Il 27 febbraio un gruppo di antirazzisti ha occupato l'ufficio di
Mauro Maurino, presidente del consorzio Kairòs e membro del
consiglio direttivo di Connecting People. Connecting People è in
gara per l'appalto del CIE - Centro di Identificazione e Espulsione -
di corso Brunelleschi. L'ennesimo gruppo di cooperative sociali in
lotta per aggiudicarsi un lucroso affare, un affare sulla pelle di
uomini e donne rinchiusi nei CIE sino alla deportazione in paesi dove
non possono e non vogliono più vivere. Gli antirazzisti, che si
incontrano all'interno dell'Assemblea Antirazzista di Torino, si sono
dati appuntamento alle 11,30 alla palazzina del consorzio
Kairòs, in via Lulli 8. Al secondo piano sono entrati
nell'ufficio di Mauro Maurino, che, senza nemmeno pronunciare una
parola, si è attaccato al telefono ed ha chiamato la polizia.
Mentre Maurino parlava con i poliziotti, gli antirazzisti hanno appeso
dalla finestra uno striscione giallo dove campeggiava la scritta "Mauro
Maurino aspirante aguzzino". Di fronte all'ingresso della palazzina
veniva aperto un altro striscione "No CIE, no espulsioni".
Maurino, non pago di aver chiamato la polizia, ha accusato falsamente
gli antirazzisti di aver spinto la segretaria, intimandole nel contempo
di non parlare con gli occupanti. Un piccolo padre e padrone che
minaccia un'impiegata suggerendole la favola da raccontare: la ragazza,
dopo l'intimazione del capo, è scoppiata in lacrime. Il ricatto
del lavoro è forte ovunque.
Di fronte al perdurare dell'occupazione Maurino e alcuni suoi
collaboratori sono diventati loquaci, rivendicando l'intenzione di
gestire in modo umanitario un lager, come già fanno le
cooperative del consorzio impegnate con i detenuti delle carceri e nel
CIE/CPA di Gradisca di Isonzo. La solita "sinistra" solfa: "meglio noi
di altri", "qualcuno lo deve fare, svolgiamo un servizio". Peccato che
i loro servizi non siano richiesti, perché l'unica aspirazione
degli "ospiti" del CIE è la libertà. Le rivolte e le
evasioni che segnano la storia infame delle galere per senza documenti
sono la miglior risposta a chi crede di poter guadagnare sulla pelle
dei reclusi, vantandosi di farlo nel "loro" interesse.
Nel frattempo arriva la digos ed identifica gli antirazzisti che
volantinano di fronte all'ingresso. Numerosi lavoratori di
Kairòs, che non vogliono trasformarsi in secondini, esprimono
solidarietà e appoggio.
Dopo due ore gli occupanti lasciano l'ufficio. Ma è solo un
arrivederci: chi si candida a gestire un CIE li troverà ancora
sulla sua strada. Non ci sono lager dal volto umano.
A quest'indirizzo una foto dell'occupazione: www.autistici.org/assembleaantirazzistatorino
Chi volesse contattare Mauro Maurino per dirgli la sua lo trova presso
il consorzio Kairòs in via Lulli 8/7; tel. 011 2207819 – fax 011
2261342
R. Em.
A Torino vogliono costruire un grattacielo/simbolo di
Intesa/SanPaolo. Il terreno glielo ha venduto il comune per quattro
soldi, sperando di compensare così il colpo dell'assorbimento
della maggiore banca cittadina da parte dei milanesi di Intesa. Siamo
in corso Inghilterra nei pressi del Palagiustizia. Da qualche tempo
sono cominciati i lavori preliminari alla costruzione di questa torre
spaventosa, più alta della Mole, che assorbirà acqua e
energia più del resto del quartiere, condannando all'ombra
eterna le case intorno.
Da tempo il Comitato "Non grattiamo il cielo di Torino" svolge presidi
di informazione e lotta contro l'ecomostro, che porterà la firma
prestigiosa di Renzo Piano. Lunedì 23 febbraio era previsto
l'espianto di otto alberi che si trovavano all'interno dell'area
edificabile, che oggi è un giardino. La ditta che ha in appalto
i lavori per la preparazione del terreno alla costruzione del
grattacielo ha fatto venire dalla Germania una macchina capace di
estirpare e reimpiantare gli alberi.
All'appuntamento sono accorsi anche una trentina di No Gratt di varie
tendenze che per l'intera giornata hanno ostacolato i lavori,
mettendosi in mezzo con le loro bici, tirando striscioni, facendo una
critical mass ed un breve blocco. Qualche anonimo buontempone ha anche
chiuso con una robusta catena il cancello dell'OGR, dove erano stati
"deportati" gli alberi di corso Inghilterra. L'operaio tedesco addetto
alla macchina da espianto ha cercato di forzare il blocco dei No Gratt
che sono poi stati sgomberati a forza dalla celere in assetto
antisommossa giunta nel frattempo.
I prossimi appuntamenti No Gratt sono fissati ogni domenica a pranzo ed
un'intera giornata di azioni è programmata per il 21 marzo.
R. EM.
Sabato 28 febbraio gli squatter torinesi hanno aperto un nuovo
spazio una palazzina abbandonata da tempo, già sede dei vigili
urbani. Un segnale di solidarietà con i posti sgomberati o sotto
sgombero nello stesso giorno che a Milano si svolgeva la manifestazione
per gli spazi sociali. In serata si è svolta una serata
"bellavita" – senza soldi e senza clienti – durata tutta la notte.
Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso dagli occupanti di Velena.
"Oggi occupiamo questo edificio abbandonato da tempo. A Torino sono
molti gli stabili in disuso, che vengono lasciati marcire nella
speranza (dei soliti speculatori) che presto possano crollare,
lasciando così sgombri nuovi terreni sui quali costruire
parcheggi, grattacieli o qualsiasi altra cosa che possa andare a
rimpinguare le loro sempre più capienti tasche. Perciò ci
riappropriamo di questo spazio per liberarlo; quello che si vuole
creare, è un luogo nel quale si possa socializzare e dove ci si
possa incontrare, liberi dalle costrizioni che la società
odierna ci impone, lontani dalle dinamiche del locale o del centro
commerciale dove la moda, la pubblicità e la TV, mediano gli
incontri e le azioni delle persone, facendo così nascere
rapporti alienati e basati sul vuoto, pronti a crollare quando
finirà l'ennesima edizione del grande fratello e non ci
sarà più nulla da discutere."
Velena è in corso Chieri 19 quasi all'angolo con corso Casale.
R. Em.
Mai avremmo pensato che un giorno in questo nostro paese le due
parole "Federalismo" e "Autoritarismo" avrebbero potuto essere
accostate ed utilizzate per indicare il nuovo orizzonte del dominio in
salsa italiana, vero? Ebbene, mentre su tutti i giornali del movimento
tanti compagni si affannano a stigmatizzare i contenuti autoritari e
classisti del federalismo leghista, ben poco si dice (e, forse, si sa)
della situazione valdostana. E' questo uno dei frutti negativi
dell'assenza di un gruppo anarchico organizzato in Valle d'Aosta.
Proprio la terra dei Salassi, proprio questo esempio primogenito di
autogoverno che affonda le sue radici nella "Charte Des Franchises" del
1191 d.c., proprio questa regione di 130.000 abitanti orgogliosi
dell'autonomia costituzionalmente garantita, è invece l'esempio
più eclatante di come l'idea federalista possa piegarsi al
servizio del potere e aprire la porta alla costruzione di microsistemi
autoritari.
Negli ultimi 15 anni i governi regionali guidati dall'Union Valdotaine,
un partito locale che raggiunge il 50% dei suffragi, (con l'appoggio di
74 giunte comunali solitamente di colore simile) sono riusciti a
regionalizzare la sanità e la scuola; a regionalizzare,
costituendo imprese pubbliche ad hoc, la produzione e la distribuzione
di energia elettrica; a imporre ai lavoratori del comparto Enti Locali
un contratto collettivo regionale che li isola dai loro colleghi di
tutta Italia; a costituire il FOPADIVA, un fondo pensione integrativa
di iniziativa regionale su cui canalizzare il TFR dei dipendenti
pubblici e privati; a realizzare un'agricoltura ed un allevamento di
pura immagine mantenuti dai soldi regionali provenienti dal
generosissimo riparto fiscale; a riempire il territorio di strutture
agricole, industriali e turistiche (costruite attingendo a piene mani
alle casse pubbliche) che ospitano aziende incapaci di vita propria e
che stanno in piedi grazie ai continui contributi regionali; a imporre
a tutti i residenti (al 99% italiani ed italofoni) lo studio della
lingua e della cultura francese (per ragioni squisitamente politiche e
d'immagine) e a renderne obbligatorio l'accertamento della conoscenza
per accedere ai posti di lavoro pubblici; insomma, a occupare ogni
minimo spazio della vita economica, politica e sociale in barba ai
sacri principi del federalismo (sussidiarietà? Chi è
costei?). La bandiera dell'opposizione a questo sistema totalizzante
è lasciata in mano al locale referente del partito di Alessandra
Mussolini che, con motivazioni evidentemente molto diverse dalle
nostre, combatte politicamente con ogni mezzo l'omologazione culturale
voluta dal potere locale (la sinistra, silenziosa, anela a sedersi al
tavolo dei potenti). Perché di tutto questo non si sente
parlare? Perché questa situazione soffocante (da socialismo
reale) non trova opposizione politica e sociale? La risposta, come
sempre, è nella tasca posteriore dei pantaloni. La maggior parte
degli abitanti della Valle d'Aosta gode, chi più chi meno, di
benefici economici derivanti dalla grande mole di denaro che arriva in
Valle in virtù dei 9/10 di riparto fiscale e di ulteriori
stanziamenti statali: esenzione fiscale sull'acquisto della benzina;
mutui regionali per l'acquisto della casa con tassi ridicoli;
contributi a pioggia per ogni attività imprenditoriale ed
agricola; crescita smisurata della pubblica amministrazione con
municipi per poche decine di residenti e relative assunzioni di
personale; sovvenzionamento di tutte le attività culturali e
sportive compatibili; e via dicendo. Quel federalismo che era un
caposaldo del pensiero libertario è stato riconvertito in
strumento per assicurare alle classi politiche locali un potere ancora
più totale di quello statale, anche grazie alla vicinanza con le
popolazioni da controllare. Un ulteriore argomento a favore di chi,
come il sottoscritto, spinge da sempre per una rielaborazione critica
in chiave moderna del pensiero anarchico classico.
Corrado Olivotto