Umanità Nova, n.11 del 22 marzo 2009, anno 89

Milano sotto assedio


Quella che segue è la seconda parte dell'intervista che abbiamo fatto al compagno Pino sulla storia dell'occupazione  del  CSA Conchetta fino agli  avvenimenti degli ultimi giorni. 

Come e quando si è inserita l'attività della libreria Calusca e dell'archivio Primo Moroni?
All'inizio degli anni '90, a seguito della rioccupazione, ci fu l'ingresso della libreria Calusca; dopo varie peripezie intorno al quartiere Ticinese, prima in via Calusca, poi in Corso Ticinese, poi in San Eustorgio, sia per le condizioni economiche sia per mantenere l'attività, la libreria trovò ospitalità in questo "centro". Fu sistemata al piano terra; una attività in simbiosi con il collettivo di occupazione. Una "unione" abbastanza tranquilla, anche se non priva di problematiche, vista l'esperienza dalla quale provenivano i vari compagni: chi dal mondo punk, chi dal mondo del lavoro e Primo Moroni proveniente da altri circuiti. Però questa "unione" riuscì abbastanza bene, promuovendo iniziative di una certa rilevanza.

Quale attività  si svolge nel "centro" e come si ripartisce questa all'interno?
Il collettivo di gestione del Centro Sociale è responsabile sia della parte del bar, dove si svolgono concerti, teatro, presentazioni libri ecc., sia della parte della libreria e dell'archivio per quanto riguarda le strutture esterne e la gestione. Invece il materiale dell'archivio è proprietà degli eredi familiari, che però condividono l'idea di tenerla in questo luogo e in questo quartiere.
Tanto è vero che si sono espressi i senso nettamente contrario, durante il periodo dello sgombero, sulla proposta della sindaca Moratti di prendere in consegna il materiale da parte del Comune.
Le attività che attualmente si svolgono nel "centro" sono a 360 gradi: dalla presentazione dei libri all'editoria. Come casa editrice finora ne abbiamo stampati una quindicina. Inoltre si fanno  rappresentazioni teatrali e concerti musicali, il tutto a prezzi popolari, per cui il costo del biglietto non è superiore ai 4 euro, anche per concerti di fama internazionale. Pertanto le simpatie verso questo posto hanno anche un aspetto finanziario. Una birra non supera il costo dei 2 o 2,50 euro. Tutto questo viene stabilito dalla programmazione che si svolge nella assemblea generale di gestione che normalmente si svolge il martedì sera. Una assemblea aperta, dove possono intervenire anche compagni dall'esterno e proporre dei lavori che voglio rappresentare oppure fare assieme a noi. E' un posto dove nessuno percepisce un salario, dove tutti prestano una parte del proprio tempo senza essere retribuiti. Si rifiuta qualsiasi finanziamento di Comune, Provincia, Regione o partito. Infatti, diverse collaborazioni ci vengono proposte anche dal Comune, ma noi ci rifiutiamo sempre, come  rifiutiamo quelle iniziative che sono propaganda di partito.
Nell'assemblea comune si decide all'unanimità, per cui se c'è chi dissente non si fa oppure si impiega più tempo per realizzarla, per arrivare ad una scelta abbastanza unitaria.
Quando ci fu un incontro dei vari Centri Sociali, in cui si discusse sullo sviluppo e le possibilità  di come un Centro Sociale potesse continuare a esistere in questa  società, c'era chi proponeva una  via istituzionalizzata, dove finì poi il Leoncavallo ed alcuni altri, e chi come noi invece rifiutava questa logica, ritenendo incompatibile per l'autogestione rapportarsi con le istituzioni per avere finanziamenti  o sponsorizzazioni da questi enti.  Pertanto il rapporto con le Istituzioni non ci è  mai interessato.

A seguito della rioccupazione ci sono trattative in corso?
Non c'è nessuna trattativa in corso. Le informazioni che ci arrivano sono tramite i giornali che pur vanno prese con prudenza. Quello che si sa è che anche questo stabile è stato messo in vendita, essendo un posto molto appetibile, per la posizione in cui si trova, sui navigli. Farebbe parte di quel lunghissimo elenco di stabili in vendita che comprende anche la vostra sede della Federazione Anarchica in viale Monza, l'arcibellezza, sedi delle associazioni partigiane, ecc. In vista anche dell'Expo, che ci sarà a Milano nel 2015, dove l'aspetto economico si collega all'aspetto politico di far piazza pulita delle situazioni di dissenso e di conflitto.

Ve l'aspettavate una mobilitazione così ampia nei vostri confronti?
Forse questo sgombero è stato una iniziativa repressiva sperimentale, pensando che la nostra fosse una situazione debole, in quanto più che teorizzare cose o fare proclami, agiamo sul piano delle iniziative culturali. Obbiettivamente siamo rimasti stupiti noi stessi delle reazione avute a livello cittadino e della solidarietà espressa dal quartiere stesso, dalla lavanderia al tabaccaio fino al panettiere. I numerosi striscioni che sono stati appesi ai balconi delle case, dal San Gottardo a via Genova, lungo i Navigli, al Torricelli, dove c'è la sede dei Malfattori: sopra 6 appartamenti espongono tutti 6 striscioni di solidarietà con il Conchetta. Non ce l'aspettavamo, vuol dire che abbiamo lavorato bene e ci siamo abbastanza integrati nel quartiere. Spesso quelli del quartiere si rivolgono a noi per chiedere consigli, consulenze e anche per far da paciere in liti condominiali. Abbiamo sistemato nel quartiere un giardinetto autonomamente, senza chiedere sostegno a nessuno. Facciamo anche un mercatino biologico nel quartiere, con cadenza mensile, dando impulso alla creazione di "gruppi di acquisto", in cui ci si mette assieme in un rapporto diretto tra produttore e consumatore, per meglio difendersi dal caro vita e per avere un prodotto di qualità rispetto ai supermercati e ai negozi. La solidarietà che ci è stata espressa è tanta, anche a livello internazionale, particolarmente dall'America, come quella di famosi "graffitari" che nel nostro "centro" hanno lasciato testimonianza delle loro opere. Anche il coordinamento degli studenti ha manifestato per solidarietà, ponendo come punto centrale la difesa degli spazi. Un'iniziativa si è svolta all'università di scienze politiche, alla quale abbiamo partecipato come libreria e archivio per parlare della nostra situazione.
Pertanto il Concetta resiste, con una presenza costante 24 ore su 24, per salvaguardarsi da risposte improvvise da parte della Questura, anche se finora non si è mai fatta vedere. Forse sono anche arrabbiati con il Comune stesso, dal momento che nella causa per il nostro rientro, che abbiamo fatto con procedura d'urgenza, il Comune ha dichiarato che non ha mai chiesto lo sgombero, perché aspettava l'esito della causa civile, scaricando la responsabilità tutta sulla Questura e la Prefettura. 

Questa sentenza vi mette in difficoltà o vi facilità?
Diciamo che un pochino ci facilita, perché il Giudice nella sentenza ha affermato che non dovevamo fare l'atto legale contro il Comune, quanto nei confronti della Prefettura. Ma la Prefettura non è la proprietà dello stabile e a sua volta fa cadere la responsabilità sul Comune, per cui questo rimpallo di responsabilità un po' ci avvantaggia. Però l'importante è che siamo dentro, per cui preferiamo seguire la vicenda legale da questa posizione interna che ci siamo riconquistati.

Credo che si possa concludere, per il momento, che di fronte alla riuscita della manifestazione nazionale del 28 febbraio in difesa degli spazi, con un corteo molto partecipato e che ha visto la presenza di tante situazioni di varie località, sarà un buon supporto per la resistenza del CSA Cox 18 e per le  battaglie che dovranno essere affrontate a  Milano.

Enrico Moroni

In merito alla prima parte di questa intervista riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione.

Per la correttezza della ricostruzione storica occorre precisare che l'occupazione di via Correggio 18 a Milano non venne affatto realizzata dal "cordinamento di lotta per la casa Ticinese/ Genova che aveva la sede in via Conchetta" (E. Moroni, Milano sotto assedio, UN 1.3.2009) ma assai prima, nell'aprile 1975, negli stessi giorni in cui venivano uccisi i compagni Varalli e Zibecchi, dal Comitato di Quartiere Magenta (un organismo ispirato dai gruppi della sinistra extraparlamentare dell'epoca).
In seguito l'occupazione di via Correggio ebbe un'evoluzione in senso libertario ospitando all'inizio degli anni '80 il Virus, il Coordinamento cittadino di lotta per la casa, il giornale Wobbly con i collettivi di precari che vi facevano riferimento e numerose altre attività. Le vicende successive allo sgombero del 15 maggio 1984 sono abbastanza ben documentate su Umanità Nova dell'epoca.
Il Comitato di Lotta per la casa Ticinese/Genova sorse solo nel corso del 1979, nell'ambito delle occupazioni via Torricelli/Conchetta, sviluppò effettivamente le attività delineate nell'intervista da Pino, operò nell'ambito del coordinamento di via Correggio (e pubblicò nel 1983-84 anche qualche intervento su Umanità Nova in relazione alla questione dell'Equo canone).

Mauro De Agostini

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