Pubblichiamo un documento di
un'assemblea di lavoratori greci del gennaio scorso. Il documento pur
se datato è di un certo interesse e dà una chiave di
lettura anche di più recenti fatti di cronaca. Non a caso
Guglielmo Epifani ha chiesto la riconoscenza del governo italiano
perché ".. l'azione della CGIL ha impedito che la situazione
precipitasse come in Grecia e in Francia".
Noi operai, impiegati, disoccupati, lavoratori precari, greci o
immigrati, che non siamo spettatori e abbiamo partecipato dal primo
momento alle manifestazioni, agli scontri con la polizia, alle
occupazioni nel centro e le periferie d'Atene; noi che molte volte
abbiamo dovuto lasciare il nostro posto di lavoro e i nostri impegni
quotidiani per scendere in piazza fianco a fianco con gli alunni, gli
studenti e gli altri proletari in lotta,
abbiamo deciso di occupare la sede della Confederazione Generale dei Lavoratori della Grecia (CGLG) per:
- Trasformarla in un luogo di libera espressione e d'incontro dei lavoratori;
- Far cadere il mito creato dai media, secondo il quale i lavoratori
erano e sono assenti dagli scontri e che la rabbia manifestata tutti
questi giorni riguarda solo 500 "anarchici" e "hooligans" e frottole
del genere, mentre negli schermi televisivi i lavoratori erano presenti
come le vittime degli scontri, nello stesso momento in cui i
licenziamenti di migliaia di lavoratori provocati dalla crisi
capitalista in Grecia e in tutto il mondo vengono presentati come
qualcosa di "naturale".
- Denunciare e portare alla luce il ruolo della burocrazia sindacale
nel minare la rivolta e non solo questa. La CGLC e tutto l'apparato
burocratico che la appoggia, da decenni mina le lotte dei lavoratori;
negoziano la nostra forza-lavoro, prolungando il regime dello
sfruttamento e della schiavitù salariata. È esemplare il
suo atteggiamento mercoledì scorso (10 dicembre) quando hanno
annullato il corteo programmato per quel giorno e si è limitata
ad un breve concentramento in piazza Sintagma, cercando di isolare i
manifestanti dal "virus" della ribellione.
- Perché vogliamo aprire per la prima volta ai lavoratori – come
conseguenza della "frattura" nel sociale che ha prodotto questa rivolta
- questa sede costruita con i nostri contributi e dalla quale siamo
esclusi. Per tutti questi anni abbiamo affidato il nostro destino a
"salvatori" di ogni genere fino al punto di perdere ogni traccia di
dignità. In quanto lavoratori dobbiamo assumere le nostre
responsabilità invece di delegare le nostre speranze a leaderini
"illuminati" e "abili" rappresentanti. Dobbiamo prendere la parola in
prima persona, incontrarci tra di noi, parlare e decidere per agire
contro l'attacco su tutti i fronti che stiamo subendo. Creare forme di
"resistenza collettiva" dal basso costituisce l'unica soluzione.
- Promuovere l'idea dell'autorganizzazione e della solidarietà
nei posti di lavoro; dei comitati di lotta e delle iniziative
collettive dal basso, abolendo le burocrazie sindacali.
Per anni e anni abbiamo dovuto sopportare la miseria, il ruffianesimo e
i soprusi nei posti di lavoro. Ci siamo abituati a contare i
nostri colleghi morti, la cui morte viene etichettata come
"incidenti sul lavoro". Ci siamo abituati a disinteressarci degli
immigrati - i nostri fratelli in lotta - che vengono assassinati. Ci
siamo stufati di vivere con l'ansia di come procurarci il salario, i
contributi e una pensione che sta diventando sempre di più un
miraggio.
Nello stesso modo in cui stiamo lottando per non abbandonare la nostra
vita nelle mani dei padroni e dei burocrati, non abbandoneremo mai
nelle mani dello Stato e dell'apparato giudiziario i rivoltosi
arrestati.
Rilascio immediato degli arrestati e chiusura dei procedimenti penali contro di loro.
Autorganizzazione dei lavoratori
Sciopero generale.
O saremo noi a scrivere la Storia o la storia sarà scritta senza di noi!
O saremo noi a scrivere la storia o sarà una vita senza senso!
Assemblea Generale di Operai in Rivolta