Nel pomeriggio di domenica 22 marzo alcuni solidali hanno
distribuito quasi novecento volantini fuori dagli ingressi per la
clientela e per il personale del negozio Ikea di Casalecchio di Reno
(BO) per sostenere la lotta dei lavoratori licenziati dalla
multinazionale svedese e dalle sue appaltatrici nel negozio di Brescia.
La neonata Rete di solidarietà ai lavoratori Ikea di
Brescia sottolinea: "pochissime persone hanno rifiutato il volantino,
molti (tra cui diversi lavoratori) hanno mostrato interesse, alcuni
discutendone tra loro prima di entrare nel negozio, altri chiedendo a
noi informazioni".
Questo mentre l'Ikea di Brescia, nonostante le promesse, non ha ancora
concesso un incontro al collettivo interno dei lavoratori
"senzatemponedenaro" (associato al sindacato di base USI-commercio).
Nel volantino distribuito a Bologna si reclamava la riassunzione dei
lavoratori licenziati ed espulsi e l'intenzione di "rompere la logica
dei giochi al ribasso delle aziende appaltatrici", per "farla
finità con la precarietà" e per esigere "a stesso lavoro
stessa paga"
RedB
Martedi 17 marzo un migliaio di persone sono scese in piazza, dando
vita a una manifestazione contro il razzismo e per il diritto alla
salute. "Mai ci presteremo a denunciare un paziente solo perchè
privo del permesso di soggiorno": così hanno detto a chiare
lettere l'associazione Sokos e le molte realtà tra cui il
Coordinamento migranti e l'USI che hanno contribuito all'iniziativa.
E' convinzione comune infatti che l'emendamento che cancella il divieto
di denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture
sanitarie – approvato in Senato lo scorso 5 febbaio – sia
discriminatorio, xenofobo oltre che contrario all'etica e alla
deontologia medica.
La lotta perchè l'emendamento venga bloccato prosegue e si salda
con l'autorganizzazione dei migranti, chiamati sempre più a
rispondere al dispiegarsi dell'offensiva statale e di classe.
Ottimo il lavoro delle/dei medici del Sokos che hanno saputo
mobibilitare alla base sia in ambito universitario che professionale,
senza cedere, nel contempo, alle mire gestioniste della CGIL.
RedB
Le parole pronunciate dal Ministro della funzione pubblica, Renato
Brunetta, ci ricordano quanto sia importante rifiutare le votazioni,
sia scolastiche che politiche, e quanto sia fondamentale lottare contro
ogni ingiustizia. Il Ministro è abituato forse alla protesta
stile "family day", o a quelle dei neofascisti, dove la polizia
familiarizza con i dimostranti. Forse vorrebbe trasformare le vittime
in carnefici, ma sicuramente quelle parole hanno concluso una settimana
molto movimentata. Infatti, mentre il governo si divertiva a trasferire
i finanziamenti dall'istruzione pubblica alle casse di quella privata,
i neofascisti di Blocco Studentesco e Azione Universitaria si
divertivano a sprangare impunemente studenti dei collettivi
dell'università Roma 3 e a minacciare di morte quelli di
Torvergata. E come si sa, dove non arrivano i fascisti arriva la
polizia (una volta non era il contrario?!). Alla Sapienza, nonostante
le continue incursioni repressive e i connubi con A.U. del barone
rampante Frati, resiste una cultura critica e cosciente, che è
scomoda un po' a tutti i politicanti vari. L'adesione di alcuni gruppi
studenteschi vicini alla sinistra radicale (come sinistra critica e
disobbedienti) allo sciopero indetto dalla Flc-Cgil è stata
lanciata sui giornali come "il ritorno dell'onda", coinvolgendo tutti
quei soggetti che avevano animato lo scorso autunno. Una dichiarazione
in questi termini faceva presagire larghi intenti, come l'inizio di una
nuova e dirompente mobilitazione con cortei chilometrici (in memoria
dei vecchi tempi) che finiscono sotto qualche ministero, magari
emulando performances europee. Così, mentre si programmavano
iniziative durante il sit-in sotto il rettorato e il corteo interno, un
numero smisurato di agenti di carabinieri, polizia e guardia di finanza
circondano l'ateneo, isolandolo, di fatto, dalla città. Nessuno,
nemmeno il postino, poteva entrare e/o uscire. Il corteo, diretto
all'uscita principale, si ritrova un muro di carabinieri; mentre si
attendevano cavilli burocratici per uscire, mezza dozzina di "studenti"
fanno un gesto come per sfondare.
A quel punto parte una carica immediata che colpisce brutalmente
diversi ragazzi (tra cui un compagno del Cafiero e una ragazzina di 16
anni). Si prova allora a passare da altre parti, ma ogni tentativo di
uscita viene accolto con una carica. L'accusa mediatica di sassaiole e
oggetti contundenti è del tutto infondata (solo quando la
polizia schiaccia alcuni studenti addosso ad un muro durante una carica
vengono lanciati un secchio e un paio di sassi per svicolare da
lì). Il falso pretesto del corteo non autorizzato utilizzato da
parte degli agenti, che sono sempre ben lieti di mazzolare qualcuno, e
da qualche politico in cerca di voti o visibilità, non
regge.
Questi scontri mediatici servivano a molti. Non servivano a chi,
sfortunato, le ha prese e a chi era li perché credeva in una
lotta senza deleghe, una lotta per la difesa della propria cultura e
dei propri diritti, una lotta di libertà in cui come anarchici
non si ci può tirare indietro.
'Gnazio