Umanità Nova, n.11 del 22 marzo 2009, anno 89

"Onda" dalle Ande


Se dobbiamo trarre un primo bilancio di questi tre anni trascorsi dalla elezione di Evo Morales alla presidenza della Bolivia il primo dato che possiamo cogliere è che molti dei suoi progetti riformisti sono stati frenati o politicamente dalle opposizioni di destra, o economicamente con lo scatenarsi dell'inflazione. Un altro dato è che per potere bloccare le manovre delle classi proprietarie, il cui fulcro di forza risiede nella parte orientale del paese, Evo ha dovuto ricorrere ai movimenti sociali di base – ed in specifico al Consiglio nazionale per la trasformazione (Conalcam) – e quindi alla piazza, evidenziando così la fragilità della sua politica che se da una parte intende agire "legalmente" utilizzando le stesse strutture giuridiche, politiche ed economiche ereditate dai governi neoliberisti precedenti dall'altra è costretto a rifarsi a quella base sociale le cui mobilitazioni superano, per determinazione e progetto, il suo riformismo moderato.
Giocando su tale contraddizione la destra, da parte sua, ha cercato di ricavare il massimo vantaggio criticando il populismo che anima il movimento di Evo, il MAS.
In un suo lungo e articolato documento il gruppo boliviano "Grito Andino Libertario - organizzazione anarchica per la rivoluzione sociale", nel denunciare la situazione attuale affermano chiaramente "Non stiamo con Evo, ma siamo contro l'élite imprenditoriale agroindustriale, i comitati civici patrocinati dalle oligarchie, i prefetti e i gruppi di destra tradizionali che danno vita a questo blocco conservatore fascista che indirizza la sua forza non solamente contro il governo di Evo Morales bensì contro lo sforzo di realizzazione delle rivendicazioni rivoluzionarie. Dandoci tra l'altro la funesta sensazione che Evo abbia più timore della rivoluzione che della stessa destra."
Il problema di fondo, cioè lo scontro tra le classi sfruttate degli operai, dei contadini e degli indios contro le élite imprenditoriali, industriali e latifondiste, nasce fondamentalmente dalla lotta per la proprietà della terra e conseguentemente dei mezzi di produzione. Grandi gruppi imprenditoriali, alleati a potenti latifondisti, speculano sulle grandi estensioni di terra strappate da tempo alle comunità le quali fino ad oggi hanno sopravvissuto in condizioni incredibili, finanche di schiavitù, come nel caso dei Guaranì della regione del Chaco. Le forme moderne di schiavitù sono state approntate dagli stessi che negli ultimi 20 anni hanno spadroneggiato nel paese sostenuti dalla Chiesa cattolica che continua ad essere un agente importante nella conservazione dello status quo e che oggi si ingegna a convocare continue giornate di preghiera per la conservazione della 'fede' di fronte alla minaccia del comunismo ateo, per distrarre i fedeli dalla gravità della questione sociale e garantire i privilegi e i soprusi suoi e del padronato.
Tornando al conflitto sul piano politico che si sta sviluppando nella congiuntura attuale è però necessario comprendere il motivo di fondo del perché Evo cerca di ottenere l'approvazione del progetto di costituzione politica dello stato approvata dall'assemblea costituente ed il vero risvolto ideologico dei gruppi di destra che con i loro statuti autonomisti cercano di trincerarsi o blindarsi nelle regioni ove sono dominanti contro qualsiasi processo di trasformazione. Presentare Evo ed il suo partito come i promotori ed emblemi di un vero cambiamento sociale non ha nulla da vedere con le vere trasformazioni che si danno con l'approvazione della nuova costituzione, più tesa a garantire le nuove élite di potere che una reale distribuzione delle ricchezze.
D'altro canto la fazione di destra, denominata la Mezza Luna, con il suo statuto che garantirebbe l'autonomia delle regioni orientali tende a consacrare il possesso delle terre ottenute con favori politici frutto di consorterie, oltre al controllo assoluto dei proventi dello sfruttamento dei giacimenti di gas e dei suoi derivati, ripartiti con le multinazionali coinvolte. Ottenuto questa autonomia sarebbe facile per la destra ripartire da oriente per allargare la sua influenza economica nei territori occidentali, trasformandola in crescente potere politico grazie all'accordo con esponenti corrotti o camuffati di partiti di sinistra, come Carlos de Meza, e giocando sulle difficoltà che la politica inflativa del MAS e di Evo, aggravata dalla crisi mondiale in corso, ha ingenerato nel paese.
Molti gruppi organizzati di operai, di indios e di contadini sostengono il percorso del referendum indetto per confermare la nuova Costituzione come un metodo per ottenere cambiamenti sociali radicali. In realtà questo percorso di tipo istituzionale è lo strumento più adatto per fare ripiegare i movimenti su logiche legalitarie ed istituzionali, quelle logiche che da sempre impediscono lo sviluppo di reali processi rivoluzionari, e non a caso sostenute sia da Evo che dalla destra. La contrapposizione tra le due parti politiche in realtà vuole convincere la grande massa della popolazione che sta subendo i costi sempre più alti della crisi che non c'è alternativa: o Evo o la destra. Un reale processo rivoluzionario condotto da una base sfruttata ed oppressa, autonoma dalle formazioni gerarchiche, autorganizzata non è contemplata nei loro piani di lavoro. Faranno i conti senza l'oste?

M.V.

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