Gli (ante)fatti: 100 anni di insediamenti industriali chimico/
metalmeccanico/farmaceutico/militare, che hanno trasformato e
violentato il territorio, i lavorator*, tutti i suoi abitanti . Un non
luogo, di produzione mortifera e di laboratorio sociale del/per il
dominio, nato durante il fascismo, ampliato dal dopoguerra, con la
formazione di una classe operaia scarsamente conflittuale, controllata
da partiti (tutti) e sindacati (tutti) che facevano balenare la
possibile "emancipazione" attraverso la separazione con il contesto
agricolo, visto come arretrato, ed il dire sempre si al padrino di
turno, in un gioco delle parti da manuale. Incollato attraverso la
melassa democristiana. Ne abbiamo già scritto su UN a seguito
dell'inquinamento del fiume Sacco dovuto a fusti interrati nell'area
della SNIA (4000 capi di bestiame abbattuti in pochi giorni nel dic.
2005, avvelenamento di sorgenti e degli abitanti lungo il fiume a sud
di Colleferro), ed al tragico "incidente" costato la vita ad un operaio
ed il ferimento di altri nella fabbrica di esplosivi SIMMEL difesa, nel
novembre 2007.
I (mis)fatti attuali: sono venuti alla luce all'inizio dell'anno i
risultati del monitoraggio sullo stato di salute (sic), degli abitanti
lungo il fiume, risultati tenuti nascosti per anni, dove si evince la
presenza di metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.) nel sangue
di circa 800 persone! A seguito di questo, c'è stata la ripresa
delle iniziative di difesa ambientale e dei viventi, di diverse
situazioni d'intervento presenti nella valle, radicate più nel
territorio collinare e montano a vocazione agricola,che scontano una
mancanza di coordinamento stabile con la realtà urbana, dovuta
alla presenza in città di logiche di partito (ini!) e delle
diaspore delle sinistre sinistrate, situazioni in grado comunque di
lanciare la proposta unificante, rivolta agli abitanti, di moratoria
delle aziende inquinanti e di riconversione dei lavoratori in
attività legate al disinquinamento e alla riqualificazione del
territorio, proponendo le pratiche dell'azione diretta e
dell'autogestione. In questo contesto arrivano gli arresti dei
dirigenti dell'inceneritore, del procuratore dell' AMA, dei dirigenti
del consorzio GAIA (aziende per il ritiro e trattamento dei rifiuti),
dei professionisti compiacenti nelle certificazioni del CDR
(combustibile da rifiuti), per una sfilza di reati, praticamente tutti
quelli possibili fare con un inceneritore, al cospetto di leggi
più che permissive sulla composizione di fumi tossici! In un
territorio a poche decine di km dalla provincia di Caserta, feudo della
camorra dei Casalesi, esperti nel "trattamento" dei rifiuti inquinanti.
Gli ultimi eventi sono stati descritti in tutti gli organi di stampa e
televisione. A Colleferro ci si ritrova con aria, acqua e terra
massacrate per le logiche di sfruttamento e dominio.
Il giorno stesso degli arresti, lunedì 9 marzo, un'assemblea
autoconvocata ha occupato le sale del comune di Colleferro, arrivando
ad un confronto a muso duro con le istituzioni e i politici locali che
si trincerano dietro i soliti non sapevo, siamo stati ingannati, siamo
parte lesa.... come se un'operazione criminale di questa portata
nascesse senza coperture politiche a tutti i livelli, da quello locale
a quello nazionale! Complicità e coperture politiche
"bipartisan" venute alla luce anche in precedenti momenti di confronto
pubblico (con momenti di contestazione) tra padrini dei diversi (?)
orientamenti politici, da AN al PD, realizzate per spartirsi i soldi
pubblici legati alla bonifica e allo"sviluppo sostenibile" (?).
L'assemblea si è data come obiettivo, anche grazie alla presenza
anarchica, quello di diventare permanente, di rompere con la
rassegnazione imposta da servitù volontarie e ricatti
occupazionali, la volontà di lottare per la chiusura dei siti
inquinanti ed impedire nuovi scempi. Ci siamo riconvocati sabato in
piazza, a Colleferro, nel ventre della bestia, per allargare il
confronto con la popolazione, per praticare il rapporto tra conflitto
sociale e percorsi di liberazione.
Enrico bak
del laboratorio per l'ecologia sociale