Umanità Nova, n.11 del 22 marzo 2009, anno 89

In vista della primavera


Nel corso degli ultimi mesi, anche se con prospettive diverse, sia il movimento sindacale istituzionale che il sindacalismo alternativo hanno dovuto riposizionarsi, sul terreno delle iniziative e delle proposte, di fronte ad una crisi senza precedenti a memoria d'uomo.
Se guardiamo, infatti, alla piattaforma su cui CUB, Confederazione Cobas ed SdL stanno costruendo le prossime iniziative, gli elementi di novità appaiono evidenti.
È opportuno, a questo proposito, rilevare che il Patto di Base che raccoglie queste tre organizzazioni non vede oggi il coinvolgimento di altre organizzazioni sindacali non istituzionali e che su questa questione la discussione è aperta. Ad esempio, nei recenti congressi delle federazioni che organizzano le lavoratrici ed i lavoratori del settore privato della CUB sono state votate, anche su iniziativa dei compagni di orientamento libertario, mozioni che, fra l'altro, propongono l'allargamento del Patto di Base a queste organizzazioni.
Naturalmente queste mozioni impegnano solo una, sia pur consistente, parte della CUB e non è scontato siano fatte proprie sia dalle altre federazioni della CUB che da SdL e Cobas, ma è un significativo passo avanti e rende evidente il fatto che vi è un reale sensibilità su questo tema.
Tornando alla piattaforma su cui si sta sviluppando la mobilitazione, gli assi che la caratterizzano sono tre:
1.    le risposte all'attacco all'occupazione. Si punta sul blocco dei licenziamenti, sulla riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, sul salario garantito a disoccupati e precari. A mio avviso, un programma sindacale classico che parte dalle contraddizioni sociali che si stanno sviluppando;
2.    un assieme di proposte "in positivo" che si impernia sulla richiesta di rilancio dell'edilizia popolare, per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, e un piano straordinario per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili;
3.    una campagna sulla libertà sindacale pesantemente messa in discussione, nella misura in cui c'è, dalle ultime iniziative del governo.
Non si tratta, con ogni evidenza, di un programma "rivoluzionario". È, però, opportuno provare a porsi una domanda assolutamente semplice, i settori più combattivi di lavoratori su quali rivendicazioni si schierano ed in quali proposte si riconoscono?
Se a questa domanda rispondiamo non sulla base di quanto desideriamo, ma su quella che deriva da una valutazione razionale del contesto è assolutamente chiaro che si tratta di una piattaforma assolutamente migliorabile, integrabile, aggiornabile, ma, bisogna riconoscerlo, adeguata. Va aggiunto che, nelle mozioni approvate, si è con maggior forza e chiarezza, posto l'accento su due questioni importanti e fra di loro intrecciate:
1.    l'opzione internazionalista ed antirazzista a partire dall'iniziativa volta all'unità fra lavoratori italiani e stranieri. Si tratta di un terreno di iniziativa non facile e che non si affronta seriamente solo con la propaganda visto che, ci piaccia o meno, una sorta di nazionalismo economico si va diffondendo come la peste nella nostra classe. Azienda per azienda, territorio per territorio, si tratta di sviluppare lotte, campagne di informazione, vertenze. Già lo facciamo ma questa pratica va rafforzata;
2.    l'azione antimilitarista e l'opposizione alla guerra che non va mai messa in secondo piano.
Su questa piattaforma sono stati indetti: una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo; uno sciopero generale con manifestazioni regionali il 23 aprile
Si tratta di scadenze generali che hanno la funzione di rendere visibile la piattaforma, di coinvolgere settori di lavoratori e di movimento, di essere concreta azione di contrasto alla politica governativa e padronale.
Altrettanto, se non più, importante è lo sviluppo di lotte a livello di azienda e di territorio, lotte che inevitabilmente si definiscono su questioni specifiche, ma che vanno collocate in una prospettiva più ampia.
Fondamentali, quindi, saranno le assemblee, le riunioni, le iniziative locali che permetteranno il confronto fra iscritti e militanti dei diversi sindacati e, soprattutto, l'incontro con lavoratori e lavoratrici non organizzati e/o aderenti su posizioni critiche ai sindacati concertativi oltre che con quei settori di movimento, penso ai No Tav, ai No Dal Molin ed alle mille analoghe esperienze di autorganizzazione sociale che sono un interlocutore importante del sindacalismo di base.

Cosimo Scarinzi

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