Se dobbiamo trarre un primo bilancio di questi tre anni trascorsi
dalla elezione di Evo Morales alla presidenza della Bolivia il primo
dato che possiamo cogliere è che molti dei suoi progetti
riformisti sono stati frenati o politicamente dalle opposizioni di
destra, o economicamente con lo scatenarsi dell'inflazione. Un altro
dato è che per potere bloccare le manovre delle classi
proprietarie, il cui fulcro di forza risiede nella parte orientale del
paese, Evo ha dovuto ricorrere ai movimenti sociali di base – ed in
specifico al Consiglio nazionale per la trasformazione (Conalcam) – e
quindi alla piazza, evidenziando così la fragilità della
sua politica che se da una parte intende agire "legalmente" utilizzando
le stesse strutture giuridiche, politiche ed economiche ereditate dai
governi neoliberisti precedenti dall'altra è costretto a rifarsi
a quella base sociale le cui mobilitazioni superano, per determinazione
e progetto, il suo riformismo moderato.
Giocando su tale contraddizione la destra, da parte sua, ha cercato di
ricavare il massimo vantaggio criticando il populismo che anima il
movimento di Evo, il MAS.
In un suo lungo e articolato documento il gruppo boliviano "Grito
Andino Libertario - organizzazione anarchica per la rivoluzione
sociale", nel denunciare la situazione attuale affermano chiaramente
"Non stiamo con Evo, ma siamo contro l'élite imprenditoriale
agroindustriale, i comitati civici patrocinati dalle oligarchie, i
prefetti e i gruppi di destra tradizionali che danno vita a questo
blocco conservatore fascista che indirizza la sua forza non solamente
contro il governo di Evo Morales bensì contro lo sforzo di
realizzazione delle rivendicazioni rivoluzionarie. Dandoci tra l'altro
la funesta sensazione che Evo abbia più timore della rivoluzione
che della stessa destra."
Il problema di fondo, cioè lo scontro tra le classi sfruttate
degli operai, dei contadini e degli indios contro le élite
imprenditoriali, industriali e latifondiste, nasce fondamentalmente
dalla lotta per la proprietà della terra e conseguentemente dei
mezzi di produzione. Grandi gruppi imprenditoriali, alleati a potenti
latifondisti, speculano sulle grandi estensioni di terra strappate da
tempo alle comunità le quali fino ad oggi hanno sopravvissuto in
condizioni incredibili, finanche di schiavitù, come nel caso dei
Guaranì della regione del Chaco. Le forme moderne di
schiavitù sono state approntate dagli stessi che negli ultimi 20
anni hanno spadroneggiato nel paese sostenuti dalla Chiesa cattolica
che continua ad essere un agente importante nella conservazione dello
status quo e che oggi si ingegna a convocare continue giornate di
preghiera per la conservazione della 'fede' di fronte alla minaccia del
comunismo ateo, per distrarre i fedeli dalla gravità della
questione sociale e garantire i privilegi e i soprusi suoi e del
padronato.
Tornando al conflitto sul piano politico che si sta sviluppando nella
congiuntura attuale è però necessario comprendere il
motivo di fondo del perché Evo cerca di ottenere l'approvazione
del progetto di costituzione politica dello stato approvata
dall'assemblea costituente ed il vero risvolto ideologico dei gruppi di
destra che con i loro statuti autonomisti cercano di trincerarsi o
blindarsi nelle regioni ove sono dominanti contro qualsiasi processo di
trasformazione. Presentare Evo ed il suo partito come i promotori ed
emblemi di un vero cambiamento sociale non ha nulla da vedere con le
vere trasformazioni che si danno con l'approvazione della nuova
costituzione, più tesa a garantire le nuove élite di
potere che una reale distribuzione delle ricchezze.
D'altro canto la fazione di destra, denominata la Mezza Luna, con il
suo statuto che garantirebbe l'autonomia delle regioni orientali tende
a consacrare il possesso delle terre ottenute con favori politici
frutto di consorterie, oltre al controllo assoluto dei proventi dello
sfruttamento dei giacimenti di gas e dei suoi derivati, ripartiti con
le multinazionali coinvolte. Ottenuto questa autonomia sarebbe facile
per la destra ripartire da oriente per allargare la sua influenza
economica nei territori occidentali, trasformandola in crescente potere
politico grazie all'accordo con esponenti corrotti o camuffati di
partiti di sinistra, come Carlos de Meza, e giocando sulle
difficoltà che la politica inflativa del MAS e di Evo, aggravata
dalla crisi mondiale in corso, ha ingenerato nel paese.
Molti gruppi organizzati di operai, di indios e di contadini sostengono
il percorso del referendum indetto per confermare la nuova Costituzione
come un metodo per ottenere cambiamenti sociali radicali. In
realtà questo percorso di tipo istituzionale è lo
strumento più adatto per fare ripiegare i movimenti su logiche
legalitarie ed istituzionali, quelle logiche che da sempre impediscono
lo sviluppo di reali processi rivoluzionari, e non a caso sostenute sia
da Evo che dalla destra. La contrapposizione tra le due parti politiche
in realtà vuole convincere la grande massa della popolazione che
sta subendo i costi sempre più alti della crisi che non
c'è alternativa: o Evo o la destra. Un reale processo
rivoluzionario condotto da una base sfruttata ed oppressa, autonoma
dalle formazioni gerarchiche, autorganizzata non è contemplata
nei loro piani di lavoro. Faranno i conti senza l'oste?
M.V.