Umanità Nova, n.9 dell'8 marzo 2009, anno 89

informAzione - 2


Torino. Occupato ufficio del presidente di Kairos, in gara per la gestione del CIE

Il 27 febbraio un gruppo di antirazzisti ha occupato l'ufficio di Mauro Maurino, presidente del consorzio Kairòs e membro del consiglio direttivo di Connecting People. Connecting People è in gara per l'appalto del CIE - Centro di Identificazione e Espulsione - di corso Brunelleschi. L'ennesimo gruppo di cooperative sociali in lotta per aggiudicarsi un lucroso affare, un affare sulla pelle di uomini e donne rinchiusi nei CIE sino alla deportazione in paesi dove non possono e non vogliono più vivere. Gli antirazzisti, che si incontrano all'interno dell'Assemblea Antirazzista di Torino, si sono dati appuntamento alle 11,30 alla palazzina del consorzio Kairòs, in via Lulli 8. Al secondo piano sono entrati nell'ufficio di Mauro Maurino, che, senza nemmeno pronunciare una parola, si è attaccato al telefono ed ha chiamato la polizia. Mentre Maurino parlava con i poliziotti, gli antirazzisti hanno appeso dalla finestra uno striscione giallo dove campeggiava la scritta "Mauro Maurino aspirante aguzzino". Di fronte all'ingresso della palazzina veniva aperto un altro striscione "No CIE, no espulsioni".
Maurino, non pago di aver chiamato la polizia, ha accusato falsamente gli antirazzisti di aver spinto la segretaria, intimandole nel contempo di non parlare con gli occupanti. Un piccolo padre e padrone che minaccia un'impiegata suggerendole la favola da raccontare: la ragazza, dopo l'intimazione del capo, è scoppiata in lacrime. Il ricatto del lavoro è forte ovunque.
Di fronte al perdurare dell'occupazione Maurino e alcuni suoi collaboratori sono diventati loquaci, rivendicando l'intenzione di gestire in modo umanitario un lager, come già fanno le cooperative del consorzio impegnate con i detenuti delle carceri e nel CIE/CPA di Gradisca di Isonzo. La solita "sinistra" solfa: "meglio noi di altri", "qualcuno lo deve fare, svolgiamo un servizio". Peccato che i loro servizi non siano richiesti, perché l'unica aspirazione degli "ospiti" del CIE è la libertà. Le rivolte e le evasioni che segnano la storia infame delle galere per senza documenti sono la miglior risposta a chi crede di poter guadagnare sulla pelle dei reclusi, vantandosi di farlo nel "loro" interesse.
Nel frattempo arriva la digos ed identifica gli antirazzisti che volantinano di fronte all'ingresso. Numerosi lavoratori di Kairòs, che non vogliono trasformarsi in secondini, esprimono solidarietà e appoggio.
Dopo due ore gli occupanti lasciano l'ufficio. Ma è solo un arrivederci: chi si candida a gestire un CIE li troverà ancora sulla sua strada. Non ci sono lager dal volto umano.
A quest'indirizzo una foto dell'occupazione: www.autistici.org/assembleaantirazzistatorino
Chi volesse contattare Mauro Maurino per dirgli la sua lo trova presso il consorzio Kairòs in via Lulli 8/7; tel. 011 2207819 – fax 011 2261342

R. Em.

Torino. No Gratt in azione

A Torino vogliono costruire un grattacielo/simbolo di Intesa/SanPaolo. Il terreno glielo ha venduto il comune per quattro soldi, sperando di compensare così il colpo dell'assorbimento della maggiore banca cittadina da parte dei milanesi di Intesa. Siamo in corso Inghilterra nei pressi del Palagiustizia. Da qualche tempo sono cominciati i lavori preliminari alla costruzione di questa torre spaventosa, più alta della Mole, che assorbirà acqua e energia più del resto del quartiere, condannando all'ombra eterna le case intorno.
Da tempo il Comitato "Non grattiamo il cielo di Torino" svolge presidi di informazione e lotta contro l'ecomostro, che porterà la firma prestigiosa di Renzo Piano. Lunedì 23 febbraio era previsto l'espianto di otto alberi che si trovavano all'interno dell'area edificabile, che oggi è un giardino. La ditta che ha in appalto i lavori per la preparazione del terreno alla costruzione del grattacielo ha fatto venire dalla Germania una macchina capace di estirpare e reimpiantare gli alberi.
All'appuntamento sono accorsi anche una trentina di No Gratt di varie tendenze che per l'intera giornata hanno ostacolato i lavori, mettendosi in mezzo con le loro bici, tirando striscioni, facendo una critical mass ed un breve blocco. Qualche anonimo buontempone ha anche chiuso con una robusta catena il cancello dell'OGR, dove erano stati "deportati" gli alberi di corso Inghilterra. L'operaio tedesco addetto alla macchina da espianto ha cercato di forzare il blocco dei No Gratt che sono poi stati sgomberati a forza dalla celere in assetto antisommossa giunta nel frattempo.
I prossimi appuntamenti No Gratt sono fissati ogni domenica a pranzo ed un'intera giornata di azioni è programmata per il 21 marzo.

R. EM.

Torino. Un nuovo squat, Velena

Sabato 28 febbraio gli squatter torinesi hanno aperto un nuovo spazio una palazzina abbandonata da tempo, già sede dei vigili urbani. Un segnale di solidarietà con i posti sgomberati o sotto sgombero nello stesso giorno che a Milano si svolgeva la manifestazione per gli spazi sociali. In serata si è svolta una serata "bellavita" – senza soldi e senza clienti – durata tutta la notte.
Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso dagli occupanti di Velena.
"Oggi occupiamo questo edificio abbandonato da tempo. A Torino sono molti gli stabili in disuso, che vengono lasciati marcire nella speranza (dei soliti speculatori) che presto possano crollare, lasciando così sgombri nuovi terreni sui quali costruire parcheggi, grattacieli o qualsiasi altra cosa che possa andare a rimpinguare le loro sempre più capienti tasche. Perciò ci riappropriamo di questo spazio per liberarlo; quello che si vuole creare, è un luogo nel quale si possa socializzare e dove ci si possa incontrare, liberi dalle costrizioni che la società odierna ci impone, lontani dalle dinamiche del locale o del centro commerciale dove la moda, la pubblicità e la TV, mediano gli incontri e le azioni delle persone, facendo così nascere rapporti alienati e basati sul vuoto, pronti a crollare quando finirà l'ennesima edizione del grande fratello e non ci sarà più nulla da discutere."
Velena è in corso Chieri 19 quasi all'angolo con corso Casale.

R. Em.

Aosta. Federalismo autoritario

Mai avremmo pensato che un giorno in questo nostro paese le due parole "Federalismo" e "Autoritarismo" avrebbero potuto essere accostate ed utilizzate per indicare il nuovo orizzonte del dominio in salsa italiana, vero? Ebbene, mentre su tutti i giornali del movimento tanti compagni si affannano a stigmatizzare i contenuti autoritari e classisti del federalismo leghista, ben poco si dice (e, forse, si sa) della situazione valdostana. E' questo uno dei frutti negativi dell'assenza di un gruppo anarchico organizzato in Valle d'Aosta.  Proprio la terra dei Salassi, proprio questo esempio primogenito di autogoverno che affonda le sue radici nella "Charte Des Franchises" del 1191 d.c., proprio questa regione di 130.000 abitanti orgogliosi dell'autonomia costituzionalmente garantita, è invece l'esempio più eclatante di come l'idea federalista possa piegarsi al servizio del potere e aprire la porta alla costruzione di microsistemi autoritari.
Negli ultimi 15 anni i governi regionali guidati dall'Union Valdotaine, un partito locale che raggiunge il 50% dei suffragi, (con l'appoggio di 74 giunte comunali solitamente di colore simile) sono riusciti a regionalizzare la sanità e la scuola; a regionalizzare, costituendo imprese pubbliche ad hoc, la produzione e la distribuzione di energia elettrica; a imporre ai lavoratori del comparto Enti Locali un contratto collettivo regionale che li isola dai loro colleghi di tutta Italia; a costituire il FOPADIVA, un fondo pensione integrativa di iniziativa regionale su cui canalizzare il TFR dei dipendenti pubblici e privati; a realizzare un'agricoltura ed un allevamento di pura immagine mantenuti dai soldi regionali provenienti dal generosissimo riparto fiscale; a riempire il territorio di strutture agricole, industriali e turistiche (costruite attingendo a piene mani alle casse pubbliche) che ospitano aziende incapaci di vita propria e che stanno in piedi grazie ai continui contributi regionali; a imporre a tutti i residenti (al 99% italiani ed italofoni) lo studio della lingua e della cultura francese (per ragioni squisitamente politiche e d'immagine) e a renderne obbligatorio l'accertamento della conoscenza per accedere ai posti di lavoro pubblici; insomma, a occupare ogni minimo spazio della vita economica, politica e sociale in barba ai sacri principi del federalismo (sussidiarietà? Chi è costei?). La bandiera dell'opposizione a questo sistema totalizzante è lasciata in mano al locale referente del partito di Alessandra Mussolini che, con motivazioni evidentemente molto diverse dalle nostre, combatte politicamente con ogni mezzo l'omologazione culturale voluta dal potere locale (la sinistra, silenziosa, anela a sedersi al tavolo dei potenti). Perché di tutto questo non si sente parlare? Perché questa situazione soffocante (da socialismo reale) non trova opposizione politica e sociale? La risposta, come sempre, è nella tasca posteriore dei pantaloni. La maggior parte degli abitanti della Valle d'Aosta gode, chi più chi meno, di benefici economici derivanti dalla grande mole di denaro che arriva in Valle in virtù dei 9/10 di riparto fiscale e di ulteriori stanziamenti statali: esenzione fiscale sull'acquisto della benzina; mutui regionali per l'acquisto della casa con tassi ridicoli; contributi a pioggia per ogni attività imprenditoriale ed agricola; crescita smisurata della pubblica amministrazione con municipi per poche decine di residenti e relative assunzioni di personale; sovvenzionamento di tutte le attività culturali e sportive compatibili; e via dicendo. Quel federalismo che era un caposaldo del pensiero libertario è stato riconvertito in strumento per assicurare alle classi politiche locali un potere ancora più totale di quello statale, anche grazie alla vicinanza con le popolazioni da controllare. Un ulteriore argomento a favore di chi, come il sottoscritto, spinge da sempre per una rielaborazione critica in chiave moderna del pensiero anarchico classico.

Corrado Olivotto

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