Nel corso degli ultimi mesi, anche se con prospettive diverse, sia
il movimento sindacale istituzionale che il sindacalismo alternativo
hanno dovuto riposizionarsi, sul terreno delle iniziative e delle
proposte, di fronte ad una crisi senza precedenti a memoria d'uomo.
Se guardiamo, infatti, alla piattaforma su cui CUB, Confederazione
Cobas ed SdL stanno costruendo le prossime iniziative, gli elementi di
novità appaiono evidenti.
È opportuno, a questo proposito, rilevare che il Patto di Base
che raccoglie queste tre organizzazioni non vede oggi il coinvolgimento
di altre organizzazioni sindacali non istituzionali e che su questa
questione la discussione è aperta. Ad esempio, nei recenti
congressi delle federazioni che organizzano le lavoratrici ed i
lavoratori del settore privato della CUB sono state votate, anche su
iniziativa dei compagni di orientamento libertario, mozioni che, fra
l'altro, propongono l'allargamento del Patto di Base a queste
organizzazioni.
Naturalmente queste mozioni impegnano solo una, sia pur consistente,
parte della CUB e non è scontato siano fatte proprie sia dalle
altre federazioni della CUB che da SdL e Cobas, ma è un
significativo passo avanti e rende evidente il fatto che vi è un
reale sensibilità su questo tema.
Tornando alla piattaforma su cui si sta sviluppando la mobilitazione, gli assi che la caratterizzano sono tre:
1. le risposte all'attacco all'occupazione. Si punta
sul blocco dei licenziamenti, sulla riduzione generalizzata dell'orario
di lavoro, sul salario garantito a disoccupati e precari. A mio avviso,
un programma sindacale classico che parte dalle contraddizioni sociali
che si stanno sviluppando;
2. un assieme di proposte "in positivo" che si
impernia sulla richiesta di rilancio dell'edilizia popolare, per la
messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, e un piano straordinario per
lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili;
3. una campagna sulla libertà sindacale
pesantemente messa in discussione, nella misura in cui c'è,
dalle ultime iniziative del governo.
Non si tratta, con ogni evidenza, di un programma "rivoluzionario".
È, però, opportuno provare a porsi una domanda
assolutamente semplice, i settori più combattivi di lavoratori
su quali rivendicazioni si schierano ed in quali proposte si
riconoscono?
Se a questa domanda rispondiamo non sulla base di quanto desideriamo,
ma su quella che deriva da una valutazione razionale del contesto
è assolutamente chiaro che si tratta di una piattaforma
assolutamente migliorabile, integrabile, aggiornabile, ma, bisogna
riconoscerlo, adeguata. Va aggiunto che, nelle mozioni approvate, si
è con maggior forza e chiarezza, posto l'accento su due
questioni importanti e fra di loro intrecciate:
1. l'opzione internazionalista ed antirazzista a
partire dall'iniziativa volta all'unità fra lavoratori italiani
e stranieri. Si tratta di un terreno di iniziativa non facile e che non
si affronta seriamente solo con la propaganda visto che, ci piaccia o
meno, una sorta di nazionalismo economico si va diffondendo come la
peste nella nostra classe. Azienda per azienda, territorio per
territorio, si tratta di sviluppare lotte, campagne di informazione,
vertenze. Già lo facciamo ma questa pratica va rafforzata;
2. l'azione antimilitarista e l'opposizione alla guerra che non va mai messa in secondo piano.
Su questa piattaforma sono stati indetti: una manifestazione nazionale
a Roma il 28 marzo; uno sciopero generale con manifestazioni regionali
il 23 aprile
Si tratta di scadenze generali che hanno la funzione di rendere
visibile la piattaforma, di coinvolgere settori di lavoratori e di
movimento, di essere concreta azione di contrasto alla politica
governativa e padronale.
Altrettanto, se non più, importante è lo sviluppo di
lotte a livello di azienda e di territorio, lotte che inevitabilmente
si definiscono su questioni specifiche, ma che vanno collocate in una
prospettiva più ampia.
Fondamentali, quindi, saranno le assemblee, le riunioni, le iniziative
locali che permetteranno il confronto fra iscritti e militanti dei
diversi sindacati e, soprattutto, l'incontro con lavoratori e
lavoratrici non organizzati e/o aderenti su posizioni critiche ai
sindacati concertativi oltre che con quei settori di movimento, penso
ai No Tav, ai No Dal Molin ed alle mille analoghe esperienze di
autorganizzazione sociale che sono un interlocutore importante del
sindacalismo di base.
Cosimo Scarinzi