Continua la lotta dei lavoratori espulsi da ikea. Lotta iniziata a
settembre 2008 con l'espulsione di sette lavoratori di una ditta
appaltatrice, a cui non venne rinnovato il contratto, nel passaggio da
una ditta appaltatrice ad un' altra. Sino a dicembre i lavoratori
hanno presidiato l'entrata del negozio chiedendo la loro riassunzione.
12 settimane di presidi-volantinaggi, più di 30000 volantini
distribuiti ai clienti, e presidi in solidarietà ai lavoratori
di Brescia fuori dai negozi ikea di Parma, Innsbruck, Milano e Bari.
Sugli striscioni dei lavoratori si rivendicava, oltre alla
riassunzione, la fine della precarietà e la parola d'ordine "A
stesso lavoro stesso salario", per porre fine alla logica delle
esternalizzazioni, logica di ricattabilità e di sfruttamento
della manodopera a basso costo.
Lo slogan "Basta precarietà" ha avuto una forte ricaduta
all'interno di ikea, tanto che un gruppo di lavoratori ha scelto la
strada dell'autorganizzazione costituendosi nel collettivo
"Senzatemponedenaro", federato all'USI Commercio, e solidarizzando con
i lavoratori che lottavano all'esterno. La costituzione del collettivo
portava i lavoratori, sia dipendenti diretti da ikea, sia dipendenti di
ditte appaltatrici, a parlare tra loro e a costruire una vertenza
interna sui ritmi di lavoro, misure di sicurezza, flessibilità.
L'azienda ha risposto con le minacce ai lavoratori e con le
intimidazioni continue, rifiutando categoricamente ogni tentativo di
incontro con i lavoratori, e proseguendo imperterrita nelle pressioni,
arrivando ad espellere uno dei lavoratori più attivi del
collettivo. Nelle ultime settimane i lavoratori sono tornati nuovamente
davanti ad ikea per chiedere ancora la riassunzione dei lavoratori
espulsi e per contrastare il disegno dell'azienda di eliminare tutti
quei lavoratori che, all'interno di ikea, cercano di organizzarsi
autonomamente per contrastare la ristrutturazione aziendale in atto.
Criminale è l'atteggiamento della filcams-cgil interna al
negozio, completamente appiattita sulle posizioni aziendali, e che
è arrivata a minacciare lavoratori e a scatenare una vera e
propria guerra contro i lavoratori del collettivo. Nel mese di febbraio
2009 è ricominciata la lotta esterna dei lavoratori espulsi per
chiedere la riassunzione. È stata aperta una vertenza legale
contro ikea brescia per chiedere la riassunzione dei sette lavoratori e
abbiamo costruito una giornata di presidio sotto ikea il 22 febbraio
scorso, presidio molto partecipato al quale hanno aderito anche
collettivi studenteschi locali e il sindacalismo di base bresciano, che
si è ritrovato sulle parole d'ordine lanciate dai lavoratori
contro il precariato e per denunciare la totale mancanza di democrazia
sindacale nel negozio ikea di Brescia. La mobilitazione è stata
molto partecipata e altissima è stata la solidarietà dei
clienti che hanno risposto positivamente in gran numero all'invito di
non fare acquisti all'interno del negozio in solidarietà alla
vertenza sindacale dei lavoratori espulsi da ikea. La ditta è
stata costretta a concedere un incontro con il rappresentante sindacale
aziendale dell' USI e con una delegazione dell'USI Commercio.
Ci auguriamo vivamente che questo sia un primo passo per iniziare una
trattativa sindacale che porti l'azienda a riassumere i
lavoratori illegittimamente espulsi, a smetterla con le minacce e con
il clima cileno contro i lavoratori del collettivo, e ad intervenire
sulle misure di sicurezza.
Collettivo"Senzatemponedenaro"
USI Commercio
Lunedì 2 marzo. Siamo alle spalle di corso Giulio Cesare tra
anonimi bassi capannoni e le cinzioni che delimitano l'area divenuta
famosa come "Tossic park": il nulla metropolitano nella sua forma
più netta. Qui ha sede la filiale torinese di Gesconet, una
cooperativa che, ci dirà più tardi un portavoce, fornisce
"servizi". Di quali "servizi" si occupi Gesconet sono lì a
testimoniarlo una ventina di lavoratori affittati a Gesconet da
un'altra cooperativa, la CGS, per impiegarli nella rifinitura delle
Pagine Bianche e Gialle, un appalto dalla ILTE di Moncalieri. Gesconet
in dicembre perde l'appalto e i lavoratori della CGS vengono lasciati a
casa perché "non c'è più lavoro". Non sono stati
neppure licenziati quindi per loro niente liquidazione e niente
indennità di disoccupazione. I lavoratori dipendenti
direttamente da Gesconet sono stati reimpiegati presso HDL, la
cooperativa che ha vinto l'appalto, ma quelli di CGS sono rimasti in
strada. Da dicembre sono in lotta. Per il lavoro, perché
chiedono di essere a loro volta assunti da HDL, ma anche per i salari
non versati e per il riconoscimento delle mansioni effettivamente
svolte che implicavano una ben diversa retribuzione. Assunti con un
contratto di facchinaggio, in realtà lavoravano come operai alla
parte finale della lavorazione di Pagine Bianche e Pagine Gialle.
In dicembre avevano già fatto un presidio di fronte al solarium
di proprietà della padrona di CGS, il due marzo si sono
ritrovati di fronte a Gesconet.
Il freddo pungente fa dimenticare che la primavera è ormai alle
porte: stretti nei loro cappotti i lavoratori, un sindacalista della
Flaica e alcuni solidali che fanno riferimento all'Assemblea
Antirazzista, appendono cartelli con scritte come "no al nuovo
caporalato". I lavoratori sono torinesi di oggi: ivoriani, marocchini,
nigeriani, tunisini. C'è anche una donna, una ragazza
marocchina, che stringe in mano una cartelletta con i documenti della
loro vicenda.
Ci raccontano di essere stati pagati a ore, senza mai vedere nemmeno
una busta paga, in mezzo alla strada, come "spacciatori che passano una
dose". Dopo un po' arriva un responsabile di Gesconet. Tra i trenta e i
quaranta, corpulento, pizzetto, auricolare, completo beige, eloquenza
da piazzista. Un piazzista di braccia. Sostiene che il suo è un
lavoro pulito, legale, che quello non è il posto giusto dove
rivolgersi, perché loro non c'entrano nulla. I lavoratori con
quieta rabbia smontano l'infernale matrioska di cooperative che
dipendono da altre cooperative che prendono subappalti da chi ha preso
appalti. Il caporale sorride del sorriso dei venditori di niente e si
sottrae ma i lavoratori incalzano: ricordano circostanze, mansioni,
ruoli che riconducono al nudo fatto: presi in affitto da CGS, in
realtà dipendevano in tutto da Gesconet.
Il caporale sorride ancora e dice che loro hanno guadagnato dei soldi
grazie a Gesconet. A volte è difficile contenere l'indignazione.
A più voci viene chiesto rispetto perchè i soldi – pochi
e nemmeno tutti – loro li hanno guadagnati con il loro lavoro. Ma cosa
può saperne di rispetto un piazzista di braccia?
La lotta continua. I lavoratori sono ben decisi a non mollare. Prossimo appuntamento di fronte alla sede di HDL.
R. Em.
Domenica 8 marzo il collettivo La Fenice di Saronno con compagne/i
di Milano, Como, Lecco Lugano, Tradate e Gallarate hanno rioccupato un
altro stabile per riaprire il Centro Sociale TELOS, sgomberato e
demolito due mesi fa sempre a Saronno. L'occupazione e la conseguente
liberazione di uno spazio dalle mani della speculazione è di
buon auspicio.
Si è svolto nella serata di venerdì 27 febbraio, nella
sede dell'Ateneo Libertario, l'annunciato incontro pubblico sul tema:
"Il movimento di lotta nella scuola". Un confronto al quale hanno
partecipato una rappresentanza del collettivo studentesco Climax (area
licei), del collettivo studenti libertari ( area universitari) e del
sindacalismo di base.
E' stato innanzitutto messo in evidenza come l'onda sia partita prima
nella scuola elementare, sia da parte dei genitori che dei lavoratori,
contro la riforma Gelmini. Successivamente si è allargata alle
scuole superiori fino ad arrivare agli universitari. Si è
pertanto rimarcato che purtroppo la mobilitazione degli universitari a
Milano ha ritardato, senza raggiungere l'intensità e la
maturazione verificatasi in altre città universitarie. Non si
è riusciti a dare una risposta a ciò.
Le occupazioni, avvenute in seguito, di alcuni spazi limitati in cui
praticare l'autogestione, prima alla università Statale e
successivamente all'università Bicocca, hanno avuto vita breve.
I collettivi politicizzati, è stato osservato, che
precedentemente avevano dato segnali di crisi, si sono rivitalizzati e,
nel bene o nel male, hanno avuto un ruolo di traino del movimento,
senza riuscire però ad esercitare alcuna egemonia, come era nei
loro propositi.
La funzione partecipativa dei genitori, è stato osservato,
mentre ha avuto un ruolo utile e propulsivo nelle scuole elementari, al
contrario è stata di ostacolo nelle scuole superiori,
opponendosi alle occupazioni scolastiche e adoperandosi per la
normalizzazione.
Un importante momento di confronto e di crescita è stato quando
il movimento degli studenti si è rapportato con i momenti di
lotta dei lavoratori, particolarmente tramite i sindacati di base, come
lo sciopero generale del 17 settembre, del 12 dicembre e mobilitazioni
successive, contribuendo ad una reciproca crescita. Particolarmente
significativa è stata l'intuizione che ha attraversato tutto il
movimento: "La crisi è vostra e non la paghiamo noi". Anche se
non ha avuto un'adeguata articolazione.
Attualmente la fase del movimento nella scuola è calata, come
spesso periodicamente succede, ma rimangono importanti impronte di
esperienza e maturazione che debbono essere ulteriormente sviluppate
con una azione critica costante al modello scuola e alle sue funzioni
ed un costante collegamento con le tematiche sociali, una fra tutte
quella della difesa e della diffusione degli spazi autogestiti. E'
importante trovarsi preparati in attesa di una maggior spinta
propulsiva, complice anche la crisi che sta dilagando, quando una nuova
ondata si solleverà contro le insopportabili ingiustizie sociali.
Enrico
Fare una presentazione di un libro alle 17 di mercoledì,
quando molti erano al lavoro, poteva sembrare un azzardo. Alla fine
invece tutti molto contenti di un pomeriggio dove, a "modo nostro", da
anarchici, abbiamo rifilato alla città di Modena una discussione
di alto livello su di un simbolo e sul vissuto che l'ha prodotto.
Storia veridica ed esiti imprevisti di un simbolo, edizioni Eleuthera,
il libro. A dir il vero Maurizio Maggiani e Marco Rovelli nei loro
interventi hanno rimpianto i tempi di quando gli anarchici avevano il
fiocco nero e si mostravano fieri e non sbragati come ora. Toccanti le
storie raccontate di "maestri" di vita attorno a Carrara che erano
anarchici, figli di anarchici, nipoti di anarchici. Un centinaio
le persone passate e tanto il materiale distribuito. Il palco aveva
illuminata dietro una grande A cerchiata fatta con le stecche del
biliardino di Libera, unica A mancante nel libro. Paolo Rossi
(l'artista non del pallone) che gratuitamente ha voluto esserci sia per
promuovere il libro e sia per dare solidarietà alla storia di
Libera, ha espresso chiaramente come la A cerchiata o le esperienze
libertarie quotidiane siano ossigeno necessario per tirare avanti
indipendentemente da come la si pensi. Ha voluto esserci e di fatto ha
dato forza alle nostre lotte che sono state ribadite dal palco, infatti
presto Libera rioccuperà ed è previsto per sabato 11
aprile un corteo di appoggio alla nostra lotta. Presentare un libro
sulla A cerchiata è difficile anche se il libro a mio parere
è stimolante e bello. Si può parlare del senso di un
simbolo, di come questo può sintetizzare sminuendo un'idea o
della necessità di un'idea di riconoscibilità o di un
simbolo utile a non farsi beccare mentre si scrive sui muri con firme
lunghissime. Una discussione su questo però dura poco e solo
grazie agli Iconoclasti arriva puntuale una richiesta: dove avete
incontrato la A cerchiata la prima volta? Cosa vi ha suscitato? Parlate
della vostra storia, del rapporto con quel simbolo e facendo
così si crea una situazione strana se si vuole, ma una
situazione che parla di noi, dei nostri approcci, del nostro sentido.
Bravissimo, determinato, Marco Rovelli alla fine con la sua chitarra,
due canzoni nuove, belle e un omaggio a Sante Caserio, evvai.
Sicuramente l'iniziativa nel suo insieme è stata per noi molto
importante: ha consolidato rapporti con tanti compagni e compagne, ha
dimostrato al comune di Modena che Libera ha intatta la sua forza e
aumentata la sua capacità di aggregazione, i giovani e i
giovanissimi erano la metà della sala e come qualcuno ci ha
detto "è difficilissimo portare gente alla presentazione di
libri". Senza uno spazio Libera continua ad organizzare cose ad alto
livello quantitativo e qualitativo. Vi invitiamo a mandare l'adesione
al corteo dell'11 aprile, a venire e ad appoggiare le iniziative che da
qui ci separano dal nuovo spazio. www.libera-unidea.org
Per Libera/Agitati Colby