Martedì 10 marzo 2009 il Gruppo anarchico Germinal di Trieste, in collaborazione con A Sud, l'associazione Senza Confini - Brez Meja, Salaam - ragazzi dell'olivo e l'adesione dei Cobas scuola, dell'Unione Sindacale Italiana e del Comitato Pace Convivenza Solidarietà Danilo Dolci, ha organizzato un dibattito con Liad Kantorowicz, performer, attivista e scrittrice. Una sala gremita (più di sessanta le persone presenti), ha assistito con interesse alla presentazione di Liad, che ha spaziato dalle lotte coordinate tra attivisti israeliani e palestinesi contro il Muro di separazione alla lotta che in Israele viene portata avanti per il diritto alla casa e alla cittadinanza da parte dei palestinesi nati nello stato ebraico. Il dibattito che ne è conseguito è stato vivo e acceso, soprattutto rispetto all'attacco su Gaza, che però è stato solo uno dei molti temi trattati e approfonditi.
Qual è la politica del governo israeliano nei territori occupati?
La presenza dello stato israeliano nei territori è sempre
più invasiva; la politica di aggressione nei confronti dei
palestinesi si attua nella quotidianità in due modi: tramite la
restrizione di movimento e il furto della terra. La restrizione di
movimento implica l'impossibilità spesso di recarsi al lavoro,
di non avere acceso alle fonti d'acqua e di essere costantemente sotto
assedio, mentre il furto della terra significa bloccare totalmente
l'economia locale, impedire le coltivazioni delle famiglie palestinesi,
in pratica condannare alla fame milioni di persone.
Cos'è il muro?
E' una barriera costruita all'interno dei territori, ufficialmente
lungo la "linea verde", cioè lungo il confine stabilito dagli
accordi di pace del 1949 tra Israele e Cisgiordania. In realtà
questa barriera supera la linea verde di 5/6 Km (in certe zone anche di
20 Km) e in alcune zone interi villaggi sono fisicamente circondati dal
muro. E' costituita a nord da un muro di cemento alto fino a 8 metri e
a sud da reticolati e cancelli elettronici, sorvegliati da militari
israeliani. Ufficialmente il muro è stato fatto costruire per
impedire ai terroristi di passare, ma nella realtà si tratta di
un modo per rubare la terra ai palestinesi.
Com'è nata la protesta contro il muro?
Prima della sua costruzione non c'era praticamente nessun contatto fra
israeliani e palestinesi. Il primo contatto avviene grazie
all'iniziativa di pochi compagni anarchici di "Anarchici contro il
muro", che organizzano un campo a Mas'ha, uno dei primi villaggi
dove sarebbe stato innalzato il muro. Palestinesi, Israeliani e
attivisti internazionali occuparono il terreno sul quale sarebbe dovuto
sorgere il muro per quattro mesi, durante i quali il campo divenne un
centro di informazione e un luogo per esperienze di democrazia diretta.
In seguito altri villaggi si unirono alla lotta.
Com'è ora la situazione?
Attualmente vi sono almeno 70 villaggi in lotta, di cui 4 ogni
settimana attuano azioni e manifestazioni. In ogni villaggio è
presente un comitato popolare che rappresenta diverse fazioni e decide
sulle manifestazioni.
Come si svolge di solito una manifestazione?
L'obiettivo del corteo è di arrivare al muro, di solito
partecipa buona parte della popolazione, ma soprattutto i ragazzi.
Naturalmente l'esercito israeliano si mette in mezzo, cercando di
bloccare il corteo. A quel punto i ragazzi iniziano a lanciare pietre e
l'esercito risponde. Bisogna dire che se nel corteo vi sono anche
attivisti israeliani e internazionali, l'esercito usa lacrimogeni e
pallottole di gomma. Se vi sono solo palestinesi, allora usa proiettili
veri. Fino a oggi sono morte 11 persone in questo modo. Comunque viene
usata anche la creatività per manifestare: si usano maschere,
cartelli, ecc. E' importante dire che noi portiamo avanti un'azione
non-violenta proprio per contrastare le dinamiche violente che si
esprime il militarismo.
Qual è l'azione di Anarchici contro il Muro?
Oltre a partecipare alle manifestazioni e alle azioni dirette contro il
muro, hanno coinvolto decine di migliaia di israeliani affinché
vedessero con i propri occhi cosa facesse l'esercito israeliano nei
territori. Al momento molti di coloro che partecipano alle
manifestazioni di Anarchici contro il Muro non sono né anarchici
né militanti politici.
C'è un'altra importante azione che sta venendo portata avanti:
la costruzione di avamposti all'interno della terra confiscata. Il
primo lo abbiamo chiamato "Centro palestinese della pace". Questo ha
avuto un impatto mediatico importante ed ha avuto anche ripercussioni
legali: la Corte Suprema, in seguito alle denunce raccolte anche
tramite questo osservatorio, ha imposto la modifica del tracciato del
Muro. Il governo naturalmente non ha recepito la sentenza, ma
ciò è servito per smascherare la loro contraddizione e
ipocrisia.
Com'è la situazione in Israele?
Da parte di coloro che vivono in Israele c'è sicuramente
sofferenza, soprattutto dal punto di vista psicologico, prima per gli
attentati suicidi e adesso per i razzi. Una volta ho provato, come
esperimento, a salire su un autobus avvolta dalla kefia nascondendo
qualcosa sotto la giacca e tutti sono scappati subito terrorizzati.
Questa sofferenza determina sia una sempre maggiore militarizzazione
del territorio, sia un effetto sull'economia: il divario fra le classi
sociali aumenta, così come la disoccupazione.
Com'è la situazione sociale?
In Israele vivono circa 1.200.000 palestinesi. Sono considerati
cittadini di seconda classe, per loro è difficile acquistare un
terreno e costruire una casa e, d'altra parte, è molto difficile
anche trovare un lavoro. L'80% di coloro che vivono sotto la soglia di
povertà sono palestinesi. A Jaffa un terzo della popolazione
è di origine palestinese, e pochissimi possiedono una casa. Ma
poiché è difficile anche affittarla, quasi tutti
costruiscono nuovi piani e appartamenti sopra le case esistenti. Questi
"abusi" vengono usati dalla giunta locale come pretesto per ordinare
centinaia di sfratti. Nel 2007 vi sono stati 400 sfratti solo a
Jaffa.
Come vi opponete agli sfratti?
C'è un comitato unitario formato da attivisti israeliani,
anarchici e non, e famiglie palestinesi. Questo comitato ha come
obiettivo fornire assistenza legale e materiale, appoggiare le
occupazioni di case, fare pressione politica. In questo modo siamo
riusciti a bloccare decine di sfratti e inoltre siamo riusciti a
costruire delle relazioni fra gli abitanti di Jaffa: qui sono state
fatte le prime manifestazioni unitarie israelo-palestinesi e sono anche
nati gruppi anarchici formati sia da israeliani che da palestinesi.
Cosa ne pensi di questa politica abitativa?
E' una forma vera e propria di pulizia etnica: i palestinesi di Jaffa
non hanno il diritto o la possibilità di trasferirsi altrove, ma
vengono allontanati dalle case per favorire l'urbanizzazione degli
israeliani: in questo modo, in pratica, diventano invisibili, senza
alcun diritto né possibilità.
A cura di Raffaele