Umanità Nova, n.12 del 29 marzo 2009, anno 89

informAzione - 2


Bologna. Solidarietà ai lavoratori Ikea di Brescia

Nel pomeriggio di domenica 22 marzo alcuni solidali hanno distribuito  quasi novecento volantini fuori dagli ingressi per la clientela e per il personale del negozio Ikea di Casalecchio di Reno (BO) per sostenere la lotta  dei lavoratori licenziati dalla multinazionale svedese e dalle sue appaltatrici nel negozio di Brescia.
 La neonata Rete di solidarietà ai lavoratori Ikea di Brescia sottolinea: "pochissime persone hanno rifiutato il volantino, molti (tra cui diversi lavoratori) hanno mostrato interesse, alcuni discutendone tra loro prima di entrare nel negozio, altri chiedendo a noi informazioni".
Questo mentre l'Ikea di Brescia, nonostante le promesse, non ha ancora concesso un incontro al collettivo interno dei lavoratori "senzatemponedenaro" (associato al sindacato di base USI-commercio).
Nel volantino distribuito a Bologna si reclamava la riassunzione dei lavoratori licenziati ed espulsi e l'intenzione di "rompere la logica dei giochi al ribasso delle aziende appaltatrici", per "farla finità con la precarietà" e per esigere "a stesso lavoro stessa paga"

RedB

Bologna. Noi non segnaliamo

Martedi 17 marzo un migliaio di persone sono scese in piazza, dando vita a una manifestazione contro il razzismo e per il diritto alla salute. "Mai ci presteremo a denunciare un paziente solo perchè privo del permesso di soggiorno": così hanno detto a chiare lettere l'associazione Sokos e le molte realtà tra cui il Coordinamento migranti e l'USI che hanno contribuito all'iniziativa.
E' convinzione comune infatti che l'emendamento che cancella il divieto di denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie – approvato in Senato lo scorso 5 febbaio – sia  discriminatorio, xenofobo oltre che contrario all'etica e alla deontologia medica.
La lotta perchè l'emendamento venga bloccato prosegue e si salda con l'autorganizzazione dei migranti, chiamati sempre più a rispondere al dispiegarsi dell'offensiva statale e di classe.
Ottimo il lavoro delle/dei medici del Sokos che hanno saputo mobibilitare alla base sia in ambito universitario che professionale, senza cedere, nel contempo, alle mire gestioniste della CGIL.

RedB

Roma. 300 guerriglieri!

Le parole pronunciate dal Ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, ci ricordano quanto sia importante rifiutare le votazioni, sia scolastiche che politiche, e quanto sia fondamentale lottare contro ogni ingiustizia. Il Ministro è abituato forse alla protesta stile "family day", o a quelle dei neofascisti, dove la polizia familiarizza con i dimostranti. Forse vorrebbe trasformare le vittime in carnefici, ma sicuramente quelle parole hanno concluso una settimana molto movimentata. Infatti, mentre il governo si divertiva a trasferire i finanziamenti dall'istruzione pubblica alle casse di quella privata, i neofascisti di Blocco Studentesco e Azione Universitaria si divertivano a sprangare impunemente studenti dei collettivi dell'università Roma 3 e a minacciare di morte quelli di Torvergata. E come si sa, dove non arrivano i fascisti arriva la polizia (una volta non era il contrario?!). Alla Sapienza, nonostante le continue incursioni repressive e i connubi con A.U. del barone rampante Frati, resiste una cultura critica e cosciente, che è scomoda un po' a tutti i politicanti vari. L'adesione di alcuni gruppi studenteschi vicini alla sinistra radicale (come sinistra critica e disobbedienti) allo sciopero indetto dalla Flc-Cgil è stata lanciata sui giornali come "il ritorno dell'onda", coinvolgendo tutti quei soggetti che avevano animato lo scorso autunno. Una dichiarazione in questi termini faceva presagire larghi intenti, come l'inizio di una nuova e dirompente mobilitazione con cortei chilometrici (in memoria dei vecchi tempi) che finiscono sotto qualche ministero, magari emulando performances europee. Così, mentre si programmavano iniziative durante il sit-in sotto il rettorato e il corteo interno, un numero smisurato di agenti di carabinieri, polizia e guardia di finanza circondano l'ateneo, isolandolo, di fatto, dalla città. Nessuno, nemmeno il postino, poteva entrare e/o uscire. Il corteo, diretto all'uscita principale, si ritrova un muro di carabinieri; mentre si attendevano cavilli burocratici per uscire, mezza dozzina di "studenti" fanno un gesto come per sfondare.
A quel punto parte una carica immediata che colpisce brutalmente diversi ragazzi (tra cui un compagno del Cafiero e una ragazzina di 16 anni). Si prova allora a passare da altre parti, ma ogni tentativo di uscita viene accolto con una carica. L'accusa mediatica di sassaiole e oggetti contundenti è del tutto infondata (solo quando la polizia schiaccia alcuni studenti addosso ad un muro durante una carica vengono lanciati un secchio e un paio di sassi per svicolare da lì). Il falso pretesto del corteo non autorizzato utilizzato da parte degli agenti, che sono sempre ben lieti di mazzolare qualcuno, e da qualche politico in cerca di voti o visibilità, non  regge.
Questi scontri mediatici servivano a molti.  Non servivano a chi, sfortunato, le ha prese e a chi era li perché credeva in una lotta senza deleghe, una lotta per la difesa della propria cultura e dei propri diritti, una lotta di libertà in cui come anarchici non si ci può tirare indietro.

'Gnazio

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