Umanità Nova, n.10 del 15 marzo 2009, anno 89

informAzione - 2


Bergamo. Sul corteo antifascista del 29/2

Pubblichiamo qui un comunicato degli anarchici bergamaschi, a completamento della "informazione" pubblicata nel n. 9.
Sabato 28 febbraio 2009 abbiamo manifestato la nostra indignazione all'inaugurazione della sede di Forza Nuova. La tensione era già alta dall'inizio quando siamo stati bloccati in Porta Nuova dalla polizia che voleva impedirci provocatoriamente di raggiungere il presidio indetto dal Movimento Antifascista Bergamasco. In modo determinato abbiamo partecipato al presidio e al conseguente corteo. Giunti in via Quarenghi, vedendo l'impossibilità di avanzare verso la sede di Forza Nuova, dato l'enorme dispiegamento di forze dell'ordine, in maniera spontanea ed autorganizzata in circa cento compagni  abbiamo deciso di riprendere possesso della nostra città confluendo verso il centro cittadino con un corteo comunicativo, gridando e denunciando l'ignobile sfilata di nazifascisti per l'apertura della sede di Forza Nuova e la connivenza plateale di tutte le istituzioni, compreso quel fantoccio del sindaco Bruni. Arrivati all'angolo Viale Papa Giovanni XXIII/ Via Paleocapa, dopo aver toccato i principali punti della viabilità cittadina, avevamo intenzione di scioglierci quando, a freddo, polizia e carabinieri caricano duramente in una manovra di accerchiamento e di rastrellamento. La debole difesa data dal lancio di alcune bottiglie non ha evitato il feroce pestaggio sui manifestanti ed ignari passanti. Picchiati e insultati 59 ragazzi vengono  fermati e tradotti in Questura, dove, due di questi vengono arrestati e portati in carcere per nascondere e giustificare i segni evidenti del brutale pestaggio. Nel frattempo gli altri 57 compagni molto lentamente sono stati rilasciati dopo esser stati schedati, denunciati e aver subito pressioni intimidatorie, anche violente, da parte di polizia e soprattutto dai carabinieri. Al di fuori della questura un gruppo di solidali che chiede il rilascio dei compagni fermati viene gratuitamente caricato. Alle 22 circa, solo dopo che anche gli ultimi militanti di Forza Nuova se ne sono andati scortati da ingenti forze di polizia ed aver impunemente marciato e festeggiato il loro covo, i primi compagni sono stati rilasciati. Il 02/03/09 nel tardo pomeriggio, sono stati rilasciati anche i due arrestati con l'obbligo di firma due volte la settimana. Denunciamo che Forza Nuova ha inaugurato la sede in via Bonomelli 13/e facendo confluire in città 200 naziskin provenienti dal nord Italia, capeggiati dal loro leader Roberto Fiore, ex militante dei NAR e imputato al processo per la strage di Bologna, e dall'immancabile Don Tam entrambi sostenitori e promotori di idee razziste, integraliste e fasciste. Denunciamo, inoltre, la gravissima provocazione: le forze dell'ordine hanno consentito e coperto la "marcia su Bergamo"; una sfilata, con tanto di mazze e caschi, fortemente caratterizzata da simboli, bandiere e slogan inneggianti al fascismo, partita dalla Malpensata e giunta indisturbata in via Bonomelli. Ringraziamo le istituzioni "democratiche e antifasciste" per la loro palese collusione con i neofascisti e stragisti e per aver apertamente manifestato la loro vocazione repressiva per le strade della città. Alla luce del fatto che nulla è stato danneggiato o distrutto, contrariamente e quanto sostenuto dai mezzi di disinformazione, evidenziamo che l'unica cosa gravemente danneggiata è stato lo spirito antifascista della città. I fatti di sabato e la repressione subita dimostrano ancora una volta che dal 11 marzo 2006 ad oggi, passando dai fatti di Lecco del Febbraio 2009 (cariche e un arresto per aver manifestato dissenso durante la commemorazione del giorno del ricordo) fino ad oggi 3 marzo presso l'università statale di Milano dove un volantinaggio di azione universitaria viene protetto da polizia e carabinieri contro un folto numero di compagni accorsi per non dare agibilità ai fascisti, ai fascisti viene permessa una libertà di movimento e una visibilità intollerabile mentre l'antifascismo viene criminalizzato e represso ormai come appannaggio solo di una minoranza . Noi non ci stiamo e ribadiamo che l'antifascismo non si arresta! Per la chiusura delle sedi fasciste! Fuori i razzisti dalle città!

Anarchiche/i

Agliana (Pistoia). Antifascisti al consiglio comunale

Martedi 2 marzo, al consiglio comunale di Agliana si è discusso di tante cose: uno degli ultimi punti doveva essere la richiesta di solidarietà agli antifascisti aglianesi coinvolti nei fatti seguiti al tentativo di assalto da parte dei fascisti allo spazio liberato Ex Breda Est del 13 dicembre (vedi UN n.2). A metà seduta alcuni antifascisti hanno srotolato uno striscione, distribuito volantini e chiesto la parola; immediatamente digos e carabinieri hanno provveduto a bloccare i compagni, a "liberare la sala" e a identificare i "disturbatori". Naturalmente l'infame sindaco Magnanensi si è comportato come suo solito, interrompendo il consiglio comunale e ignorando le richieste dei convenuti. Dopo l'identificazione dei compagni da parte delle forze del disordine l'intervento degli antifascisti è continuato davanti al palazzo del comune. Dieci sono stati i denunciati per interruzione di pubblico servizio e altro. Tutta la solidarietà ai compagni denunciati, l'antifascismo non si processa!

Da un comunicato degli Anarchici Pistoiesi

Prato. Ronda su ronda...

Ieri sera la città di Prato ha visto le sue strade attraversate dalla prima ronda organizzata dalla lega nord. Alcuni di noi, assieme ai compagni del collettivo autonomo studentesco pratese e alla brigata Adelmo Santini di Agliana, hanno pensato bene di fargli capire che per loro la vita sarà dura. In una ventina abbiamo intercettato gli otto leghisti, "accompagnati" da un certo numero di agenti della digos (...) Con estremo divertimento abbiamo quindi seguito il verde carrozzone (...) eliminando immediatamente i volantini che i nostri lasciavano nelle cassette della posta e sulle auto e attirando l'attenzione di passanti – che per la cronaca hanno pressoché tutti rifiutato il volantino dei piccoli Bossi - e delle persone che si affacciavano dalle finestre (...) Abbiamo attraversato il centro e "chinatown" e mentre ci riavviavamo verso piazza duomo la polizia ci ha accerchiato e ha provveduto alla nostra identificazione. Questi i fatti, adesso due semplici considerazioni, la prima: Quanto costano queste ronde? Mobilitare un piccolo esercito per scortare otto "bischeri" non dev'essere proprio economico, e a fronte della crisi nera che sta attraversando generalmente tutto l'italico stivale - e Prato in particolare - sarebbe più logico impegnare queste risorse altrove; in seconda battuta è ovvio che ogni ronda si trasformerà in un problema d'ordine pubblico, e non ci saranno sempre gli angeli custodi di questura a guardare le spalle ai legoidi (...)Fuori le squadracce razziste dalle nostre strade!

Da un comunicato
degli Anarchici Pistoiesi

Brescia. La strage di piazza della Loggia

"No, non è nelle sentenze di colpevolezza dei tribunali dello stato che si ottiene la vera giustizia: è nelle sentenze fra la gente, nelle sentenze (a questo punto) storiche che si deve puntare, cioè una giustizia a misura umana. Cioè estranea alla dimensione statale. Perchè lo stato è colpevole della 'strage di stato' e non si condannerà mai". Questo ci diceva tra le altre cose Luciano Lanza (vedi UN n.7 e l'articolo Bombe e segreti a p.4)
Consapevoli di ciò, riportiamo un comunicato di Radio Onda d'Urto su un'altra ferita aperta, la strage di stato di piazza della Loggia.

Il 25 novembre scorso è cominciato il processo della terza istruttoria per la strage di piazza della Loggia, 28 maggio 1974, strage che provocò la morte di 8 antifascisti oltre ad un centinaio circa di feriti. Per la strage sul banco degli imputati 6 persone: Carlo Maria Maggi, dirigente di Ordine Nuovo del triveneto, Delfo Zorzi, ordinovista veneto, Maurizio Tramonte fascista e informatore dei servizi italiani con il nome in codice di fonte tritone, Pino Rauti dirigente di ordine nuovo e del MSI, Francesco Delfino, all'epoca capitano e poi in seguito generale dei carabinieri e Giovanni Maifredi, neofascista e confidente dei carabinieri di Delfino. Se non fossero deceduti sarebbero imputati anche Carlo Digilio, fascista esperto di esplosivi ed agente della cia e Marcello Soffiati, anch'egli neofascista collegato ai servizi segreti statunitensi di stanza nelle basi nato del veneto. Secondo l'accusa l'esplosivo per la strage fu ordinato da Carlo Maria Maggi e arrivò a Mestre; qui venne ritirato da Marcello Soffiati che lo portò a Milano, ma la bomba, già innescata, fu messa in sicurezza a Verona da Carlo Digilio. Nel capoluogo milanese fu consegnato alle squadre d'azione Mussolini e da lì arrivò a Brescia dove fu posizionata nel cestino dei rifiuti di Piazza Loggia, dove esplose alle 10,12 del 28 maggio durante il comizio del sindacalista Castrezzati. Anche l'impianto accusatorio, delineato dal sostituto procuratore Francesco Piantoni e dal procuratore aggiunto di Roberto di Martino, evidenzia le responsabilità politiche e materiali nella strage delle cellule neofasciste di ordine nuovo del veneto, degli apparati dello stato italiano e dei servizi statunitensi.
Alle riunioni preparatorie avrebbero infatti partecipato i neofascisti ordinovisti e esponenti dei servizi segreti italiani e statunitensi. Obiettivo della strage era avviare una svolta autoritaria guidata dai militari, col pretesto di riportare ordine e sicurezza, se non di costruire le premesse per un vero e proprio processo golpista, per bloccare i forti livelli di conflittualità sociale dei movimenti proletari che mettevano in discussione l'ordinamento sociale e politico esistente.

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