Umanità Nova, n.10 del 15 marzo 2009, anno 89

informAzione - 3


Brescia. All'Ikea la crisi la stanno pagando i lavoratori

Continua la lotta dei lavoratori espulsi da ikea. Lotta iniziata a settembre 2008 con l'espulsione di sette lavoratori di una ditta appaltatrice, a cui non venne rinnovato il contratto, nel passaggio da una ditta  appaltatrice ad un' altra. Sino a dicembre i lavoratori hanno presidiato l'entrata del negozio chiedendo la loro riassunzione. 12 settimane di presidi-volantinaggi, più di 30000 volantini distribuiti ai clienti, e presidi in solidarietà ai lavoratori di Brescia fuori dai negozi ikea di Parma, Innsbruck, Milano e Bari. Sugli striscioni dei lavoratori si rivendicava, oltre alla riassunzione, la fine della precarietà e la parola d'ordine "A stesso lavoro stesso salario", per porre fine alla logica delle esternalizzazioni, logica di ricattabilità e di sfruttamento della manodopera a basso costo.
Lo slogan "Basta precarietà" ha avuto una forte ricaduta all'interno di ikea, tanto che un gruppo di lavoratori ha scelto la strada dell'autorganizzazione costituendosi nel collettivo "Senzatemponedenaro", federato all'USI Commercio, e solidarizzando con i lavoratori che lottavano all'esterno. La costituzione del collettivo portava i lavoratori, sia dipendenti diretti da ikea, sia dipendenti di ditte appaltatrici, a parlare tra loro e a costruire una vertenza interna sui ritmi di lavoro, misure di sicurezza, flessibilità. L'azienda ha risposto con le minacce ai lavoratori e con le intimidazioni continue, rifiutando categoricamente ogni tentativo di incontro con i lavoratori, e proseguendo imperterrita nelle pressioni, arrivando ad espellere uno dei lavoratori più attivi del collettivo. Nelle ultime settimane i lavoratori sono tornati nuovamente davanti ad ikea per chiedere ancora la riassunzione dei lavoratori espulsi e per contrastare il disegno dell'azienda di eliminare tutti quei lavoratori che, all'interno di ikea, cercano di organizzarsi autonomamente per contrastare la ristrutturazione aziendale in atto. Criminale è l'atteggiamento della filcams-cgil interna al negozio, completamente appiattita sulle posizioni aziendali, e che è arrivata a minacciare lavoratori e a scatenare una vera e propria guerra contro i lavoratori del collettivo. Nel mese di febbraio 2009 è ricominciata la lotta esterna dei lavoratori espulsi per chiedere la riassunzione. È stata aperta una vertenza legale contro ikea brescia per chiedere la riassunzione dei sette lavoratori e abbiamo costruito una giornata di presidio sotto ikea il 22 febbraio scorso, presidio molto partecipato al quale hanno aderito anche collettivi studenteschi locali e il sindacalismo di base bresciano, che si è ritrovato sulle parole d'ordine lanciate dai lavoratori contro il precariato e per denunciare la totale mancanza di democrazia sindacale nel negozio ikea di Brescia. La mobilitazione è stata molto partecipata e altissima è stata la solidarietà dei clienti che hanno risposto positivamente in gran numero all'invito di non fare acquisti all'interno del negozio in solidarietà alla vertenza sindacale dei lavoratori espulsi da ikea. La ditta è stata costretta a concedere un incontro con il rappresentante sindacale aziendale dell' USI  e con una delegazione dell'USI Commercio.
Ci auguriamo vivamente che questo sia un primo passo per iniziare una trattativa sindacale che porti   l'azienda a riassumere i lavoratori illegittimamente espulsi, a smetterla con le minacce e con il clima cileno contro i lavoratori del collettivo, e ad intervenire sulle misure di sicurezza.

Collettivo"Senzatemponedenaro"
USI Commercio

Torino. Piazzisti di braccia

Lunedì 2 marzo. Siamo alle spalle di corso Giulio Cesare tra anonimi bassi capannoni e le cinzioni che delimitano l'area divenuta famosa come "Tossic park": il nulla metropolitano nella sua forma più netta. Qui ha sede la filiale torinese di Gesconet, una cooperativa che, ci dirà più tardi un portavoce, fornisce "servizi". Di quali "servizi" si occupi Gesconet sono lì a testimoniarlo una ventina di lavoratori affittati a Gesconet da un'altra cooperativa, la CGS, per impiegarli nella rifinitura delle Pagine Bianche e Gialle, un appalto dalla ILTE di Moncalieri. Gesconet in dicembre perde l'appalto e i lavoratori della CGS vengono lasciati a casa perché "non c'è più lavoro". Non sono stati neppure licenziati quindi per loro niente liquidazione e niente indennità di disoccupazione. I lavoratori dipendenti direttamente da Gesconet sono stati reimpiegati presso HDL, la cooperativa che ha vinto l'appalto, ma quelli di CGS sono rimasti in strada. Da dicembre sono in lotta. Per il lavoro, perché chiedono di essere a loro volta assunti da HDL, ma anche per i salari non versati e per il riconoscimento delle mansioni effettivamente svolte che implicavano una ben diversa retribuzione. Assunti con un contratto di facchinaggio, in realtà lavoravano come operai alla parte finale della lavorazione di Pagine Bianche e Pagine Gialle.
In dicembre avevano già fatto un presidio di fronte al solarium di proprietà della padrona di CGS, il due marzo si sono ritrovati di fronte a Gesconet.
Il freddo pungente fa dimenticare che la primavera è ormai alle porte: stretti nei loro cappotti i lavoratori, un sindacalista della Flaica e alcuni solidali che fanno riferimento all'Assemblea Antirazzista, appendono cartelli con scritte come "no al nuovo caporalato". I lavoratori sono torinesi di oggi: ivoriani, marocchini, nigeriani, tunisini. C'è anche una donna, una ragazza marocchina, che stringe in mano una cartelletta con i documenti della loro vicenda.
Ci raccontano di essere stati pagati a ore, senza mai vedere nemmeno una busta paga, in mezzo alla strada, come "spacciatori che passano una dose". Dopo un po' arriva un responsabile di Gesconet. Tra i trenta e i quaranta, corpulento, pizzetto, auricolare, completo beige, eloquenza da piazzista. Un piazzista di braccia. Sostiene che il suo è un lavoro pulito, legale, che quello non è il posto giusto dove rivolgersi, perché loro non c'entrano nulla. I lavoratori con quieta rabbia smontano l'infernale matrioska di cooperative che dipendono da altre cooperative che prendono subappalti da chi ha preso appalti. Il caporale sorride del sorriso dei venditori di niente e si sottrae ma i lavoratori incalzano: ricordano circostanze, mansioni, ruoli che riconducono al nudo fatto: presi in affitto da CGS, in realtà dipendevano in tutto da Gesconet.
Il caporale sorride ancora e dice che loro hanno guadagnato dei soldi grazie a Gesconet. A volte è difficile contenere l'indignazione. A più voci viene chiesto rispetto perchè i soldi – pochi e nemmeno tutti – loro li hanno guadagnati con il loro lavoro. Ma cosa può saperne di rispetto un piazzista di braccia?
La lotta continua. I lavoratori sono ben decisi a non mollare. Prossimo appuntamento di fronte alla sede di HDL.

R. Em.

Saronno. Nuova occupazione

Domenica 8 marzo il collettivo La Fenice di Saronno con compagne/i di Milano, Como, Lecco Lugano, Tradate e Gallarate hanno rioccupato un altro stabile per riaprire il Centro Sociale TELOS, sgomberato e demolito due mesi fa sempre a Saronno. L'occupazione e la conseguente liberazione di uno spazio dalle mani della speculazione è di buon auspicio.

Milano. Considerazioni sulle lotte nella scuola

Si è svolto nella serata di venerdì 27 febbraio, nella sede dell'Ateneo Libertario, l'annunciato incontro pubblico sul tema: "Il movimento di lotta nella scuola". Un confronto al quale hanno partecipato una rappresentanza del collettivo studentesco Climax (area licei), del collettivo studenti libertari ( area universitari) e del sindacalismo di base.
E' stato innanzitutto messo in evidenza come l'onda sia partita prima nella scuola elementare, sia da parte dei genitori che dei lavoratori, contro la riforma Gelmini. Successivamente si è allargata alle scuole superiori fino ad arrivare agli universitari. Si è pertanto rimarcato che purtroppo la mobilitazione degli universitari a Milano ha ritardato, senza raggiungere l'intensità e la maturazione verificatasi in altre città universitarie. Non si è riusciti a dare una risposta a ciò.
Le occupazioni, avvenute in seguito, di alcuni spazi limitati in cui praticare l'autogestione, prima alla università Statale e successivamente all'università Bicocca, hanno avuto vita breve.
I collettivi politicizzati, è stato osservato, che precedentemente avevano dato segnali di crisi, si sono rivitalizzati e, nel bene o nel male, hanno avuto un ruolo di traino del movimento, senza riuscire però ad esercitare alcuna egemonia, come era nei loro propositi.
La funzione partecipativa dei genitori, è stato osservato, mentre ha avuto un ruolo utile e propulsivo nelle scuole elementari, al contrario è stata di ostacolo nelle scuole superiori, opponendosi alle occupazioni scolastiche e adoperandosi per la normalizzazione.
Un importante momento di confronto e di crescita è stato quando il movimento degli studenti si è rapportato con i momenti di lotta dei lavoratori, particolarmente tramite i sindacati di base, come lo sciopero generale del 17 settembre, del 12 dicembre e mobilitazioni successive, contribuendo ad una reciproca crescita. Particolarmente significativa è stata l'intuizione che ha attraversato tutto il movimento: "La crisi è vostra e non la paghiamo noi". Anche se non ha avuto un'adeguata articolazione.
Attualmente la fase del movimento nella scuola è calata, come spesso periodicamente succede, ma rimangono importanti impronte di esperienza e maturazione che debbono essere ulteriormente sviluppate con una azione critica costante al modello scuola e alle sue funzioni ed un costante collegamento con le tematiche sociali, una fra tutte quella della difesa e della diffusione degli spazi autogestiti. E' importante trovarsi preparati in attesa di una maggior spinta propulsiva, complice anche la crisi che sta dilagando, quando una nuova ondata si solleverà contro le insopportabili ingiustizie sociali.

Enrico

Modena. L'anarchia e la sua A cerchiata

Fare una presentazione di un libro alle 17 di mercoledì, quando molti erano al lavoro, poteva sembrare un azzardo. Alla fine invece tutti molto contenti di un pomeriggio dove, a "modo nostro", da anarchici, abbiamo rifilato alla città di Modena una discussione di alto livello su di un simbolo e sul vissuto che l'ha prodotto. Storia veridica ed esiti imprevisti di un simbolo, edizioni Eleuthera, il libro. A dir il vero Maurizio Maggiani e Marco Rovelli nei loro interventi hanno rimpianto i tempi di quando gli anarchici avevano il fiocco nero e si mostravano fieri e non sbragati come ora. Toccanti le storie raccontate di "maestri" di vita attorno a Carrara che erano anarchici, figli di anarchici, nipoti di anarchici.  Un centinaio le persone passate e tanto il materiale distribuito. Il palco aveva illuminata dietro una grande A cerchiata fatta con le stecche del biliardino di Libera, unica A mancante nel libro. Paolo Rossi (l'artista non del pallone) che gratuitamente ha voluto esserci sia per promuovere il libro e sia per dare solidarietà alla storia di Libera, ha espresso chiaramente come la A cerchiata o le esperienze libertarie quotidiane siano ossigeno necessario per tirare avanti indipendentemente da come la si pensi. Ha voluto esserci e di fatto ha dato forza alle nostre lotte che sono state ribadite dal palco, infatti presto Libera rioccuperà ed è previsto per sabato 11 aprile un corteo di appoggio alla nostra lotta. Presentare un libro sulla A cerchiata è difficile anche se il libro a mio parere è stimolante e bello. Si può parlare del senso di un simbolo, di come questo può sintetizzare sminuendo un'idea o della necessità di un'idea di riconoscibilità o di un simbolo utile a non farsi beccare mentre si scrive sui muri con firme lunghissime. Una discussione su questo però dura poco e solo grazie agli Iconoclasti arriva puntuale una richiesta: dove avete incontrato la A cerchiata la prima volta? Cosa vi ha suscitato? Parlate della vostra storia, del rapporto con quel simbolo e facendo così si crea una situazione strana se si vuole, ma una situazione che parla di noi, dei nostri approcci, del nostro sentido. Bravissimo, determinato, Marco Rovelli alla fine con la sua chitarra, due canzoni nuove, belle e un omaggio a Sante Caserio, evvai. Sicuramente l'iniziativa nel suo insieme è stata per noi molto importante: ha consolidato rapporti con tanti compagni e compagne, ha dimostrato al comune di Modena che Libera ha intatta la sua forza e aumentata la sua capacità di aggregazione, i giovani e i giovanissimi erano la metà della sala e come qualcuno ci ha detto "è difficilissimo portare gente alla presentazione di libri". Senza uno spazio Libera continua ad organizzare cose ad alto livello quantitativo e qualitativo. Vi invitiamo a mandare l'adesione al corteo dell'11 aprile, a venire e ad appoggiare le iniziative che da qui ci separano dal nuovo spazio. www.libera-unidea.org

Per Libera/Agitati Colby

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