa
intraprendere questa strada servendosi e arricchendosi delle esperienze
esistenti.
FONDAMENTA
L'obiettivo di questa prima fase è quello di costruire una
struttura che permetta alla paglia di non essere in contatto con il
suolo. Una delle tecniche più comuni è quella di
costruire una base di pietra o di mattoni sulla quale poggerà la
struttura di legno e paglia.
Dovendoci adattare al territorio accidentato noi abbiamo preferito
costruire una sorta di palafitta sulla quale è stata fissata
l'infrastruttura di appoggio del pavimento.
PAVIMENTO
Infrastruttura: due travi di grande dimensione (1) sostengono il peso
della casa. Queste sono sospese dal suolo grazie a quattro muretti a
secco cioè costruiti con pietre senza cemento (2) sui quali sono
incastrate. Perpendicolarmente alle due travi portanti sono inchiodate
sette travi parallele tra loro (3) (più o meno, visto che la
forma della casa è irregolare) che sosterranno il pavimento.
Inchiodati agli estremi delle due travi portanti, quattro pali
verticali (4) delimitano i quattro angoli della nostra casa. Questi
quattro pali faranno da base alla struttura del tetto.
Isolamento: un pavimento di semplici assi di legno non é
sufficiente a isolare dal freddo e dal vento. Per isolare il nostro
pavimento abbiamo sfruttato lo spessore delle travi dell'infrastruttura
come intercapedine, a cui abbiamo inchiodato da sotto delle assi di
recupero (5), che in termini tecnici vengono chiamate
«pelli». Sono le parti del tronco più esterne,
dunque piuttosto ricurve e costitutite per la maggior parte da
corteccia così da non poter essere adoperate per pavimenti e
superficie lisce. In seguito abbiamo riempito questo spazio (di circa
15 cm) con grandi quantità di felci secche e ricci (vuoti!) di
castagne mischiati ad un fango argilloso un po' liquido (6).
Due precisazioni: la stagione e la presenza di un fitto sottobosco di
queste specie é pesata molto nella scelta del nostro materiale
isolante, ma allo stesso scopo potete usare qualsiasi altra specie
facilmente reperibile nelle vostre zone (tanto per fare un esempio, gli
steli di girasole e di lavanda sono molto usati in questi casi,
così come la paglia e la lana di pecora). Quel che é
importante ricordare in proposito é infatti il principio che
affinché un materiale possa fungere da isolante é
necessario che al suo interno sia presente un cuscino d'aria.
La seconda precisazione é che il fango non é che
l'elemento che lega l'isolante, costituito dalla specie vegetale da voi
scelta: una volta bagnata dal fango, quest'ultima ridurrà di
molto il suo volume, per cui prevedete di raccoglierne grandi
quantità.
Pavimento: Una volta riempito tutto lo spazio con l'isolante, facendo
davvero attenzione a non lasciare interstizi in cui l'aria si possa
insinuare, abbiamo inchiodato le travi del pavimento (7),
precedentemente piallate, alla struttura di base.
TETTO
Avere un tetto sulla testa è fondamentale sotto diversi punti di
vista. Da una parte ti protegge dalla pioggia mentre lavori e protegge
il pavimento e i muri di paglia (IDROFOBI!) durante le fasi di
costruzione e, dall'altra, é proprio alla struttura di legno del
tetto che vengono fissati i telai di porte e finestre.
Il nostro è un tetto vegetale: l'isolamento è cioé
costituito da uno spessore di terra posto sulla superficie del tetto,
ragion per cui la sua pendenza non può essere eccessiva. Ci
é stata consigliata una pendenza compresa tra il 3 e il 7%, ma
noi, per la natura del materiale che abbiamo adoperato, abbiamo scelto
di farne una del 10% e per ora la terra sembra avere una buona tenuta..
Struttura: il principio è simile a quello della struttura del
pavimento. Vi sono 2 travi (8), parallele a quelle portanti del suolo,
inchiodate ai 4 pali verticali, e una serie di travi (9) (ogni 60
centimetri circa), più o meno parallele tra loro, perpendicolari
a quest'ultimi.
Affinchè il peso del tetto sia distribuito su diverse basi di
appoggio e non gravi semplicemente sui 4 pali verticali, lungo il
perimetro della casa ne sono stati aggiunti altri (10). Le strutture
(17) che sosterranno i telai di porte e finestre svolgono anch'esse la
funzione di punti di scarico del peso del tetto (cfr. Più
avanti).
Un tetto vegetale ha bisogno di una struttura di base piuttosto
rigida e regolare, onde evitare avvallamenti della sua superficie sotto
il peso della terra, pericolosi per la formazione di eventuali
pozzanghere sulla propria testa.
Nello spazio tra le travi (circa 60 cm, cfr. sopra) abbiamo fissato
delle canne di bamboo (11): visto che il bamboo non ama essere
inchiodato, lo abbiamo semplicemente legato alla struttura di legno con
uno spago piuttosto robusto. Su questa base abbiamo a sua volta
appoggiato dei tappeti di cannicciato (12), sempre nel tentativo di
creare una base per la terra il più in piano possibile. Su
quest'ultimo strato di cannicciato é stata distesa una
cerata (13) (recuperata… potete usare qualsiasi altro materiale, come
pezzi di moquette o simili) per proteggere il materiale che rende
impermeabile il tetto: una superficie di plastica agricola (14).
Ahimé, questi sono i due unici elementi di materiale non
biodegradabile della nostra casetta, ma non si può scherzare con
le intemperie e le nostre finanze non ci permettevano di acquistare
altro.
Il tutto é stato fissato ai bordi delle travi con un sistema
piuttosto «artigianale»: non ve lo stiamo a descrivere in
quanto non si tratta di nessuna tecnica speciale, bensì di una
forma di adattamento al materiale che avevamo a disposizione. Il
principio da tenere a mente é piuttosto quello di tentare di
immedesimarsi in una goccia di acqua che cerca di penetrare dove non
é gradita: cercate di renderle impossibile il suo
progetto!
Isolante: Una volta accertata l'assenza di eventuali future
pozzanghere, abbiamo coperto la plastica con un fine strato di paglia
(15) (per evitare che le pietruzze presenti nella terra, potenti
alleate della goccia di acqua, possano danneggiare il materiale
impermeabilizzante) e infine aggiunto uno strato di terra (16),
grossolanamente setacciato, di circa 10 cm di spessore.
Comincia allora uno dei lavori più delicati e gradevoli di
questa fase, quello cioé del giardiniere! Le specie che si
possono piantare variano in funzione del clima e dei gusti.
L'unico accorgimento che ci sentiamo di ricordarvi é di fare
attenzione a piantare specie che non necessitino di troppe cure e
le cui radici non siano eccessivamente profonde e robuste. E,
naturalmente, attenzione ai «ricordi» con cui uccellini di
passaggio vi potrebbero omaggiare: non sia mai che un nocciolino
deposto sul vostro tetto si possa trasformare in un albero.
Visto il peso notevole che acquista il tetto ricoperto di terra,
noi abbiamo preferito stenderla dopo aver costruito i muri.
MURI
L'aspetto più importante da prendere in considerazione nella
scelta delle balle di paglia é la loro compressione: più
sono compresse, più la costruzione é isolata, solida e
ignifuga. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un muro di
paglia ben compresso ha infatti una grande resistenza al fuoco e, a
differenza del classico mattone di cemento, non esplode se sottoposto a
una fonte di calore estremo.
Porte e finestre: prima di costruire i muri, bisogna decidere dove si
vogliono collocare porte e finestre. Come accennato prima, i telai
degli infissi vanno fissati su travi (17) che vengono inchiodate al
pavimento e alla struttura di legno del tetto. Avendo usato materiale
di recupero, non sempre abbiamo potuto avere finestre dotate di telaio,
per cui alcune sono solo delle fonti di luce che non si possono
aprire.
Costruzione: i muri della nostra casa sono di paglia di farro e grano biologici, fornita da una agricoltore della zona.
Le balle di paglia sono state incastrate comprimendole negli elementi
verticali che costituiscono la struttura della casa (i pali verticali
(4) (10) e le travi (17) su cui sono fissate le cornici di porte e
finestre), appoggiate sul lato più corto e sovrapposte le
une sulle altre fino ad arrivare al tetto. Ogni piano di paglia
é stato compresso da un'asse orizzontale (18) inchiodata ai pali
verticali, in modo tale che la balla di paglia rimanga incastrata non
solo nel senso della lunghezza, ma anche in quello dell'altezza. Negli
spazi in cui le balle di paglia non erano della misura adeguata, ne
abbiamo dovuto costruire ad hoc (19), smontando e rimontando quelle che
ci erano state consegnate, cercando di perdere il meno possibile la
loro compressione.
Ovviamente rimangono parecchi buchi e fessure, che in seguito vanno
riempiti con paglia sfusa mischiata ad un fango molto spesso (un'altra
volta, il fango non é isolante ma solo un collante, per cui il
materiale principale per riempire tali spazi deve essere la paglia).
Intonaco (20): una volta riempiti tutti gli spazi, si passa alla fase
di intonacatura. La quantità di mani d'intonaco e la natura
dello stesso dipende molto dalle condizioni climatiche, dalle risorse
disponibili in zona, nonché dalle preferenze personali. Nel
nostro caso abbiamo deciso di usare una terra, piuttosto argillosa, che
abbiamo cavato direttamente dalla montagna.
Il primo strato é costituito da una mistura molto liquida di
terra e acqua, che abbiamo spruzzato sui muri con un pennello
(più veloce sarebbe stato con l'apposito nebulizzatore). Quando
tale strato si asciuga, la paglia é ancora chiaramente visibile,
ma questo non é un problema: la sua finalità é
quella di fare da base al secondo strato d'intonaco, molto più
spesso e coprente, che da solo non avrebbe nessuna presa sulla paglia.
Una volta steso il secondo strato con le mani, la paglia appare molto
più coperta e i muri cominciano ad apparire molto più
lisci (cominciano a sembrare dei muri "normali" e i visi dei
passanti sembrano un po' meno spaventanti e sgomenti...).
Abbiamo poi passato ancora uno strato di terra all'interno, prima di
uno strato di rifinitura in cui alla terra abbiamo aggiunto della calce
(metà terra, metà calce). Questa mano é stata data
con un pennello e lisciata con una spugna, cercando di eliminare le
continue screpolature che si formano sulla superficie. Per evitare di
incorrere in tale problema, vi consigliamo di inumidire le pareti ogni
volta che passate una nuova mano e di cercare di evitare che si
asciughino troppo rapidamente (un buon metodo è quello di
coprire la parete appena intonacata con delle superficie di plastica in
modo da ritardare l'asciugatura).
Per quel che riguarda l'esterno, alla seconda mano di terra ne é
seguita una terza di terra e calce, quest'ultima in proporzione molto
maggiore che all'interno (circa 1 a 4), cercando in tal modo di
preservare le superficie esterne, viste le piogge torrenziali che
possono cadere nella zona. Anche in questo caso, infatti, le
proporzioni di calce e terra sono variabili e dipendono dal clima e dal
tipo di rifinutura che si vuole ottenere.
Con le rotondità dei suoi muri rossi di terra e le piccole
imperfezioni di un lavoro artigianale la casa é finita: mancano
solo una stufa, un letto, un lavandino. Magari, ogni tanto, dovremo
passare una mano di terra sulle pareti esterne e, col tempo,
sarà sempre possibile aggiungere facilmente nuove stanze secondo
i nostri bisogni e i nostri desideri.
Nella valle si dice che il lupo cattivo, travestito da prefetto,
potrebbe da un momento all'altro venire a soffiare sulla nostra
casetta… chissà che non si riesca a sfruttare il suo soffio per
avere l'elettricità?
Marta e Sam