Per coloro che hanno sempre sostenuto che Roberto Saviano è
un razzista, un agente provocatore o, quanto meno, un fantoccio della
CIA, della NATO e delle multinazionali, è giunto finalmente il
tempo della vergogna e - si spera - del rimorso. La prova inconfutabile
che Roberto sia in realtà per le plebi meridionali un profeta ed
un benefattore, ci è pervenuta dal suo incontro della fine del
febbraio scorso con il presidente israeliano Shimon Peres, svoltosi per
tre quarti d'ora nello studio del vecchio combattente.
Le parole del leader israeliano hanno finalmente svelato allo stesso
Saviano il senso ultimo del suo "Gomorra". Peres ha infatti confidato
al giovane scrittore che anche gli Israeliani devono vedersela con la
loro camorra, che è rappresentata dagli integralisti islamici di
Hamas. Unendo la saggezza dello statista all'acume del sottile
pensatore, Peres ha aggiunto che non si tratta di uno scontro di
civiltà, ma di uno scontro tra civiltà ed
inciviltà. Peres ha anche rivelato di aver trasmesso questo suo
pensiero al papa, il che ci fa supporre che le già proverbiali
capacità intellettuali di Ratzinger ne saranno uscite
ulteriormente ravvivate.
Il vecchio combattente ha poi concluso invitando Saviano a stabilirsi
in Israele e infine, di fronte alla domanda di come si viva sotto
scorta, ha comunicato il suo incomparabile messaggio morale: il segreto
consiste nel non aver paura. Chi altri avrebbe mai potuto esprimere un
pensiero così profondo, se non un personaggio di così
elevata statura morale?
Certo Peres, quando ha ricordato l'episodio dell'assassinio di Rabin a
cui dovette assistere, si è dimenticato di precisare che il
sicario era un israeliano e non un palestinese, ma solo un fazioso
antisionista si soffermerebbe più di tanto su un dettaglio
così trascurabile.
E Saviano che ha detto? Quasi nulla. Ha farfugliato, a titolo di
cortesia, solo qualcosa sul pericolo costituito dalla mafia
russa, dato che oggi Putin è il bersaglio preferito dei
commentatori sionisti.
E che altro avrebbe dovuto dire Roberto? Pare che la scorta che lo
tiene sotto sequestro - pardon, protezione - lo abbia prelevato durante
il sonno, per farlo poi risvegliare il mattino dopo in Israele,
già pronto ad udire le nobili parole del vecchio leader
israeliano, che Roberto è riuscito disciplinatamente ad
ascoltare senza sbadigliare neppure una volta.
Ma nel viaggio di ritorno in aereo, mentre gli uomini della sua scorta
finalmente si rilassavano, Roberto poteva meditare, fra sé e
sé, sulle illuminanti parole del vecchio leader.
Se Hamas è come la camorra, allora - per simmetria - anche la
camorra è come Hamas. Roberto si è chiesto come mai
questo evidente nesso tra camorra ed integralismo islamico potesse
essergli sfuggito prima. Non aveva scritto proprio lui che Zagaria, il
boss del Clan dei Casalesi, aveva come soprannome "Bin Laden"?
E qual è la cura che Peres e gli altri dirigenti israeliani
prescrivono per guarire la piaga del terrorismo islamico? I
bombardamenti.
"Gomorra" è il nome della città che nella Bibbia - nel
libro della Genesi -, insieme con Sodoma, viene distrutta da Dio con un
bombardamento ante litteram. Il fatto che Roberto avesse scelto quel
titolo per il suo libro, era un inequivocabile segno del destino.
Inevitabilmente il bombardamento di Gomorra comporterà, come
effetto collaterale, qualche milione di morti, ma si sa che anche la
camorra, come Hamas, si serve di scudi umani.
E poi, per ripopolare la Campania, sembra che Peres abbia generosamente
promesso di fornire qualche decina di migliaia di coloni israeliani.
Non è ancora una promessa ufficiale, ma ci sono buone speranze
che si avveri.
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