Il 18 febbraio la polizia di Roma arresta due presunti stupratori
rumeni, un 20enne e un 36enne, "faccia da pugile", che vivono
miserevolmente in una tenda.
Così viene descritto l'evento da chi ha la competenza
istituzionalizzata per farlo: "Un lavoro fatto in strada, di pura
investigazione, di intuito e senza l'aiuto di supporti tecnici. Un
lavoro da veri poliziotti" (il questore Caruso intervistato da
"Repubblica"). Uno degli arrestati infatti confessa: "L'abbiamo
violentata per sfregio".
Questa è invece la descrizione dell'evento nell'ottica
incompetente di uno degli arrestati: "Sono stato picchiato e minacciato
negli interrogatori, prima dai poliziotti romeni e poi da quelli
italiani. M'hanno fatto vedere una foto e mi hanno chiesto se lo
conoscevo: certo che lo conoscevo, era Racz. Io non l'avevo mica
accusato di niente... ma mi hanno riempito di botte e mi hanno
costretto a dire che ero stato io" (dichiarazione raccolta dal
"Corriere"). Insomma, proprio un lavoro di pura investigazione e da
veri poliziotti. Che forse – sì, forse – nell'indagine hanno
proiettato i loro pregiudizi razzisti e il loro virile machismo per
sentirsi migliori dello "straniero" (è il noto meccanismo
psicologico del "capro espiatorio").
Fatto sta che le analisi del Dna hanno scagionato i due romeni. Ma gli
investigatori non si danno per vinti. Vogliono un rumeno purchessia, a
cui estorcere la "verità" con un altro lavoretto di pura
investigazione. Così, infine, si mostrano per quello che sono
veramente. Dinanzi alla seguente dichiarazione d'ignoranza e malafede
non c'è forse che tenga: "La convinzione degli investigatori,
ricavata grazie ad un esame accurato del cromosoma "Y" estratto dal
Dna, è che bisogna ricominciare a cercare nella comunità
rumena. Attraverso l'analisi di questo particolare componente si
può infatti ricavare l'etnia del profilo genetico e in questo
caso il risultato raggiunto conferma che la nazionalità è
proprio quella".
Che cos'è che non funziona in questa frase? "Profilo genetico",
"cromosoma", "Dna" sono vocaboli della scienza biologica.
"Comunità", "etnia", "nazionalità" sono invece concetti
sociopolitici, che qui stanno, ipocritamente e ascientificamente, al
posto di un'altra parola taciuta e insieme evidente: "razza".
Ora, non solo l'identificazione di un ceppo del Dna ha carattere
statistico e non individuale. Non solo ha valore distintivo per gruppi
umani restati lungamente isolati dal resto del mondo o scarsamente
esogamici. Ma riguarda per giunta una scala temporale di secoli. La
Romania, come dichiara il nome stesso, fu popolata da coloni romani.
Nel X secolo gruppi slavi (ungheresi, rumeni e polacchi) arrivarono in
Calabria per contrastare l'avanzata dei Normanni: almeno 40.000
unità di cavalleria pesante, agli ordini dei Bizantini, e
lì sono rimasti. In Sicilia ci sono stati gli arabi per due
secoli. E anche in Spagna.
Tanti italiani hanno nel cromosoma "Y" alleli di avi arabi, rumeni,
scandinavi, polacchi, greci, turchi... Anche i geniali investigatori e
poliziotti italici, pur con le loro ossessioni e i loro fantasmi
razzisti.
RedB