A cura di Raffaele
Il "processo di Bologna" è un piano europeo di graduale
privatizzazione del sistema universitario, finalizzato a omologare i
diversi sistemi nazionali e a creare ampi spazi per le imprese private
all'interno dell'università.
In tutta Europa migliaia di studenti si stanno mobilitando contro
questo progetto. A Barcellona la cittadella universitaria è
stata occupata per 118 giorni e al suo interno sono state elaborate
proposte alternative e azioni di lotta.
Il 18 marzo la polizia decide di attuare lo sgombero
dell'università catalana, picchiando chiunque vi si trovasse
all'interno e disponendosi in cordoni per evitare nuovi tentativi di
occupazione.
Gli studenti si riorganizzano, dando vita a una manifestazione
spontanea che dura gran parte della notte. La polizia allora inizia la
caccia all'uomo, causando diversi feriti e arresti.
Anche cinque poliziotti si dichiarano feriti. Il giorno successivo un
corteo di 50.00 persone attraversa Barcellona, protestando contro la
brutalità della polizia e esigendo le dimissioni del rettore
dell'università. Nei giorni seguenti manifestazioni di
solidarietà si svolgono nuovamente a Barcellona, a Madrid e in
altre città spagnole.
Fonti:
www.kaosenlared.net
http://barcelona.indymedia.org
www.tancadaalacentral.blogspot.com
Nelle prime ore del mattino del 17 marzo circa 20 antirazzisti hanno
bloccato il centro di reclusione per migranti di Tinsley House, vicino
all'aeroporto di Gatwick. Nel centro sono detenuti soprattutto curdi
iracheni, molti dei quali proprio il 17 marzo dovevano essere deportati
in Iraq. Il blocco è proseguito per diverse ore, finché
la polizia non è intervenuta con violenza, rompendo i lucchetti
posti dagli antirazzisti e arrestando 9 attivisti. Il 13 marzo un'altra
azione è stata attuata a Oldham. Circa 25 attivisti hanno
occupato l'ufficio immigrazione e trattenuto il ministro
dell'immigrazione Phil Woolas, come gesto simbolico per dimostrare come
migliaia di migranti in Gran Bretagna subiscono un sequestro di
persona, senza possibilità di contatti con l'esterno, senza
processi né condanne. L'azione è stata "rivendicata" da
No Borders Manchester, No One Is Illegal e dalla Federazione Anarchica.
Fonti:
www.af-north.org
www.noii.org.uk
www.nobordersmanchester.blogspot.com
Omid Reza Mirsayafi, attivista e blogger iraniano di 29 anni,
è morto il 19 marzo scorso nella prigione iraniana di Evin, nei
pressi di Teheran. Era stato condannato nel novembre scorso a due anni
e mezzo di carcere per attacchi al capo della Repubblica islamica Ali
Khamenei. Secondo un comunicato di Reporters sans frontières,
è stato arrestato in maniera arbitraria e privato delle cure
mediche di cui aveva bisogno. Ufficialmente si è suicidato. Lo
scorso 7 febbraio, il blogger era stato convocato dal tribunale della
rivoluzione di Teheran per essere interrogato; dopo l'interrogatorio,
è stato trasportato in un carcere della città. I suoi
avvocati non hanno mai ricevuto l'ordine di condanna emesso dal
tribunale. Arrestato una prima volta il 22 aprile 2008, era stato
liberato dopo 41 giorni di detenzione e dopo il pagamento di una
cauzione di 100 milioni di toman (72 000 euro). E' stato condannato
nuovamente il 2 novembre 2008 per insulti alle autorità e
propaganda contro lo stato.
Fonte:
www.rsf.org