Umanità Nova, n.12 del 29 marzo 2009, anno 89

Anarchici contro il muro


Martedì 10 marzo 2009 il Gruppo anarchico Germinal di Trieste, in collaborazione con A Sud, l'associazione Senza Confini - Brez Meja, Salaam - ragazzi dell'olivo e l'adesione dei Cobas scuola, dell'Unione Sindacale Italiana e del Comitato Pace Convivenza Solidarietà Danilo Dolci, ha organizzato un dibattito con Liad Kantorowicz, performer, attivista e scrittrice. Una sala gremita (più di sessanta le persone presenti), ha assistito con interesse alla presentazione di Liad, che ha spaziato dalle lotte coordinate tra attivisti israeliani e palestinesi contro il Muro di separazione alla  lotta che in Israele viene portata avanti per il diritto alla casa e alla cittadinanza da parte dei palestinesi nati nello stato ebraico. Il dibattito che ne è conseguito è stato vivo e acceso, soprattutto rispetto all'attacco su Gaza, che però è stato solo uno dei molti temi trattati e approfonditi.

Qual è la politica del governo israeliano nei territori occupati?
La presenza dello stato israeliano nei territori è sempre più invasiva; la politica di aggressione nei confronti dei palestinesi si attua nella quotidianità in due modi: tramite la restrizione di movimento e il furto della terra. La restrizione di movimento implica l'impossibilità spesso di recarsi al lavoro, di non avere acceso alle fonti d'acqua e di essere costantemente sotto assedio, mentre il furto della terra significa bloccare totalmente l'economia locale, impedire le coltivazioni delle famiglie palestinesi, in pratica condannare alla fame milioni di persone.

Cos'è il muro?
E' una barriera costruita all'interno dei territori, ufficialmente lungo la "linea verde", cioè lungo il confine stabilito dagli accordi di pace del 1949 tra Israele e Cisgiordania. In realtà questa barriera supera la linea verde di 5/6 Km (in certe zone anche di 20 Km) e in alcune zone interi villaggi sono fisicamente circondati dal muro. E' costituita a nord da un muro di cemento alto fino a 8 metri e a sud da reticolati e cancelli elettronici, sorvegliati da militari israeliani. Ufficialmente il muro è stato fatto costruire per impedire ai terroristi di passare, ma nella realtà si tratta di un modo per rubare la terra ai palestinesi. 

Com'è nata la protesta contro il muro?
Prima della sua costruzione non c'era praticamente nessun contatto fra israeliani e palestinesi. Il primo contatto avviene grazie all'iniziativa di pochi compagni anarchici di "Anarchici contro il muro", che organizzano un campo a Mas'ha, uno dei primi villaggi  dove sarebbe stato innalzato il muro. Palestinesi, Israeliani e attivisti internazionali occuparono il terreno sul quale sarebbe dovuto sorgere il muro per quattro mesi, durante i quali il campo divenne un centro di informazione e un luogo per esperienze di democrazia diretta. In seguito altri villaggi si unirono alla lotta.

Com'è ora la situazione?
Attualmente vi sono almeno 70 villaggi in lotta, di cui 4 ogni settimana attuano azioni e manifestazioni. In ogni villaggio è presente un comitato popolare che rappresenta diverse fazioni e decide sulle manifestazioni.

Come si svolge di solito una manifestazione?
L'obiettivo del corteo è di arrivare al muro, di solito partecipa buona parte della popolazione, ma soprattutto i ragazzi. Naturalmente l'esercito israeliano si mette in mezzo, cercando di bloccare il corteo. A quel punto i ragazzi iniziano a lanciare pietre e l'esercito risponde. Bisogna dire che se nel corteo vi sono anche attivisti israeliani e internazionali, l'esercito usa lacrimogeni e pallottole di gomma. Se vi sono solo palestinesi, allora usa proiettili veri. Fino a oggi sono morte 11 persone in questo modo. Comunque viene usata anche la creatività per manifestare: si usano maschere, cartelli, ecc. E' importante dire che noi portiamo avanti un'azione non-violenta proprio per contrastare le dinamiche violente che si esprime il militarismo.

Qual è l'azione di Anarchici contro il Muro?
Oltre a partecipare alle manifestazioni e alle azioni dirette contro il muro, hanno coinvolto decine di migliaia di israeliani affinché vedessero con i propri occhi cosa facesse l'esercito israeliano nei territori. Al momento molti di coloro che partecipano alle manifestazioni di Anarchici contro il Muro non sono né anarchici né militanti politici.
C'è un'altra importante azione che sta venendo portata avanti: la costruzione di avamposti all'interno della terra confiscata. Il primo lo abbiamo chiamato "Centro palestinese della pace". Questo ha avuto un impatto mediatico importante ed ha avuto anche ripercussioni legali: la Corte Suprema, in seguito alle denunce raccolte anche tramite questo osservatorio, ha imposto la modifica del tracciato del Muro. Il governo naturalmente non ha recepito la sentenza, ma ciò è servito per smascherare la loro contraddizione e ipocrisia.

Com'è la situazione in Israele?
Da parte di coloro che vivono  in Israele c'è sicuramente sofferenza, soprattutto dal punto di vista psicologico, prima per gli attentati suicidi e adesso per i razzi. Una volta ho provato, come esperimento, a salire su un autobus avvolta dalla kefia nascondendo qualcosa sotto la giacca e tutti sono scappati subito terrorizzati. Questa sofferenza determina sia una sempre maggiore militarizzazione del territorio, sia un effetto sull'economia: il divario fra le classi sociali aumenta, così come la disoccupazione.
Com'è la situazione sociale?
In Israele vivono circa 1.200.000 palestinesi. Sono considerati cittadini di seconda classe, per loro è difficile acquistare un terreno e costruire una casa e, d'altra parte, è molto difficile anche trovare un lavoro. L'80% di coloro che vivono sotto la soglia di povertà sono palestinesi. A Jaffa un terzo della popolazione è di origine palestinese, e pochissimi possiedono una casa. Ma poiché è difficile anche affittarla, quasi tutti costruiscono nuovi piani e appartamenti sopra le case esistenti. Questi "abusi" vengono usati dalla giunta locale come pretesto per ordinare centinaia di sfratti. Nel 2007 vi sono stati 400 sfratti solo a Jaffa. 

Come vi opponete agli sfratti?
C'è un comitato unitario formato da attivisti israeliani, anarchici e non, e famiglie palestinesi. Questo comitato ha come obiettivo fornire assistenza legale e materiale, appoggiare le occupazioni di case, fare pressione politica. In questo modo siamo riusciti a bloccare decine di sfratti e inoltre siamo riusciti a costruire delle relazioni fra gli abitanti di Jaffa: qui sono state fatte le prime manifestazioni unitarie israelo-palestinesi e sono anche nati gruppi anarchici formati sia da israeliani che da palestinesi.
Cosa ne pensi di questa politica abitativa?
E' una forma vera e propria di pulizia etnica: i palestinesi di Jaffa non hanno il diritto o la possibilità di trasferirsi altrove, ma vengono allontanati dalle case per favorire l'urbanizzazione degli israeliani: in questo modo, in pratica, diventano invisibili, senza alcun diritto né possibilità.

A cura di Raffaele

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti