La circostanza è abbastanza nota: lo scorso 19 marzo, durante
una conferenza stampa congiunta con la ministra Gelmini a Palazzo
Chigi, il ministro dell'innovazione Brunetta affermava, all'indomani
delle cariche della polizia contro gli studenti alla Sapienza di Roma:
"Non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da
parte della associazione Onda. Ma vedo che nelle votazioni degli organi
di rappresentanza degli studenti l'Onda non esiste. Sono un democratico
e quindi credo molto più al voto che alle azioni di guerriglia.
L'Onda non l'ho vista nelle recenti elezioni degli studenti, quindi
sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri".
Le reazioni, ovviamente, non tardavano di fronte a tale sconcertante
dichiarazione, certo dissonante rispetto al consueto ritornello a cui
siamo abituati secondo cui gli oppositori sociali vengono puntualmente
definiti come teppisti, squadristi, estremisti violenti, vandali, etc.
Tra i primi ad intervenire il precedente ministro dell'istruzione,
Giuseppe Fioroni, che invitava la Gelmini quale "persona moderata" a
prendere le distanze, osservando che "additare genericamente come
guerriglieri gli studenti, soffiando sul fuoco e fomentando gli animi
è un atteggiamento irresponsabile".
La beata Mariastella, chiamata in causa, commentava glissando: "il
ministro Brunetta come tutti sanno a volte usa toni forti e
provocatori"; mentre da parte sua Giorgia Meloni, la cameratesca
ministra delle Politiche giovanili, ha invece preferito accusare i
centri sociali che, tanto per cambiare, "si sono impossessati del nome
L'Onda, originariamente rappresentativo di un movimento spontaneo e non
violento".
Da parte loro, le realtà studentesche moderate si sono premurate
di rassicurare tutti riguardo le proprie innocue intenzioni, quasi come
se l'essere stati definiti "guerriglieri" fosse un'offesa di cui
vergognarsi, assieme alle magliette con Che Guevara.
Per la Rete degli Studenti: "Il nostro è un movimento pacifico,
sono il governo e la Polizia che stanno cercando di creare uno stato di
guerriglia". Dello stesso tenore le timide proteste dell'Unione degli
universitari che, dopo aver accusato Brunetta di essere "l'unico
guerrigliero", hanno sottolineato che così "si alimenta un clima
di tensione contro chi dissente".
Di contro, per i fascistelli di Azione Studentesca "Brunetta è
stato troppo generoso. I guerriglieri di solito hanno l'appoggio della
popolazione che li sostiene contro l'esercito invasore. I collettivi
nelle università vorrebbero giocare ai guerriglieri, ma sono
solo dei teppistelli ignorati dalla maggioranza della popolazione
studentesca".
Interessante pure una presa di posizione dell'Associazione nazionale
dei funzionari di polizia: "tutti i politici, sia quelli al governo che
quelli all'opposizione, moderino i termini, poiché le loro
parole sopra le righe corrono il serio rischio di tradursi
inevitabilmente in pietre e molotov contro poliziotti e carabinieri,
costretti a gestire situazioni sempre più difficili".
A quel punto, l'esuberante Brunetta ha dovuto fare marcia indietro e
tornare al registro consueto; ma poiché l'opinione che egli ha
di sé è inversamente proporzionale alla sua statura, ha
scelto di smentirsi, rilanciando.
La precisazione del ministro, pubblicata su La Stampa del 21 marzo,
meriterebbe una pubblicazione integrale; ma ecco gli stralci più
significativi: "Ho definito «guerriglieri» i non studenti
dell'Onda. Mi sono sbagliato e corretto subito dopo: sono teppisti che
giocano alla guerriglia (...) gruppi di facinorosi e violenti,
richiamandosi ora alla simbologia nazista ed ora a quella comunista,
con una tale bassezza di contenuti e vuoto d'idee da essere comunicanti
(...) non vanno sottovalutati. Osservate quel che succede in Grecia,
respirate il clima della piazza francese, fate i conti di una crisi che
ancora morde, e valutate la necessità di non distrarsi da chi
è pronto ad approfittarne per trasformare il disagio (che
c'è) in rabbia, la protesta (legittima) in scontro, la
manifestazione in pestaggio, l'opposizione in violenza".
Si tornava quindi all'ormai consueta condanna del "teppismo", su cui
tutti appaiono concordare, dall'estrema destra agli ectoplasmi di
centrosinistra. Infatti, appena pochi giorni dopo, il Pd del Piemonte
biasimava con espressioni analoghe a quelle di Brunetta il blitz
antirazzista al ristorante per ricchi: "Non di protesta politica si
tratta, ma di inaccettabile vandalismo che nulla ha a che fare con la
difesa dei diritti degli immigrati e con la lotta alla povertà.
L'ennesima azione posta in essere da una frangia minoritaria che pensa
di fare giustizia dei torti subiti dalla povera gente ma che dimostra
solo disprezzo per le istituzioni e le regole della cittadinanza (...)
Il Pd del Piemonte è impegnato a fianco dei lavoratori, delle
loro famiglie e di tutte le persone che fanno fatica in questa fase di
profonda crisi economica ed auspichiamo che questi gruppetti vengano al
più presto isolati e messi in condizione di non recare ulteriori
danni".
Ormai la prospettiva di un sisma sociale turba i sonni sia del governo
che dei politicanti d'ogni risma, compresa quella sinistra sempre
pronta a criticare i modelli conformisti veicolati dalla televisione e
dalla cultura dominante, ma che, di fronte al primo timido segno di
contestazione o conflitto, si mette ad elargire patetiche lezioni di
moderazione e bon ton.
K.a.s.