A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Tofan Nicu, Arapalea Babriel, Mitrofan Anton, Presero Aureliam sono
4 lavoratori provenienti dalla Romania. Lavoravano per la cooperativa
ELLEPI TRANSPORT che a novembre 2008 ha chiuso il rapporto di lavoro
con la ditta committente SO.GES.TER. di San Giuliano (MI), con la quale
hanno continuato a lavorare ed essere pagati fino a gennaio 2009. La
nuova cooperativa subentrata, non contenta di spremerli come limoni, ha
imposto il dimezzamento dei salari. Per i 4 lavoratori, su un
totale di 12, che hanno rifiutato queste paghe da fame, è
scattato senza appello il licenziamento e il non pagamento di 3
mensilità arretrate.
E' un gioco sporco quello delle cosiddetta cooperative di appalto che
in realtà coprono la funzione di "vergognoso caporalato". Un
capitalismo senza più regole che con accanimento vuol far pagare
la propria crisi ai lavoratori e in cui il ricatto contro gli immigrati
è ancora più spietato. Se non li fermiamo in tempo
distruggeranno le nostre esistenze.
Una prima iniziativa di lotta è stata messa in atto
giovedì 5 marzo, quando a partire dalle 7,30 circa 25 persone si
sono presentate ai cancelli della SO.GES.TER (oltre agli operai
licenziati hanno dato il loro sostegno il comitato antirazzista
milanese e una rappresentanza dello Slai Cobas) per impedire il
passaggio dei camions e la riuscita dello sciopero. Anche i pochi
operai al lavoro hanno ampiamente solidarizzato con il presidio oltre
gli stessi camionisti.
I 2-3 carabinieri presenti hanno cercato di intimidire con minacce
varie. Il grosso del presidio ha tenuto la posizione fino alle 11,
continuando in forma ridotta fino alle 15, quando i carabinieri
si sono presentati con un documento da parte della azienda, con il
quale si convoca una rappresentanza dei licenziati in settimana, per
cercare un accordo. Si spera. Vi terremo informati.
Sabato 28 Febbraio alcune migliaia di dimostranti guidati dalla
Confederation of Trade Unions hanno tenuto una dimostrazione nel centro
di Seoul, poi sfociata in violenti scontri con la polizia, al termine
della quale 31 partecipanti sono stati arrestati sotto l'accusa di
avere assalito le forze dell'ordine con tubi di metallo e lanci di
mattoni, causando alcuni feriti. Circa 3.000 dimostranti, operai e
studenti, hanno invaso sin dalle prime ore della mattina il centro di
Seoul, contro le politiche economiche e sociali del governo che stanno
riversando il costo della crisi economica sulla classe lavoratrice e
inoltre protestando contro la poca o nulla attenzione prestata su
questo problema da parte dei media.
La dimostrazione, che si sarebbe dovuta tenere nella Cheonggye plaza,
già completamente circondata dalla polizia, si è presto
spostata in tutto il centro della città, mentre piccoli gruppi
di dimostranti hanno dato vita a scontri protrattisi sino alle prime
ore del mattino della domenica.
Nel n.9 di U.N. questa rubrica aveva trattato il caso dei lavoratori
della Ahlstrom di Gallarate, in presidio da due mesi contro la chiusura
della fabbrica ed improvvisamente convocati dalla direzione per il 3
marzo presso la sede dell'Unione Industriali di Torino.
Chi pensava a un lieto fine resterà purtroppo deluso;
all'incontro di Torino infatti si sono presentati, convocati
dall'azienda, anche i rappresentanti della CGIL e della CISL, ben
presenti a Cressa (No), Mozzate e Carbonate (Co), mentre alla
Ahlstrom-Gallarate i 20 dipendenti sono tutti tesserati AL Cobas.
Secondo quanto riportato dai rappresentanti sindacali dell'AL Cobas e
confermato anche dalla CGIL di Novara, l'intenzione degli Industriali e
della multinazionale finlandese era di aprire non un solo tavolo
bensì due tavoli separati: uno con Cgil e Cisl, l'altro con l'AL
Cobas, ritenendo evidentemente imprescindibile mantenere una netta
linea di demarcazione anche in questo delicatissimo frangente. Inutile
dire, la cosa ha sollevato accese discussioni tra i presenti a Torino,
tanto che i delegati gallaratesi hanno fatto ritorno senza essere
ricevuti. «Faremo un'assemblea con i lavoratori – spiega un
delegato di AL Cobas - A questo punto penseremo ad iniziative
più incisive e azioni più forti per conservare i posti di
lavoro».
All'Atm, trasporto urbano milanese, dal 2 al 6 marzo è stato
attuato per l'intera settimana, come forma di mobilitazione,
l'astensione delle prestazioni dello straordinario per inviare un primo
importante segnale di, riscontrando una situazione peggiore di 5 anni
fa (quando esplose la grande lotta). A 14 mesi dalla scadenza del
contratto delle pur misere 150 euro di aumenti che il sindacato
confederale e autonomi sventolavano un anno fa, adesso di parla di una
misera mancetta di pochi euro, con lo spettro, da parte aziendale, di
defraudare di diverse giornate di riposo e di aumentare l'orario di
lavoro. La spinta maggiore viene dai più giovani "che, per far
fronte ad una sopravvivenza precaria portata ai massimi livelli, sono
costretti alla dura asprezza di giornate lavorate lunghissime". In un
comunicato a firma del Comitato Lavoratori in Lotta Atm si afferma
anche: "Siamo costretti a cominciare a muoverci in maniera
autorganizzata, decisa e con quel vigore che ci viene imposto dalle
necessità e dalle impellenti scadenze quotidiane e mensili.
Adesso basta! Non se ne può più! Guai a chi tocca gli
orari di lavoro! Subito consistenti aumenti salariali a partire dagli
ultimi!!! – E si conclude - Hanno voluto la crisi! Che la paghino
loro!"
Dopo il buon risultato raggiunto con questa prima iniziativa, che ha
visto i tranvieri Atm astenersi massicciamente dagli straordinari,
sicuramente si cercherà l'intensificazione e l'allargamento
della lotta per un adeguato rinnovo del contratto, ma anche per il
ritiro immediato del DDL Sacconi e della legge 146/90.
Come prime risposte all'ulteriore e grave attacco al diritto
di sciopero, con le nuove norme previste dal governo, i sindacati di
base Cub, Conf. Cobas, SdL hanno indetto delle mobilitazioni in
Lombardia con assemblee e presidi in tutte le province il 6 e 7 marzo.
Il documento che promuoveva le iniziative evidenziava: "avviene proprio
quando è più grave la crisi economica, più pesante
le conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di
risposte determinate. Lo scopo del governo è quello di imporre
per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di
sciopero – concludendo – Un colpo di mano che va sventato sul
nascere". A Milano venerdì 6 si è svolta dalle 9,30
alle 12 un'assemblea presso la Casa della cultura alla presenza di
delegati, rappresentanti del sindacato di base e lavoratori, in cui
è stata ribadita l'urgenza di attivare la mobilitazione e la
lotta. E' seguito un presidio davanti alla prefettura fino alle 14 dove
circa 200 attivisti, innalzando le bandiere dei sindacati di base,
hanno vivacemente protestato.
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