Su La Repubblica e su Il Sole-24 Ore dell'8 marzo scorso è
apparso un avviso al pubblico della SO.G.I.N. (Società-gestione
impianti nucleari) S.p.A. in cui si annunciava di aver predisposto il
progetto, ed il relativo studio di impatto ambientale (SIA), per
l'impianto di condizionamento prodotto finito (ICPF), ubicato nel sito
ITREC di Trisaia, comune di Rotondella in provincia di Matera.
"L'impianto ICPF è finalizzato al condizionamento dei rifiuti
liquidi radioattivi attualmente stoccati presso il sito ITREC di
Trisaia e di quelli che verranno prodotti durante il decommissioning
del sito stesso, mediante un processo di solidificazione con
inglobamento della corrente radioattiva in matrice cementizia" .
Nell'avviso si legge anche che "...le analisi condotte sul processo
dell'impianto ICPF hanno riscontrato un impatto ambientale trascurabile
che porterà i rifiuti radioattivi già presenti nel sito
ITREC ad un livello di sicurezza maggiore di quello attuale". Vedremo
se nella documentazione che sarà disponibile per la
consultazione dei cittadini verranno quantificati questi indici di
sicurezza.
L'avviso della SO.G.I.N. annuncia anche che l'impianto ICPF dopo aver
trattato i rifiuti liquidi radioattivi del decommissioning, sarà
anch'esso disattivato e smantellato. La SO.G.I.N. annuncia la
presentazione della "richiesta di compatibilità ambientale" in
data 9 marzo 2009 al ministero per l'Ambiente, al ministero per i Beni
e le attività culturali e alla regione Basilicata, ai sensi del
decreto legislativo 16/1/2008 n. 4, parte II, titolo III, progetti di
competenza statale. Dall'avviso si apprende che: "...a decorrere dal 9
marzo 2009 lo studio di impatto ambientale (SIA) e la sintesi non
tecnica sono a disposizione del pubblico per la consultazione presso la
regione Basilicata a Potenza e presso la Provincia di Matera ed i
comuni di Rotondella, Policoro e Nova Siri". Infine l'avviso informa
che ai sensi dell'art. 24, comma 4 del decreto legislativo 4/2008,
chiunque abbia interesse può presentare in forma scritta, nel
termine di sessanta giorni, istanze, osservazioni o pareri ai tre
ministeri sopracitati ed alla regione Basilicata.
A questo punto suggerisco ai lettori di Umanità Nova di leggere
tutto l'art. 24 ed anche l'art. 23 del dlgs 4/2008. Ci si
accorgerà che la SO.G.I.N. ha indicato i luoghi nei quali i
cittadini possono consultare la documentazione cartacea ma ha
dimenticato di indicare anche il sito per la consultazione elettronica.
La SO.G.I.N. sarà obbligata a ripetere la pubblicazione
dell'avviso nella forma corretta.
Torniamo all'art. 24. Al comma 6 è scritto che
"...l'autorità competente può disporre che la
consultazione avvenga mediante lo svolgimento di una inchiesta
pubblica". Nel testo in inglese della Convenzione di Aarhus, alla quale
si fa riferimento nell'art.3-sexies del dlgs 4/2008, si parla dello
svolgimento di una "...udienza pubblica, come appropriato".
La convocazione di una udienza pubblica, che ha come caratteristica il
contraddittorio, non è quindi una opzione lasciata alla
discrezionalità dell'autorità competente. Dovremo
batterci affinché il tardivo recepimento della direttiva
85/337/CEE, Convenzione di Aarhus e direttiva 2003/35/CE non si traduca
in una beffa.
Bisogna tener presente che da una decina di anni in Italia si accentua
il deficit di democrazia. La classe politica declama il diritto dei
cittadini alla partecipazione democratica ma, nei fatti, continua a
negarla. Chi fonda il suo potere sulla delega vede come il fumo negli
occhi la partecipazione dei deleganti, esercizio di democrazia diretta
che scavalca la delega. A proposito del nucleare c'è da
segnalare l'intera pagina apparsa su NOVA (supplemento a Il Sole-24 Ore
del 5 marzo 2009) dedicata al riciclaggio delle scorie e l'accordo,
siglato di recente a Roma, relativo ad un programma nucleare
italo-francese. Tutto ciò in assenza, in Italia, di un Piano
energetico nazionale (l'ultimo è del 1987) con relativo
dibattito parlamentare preceduto da un confronto tra cittadini ed
istituzioni.
Per sgomberare il campo da eventuali equivoci: è indispensabile
la presa di coscienza del diritto di partecipare ai processi
decisionali di progetti, piani e programmi che hanno una ricaduta sul
territorio e quindi sulla qualità della vita e sulla salute
nostra e delle generazioni future. Ma rivendicare questo diritto non
è sufficiente per ottenerlo. E' necessario che la presa di
coscienza sia abbinata alla disponibilità alla lotta per
pretendere il rispetto dei nostri diritti e impedire che scelte
autoritarie vengano calate sulla nostra testa e sulla nostra pelle.
Giacomo Buonomo