Umanità Nova, n.11 del 22 marzo 2009, anno 89

Cronache dal ventre della bestia


Gli (ante)fatti: 100 anni di insediamenti industriali chimico/ metalmeccanico/farmaceutico/militare, che hanno trasformato e violentato il territorio, i lavorator*, tutti i suoi abitanti . Un non luogo, di produzione mortifera e di laboratorio sociale del/per il dominio, nato durante il fascismo, ampliato dal dopoguerra, con la formazione di una classe operaia scarsamente conflittuale, controllata da partiti (tutti) e sindacati (tutti) che facevano balenare la possibile "emancipazione" attraverso la separazione con il contesto agricolo, visto come arretrato, ed il dire sempre si al padrino di turno, in un gioco delle parti da manuale. Incollato attraverso la melassa democristiana. Ne abbiamo già scritto su UN a seguito dell'inquinamento del fiume Sacco dovuto a fusti interrati nell'area della SNIA (4000 capi di bestiame abbattuti in pochi giorni nel dic. 2005, avvelenamento di sorgenti e degli abitanti lungo il fiume a sud di Colleferro), ed al tragico "incidente" costato la vita ad un operaio ed il ferimento di altri nella fabbrica di esplosivi SIMMEL difesa, nel novembre 2007.

I (mis)fatti attuali: sono venuti alla luce all'inizio dell'anno i risultati del monitoraggio sullo stato di salute (sic), degli abitanti lungo il fiume, risultati tenuti nascosti per anni, dove si evince la presenza di metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.) nel sangue di circa 800 persone! A seguito di questo, c'è stata la ripresa delle iniziative di difesa ambientale e dei viventi, di diverse situazioni d'intervento presenti nella valle, radicate più nel territorio collinare e montano a vocazione agricola,che scontano una mancanza di coordinamento stabile con la realtà urbana, dovuta alla presenza in città di logiche di partito (ini!) e delle diaspore delle sinistre sinistrate, situazioni in grado comunque di lanciare la proposta unificante, rivolta agli abitanti, di moratoria delle aziende inquinanti e di riconversione dei lavoratori in attività legate al disinquinamento e alla riqualificazione del territorio, proponendo le pratiche dell'azione diretta e dell'autogestione. In questo contesto arrivano gli arresti dei dirigenti dell'inceneritore, del procuratore dell' AMA, dei dirigenti del consorzio GAIA (aziende per il ritiro e trattamento dei rifiuti), dei professionisti compiacenti nelle certificazioni del CDR (combustibile da rifiuti), per una sfilza di reati, praticamente tutti quelli possibili fare con un inceneritore, al cospetto di leggi più che permissive sulla composizione di fumi tossici! In un territorio a poche decine di km dalla provincia di Caserta, feudo della camorra dei Casalesi, esperti nel "trattamento" dei rifiuti inquinanti.
Gli ultimi eventi sono stati descritti in tutti gli organi di stampa e televisione. A Colleferro ci si ritrova con aria, acqua e terra massacrate per le logiche di sfruttamento e dominio.
Il giorno stesso degli arresti, lunedì 9 marzo, un'assemblea autoconvocata ha occupato le sale del comune di Colleferro, arrivando ad un confronto a muso duro con le istituzioni e i politici locali che si trincerano dietro i soliti non sapevo, siamo stati ingannati, siamo parte lesa.... come se un'operazione criminale di questa portata nascesse senza coperture politiche a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale! Complicità e coperture politiche "bipartisan" venute alla luce anche in precedenti momenti di confronto pubblico (con momenti di contestazione) tra padrini dei diversi (?) orientamenti politici, da AN al PD, realizzate per spartirsi i soldi pubblici legati alla bonifica e allo"sviluppo sostenibile" (?).
L'assemblea si è data come obiettivo, anche grazie alla presenza anarchica, quello di diventare permanente, di rompere con la rassegnazione imposta da servitù volontarie e ricatti occupazionali, la volontà di lottare per la chiusura dei siti inquinanti ed impedire nuovi scempi. Ci siamo riconvocati sabato in piazza, a Colleferro, nel ventre della bestia, per allargare il confronto con la popolazione, per praticare il rapporto tra conflitto sociale e percorsi di liberazione.

Enrico bak
del laboratorio per l'ecologia sociale

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